05/02/2015
Nicodemo Oliverio
SANI, FIORIO, MONGIELLO, LUCIANO AGOSTINI, ANTEZZA, ANZALDI, CAPONE, CARRA, CASATI, COMINELLI, COVA, DAL MORO, GALPERTI, IACONO, LAVAGNO, LODOLINI, MARROCU, PALMA, PRINA, RIGONI, ROMANINI, SGAMBATO, TARICCO, TENTORI, VENITTELLI, VERINI, ZANIN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI.
3-01268

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che: 
   il settore lattiero-caseario, in un contesto caratterizzato da una situazione finanziaria grave e diffusa, è ulteriormente in crisi per le anomalie del mercato che fanno registrare, su base annua, una diminuzione del prezzo del latte alla stalla del 19 per cento, mentre il prezzo del latte fresco di alta qualità al consumo è aumentato nell'ultimo trimestre dell'1,2 per cento per cento; 
   nel quarto trimestre del 2014 è proseguito a ritmo sostenuto il declino del mercato lattiero-caseario nazionale soprattutto a causa del persistente calo dei prezzi dei formaggi grana e del latte alla stalla; 
   i prezzi degli input per l'allevamento dei bovini, prevalentemente mangimi, hanno continuato a flettere e si registrano segni negativi sui consumi domestici dei prodotti lattiero-caseari, soprattutto di latte fresco; 
   la mancanza di informazioni ai consumatori sull'origine del prodotto consente di importare latte dall'estero e trasformarlo in prodotto «italiano», rendendo indistinto anche il 40 per cento della produzione nazionale; in particolare, a fronte di 1.550.000 di tonnellate di latte UHT (a lunga conservazione) «prodotto» in Italia, cui si aggiungono 500.000 tonnellate importate già confezionate, solo 500.000 tonnellate provengono da allevamenti italiani; 
   la situazione è altrettanto grave anche per i formaggi, poiché vengono importati prodotti semi-lavorati, quali cagliate, caseine e caseinati, utilizzati per produrre «formaggi senza latte» ma con mere sostanze derivate, traendo in inganno i consumatori; 
   ulteriore fenomeno di crisi deriva dalla concentrazione nelle multinazionali delle attività di lavorazione e trasformazione del latte, con sostituzione del latte locale, proveniente dai territori prossimi al consumo, con prodotto importato, non fresco, fenomeno che accentua la tendenza all'abbandono degli allevamenti zootecnici nelle zone maggiormente vocate del nostro Paese, con il conseguente venir meno del presidio idrogeologico e ambientale che gli agricoltori forniscono; 
   l'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, recante la disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e alimentari, impone la forma scritta per i relativi contratti, stabilendo che essi «devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti»; 
   il decreto interministeriale n. 199 del 2012, di attuazione del citato articolo 62, nel ribadire il divieto di qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, indica alcune fattispecie «tipiche» di pratiche abusive, che rientrano di diritto nella definizione di «condotta commerciale sleale»; 
   particolarmente rilevante risulta la previsione del predetto decreto che all'articolo 4, lettera c), vieta le pratiche che determinino, in contrasto con il principio della buona fede e della correttezza, prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione medi dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli, previsione su cui il parere del Consiglio di Stato del 27 settembre 2012 ha condiviso il riferimento al concetto di «costi di produzione medi», rilevato da fonti oggettive e imparziali; 
   tale previsione non intacca l'autonomia delle parti, come libertà di determinare il prezzo, ma intende realizzare una tutela sostanziale del contraente debole a fronte della consolidata concentrazione del valore aggiunto nella filiera nei settori a valle –: 
   come intenda affrontare il problema della trasmissione del prezzo dei prodotti lattiero-caseari lungo la filiera, garantendo la stabilità del mercato anche attraverso l'effettiva applicazione del principio previsto dal decreto interministeriale n. 199 del 2012, attuativo del citato articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, in materia di contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari, in base al quale il prezzo di cessione non può essere al di sotto dei costi di produzione medi dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli.

Seduta del 5 febbraio 2015

Illustrazione di Colomba Mongiello, risposta del governo di Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, replica di Nicodemo Oliverio

Illustrazione

Grazie Presidente, signor Ministro, la crisi del settore lattiero-caseario è lo specchio della prevalente forza contrattuale di industriali e commercianti rispetto ai produttori. Il prezzo del latte prodotto dagli allevatori italiani diminuisce; voglio solo ricordare che il prezzo alla stalla è sceso a 36 centesimi, mentre aumenta il prezzo al consumo. A favorire le speculazioni sono principalmente la mancata trasparenza del mercato, che favorisce l'importazione di latte, venduto come made in Italy, e di cagliate, caseine e caseinati, poi utilizzati per produrre «formaggi senza latte», ingannando così consumatori. Chiedo al Ministro, pertanto, come intenda affrontare il problema del prezzo del latte lungo tutta la filiera, anche con riferimento al decreto interministeriale n. 199 del 2012, attuativo dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, che vieta la cessione di prodotti agricoli ad un prezzo inferiore alla media del costo di produzione.

