29/09/2015
Ettore Rosato
Mauri, Martella, Paola Bragantini, Di Salvo, Fregolent, Grassi, Gribaudo, Morani, Bini, Cinzia Maria Fontana, Marco di Maio, Garavini, Giorgis, Giuseppe Guerini, Pollastrini, Stumpo e Marantelli
3-01735

Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che: 
la previsione di crescita del prodotto interno lordo reale per il 2015 è salita dallo 0,7 per cento del documento di economia e finanza del mese di aprile 2015 allo 0,9 per cento nella nota di aggiornamento all'esame delle Camere; 
la previsione programmatica per il 2016 è migliorata anch'essa dall'1,4 all'1,6 per cento e le proiezioni per gli anni seguenti sono più positive, sia pur nell'ambito di una valutazione che rimane prudenziale dato il pesante lascito della crisi degli ultimi anni; 
a conferma di un generalizzato miglioramento della situazione economica del Paese, i dati diffusi dall'Istat indicano un aumento del clima di fiducia dei consumatori, fatto 100 il dato del 2010, da 109,3 del mese di agosto 2015 a 112,7 per il mese di settembre 2015. L'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) sale, passando a 106,2 da 103,9 di agosto 2015. Per trovare dati più favorevoli bisogna risalire a 13 anni fa; 
non solo gli indicatori delle cosiddette aspettative degli operatori economici, ma anche i dati concreti della produzione sembrano confermare tale trend, laddove si consideri che sul versante degli ordini questi sono saliti dello 0,6 per cento congiunturale a luglio 2015 e del 10,4 per cento tendenziale, in sette mesi l'indice grezzo è salito del 4,2 per cento. Secondo il rapporto Istat, gli ordini interni solo aumentati del 3,1 per cento su mese e del 14,4 per cento su anno a luglio 2015; si tratta del secondo aumento consecutivo a due cifre su base tendenziale e ancora una volta l'incremento maggiore è per la fabbricazione di mezzi di trasporto (+61,3 per cento); 
le riforme sin qui realizzate stanno contribuendo al rafforzamento dell'economia italiana ed alla credibilità sul piano internazionale del nostro Paese –: 
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, già a partire dal prossimo disegno di legge di stabilità per il 2016, per rafforzare la ripresa economica e produttiva, condizione indispensabile per il consolidamento della ripresa occupazionale e per uno sviluppo più equilibrato della società italiana.

Seduta del 30 settembre 2015

Illustra Paola Bragantini, risponde Matteo Renzi Presidente del Consiglio dei ministri, replica Andrea Martella

Illustrazione

Grazie, Presidente. Ci sono 325 mila posti di lavoro in più. Si può dire che una rondine non fa primavera, ma le rondini che stanno popolando le statistiche di diverse fonti sono un piccolo stormo. Per il secondo mese consecutivo cala il tasso di disoccupazione, sotto al 12 per cento; cala, inoltre, il ricorso alla cassa integrazione. La fiducia dei consumatori sale – più 3,4 per cento – e cresce la fiducia di coloro che di fiducia vivono, cioè le imprese, con un più 2,3 per cento. Erano otto anni che non si misuravano simili numeri.
In una città come Torino, quest'anno sono diminuite del 10 per cento le richieste di intervento per l'emergenza abitativa e sono diminuiti gli sfratti per morosità incolpevole, dopo sei anni di drammatici segni più. Ma perché tutti questi dati siano percepibili anche nel vissuto quotidiano e non solo nelle statistiche serve ancora la politica, serve la buona politica. Lavoro, lavoro e lavoro, enti locali e sanità, questi sono i nodi principali.
Molte sono le aspettative rivolte alle legge di stabilità e al Governo. Attendiamo, nelle Commissione competenti, un testo con cervello e cuore, pronti a dare il nostro contributo, con i piedi per terra, ma consapevoli che proprio questa debba essere la legge di stabilità della svolta.

