09/09/2014
Andrea Martella
Taranto, Benamati, Raciti, Bratti, Bargero, Basso, Bini, Cani, Civati, Donati, Folino,Galperti, Ginefra, Impegno, Mariano, Montroni, Peluffo, Petitti, Portas, Scuvera, Senaldi, Tidei,Burtone, Carra, Ferrari, Mognato, Zappulla, Rosato, De Maria
3-01011

Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'8 luglio 2014 si svolgeva l'incontro tra l’Eni e le organizzazioni sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, avente ad oggetto il progetto industriale del gruppo petrolifero e, in particolare, la sostenibilità finanziaria dell'attività di raffinazione del petrolio in Italia, nonché la riorganizzazione generale degli organici;
   l'incontro si concludeva con una rottura delle trattative, poiché, secondo quanto riferito dalla organizzazioni sindacali, l’Eni – nel sottolineare la gravità delle perdite registrate nel settore della raffinazione (circa 4 miliardi di euro dal 2009 al 2014), in un quadro di persistente sovracapacità europea (circa 120 milioni di tonnellate annue pari al 140 per cento dell'intera capacità di raffinazione italiana), di specifica sovracapacità italiana (stimabile in circa 40 milioni di tonnellate annue) e di costante riduzione dei margini – annunciava di potere garantire la continuità operativa soltanto della raffineria di Sannazzaro (Pavia) e della propria quota (il 50 per cento) del sito di Milazzo, restando invece critiche le prospettive delle raffinerie di Gela, di Taranto e di Livorno, della seconda fase di Porto Marghera e del petrolchimico di Priolo (Siracusa);
   in particolare, per quel che riguarda Gela – la cui attività era già bloccata, a causa di un incendio, dal 15 marzo 2014 – veniva comunicata la decisione di procedere alla cancellazione del piano di investimenti da 700 milioni di euro – oggetto di impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali circa un anno fa – la cui attuazione avrebbe dovuto consentire il ritorno della raffineria siciliana a condizioni di profittabilità a partire dal 2017;
   più in generale, emergeva dall'incontro – ad avviso delle organizzazioni sindacali – l'intendimento dell’Eni di procedere ad un complessivo ridimensionamento della propria attività industriale in Italia nei settori della raffinazione e della chimica, con un impatto negativo sull'occupazione stimato dalla stesse organizzazioni nell'ordine delle seimila unità – di cui circa tremila/tremilacinquecento tra occupazione diretta ed indotto nell'area di Gela – ed un aggravamento del processo di desertificazione industriale del Mezzogiorno ove – tra il caso di Gela e il caso di Taranto – si palesava il rischio del venir meno di investimenti nell'ordine di un miliardo di euro;
   restava, altresì, confermata la necessità della compiuta attuazione di investimenti già programmati – nell'ordine di 100 milioni di euro a Porto Marghera e di 400 milioni a Priolo – per la prosecuzione del processo di riconversione della raffineria e per la riattivazione dell'impianto cracking di Eni-Versalis;
   tali notizie generavano forte allarme sociale e portavano alla proclamazione dello sciopero generale di Gela del 28 luglio 2014 e dello sciopero nazionale del gruppo Eni del 29 luglio 2014, con svolgimento della manifestazione nazionale a Roma, in piazza Montecitorio;
   da parte sua, il gruppo Eni – in particolare con le dichiarazioni rese dall'amministratore delegato Claudio Descalzi, in occasione della sua partecipazione alla missione italiana in Africa guidata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, e con un'intervista rilasciata da Salvatore Sardo, Chief downstream & industrial operations officer – confermava ripetutamente le già richiamate difficoltà per l'attività di raffinazione in Italia, assicurando però l'impegno per la salvaguardia dell'occupazione e prospettando, per Gela, la possibilità di un piano di riconversione attraverso investimenti per oltre due miliardi di euro nei settori dell'esplorazione di idrocarburi e della produzione di biodiesel, nonché per la realizzazione di un centro mondiale di formazione in materia di salute, sicurezza e ambiente;