Risposta del Governo

Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, signor Presidente, le stime internazionali ed europee dimostrano un sensibile incremento della produzione lattiera che ha avuto effetti negativi sull'andamento dei prezzi. Nel mercato del latte si registra, e si registrerà sempre di più con il superamento del regime delle quote, un profondo cambiamento strutturale che impone obiettivamente un confronto con le regole di mercato libero. Il Ministero è impegnato per favorire la piena attuazione dell'articolo 62. Rilevo, tuttavia, che, come ricordato dagli stessi interroganti, il Ministero non può stabilire un prezzo, ma interviene, fornendo elementi utili per determinare il prezzo di riferimento che le parti contraenti possono utilizzare in autonomia. Continuando un lavoro iniziato con la legge di stabilità 2015, che ha messo a disposizione 108 milioni di euro in tre anni destinati al Fondo latte di qualità, ho convocato, per il prossimo 11 febbraio, il tavolo latte con i rappresentanti del mondo agricolo e industriale della filiera. Siamo consapevoli della necessità che stiamo sostenendo anche in Europa, soprattutto in Europa, di un'uscita morbida per una strategia di medio e lungo periodo, che tuteli in particolare il ruolo e il reddito degli allevatori. Per questo, oltre al Fondo latte di qualità, proporremo al tavolo uno strumento nuovo per l'interprofessione, con l'obiettivo di migliorare le pratiche contrattuali di gestione dei mercati; sperimenteremo strumenti per la protezione contro i rischi di mercato con il coinvolgimento d'ISMEA e proporremo una campagna di comunicazione istituzionale sulla qualità dei nostri prodotti, per far crescere la conoscenza delle qualità nutrizionali del latte italiano. Inoltre, vogliamo che il consumatore possa disporre di maggiori informazioni sulla provenienza del latte che consuma, migliorando il sistema di etichettatura relativa alla zona di mungitura, in particolare del latte proveniente da allevamenti situati in zone di montagna, in linea con le normative europee. Allo stesso tempo, siamo impegnati in un'operazione forte di educazione alimentare e avvieremo, con tutta probabilità, nel 2016, il progetto latte nelle scuole. 
  Sul fronte dell'internazionalizzazione delle nostre imprese, comprese quelle, ovviamente, del settore lattiero-caseario, penso in particolare ai nostri formaggi di qualità, stiamo lavorando insieme al Ministero dello sviluppo economico, all'attuazione del piano di promozione e sostegno del made in Italy all'estero, previsto come sapete dal decreto «sblocca Italia».

Replica 

Signor Presidente, anche a nome del Partito Democratico, ringrazio il Ministro Martina per la risposta puntuale, in particolare per l'azione che sta svolgendo contro le speculazioni che hanno determinato il crollo del prezzo del latte pagato alla stalla, per aver messo a disposizione del Fondo latte 108 milioni di euro e per aver avviato un piano nazionale sul quale ha aperto un confronto con la filiera. La situazione del settore lattiero-caseario è anche determinata dal clima di incertezza connessa alla fine del sistema delle quote latte. Il prezzo del latte alla produzione è diminuito nell'ultimo semestre del 19 per cento, da 44 centesimi a 36 centesimi. Domani, in molte piazze, gli allevatori che garantiscono la biodiversità e il presidio del territorio, manifesteranno il loro disagio perché avvertono il serio pericolo di dover chiudere le stalle. Eppure, il settore rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano, con 36 mila imprese, 11 milioni di tonnellate di latte bovino prodotto e 28 miliardi di valore generato dalla filiera. L’export dei formaggi italiani è cresciuto negli ultimi anni di oltre il 5 per cento, il doppio della crescita della domanda mondiale e i consumi interni si mantengono su livelli discreti. Signor Presidente, il Ministro Martina sta intervenendo bene sia per evitare che le multinazionali sostituiscano il latte locale con il latte importato, ponendo così fine alle agricolture distintive che contraddistinguono il nostro Paese, sia favorendo l'applicazione dell'articolo 62, applicazione di cui gli allevatori hanno assoluto bisogno. 
  In tale contesto assume, però, grande rilievo il ruolo di vigilanza e di accertamento della correttezza nelle relazioni commerciali assegnato all'Antitrust, del cui operato gli allevatori purtroppo hanno scarsa contezza. 
  Signor Ministro, vogliamo essere della partita nella consapevolezza che il latte si fa mungendo le mucche....e non spremendo gli allevatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).