26/07/2016
Marialuisa Gnecchi
Damiano, Albanella, Arlotti, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Piras, Giorgio Piccolo, Rostellato, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla, Martella, Bini e Vico
3-02428

Per sapere – premesso che: 
le reiterate manifestazioni di disponibilità del Governo in carica ad introdurre elementi di flessibilità nel sistema previdenziale rappresentano un significativo e condivisibile cambio di approccio culturale ai temi della previdenza, dell'invecchiamento e del ricambio generazionale nel mercato del lavoro; 
per addivenire a risultati efficaci e tecnicamente praticabili in tale materia, è indispensabile disporre di dati sempre più puntuali e condivisi, anche al fine della migliore gestione delle relative risorse finanziarie, in piena coerenza con i pronunciamenti legislativi; 
sulla base dell'analisi dell'ultimo «Monitoraggio dei flussi di pensionamento», predisposto trimestralmente dall'Inps, dalla rilevazione del primo semestre 2016 emergono una serie di elementi di grande utilità in vista delle prossime scadenze parlamentari; 
tra i tanti dati, si segnala l'esigenza di uno specifico approfondimento per quanto concerne il numero delle pensioni di anzianità e anticipate, liquidate con il sistema contributivo nel primo semestre 2016. Il totale di tali trattamenti pensionistici, riferiti quindi alla platea dei lavoratori e delle lavoratrici, è pari a 5.104, di cui 3.593 lavoratori dipendenti, 401 coltivatori diretti mezzadri e coloni, 466 artigiani e 644 commercianti. A questi dati andrebbero sommati i dati relativi ai dipendenti pubblici, di cui ancora non si dispone la precisa entità numerica, tuttavia stimabile nell'ordine di un terzo rispetto al numero dei lavoratori dipendenti; 
come si evince dalle stesse note metodologiche riferite alle tabelle relative a tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici, i dati complessivi fanno riferimento sia alle pensioni liquidate in regime contributivo puro (per vecchiaia, invalidità e superstiti di coloro che hanno la prima contribuzione accreditata dopo il 31 dicembre 1995 – articolo 1, comma 6, della legge n. 335 del 1995), sia a quelle relative a coloro che, pur essendo nel regime misto, hanno esercitato la facoltà di opzione per il sistema contributivo (articolo 1, comma 23, della legge n. 335 del 1995), oltre a quelle delle lavoratrici che hanno esercitato la cosiddetta opzione-donna (articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004), platea che in questa sede ci interessa particolarmente; 
qualora tali trend dovessero essere confermati, compreso il dato relativo ai dipendenti pubblici, potremmo ragionevolmente stimare nell'ordine di circa 12.000 il numero complessivo dei trattamenti pensionistici liquidati con il sistema contributivo nel corso del 2016, ancora una volta precisando che tale numero è riferito ai lavoratori e alle lavoratrici; 
come noto, ai sensi del comma 281 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2016, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), superando le incertezze interpretative che ne avevano condizionato la fruibilità, il legislatore ha stabilito che, al fine di portare a conclusione la sperimentazione dell'istituto della cosiddetta opzione donna, possano avvalersene le lavoratrici che hanno maturato, al netto degli incrementi legati alle aspettative di vita, i relativi requisiti entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza del trattamento pensionistico sia successiva a tale data; 
nell'ambito della medesima disposizione è stato previsto che: «Sulla base dei dati di consuntivo e del monitoraggio, effettuato dall'Inps, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 30 settembre di ogni anno, trasmette alle Camere una relazione sull'attuazione della sperimentazione di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, con particolare riferimento al numero delle lavoratrici interessate e agli oneri previdenziali conseguenti e, in relazione alla conclusione della medesima sperimentazione, come disciplinata ai sensi del primo periodo del presente comma, anche al raffronto degli specifici oneri previdenziali conseguenti all'attuazione del primo periodo del presente comma con le relative previsioni di spesa»; 
l'ultimo periodo del comma 281 prevede: «Qualora dall'attività di monitoraggio di cui al precedente periodo risulti un onere previdenziale inferiore rispetto alle previsioni di spesa di cui al primo periodo del presente comma, anche avuto riguardo alla proiezione negli anni successivi, con successivo provvedimento legislativo verrà disposto l'impiego delle risorse non utilizzate per interventi con finalità analoghe a quelle di cui al presente comma, ivi compresa la prosecuzione della medesima sperimentazione»; 
gli oneri finanziari della norma disposta con il citato comma 281, indicati in 160 milioni di euro per l'anno 2016 e di 49 milioni di euro per l'anno 2017, sono stati stimati sulla base della previsione che la platea delle lavoratrici coinvolte sarebbe stata dell'ordine di 36.000 unità; 
non appare comprensibile come, nonostante la specifica disposizione legislativa, l'ente previdenziale non abbia provveduto, nell'elaborazione del «Monitoraggio dei flussi di pensionamento», a distinguere ed evidenziare il dato riferito alle donne che si sono avvalse della facoltà prevista dal citato articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, distinzione importante in sede di ogni rilevazione da completare con la relazione prevista entro il 30 settembre di ogni anno; 
si coglie l'occasione per evidenziare che in sede di monitoraggio dei flussi di pensionamento sia sempre indispensabile per il Governo e per il legislatore avere i dati distinti per uomini e donne, quindi separatamente, e nonostante tale carenza, i dati denotano andamenti ben diversi e ridimensionati rispetto a quanto ipotizzato in sede di approvazione della legge di stabilità per il 2016 –: 
quali iniziative intenda assumere al fine di disporre il tempestivo aggiornamento dei metodi di computo del numero delle pensioni di anzianità e anticipate, liquidate con il sistema contributivo, evidenziando il dato relativo al numero delle lavoratrici che si sono avvalse della cosiddetta opzione donna, in ottemperanza del citato comma 281 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità per il 2016), anche al fine della piena e tempestiva applicabilità dell'ultimo periodo di tale disposizione richiamato in premessa.

