20/09/2016
Mario Tullo
Carloni, Anzaldi, Brandolin, Bruno Bossio, Cardinale, Castricone, Coppola, Crivellari, Culotta, Marco Di Stefano, Ferro, Gandolfi, Gribaudo, Pierdomenico Martino, Mauri, Meta, Minnucci, Mognato, Mura, Pagani, Simoni, Ermini, Basso, Carocci, Giacobbe, Vazio, Martella, Cinzia Fontana, Bini
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Per sapere – premesso che:
il 31 agosto 2016 la compagnia di container Hanjin shipping ha presentato istanza di fallimento nella Corea del Sud e negli Stati Uniti innescando una crisi nella filiera del sistema mondiale del trasporto marittimo di merci, con enormi ripercussioni anche sul sistema logistico nazionale;
il trasporto delle merci è una delle principali attività dell'economia globale e il mare è la principale via di trasporto per il commercio, con percentuali di traffico merci tra l'80 e il 90 per cento;
la Hanjin shipping è la prima compagnia di trasporto di container della Corea del Sud ed è la settima a livello mondiale, con una flotta di 141 navi portacontainer;
secondo le stime circolate in questi giorni sui mezzi d'informazione economica, la bancarotta ha bloccato 65 navi portacontainer cariche di merci, per 14 miliardi di dollari;
gli osservatori del settore addebitano la crisi soprattutto alla finanza speculativa connessa al fenomeno del gigantismo navale;
la bancarotta della compagnia coreana rischia di produrre una situazione devastante per il settore dello shipping del nostro Paese, innescando un pericoloso effetto domino per l'economia italiana. La categoria più colpita è quella degli agenti marittimi, ma l'intero mondo della logistica sta registrando perdite enormi dal punto di vista economico, oltre che occupazionale, a partire dai quasi 100 occupati nella sede di Genova;
infatti al momento ci sarebbero più di 5000 container contenenti merci destinate ai porti italiani, per la maggior parte prodotti finiti e componentistica in importazione, per un valore complessivo quantificabile fra i 300 e i 350 milioni di dollari bloccati sulle banchine dei porti o nelle stive delle navi che sono rilasciati solo dietro il pagamento di ingiustificate cauzioni richieste da alcuni operatori terminalisti; in alcuni casi, le navi evitano di entrare nei porti per il timore fondato di essere poste subito sotto sequestro;
il danno per gli operatori della filiera della logistica sta diventando sempre più rilevante e la situazione ingestibile a causa dell'assenza di comunicazioni affidabili rese urgenti dalla dimensione internazionale della crisi –:
se il Governo non intenda acquisire tutte le informazioni necessarie a capire l'effettiva condizione finanziaria e operativa della società Hanjin shipping allo scopo di predisporre i necessari interventi per ridurre gli effetti della crisi di tale società sul comparto portuale e logistico, salvaguardando i livelli occupazionali.

Seduta del 21 settembre 2016

Illustra Michele Mognato, risponde Graziano Delrio, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, replica Mario Tullo

