14/11/2018
Alfredo Bazoli
MORANI, VERINI, VAZIO, FERRI, ANNIBALI, MICELI, BORDO, ENRICO BORGHI, FIANO e ANDREA ROMANO
3-00325

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è al 46mo posto nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere, decisamente staccata dai maggiori Stati membri dell'Unione europea;

   molti giornalisti italiani sono ancora sotto protezione permanente e rafforzata della polizia dopo le minacce di morte proferite, in particolare, dalla mafia, da gruppi anarchici o fondamentalisti;

   in questo clima non aiutano di certo le preoccupanti dichiarazioni del Ministro interrogato, il quale è anche responsabile della vigilanza sull'Ordine dei giornalisti, di sostanziale condivisione e giustificazione rispetto ai pesantissimi insulti rivolti ai giornalisti da parte del Vice Presidente del Consiglio dei ministri Di Maio e di altri suoi colleghi di partito;

   gli insulti si riferiscono fondamentalmente all'atteggiamento che i giornalisti avrebbero riservato ai politici del MoVimento 5 Stelle, in particolare a Virginia Raggi, sindaco di Roma; peraltro, il Ministro interrogato deve ancora chiarire i suoi rapporti con l'avvocato Lanzalone, arrestato per corruzione, resi pubblici da un articolo pubblicato il 4 settembre 2018 sul quotidiano Il Tirreno, dal quale si apprendeva che – dalla richiesta di archiviazione dell'indagine sulle irregolarità nella gestione dell'azienda pubblica dei rifiuti Aamps di Livorno – lo Studio Lanzalone & partners aveva intrattenuto sin dalla fine di dicembre 2015, per il comune di Livorno, un rapporto di collaborazione non occasionale tra l'allora avvocato Alfonso Bonafede e l'avvocato Lanzalone;

   rispondendo in Senato a un'interrogazione sui suoi rapporti con il citato avvocato il Ministro interrogato, infatti, aveva sostenuto: «Negli ultimi sei anni non ho avuto alcun rapporto professionale con l'avvocato Luca Lanzalone»;

   ad oggi non abbiamo ancora una risposta dal Ministro interrogato che faccia definitivamente chiarezza sulle discrepanze emerse in merito alla vicenda esposta;

   il gruppo del Partito democratico, sin dall'inizio della XVIII legislatura, ha depositato una proposta di legge sulla diffamazione anche a tutela dei giornalisti dalle querele temerarie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di agevolare ogni iniziativa, anche normativa, atta a difendere la libertà di stampa e la sicurezza e la libertà dei giornalisti, nel rispetto del dettato costituzionale, e se non ritenga, inoltre, di dover fare urgentemente chiarezza in merito agli effettivi rapporti professionali intercorsi con l'avvocato Lanzalone nel 2016, quando era già deputato della Repubblica.

Seduta del 14 novembre 2018

Illustrazione di Andrea Romano, risposta del Governo di Alfonso Bonafede,ministro della Giustizia, replica di Walter Verini.

Illustrazione

Ministro Bonafede, lei ha mentito già una volta al Parlamento italiano, ha mentito al Senato, quando, rispondendo ad un'interrogazione del PD, che le chiedeva se avesse mai avuto rapporti professionali con Lanzalone durante il suo mandato parlamentare, lei disse di no. E noi sappiamo che quella era una menzogna per l'appunto, perché esiste una mail che lei inviò, nel gennaio del 2016, a Lanzalone e al sindaco di Livorno Nogarin, di argomento professionale. Sa perché lo sappiamo? Perché ne ha scritto il Tirreno, il quotidiano livornese, confermando ancora una volta il valore fondamentale della stampa libera e indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quella stampa libera e indipendente che il suo partito in questi giorni ha coperto di vergognosi insulti e di minacce; e tra l'altro, le chiediamo di dissociarsi qui, in quest'Aula, da quegli insulti e da quelle minacce.

Però, vede, Ministro, quella mail non può essere letta, e sa perché? Perché il suo compagno di partito Nogarin, sindaco di Livorno, destinatario di quella mail, si rifiuta di rendere nota quella mail ai cittadini e lo fa coprendo le sue menzogne e coprendo con un velo di omertà inaccettabile una verità che deve essere consegnata ai cittadini. Allora noi le chiediamo due cose qui: intanto di non mentire un'altra volta e di dire la verità almeno alla Camera dei deputati, di dirci quali erano i suoi rapporti professionali…  …con Lanzalone durante il suo mandato parlamentare, e già che c'è, dica a Nogarin di rivelare quella mail ai cittadini, perché i cittadini hanno bisogno di verità, soprattutto da chi amministra la giustizia nel nostro Paese.

