22/09/2015
Maria Coscia
Bonaccorsi, Rampi, Manzi, Narduolo, Ghizzoni, Malpezzi, Coccia, Martella, Cinzia Maria Fontana, Bini, Malisani.
3-01716

 

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che: 
venerdì 18 settembre 2015 il Colosseo, il Foro Romano e Palatino, le Terme di Diocleziano e Ostia Antica sono rimasti chiusi dalle 8,30 alle 11.30 del mattino per un'assemblea sindacale; 
questo ha creato notevoli disagi a migliaia di turisti in fila, che aspettavano il loro turno per accedere ai siti archeologici; 
Europasia e Cescat-centro studi casa, ambiente e territorio di Assoedilizia rivela che il settore del turismo dopo anni di indicatori negativi segna quasi ovunque dati positivi: più italiani in vacanza (incremento dell'8,6 per cento rispetto al 2014) ed è continuata la crescita dell'afflusso dei turisti stranieri, più 2,5 per cento (nel 2015 hanno visitato il nostro Paese 48 milioni di turisti);
il tentativo in atto di rilanciare il Paese, anche in questo settore, inizia, dunque, a dare i suoi frutti. Perché a questa azione sia conferita la necessaria continuità ed efficacia è fondamentale il buon funzionamento sia della parte gestionale sia degli aspetti comunicativi e, in questo senso, episodi come quello di venerdì 18 settembre 2015 destano seria preoccupazione, anche perché se n’è avuta una serie; 
a luglio 2015 a duemila turisti, in gran parte stranieri, è stato precluso l'accesso agli Scavi di Pompei; qualche mese prima, il 30 gennaio 2015, un'assemblea in Piazza del Campidoglio ha portato alla chiusura di tutti i musei civici, dai Capitolini all'Ara Pacis, dalle 10 alle 14 oppure, solo per citare un altro episodio, il 29 aprile 2015, uno sciopero ha chiuso la Valle dei Templi ad Agrigento;
con il decreto-legge n. 146 del 2015, il Governo ha assunto l'iniziativa di ricomprendere sul piano normativo i musei e i siti nell'ambito delle prestazioni pubbliche essenziali, così includendo il concetto di fruizione culturale tra i servizi di eminente rilevanza pubblica e collettiva; 
resta, tuttavia, evidente che in tali settori, pur sensibili, i diritti del lavoro, individuali e collettivi non possono subire restrizioni eccessive; 
l'assemblea di venerdì 18 settembre 2015 era stata indetta per il mancato pagamento del salario accessorio del 2014-2015, la mancata apertura della trattativa per il rinnovo del contratto e la necessità di costituire un consorzio per la gestione dell'area archeologica centrale; 
tuttavia, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con un comunicato del 21 settembre 2015, ha affermato che in data 11 settembre 2015 era stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali che aveva riassunto lo stato dei pagamenti; aveva reso noto di aver sbloccato lo «straordinario 2015», di aver avviato la procedura per il pagamento dei «progetti locali 2015» e aveva informato sullo stato di pagamento del fondo unico di amministrazione del 2015, pari a 49,8 milioni di euro; 
inoltre, il 14 settembre era stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali che aveva comunicato l'esito della citata procedura di pagamento dei «Progetti locali 2015» (pari a 12,8 milioni di euro); 
infine, il 17 settembre 2015, ossia il giorno prima dell'assemblea al Colosseo, era stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali per comunicare l'autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze al pagamento dei 49,8 milioni di euro del fondo unico di amministrazione del 2015 e che il decreto di ripartizione sarebbe stato emanato il 21 settembre 2015; 
in quella data, coerentemente con quanto annunciato, è stato firmato dal direttore generale bilancio il decreto che chiude la questione degli arretrati 2015 –: 
come intenda, da un lato, tutelare diritti dei cittadini di usufruire del proprio patrimonio culturale e l'interesse nazionale a garantire un servizio di qualità, dall'altro, predisporre efficaci e semplici procedure entro le quali siano garantiti i diritti dei lavoratori del settore e il sollecito pagamento delle loro spettanze.

Seduta del 23 settembre 2015

Illustra Maria Coscia, risponde Dario Franceschini Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, replica Irene Manzi

Illustrazione

Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa perfettamente, il 18 settembre scorso il Colosseo e altri importanti siti archeologici romani, come Ostia Antica, sono rimasti chiusi per tre ore la mattina, determinando, per questo motivo, un notevole disagio a migliaia di turisti e anche provocando un danno di immagine al nostro Paese. 
Ciò è accaduto perché è stata convocata un'assemblea dei lavoratori. Purtroppo, questo non è un primo episodio: è già accaduto in altre occasioni, come agli scavi di Pompei, alla Valle dei Templi e in altri momenti. Quindi, noi condividiamo la scelta del Governo di emanare un decreto-legge che riconduca i beni culturali, in modo particolare i musei, a prestazioni pubbliche essenziali. 
Tutto questo va bene. Le chiediamo, però, anche di sapere oggi come contemperiamo tutto questo anche con un giusto equilibrio in avanti di tutela dei diritti dei lavoratori e, in questo caso, anche di capire bene, meglio, quello che è accaduto e perché i lavoratori stessi rivendicano degli arretrati che, a loro giudizio, non sarebbero stati erogati.