Illustrazione

Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa, la prima compagnia di trasporti di container della Corea del Sud, che è la settima a livello mondiale, ha presentato istanza di fallimento. Ciò sta provocando, da alcune stime circolate, un blocco di merci per un valore di oltre 14 miliardi di dollari e sarebbero oltre 5000 i container contenenti merci destinati ai nostri porti, bloccati sulle navi o sulle banchine. Siamo, Ministro, fortemente preoccupati del danno economico che può subire il nostro Paese e le conseguenti ricadute anche per la nostra economia marittima, proprio in un momento e in una fase in cui sono stati approvati importanti provvedimenti, dal piano strategico della portualità, alla riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali. Pertanto, Ministro, credo che sia assolutamente necessario acquisire tutte le informazioni utili al fine di predisporre le azioni proprio per ridurre i danni economici e occupazionali che possono derivare da questa situazione.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti che hanno posto questo problema così serio. Come sapete con la riforma della governance dei porti abbiamo cercato di far partire un rilancio della portualità italiana che possa avere positive ricadute sulla logistica e sull'intero cluster marittimo che ha subito, in questi anni, un arretramento rispetto ad altri porti. La crisi della compagnia Hanjin è, come dire, il manifesto di quello che sta accadendo in tutto il mondo; il porto di Rotterdam nei primi tre mesi del 2016 ha perso container per oltre il 3 e mezzo per cento, sta valutando i licenziamenti per ottocento persone rispetto alle 3005 che impiega, quindi, c’è una crisi generalizzata. Questa riforma, appunto, serve per cercare di rilanciare, invece, il nostro sistema portuale. In questo contesto la crisi dell'Hanjin deve essere fronteggiata con energia e determinazione, soprattutto per scongiurare, appunto, le ricadute sul comparto portuale e logistico e salvaguardare il più possibile i livelli occupazionali. Domani abbiamo, presso il mio Ministero, un incontro con i responsabili degli uffici economici e commerciali dell'ambasciata della Corea del Sud per avviare un confronto proprio sulle necessarie garanzie che la compagnia dovrebbe fornire in tema di import-export, rispetto ai contratti stipulati con i porti e con gli operatori italiani. La questione che seguiamo congiuntamente con il MISE e in contatto con le principali associazioni di categoria degli operatori portuali ha per noi un obiettivo che è prioritario: definire come ritirare l’import e consegnare l’export, ovunque siano le navi di proprietà e affittate da Hanjin. Quindi, abbiamo un obiettivo preciso.
Il Governo coreano verrà sollecitato perché rappresenti alla shipping line la necessità che essa comunichi al nostro sistema come intende gestire i circa 20 mila container che sono statisticamente l’in e out, da ora fino a Natale, per l'Italia. E dovrà comunicare per ogni singola nave il termine di fine viaggio, permettendo così ai ricevitori e ai caricatori di proteggere il carico. Questo almeno ci consentirebbe una probabilità di recuperare le merci. Gli insoluti che Hanjin lascia ai terminal operatori e rimorchiatori ammontano ad almeno una decina di milioni, considerato che il valore delle merci bloccate sulle navi, secondo le nostre stime, vale più di un miliardo. Quindi, in prospettiva, anche di fronte a possibili nuovi default di altri grandi compagnie – perché tutto il mercato è stato un po'drogato dalla smania delle grandi navi e portacontainer-, dovremmo verificare se in Italia – questa è una cosa che vorrei davvero approfondire e cercare di lavorare in tempi brevi – possa essere possibile introdurre nuove regole, per garantire una protezione legale che, come negli Stati Uniti, eviti il sequestro delle navi, almeno fino alla consegna a destino dei carichi che sono in transito. Questo almeno aiuterebbe a limitare i danni in situazioni che, auspicabilmente no, ma potenzialmente si potrebbero ripetere anche per altre compagnie.

Replica

Grazie, Presidente, e grazie, signor Ministro. Prendiamo atto delle sue risposte con piena soddisfazione, perché da una parte lei ha rappresentato quella fotografia che già noi avevamo in qualche maniera scattato, presentando questo question time, di una situazione pericolosa e drammatica, che va dai posti anche occupazionali che si perdono, ma che ha una dimensione molto più grande degli stessi posti di occupazione messi in discussione a Genova, a Napoli e nelle altre sedi in cui ha sede Hanjin. Le risposte che lei ci ha dato, a partire dall'incontro di domani al Ministero, sono per salvaguardare la merce che è su quei container. In maniera impropria molti terminalisti iniziano anche a chiedere agli agenti marittimi in particolar modo nuovi pagamenti e creano un guaio serio all'economia di queste categorie. Ma soprattutto, appunto, su quelle navi ci sono merci già acquisite, merci che servono il mercato italiano, ma soprattutto merci anche per industrie italiane, che hanno bisogno di quella merce per produrre a loro volta e, magari, esportare. Quindi non possiamo che essere soddisfatti di questa risposta, così come siamo interessati a continuare una riflessione su misure strutturali per affrontare situazioni – speriamo che non accadano più – drammatiche come, appunto, Hanjin, che è la prima compagnia coreana, la settima nel mondo – quindi parliamo di dimensioni grandi – di un settore che rischia nuove situazioni di questo tipo. Grazie, signor Ministro.