Risposta del Governo

Grazie, Presidente. Mi viene chiesto innanzitutto di riferire sulle opinioni espresse dal Vice Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ed altri esponenti del MoVimento 5 Stelle, nei confronti dei giornalisti, a seguito degli sviluppi del processo relativo a Virginia Raggi, che ha visto nei giorni scorsi una sentenza di assoluzione in primo grado, chiaramente senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura. Quindi, mi viene chiesto di esprimermi sulle opinioni del Vice Presidente Di Maio e la prima risposta che mi viene da dare è: perché non lo chiedete al Vice Presidente Di Maio, che, tra l'altro fino a cinque minuti fa era qui ( che fino a cinque minuti fa era qui. Chiaramente, con una forzatura che non mi sfugge, vengo chiamato io personalmente, in quanto Ministro della Giustizia e responsabile dell'ordine dei giornalisti. La forzatura non mi sfugge, ma, detto questo, rispondo dicendo che La libertà di espressione del proprio pensiero è un principio fondamentale della nostra democrazia, così come è fondamentale per la nostra democrazia, all'articolo 21 della Costituzione, che sancisce quella libertà di espressione del pensiero. Ritengo che come questa libertà sia di tutti i giornalisti, nel rispetto del diritto di cronaca, questa libertà debba essere anche di una forza politica, che, con forme e contenuti condivisibili o meno, decide di denunciare una parte della stampa che per due anni ha attaccato, a prescindere dal racconto dei fatti e a prescindere dall'opinione sui racconti dei fatti… …ha deciso di attaccare una sindaca. Rientra nella libertà di espressione di una forza politica farlo? Secondo me, secondo la mia opinione personale, è anche un dovere per una forza politica farlo nel momento in cui ritiene che sia leso proprio il diritto di cronaca e il diritto a un'informazione corretta da parte dei cittadini. Mi fa piacere costatare che in questi giorni c'è una nuova sensibilità per alcune forze politiche rispetto alla libertà di pensiero e alla libertà di cronaca. È una sensibilità che non ricordavo né ai tempi di Berlusconi, quando venivano epurati Luttazzi, Santoro e Biagi, né ai tempi del Governo Renzi, quando epurazioni o allontanamenti venivano fatti nei confronti della Gabanelli, di Giannini, di Giletti, di Floris, di Mercalli e di Porro.Ho apprezzato la nuova sensibilità. D'altronde, se non fosse nuova sensibilità, sarebbe soltanto ipocrisia, e non voglio pensare che sia così  Grazie, Presidente. Mi confronterò con l'Ordine dei giornalisti rispetto a tutte le istanze che avranno da presentarmi, e, magari, sul tavolo di quel confronto potremmo valutare ipotesi di legge che intervengano sul conflitto di interessi, affinché in Italia ci sia una cultura sempre più forte che porti all'esistenza dell'editore puro come figura prevalente, e forse anche esclusiva, nel quadro del giornalismo italiano. Dimenticavo: trattandosi di Roma e di una questione che indirettamente riguardava Roma, gli interroganti decidono di chiedermi dell'avvocato Lanzalone, e su questo davvero non ho da aggiungere nulla rispetto a quanto ho affermato il 2 agosto al Senato.

Adesso viene circoscritto il periodo, chiedendomi se c'erano rapporti professionali nel gennaio 2016: non posso che dire che non c'era alcun rapporto professionale nel periodo preso in considerazione. Infine, permettetemi di dire che, siccome considero fondamentale lo stimolo dell'opposizione per l'attività che porta avanti un Governo, spero e resto in attesa del fatto che ci sia prossimamente, finalmente, un question time che riguardi la giustizia.

Replica

Ministro, la sua risposta è imbarazzante, al limite della decenza politica. Anche oggi lei non dice la verità in Aula sui suoi reali rapporti con un faccendiere come Lanzalone, che ha contribuito, lei, ad accreditare prima presso un luogo opaco e oscuro, che eterodirige 5 Stelle, e poi presso il sindaco di Livorno e, soprattutto, presso quello di Roma, Virginia Raggi. Lanzalone è stato al centro di relazioni e affari opachi con pesanti risvolti giudiziari, che hanno sepolto ancora di più, se possibile, quella patente che vi siete autoassegnati di difensori dell'onestà e della trasparenza. Ma la sua risposta è gravissima anche perché non dice una parola, lei, a difesa dell'informazione e dei giornalisti che sono stati attaccati, insultati, intimiditi da suoi compagni di partito che ricoprono fondamentali ruoli istituzionali, come Di Maio, o che, come Di Battista, da qualche resort caraibico hanno stilato vergognose liste di proscrizione.

Ministro, lei forse non lo sa, ma la libertà di informazione è un bene fondamentale. Ci sono persone che per garantirla, anche in Costituzione, in questo Paese, hanno pagato con la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che oggi rischiano la vita per inchieste contro le mafie, i neonazismi e la criminalità. Lei assiste in silenzio a questi attacchi, altro che tavolo con l'Ordine! Doveva andare ieri in piazza per vedere come i giornalisti hanno protestato in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), compresi i dirigenti dell'Ordine. Lei assiste in silenzio a queste minacce ai giornalisti e agli editori, e questo rivela da parte vostra la voglia di avere una stampa asservita, e non, come deve essere in una democrazia, come contropotere, ma come uno sgabello del potere.

Infine, Ministro, lei ha visto, non può non avere visto, non può non avere visto che il suo collega di contratto…  …Salvini ha insultato e intimidito i magistrati, e lei silente. Non può non avere ascoltato le minacce ai giornalisti, e lei silente, fatte da Di Maio. Non può non aver visto i dissidenti del suo partito, Nugnes e De Falco, inviati in un campo di rieducazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei è silente, e per questo.