Risposta del governo

Signora Presidente, gentile onorevole Paola Bragantini, condivido il giudizio sulla realtà. Mi fa piacere parlare di stormo di rondini e non di altri uccelli, che talvolta sono stati evocati, in modo fin troppo ampio, anche da parte mia, per carità, e certo non sporcherò questa assise con il mio riferimento preferito.
Mi limito a dire quanto segue. Noi abbiamo, nella legge di stabilità, un elemento chiave (condivido le riflessioni dell'onorevole Paola Bragantini). Abbiamo il momento della svolta definitiva e ho cercato di dirlo anche rispondendo all'onorevole Bombassei. Aggiungo che se l'onorevole Brunetta ci produrrà del materiale, davvero in spirito di collaborazione, noi volentieri siamo ansiosi di conoscere quali siano queste clausole approvate durante il Governo Berlusconi. Io ne ricordo una, che è quella sull'immigrazione, che non mi ricordo se è del 1997 o del 1999, o durante il Governo Prodi o durante il Governo D'Alema. Ma se ce ne sono altre, e non ce ne siamo accorti prima, ce le dicano e prima le usiamo (non abbiamo paura e non abbiamo il copyright).
Voglio dire una cosa, però, su questo. Sì, ben vengano le iniziative specifiche. I numeri parlano forte: i numeri dimostrano che l'Italia è tornata a crescere e i numeri dimostrano che le previsioni del PIL, riviste al rialzo, in Italia non si erano mai viste. I soggetti internazionali che un anno fa ci pronosticavano una previsione dello 0,2 o dello 0,3 in più oggi sono costretti a rimangiarsela e sono costretti a rimangiarsela in meglio.
Ma accanto alle singole misure, di cui cercheremo di discutere durante l'esame del disegno di legge di stabilità, con molto cuore e anche con un po’ di cervello, vorrei dire che c’è una priorità per tutte e tutti noi, che è quella di restituire fiducia agli italiani. Il punto chiave della fiducia non è un elemento ottimistico, non è training autogeno fatto da un Governo in cerca d'autore, ma è un elemento fondamentale della politica economica.
Infatti, se, finalmente, il consumatore italiano, che è il più grande risparmiatore occidentale e che, nei due anni delle ubriacature da paura, ha messo in banca qualcosa come 350 miliardi di euro in più, ha messo, cioè, da parte, ha nascosto all'economia reale, 350 miliardi di euro in più, se questo consumatore torna ad avere fiducia in ciò che l'Italia sta facendo, non soltanto abbiamo la ripresa dei consumi, ma abbiamo un rilancio dell'economia che può portare l'Italia ad essere la sorpresa dell'Europa e del mondo.
Perdonatemi, se la dico così: un anno fa gli investitori internazionali dicevano «chissà se faranno la fine della Grecia». Ora, tra gli investitori internazionali, un famoso finanziere sul Corriere della Sera qualche giorno fa, ma anche gli investitori che abbiamo incontrato nei giri newyorkesi, iniziano a domandarsi se davvero, facendo le riforme strutturali, l'Italia potrà fare meglio della Germania. Io ci credo!

Replica

Signor Presidente del Consiglio, non userò immagini ornitologiche, ma voglio dichiararmi soddisfatto della sua risposta a nome del gruppo del Partito Democratico; una risposta che ha restituito tutto il senso delle sfide in cui il Governo e la maggioranza sono impegnati. Quella più urgente, più immediata: uscire definitivamente dalla recessione, tornare a crescere, far recuperare competitività all'Italia, e farlo seguendo sempre, durante il cammino, quei principi di equità e giustizia sociale che sono i nostri principi.
È ciò che sta succedendo e che succederà con la prossima legge di stabilità, che vorrà dire un'ulteriore riduzione delle tasse, della pressione fiscale sulle famiglie e le imprese, dopo che l'anno scorso abbiamo ridotto il costo del lavoro, e che vorrà dire che gli italiani smetteranno di pagare la tassa sulla prima casa. Ma vi è di più, ne ha parlato poco fa: vi è una discontinuità, vi è un clima economico più dinamico, che, finalmente, si comincia a percepire; e non solo dalle parole di chi in Europa si accorge che non siamo più sorvegliati speciali, ma dai dati reali.
A dire questo, a parlarci di questo dinamismo, sono i dati sui mutui che si aprono, sul lavoro precario che si stabilizza, sull'occupazione che torna a crescere, sui consumi delle famiglie che riprendono. E poi vi è l'elemento essenziale per poter ripartire davvero, cioè la fiducia: la fiducia dei consumatori, delle imprese, di chi vuole investire, di chi vuole finanziare.
Questo accade perché da parte della politica, da parte del Governo, da parte nostra, vi è la determinazione giusta nell'affrontare l'altra grande sfida, cioè fare le riforme, fare quelle riforme che da troppo tempo il nostro Paese attende: quella del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia, della scuola. Quelle riforme che non si sono fatte, nel corso di questi anni, anche per chi ha guardato il Paese con la demagogia e non guardando i problemi reali, come, purtroppo, abbiamo sentito poco fa.
La fiducia cresce, in una parola, se il Governo continua ad essere credibile, se continueremo ad avere il coraggio di mettere mano alle tante cose che non funzionano e che vanno cambiate, e a farlo in fretta, perché ce n’è bisogno. E tutti quanti noi, tutti noi che siamo qui, signor Presidente del Consiglio, saremo con lei per vincere queste sfide.