   fin dall'infruttuosa conclusione dell'incontro dell'8 luglio 2014, il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, sollecitava comunque – secondo quanto riferito dagli organi di informazione – la presentazione di un piano industriale del gruppo Eni tale da consentire una compiuta valutazione degli investimenti e dei processi di riconversione perseguiti a fronte della perdurante crisi del comparto della raffinazione, mentre lo stesso Ministro interrogato preannunciava l'attivazione di un tavolo sulla crisi del settore della raffinazione per la valutazione di «seri progetti di riconversione industriale tra cui la chimica verde e il biofuel»;
   nella giornata del 31 luglio 2014 riprendeva così il confronto – promosso dal Ministro interrogato – tra le organizzazioni sindacali e l’Eni circa le situazioni di Gela e di Porto Marghera, confronto che si concludeva con la condivisione di un verbale di incontro;
   nel verbale si premetteva che: le parti ribadivano validità ed importanza degli accordi del 2013 e del 2014 relativi ai siti di Gela e Porto Marghera; Eni, pur rappresentando il peggioramento dello scenario della raffinazione in Italia e in Europa, aveva predisposto ed illustrato un nuovo piano industriale per il rilancio e la riorganizzazione del sito di Gela; Eni, ancora, confermava la realizzazione degli investimenti relativi alla seconda fase del progetto di riconversione della green refinery di Porto Marghera nei tempi previsti dall'accordo ed inoltre ribadiva la strategicità del petrolchimico Versalis di Porto Marghera; a fronte dell'auspicata condivisione del quadro industriale, Eni e organizzazioni sindacali avrebbero avviato, a partire da settembre 2014, il confronto per definire un nuovo protocollo di relazioni sindacali per la competitività;
   sulla scorta delle suddette premesse, nel verbale si conveniva che: le parti avrebbero avviato un confronto sulla prospettive strategiche del sito Eni di Gela, con il coinvolgimento di tutte le strutture sindacali territoriali e con termine entro la prima settimana di settembre 2014, in vista della nuova convocazione del tavolo di confronto nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico per il 15 settembre 2014; Eni avrebbe immediatamente ripreso il processo manutentivo per garantire la conservazione degli impianti ed il ripristino dell'efficienza operativa della linea 1, anche attraverso il coinvolgimento dell'indotto, nelle more della definizione di un progetto di stabilità di lungo periodo per il sito di Gela; Eni-Versalis e organizzazioni sindacali territoriali si sarebbero attivate congiuntamente per valutare le problematiche connesse, a Porto Marghera, al riavvio del cracking in vista della convocazione di un tavolo nazionale di confronto entro il 30 settembre 2014;
   il 1o settembre 2014 si sono però riunite le segreterie nazionali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil per una prima valutazione dello stato di attuazione dell'intesa del 31 luglio 2014, rilevando che «quanto condiviso dalle parti in quell'accordo non ha ancora visto un'applicazione sul territorio di Gela, soprattutto per gli impegni presi per ripartenza della linea 1, e per l'immobilismo complessivo sulle condizioni che avrebbero dovuto realizzarsi per la ripresa delle produzioni dello stabilimento di Porto Marghera» –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per la verifica del rispetto del verbale del 31 luglio 2014 in vista dei già programmati e ormai imminenti tavoli di confronto nazionale sui progetti industriali del gruppo Eni in Italia e – più in generale ed anche in ragione della partecipazione azionaria di Stato al capitale sociale del gruppo petrolifero – a tutela di investimenti, produzione ed occupazione in coerenza con gli indirizzi dell'Unione europea in materia di consolidamento e sviluppo della produzione industriale e di rafforzamento della sicurezza energetica, anche sotto il profilo dello specifico rapporto tra sicurezza energetica ed importazioni di prodotti raffinati, nonché alla luce delle annunciate misure finalizzate al potenziamento dell'attività estrattiva in Italia, di cui al provvedimento «sblocca-Italia», e dunque del valore di un ciclo industriale integrato tra attività estrattiva ed attività di raffinazione.
  