Risposta del governo

Presidente, poiché vi sono più interrogazioni sullo stesso tema, chiederò scusa se, in qualche modo, divido la risposta nei minuti previsti per la risposta alle altre interrogazioni, partendo da quello che l'interrogante, l'onorevole Coscia, ha appena sottolineato, e cioè il fatto che si è valutato un danno. Non è la prima volta che accade, abbiamo sentito l'elenco: diverse volte vi sono state delle chiusure di siti, siti importanti, e quindi un danno ai turisti, che, magari, avevano organizzato il viaggio della loro vita per venire a vedere il Colosseo o Pompei e devono rinunciare a vederli, apprendendolo all'ultimo momento, e, soprattutto, un altro ulteriore danno di immagine al Paese, perché quelle immagini fanno davvero il giro del mondo, delle televisioni, e contribuiscono a danneggiare quel lavoro che, invece, stiamo facendo, con il pieno sostegno del Parlamento, che è, finalmente, dopo molti anni, tornare a investire nel nostro patrimonio culturale in termini di risorse, di valorizzazione e di riforma del Ministero. 
Quindi, quelle immagini rischiano veramente di ridurre o vanificare quel risultato. Per questo, abbiamo deciso, dopo quell'assemblea, il giorno stesso – era già convocato un Consiglio dei ministri alle ore 18 –, di portare un decreto molto semplice. I retroscena sul fatto che fosse tutto pronto sono tutti molto sciocchi: il decreto è di una riga, come si è potuto vedere dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, su un tema di cui si è discusso già molte volte, tutte le volte che era accaduto un episodio del genere, e prevede di aggiungere anche l'apertura al pubblico dei musei e dei luoghi della cultura previsti dal Codice dei beni culturali all'elenco dei servizi essenziali. 
Mi pare una conquista, questa; mi pare un'applicazione dell'articolo 9 della Costituzione, un passo in avanti, riconoscere che in Italia, per la sua importanza, il proprio patrimonio culturale viene addirittura riconosciuto come servizio essenziale. Mi pare davvero una conquista di civiltà, che comporta delle conseguenze che non riducono per nulla il diritto dei lavoratori – ci mancherebbe altro – di fare uno sciopero o di fare un'assemblea. 
Del resto, scioperano e fanno assemblee i lavoratori dei trasporti, i lavoratori della sanità e i lavoratori della scuola. Semplicemente, e mi sembra una cosa di buonsenso, in quei servizi, e quindi, dal decreto-legge, anche i beni culturali, in cui vi è un forte impatto sul pubblico, quando si decide di fare uno sciopero o un'assemblea, parte, secondo la legge, una serie di incontri e trattative con l'Autorità garante degli scioperi per decidere quali sono le modalità in cui svolgere quell'assemblea o quello sciopero, e quindi esercitare un diritto legittimo dei lavoratori, ma senza impattare negativamente sui cittadini, sull'utenza e sui turisti. Tutto qui: nessun attacco ai diritti sindacali.

Replica

Grazie Presidente, signor Ministro siamo d'accordo con le osservazioni da lei fatte in merito al grave danno che si è prodotto tanto ai turisti, quanto all'immagine del Paese, rispetto a quanto avvenuto venerdì che è stato l'ultimo episodio, in realtà, il più eclatante, di una lunga serie di episodi analoghi verificatisi. Riteniamo che la soluzione adottata dal Governo porti con sé un principio importante, quello del contemperamento degli interessi. Da un lato, gli interessi dei lavoratori di veder riconosciuto, come il testo della nostra interrogazione, tra l'altro, precisa anche più dettagliatamente, quelli che sono dei diritti importanti, dal pagamento degli straordinari, al riconoscimento anche delle spettanze dovute, con l'altrettanto legittima aspettativa dei turisti a poter godere del nostro patrimonio culturale. È questa, in realtà, la previsione che è contenuta nel decreto-legge a cui lei faceva riferimento. Il fatto di riconoscere, in primo luogo, il nostro patrimonio materiale e immateriale e, soprattutto i musei e i luoghi della cultura, come un diritto pubblico essenziale. Il che vuol dire, da un lato, riconoscere e disciplinare, in maniera più specifica e più dettagliata (come del resto lo stesso Garante ha richiesto in questo senso), l'esercizio dei diritti sindacali dei lavoratori anche in questo ambito, anche in questa materia. Dall'altro, riconoscere – questo è un messaggio politico che riteniamo molto importante – i musei e il patrimonio culturale come un diritto essenziale per i cittadini che, quindi, va tutelato e riconosciuto. 
Approfittiamo anche di questa sede per sottolineare che un diritto essenziale comporta anche, chiaramente, che ci siano degli investimenti importanti. L'azione del Governo in questo anno è stata un'azione importante con provvedimenti come l’Art bonus, come la riorganizzazione del Ministero, come la recente nomina dei direttori. 
Chiediamo che gli investimenti, venendo incontro anche alle rivendicazioni dei lavoratori, siano adeguati a quello che realmente è un diritto essenziale. Ci auguriamo, ma lo ha auspicato lei stesso proprio poche ore fa, che anche nella legge di stabilità si possa avere un riconoscimento in questo senso.