Seduta del 28 luglio 2016

Illustra Titti Di Salvo, risponde Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali e replica Marialuisa Gnecchi

Illustrazione

Grazie, Presidente. Signor Ministro, intanto noi diamo un giudizio molto positivo del confronto che ha aperto in questo momento con le organizzazioni sindacali sul capitolo pensioni e dell'impegno del Governo su questo capitolo in tutti i suoi aspetti. Anche ai fini di questo confronto, come lei ben sa, è molto importante che i dati di monitoraggio dei flussi pensionistici, che vengono trimestralmente sfornati dall'INPS, siano dati chiari, trasparenti e leggibili. Lei sa che non è così. L'ultimo monitoraggio, come altri precedenti, consegna dati aggregati per genere e aggregati in termini generali. 
Ma c’è una seconda considerazione che vorrei fare. Lei sa molto bene che nella legge di stabilità, in particolare, abbiamo inserito una norma che consente il prolungamento della sperimentazione di «opzione donna» e anche un vincolo di utilizzo delle risorse eventualmente risparmiate, nel caso in cui la platea non sia quella stimata e le risorse, quindi, siano inferiori a quelle utilizzabili. In questo caso, evidentemente, noi siamo impegnati a utilizzarle per allargare la platea di sperimentazione. 
Concludo, Presidente. Naturalmente, se i dati sono aggregati e non sono leggibili, è un problema che impatta con questa questione, che per noi non è soltanto l'applicazione di una norma, ma è un obiettivo molto importante, perché quella sperimentazione continui e diventi strutturale.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Di Salvo. La cosiddetta «opzione donna», com’è noto, è una soluzione adottata dal Governo per mitigare, seppure parzialmente, gli effetti distorsivi introdotti dalle ultime riforme pensionistiche. Rappresenta la possibilità per le donne, una volta consolidata una certa anzianità contributiva, di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro di diversi anni rispetto le regole ordinarie per il pensionamento, seppur previa opzione per il calcolo dell'assegno interamente con il metodo contributivo. È riservata alle donne che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2015, il requisito congiunto dei 35 anni di contribuzione e dei 57 anni (58 per le lavoratrici autonome), ferma restando l'applicazione delle cosiddette «finestre».
Con specifico riferimento al quesito posto dall'onorevole Gnecchi, preciso che, sebbene la legge di stabilità stabilisca al 30 settembre il termine per la comunicazione degli esiti del monitoraggio dei dati a consuntivo sull'attuazione della sperimentazione di questa importante misura, posso anticipare, a seguito di verifica presso l'INPS, che sono 7.070 le lavoratrici che hanno ottenuto la pensione con decorrenza successiva al 31 dicembre 2015 per aver esercitato l'opzione donna. Il relativo onere finanziario, in ragione d'anno, è pari al 63,3 milioni di euro. 
Quindi, posso assicurare che da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali verrà disposto l'impiego delle risorse non utilizzate per interventi con finalità analoghe a quella di «opzione donna», compresa la prosecuzione della sperimentazione, in modo tale da rispettare pienamente e puntualmente il dettato normativo.

Replica

Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Noi siamo solo contenti di pensare che siano 7.070 le donne che hanno utilizzato l'opzione nel primo semestre del 2016. Pare strano che il lavoro sui flussi di pensionamento fornito dall'INPS ponga 5.104 persone in tutto con il calcolo contributivo, uomini e donne. Quindi, immaginiamo che si tratti di tantissime donne del pubblico impiego, magari vogliamo i dati in modo preciso. 
La nostra Commissione ha impiegato un anno e mezzo di audizioni e di lavoro per valutare le differenze di genere e di impatto rispetto alle donne della normativa previdenziale. Chiediamo veramente, Ministro, che l'INPS, tutte le volte che farà il monitoraggio dei flussi, differenzi tra uomini e donne: questo per noi è fondamentale. 
Sono anche molto contenta, siamo molto contenti che siano solo 63 i milioni di euro utilizzati, perché ricordo che in legge di stabilità abbiamo stanziato 2 miliardi e mezzo di euro per 36 mila donne. Noi volevamo la correzione di una circolare, non siamo riusciti a far correggere la circolare. Speriamo, invece, di riuscire a far correggere la circolare per i nati nel 1952, perché possano andare in pensione con 64 anni e sette mesi. Ovviamente, ci auguriamo che il Ministro Poletti riesca, con il suo Ministero, ad andare incontro ai lavoratori e alle lavoratrici, che hanno veramente molto bisogno di un sostegno da parte del Ministro, almeno per le cose che sono già diventate legge. 
Quindi, siamo assolutamente stupiti del numero, visto che fino al 2014, in tutto, erano state 23.775 le donne che avevano utilizzato «opzione donna», con una punta massima di 8.846 nel 2013. Aspettiamo, con precisione, i dati e saremo contenti di un confronto.