Seduta del 10 settembre 2014

Illustra Luigi Taranto, risponde la Ministra dello sviluppo economico Federica Guidi, replica Andrea Martella.

Illustrazione:

Signora Presidente, Signora Ministro, nel corso del mese di luglio si è sviluppato il difficile confronto tra le organizzazioni sindacali e l'ENI circa la sostenibilità finanziaria dell'attività di raffinazione del petrolio nel nostro Paese.
  Una tappa importante è stata la condivisione del verbale dell'incontro del 31 luglio: con quel verbale le parti convenivano sulla validità degli accordi già assunti relativamente ai siti di Gela e di Porto Marghera; l'ENI si impegnava all'attività manutentiva per l'immediata riattivazione della linea 1 di Gela; si conveniva inoltre che le parti, a livello territoriale, per Porto Marghera si sarebbero attivate congiuntamente per la verifica di tutte le condizioni necessarie alla ripresa della produzione. Il primo settembre le segreterie sindacali hanno tuttavia constatato che le attività previste con quel verbale di incontro non hanno registrato passi operativi.  Dunque la richiesta dei deputati del gruppo del Partito Democratico, firmatari dell'interrogazione, è di sapere quali iniziative ella intenda assumere per la verifica del rispetto del verbale di incontro del 31 luglio, anche in vista dei già programmati tavoli di confronto nazionali ed anche alla luce dei provvedimenti annunciati con il decreto «sblocca-Italia».

Risponde la Ministra per lo sviluppo economico Federica Guidi:

Signora Presidente, come sa l'onorevole, nel mese di luglio di quest'anno è stato attivato, com’è noto appunto, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di confronto con i principali interlocutori istituzionali e sindacali, nell'ambito del quale sono stati comunque già fissati ulteriori incontri ed è stato siglato, come lei ricordava, un verbale che impegna le parti ad un confronto per definire un nuovo protocollo di relazioni sindacali.
  In tale occasione si è anche concordato che comunque il prossimo tavolo di confronto nazionale verrà nuovamente convocato entro il 15 settembre prossimo per procedere alla verifica con le parti interessate – quindi continuerà questa opera di monitoraggio – circa il rispetto degli impegni assunti con il verbale del 31 luglio scorso che possono essere focalizzati su alcuni punti. Prima di tutto, la riconversione dei siti critici italiani, unita a una maggiore integrazione, ottimizzazione e flessibilità delle produzioni. Secondo, la rifocalizzazione su produzioni a più alto valore aggiunto, attraverso il potenziamento selettivo della piattaforma tecnologica, l'ampliamento della gamma di prodotti specialistici, lo sviluppo di una filiera produttiva su base rinnovabile, la cosiddetta «chimica verde», in particolare nei siti da riconvertire, e l'internazionalizzazione del business per presidiare i clienti sempre più globali e i mercati a più alta crescita.
  Nello specifico, il piano proposto da ENI ad esempio per l'area di Gela prevede investimenti per 2,2 miliardi di euro e si articola in diversi ambiti, come lo sviluppo dell'attività upstream in Sicilia. Il piano per quanto riguarda la regione siciliana e l'area di Gela prevede per l'attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi investimenti per circa 1.800 milioni di euro per il periodo 2014-2017 relativi a importanti progetti di sviluppo di giacimenti esistenti, offshore e onshore e nuova attività di esplorazione. Per quanto concerne l’offshore, presso il Ministero dello sviluppo economico sono in corso di completamento i processi, anche autorizzativi, relativi alla realizzazione di progetti già valutati positivamente dal punto di vista ambientale. La seconda linea di attività è la realizzazione di una green refinery da 750 chilotonnellate anno. Terzo, la realizzazione di un hub per la ricezione, lo stoccaggio e la spedizione dei greggi locali. Quarto, la realizzazione di centri di eccellenza e, quinto, il risanamento ambientale del sito.
  ENI, per dar corso a quanto previsto nel verbale sottoscritto, che lei ricordava, del 31 luglio scorso, ha comunque immediatamente proceduto a riattivare le attività manutentive presso la raffineria di Gela al fine di garantire la conservazione degli impianti e il ripristino dell'efficienza operativa della cosiddetta «linea 1». E queste ultime attività saranno completate entro la seconda metà di ottobre 2014 e coinvolgeranno circa 500 risorse dell'indotto ogni giorno. L'ENI ha inoltre avviato il confronto con le organizzazioni sindacali a livello locale per approfondire i contenuti del progetto nell'ambito di incontri che si sono svolti con le segreterie territoriali e le RSU, anche nel giorno 3 settembre scorso, e attualmente sta proseguendo il confronto a livello nazionale. L'obiettivo è quello di realizzare a breve un accordo di programma per Gela che coinvolga tutti gli interlocutori al fine di definire un progetto in grado di dare stabilità di lungo periodo industriale e produttiva al sito di Gela. Analoga attenzione comunque è stata posta anche al sito di Porto Marghera per quanto attiene al settore della chimica e in ogni modo il negoziato con il sindacato è in corso e, quindi, continuerà questa operazione di monitoraggio da parte del Ministero e di attività negoziale fra le parti.

Replica

Signor Presidente, signora Ministro, desidero innanzitutto ringraziarla della risposta, di cui apprezzo gli impegni per il futuro. Le dico subito che noi verificheremo che questi impegni vengano mantenuti e che ci sia da parte del Governo un'azione efficace ed incisiva in tutto questo settore. Voglio fare solo tre valutazioni a commento della sua risposta. La prima: è vero che lo scenario della raffinazione in Italia e in Europa è uno scenario difficile, c’è un contesto difficile, ma non è vero che tutto il business è negativo. Lo dimostra il fatto, per esempio, che ExxonMobil ad Anversa abbia previsto e annunciato un investimento di circa 2 miliardi di dollari, dimostrando di credere fortemente nella raffinazione. Se questo è avvenuto in Italia, è perché ci sono state, anche nel passato, scelte strategiche e gestionali che hanno fortemente penalizzato questo settore. Io credo che il Governo dovrà tentare di invertire questa tendenza e queste politiche.
  La seconda cosa che voglio dirle è che vanno assolutamente mantenuti gli impegni sottoscritti nel 2013 e nel 2014 e anche con il verbale del 31 luglio scorso. Questi impegni allo stato attuale non sono stati ancora mantenuti. A Gela è necessario fare le cose che sono state dette e mantenere la vocazione petrolifera che per trent'anni ha garantito a quel territorio sviluppo delle imprese e dell'indotto. A Porto Marghera bisogna fare molto di più, è necessaria l'integrazione della bioraffineria e degli investimenti che lì è possibile fare con la chimica ed è necessario riavviare subito da questo punto di vista un intervento del Governo su ENI e su Versalis, necessario per riavviare subito l'impianto del cracking. Se non si farà anche questa azione, si rischia che quel problema non venga risolto e che le tensioni occupazionali che lì esistono non possano essere risolte.
  In ultimo dico, e ho concluso, che per tutti gli altri siti va mantenuto l'impegno non solo a mantenerli in vita, ma allo sviluppo produttivo. L'Italia vuole essere un grande Paese e, se vuole essere un grande Paese, ha bisogno di una nuova strategia industriale e di un impegno sulla chimica e sulla raffinazione come fanno gli altri grandi Paesi.Per questo è necessaria un'azione rilevante da parte del Governo che rivolga all'ENI un impegno preciso perché il business non sia solamente nell'estrazione all'estero ma anche nell'attività della raffinazione e della chimica.