28/06/2016
Paolo Beni
Bruno Bossio, Carnevali, Chaouki, Gadda, Giuseppe Guerini, Patriarca, Scuvera, Martella, Cinzia Maria Fontana e Bini
3-02351

Per sapere – premesso che: 
l'8 giugno 2016 nella tendopoli che si trova tra San Ferdinando e Rosarno è avvenuto l'omicidio di un bracciante straniero da parte di un carabiniere a seguito di una lite scoppiata tra alcuni stranieri; 
secondo la versione riportata dagli organi di stampa, in mattinata la vittima avrebbe aggredito con un coltello un altro bracciante per futili motivi e successivamente un altro uomo tentando di rapinarlo; 
durante l'intervento delle forze dell'ordine, avvenuto a seguito della segnalazione di alcune persone presenti, la vittima si sarebbe scagliata con un coltello contro i militari, uno dei quali dopo essere stato ferito ha sparato colpendo il bracciante all'addome; 
immediato è stato l'avvio delle indagini – tuttora in corso – da parte della magistratura per accertare se il militare abbia o meno agito per legittima difesa; 
a seguito di questo episodio, numerosi sono stati i momenti di tensione all'interno della tendopoli per la protesta dei braccianti stranieri che intendevano denunciare quanto accaduto e le condizioni disumane in cui sono relegati da anni; 
questo grave episodio, avvenuto in un contesto di estremo disagio, riaccende i riflettori sulla situazione dei braccianti agricoli della piana di Gioia Tauro, tristemente nota per le forti tensioni sociali culminate nei gravi scontri di Rosarno del gennaio 2010, quando centinaia di migranti scesero in strada distruggendo auto e danneggiando abitazioni; 
la rivolta del 2010 ha rivelato all'opinione pubblica le disumane condizioni di sfruttamento dei migranti lavoratori stagionali impegnati nella raccolta delle arance e ospitati all'epoca in uno stabile fatiscente, abbattuto dopo la rivolta; 
a distanza di sei anni da quella rivolta, centinaia di braccianti stagionali stranieri vivono ancora in condizioni di sfruttamento e profondo degrado anche dal punto di vista igienico-sanitario, come più volte ha denunciato l'organizzazione Medici per i diritti umani; 
oggi i braccianti stranieri sono ospitati in una tendopoli allestita dalla Protezione civile per ordine della prefettura, ma le presenze sono già lievitate fino a 1.000, contro le 350 inizialmente previste, con la conseguenza che docce e servizi sono del tutto insufficienti; 
negli ultimi mesi nella zona si sono verificati frequenti episodi di aggressione a danno dei migranti ed è nuovamente cresciuto un clima di esasperazione che aggrava le tensioni sociali e aumenta i rischi per l'ordine pubblico –: 
quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per procedere alla chiusura definitiva della tendopoli, al fine di garantire soluzioni abitative dignitose ai braccianti stranieri che lavorano nelle campagne di Rosarno, e come intenda dare maggiore efficacia alla repressione del fenomeno della tratta di esseri umani, del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, attuando politiche tese a favorire l'integrazione e la pacifica convivenza.

Seduta del 29 giugno 2016

Illustra Giuseppe Guerini, risponde Angelino Alfano, Ministro dell'interno, replica Paolo Beni

Illustrazione

Grazie, Presidente. Signor Ministro, come noto, l'8 giugno scorso, esattamente tre settimane fa, nella tendopoli che si trova tra San Ferdinando e Rosarno si è verificato l'omicidio di un bracciante straniero a seguito di una lite scoppiata tra alcuni cittadini non comunitari. Secondo quanto si è appreso, la vittima avrebbe aggredito con un coltello un bracciante per futili motivi e successivamente avrebbe cercato di rapinare un altro uomo. Durante l'intervento delle forze dell'ordine, la vittima si sarebbe scagliata con un coltello contro i militari, uno dei quali, dopo essere stato ferito, avrebbe sparato, colpendo il bracciante a morte. 
Ovviamente, è stato immediato l'avvio delle indagini, che sono tuttora in corso, da parte della magistratura, per accertare se il milite abbia o meno agito per legittima difesa, ma non è questo l'oggetto di questa interrogazione. Quello che, in realtà, si intende cercare di capire è quali iniziative si intendano assumere per procedere alla chiusura definitiva della tendopoli tra San Ferdinando e Rosarno, al fine di garantire soluzioni abitative dignitose per i braccianti stranieri che lavorano nelle campagne, e come si intenda dare maggiore efficacia alla repressione del fenomeno della tratta di esseri umani, del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, attuando politiche tese a favorirne l'integrazione.

Risposta del governo

Sì, grazie. La morte del giovane maliano ha riproposto, con evidenza drammatica, la condizione dei braccianti stranieri nella piana di Gioia Tauro, per la quale è evidente come si impongano iniziative urgenti, come esattamente sollecitano gli onorevoli interroganti. Proprio questa mattina ho incontrato il neosindaco di Rosarno per provare a studiare, anche insieme a lui, una strategia complessiva che riguardi i profili vari di tutta questa delicatissima vicenda, perché, per superare la situazione alloggiativa, per esempio, una situazione alloggiativa che si registra da tempo nel territorio reggino, sono già ora in corso iniziative che porteranno al più presto alla realizzazione di un nuovo insediamento consono alle esigenze di carattere igienico-sanitarie. 
Si tratta di una prima risposta, che ha l'obiettivo di scongiurare un prolungamento indefinito dello stato di degrado abitativo e che vede attivamente coinvolta la prefettura di Reggio Calabria, firmataria, peraltro, lo scorso 19 febbraio, di un protocollo di intesa a cui hanno aderito sia le istituzioni pubbliche che enti del privato sociale. L'iniziativa ha coinvolto la regione, la provincia, i comuni di San Ferdinando e Rosarno, la Croce rossa, la Caritas diocesana e le associazioni Emergency e Medici per i diritti umani. 
In forza di questo accordo, partiranno a breve i lavori per l'allestimento di un campo con nuove attrezzature e servizi adeguati, e in questo ambito si interverrà sulla sistemazione degli impianti fognari, sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e si provvederà anche alla demolizione dei manufatti abusivi che insistono su quell'area. In sostanza, si tenderà a migliorare immediatamente le condizioni di vivibilità della comunità dei migranti, in vista di una soluzione definitiva affidata, invece, a progetti di integrazione e di inclusione sociale di competenza della regione. Oggi con il sindaco abbiamo parlato anche di interventi sulla sicurezza di quella città e di quella comunità. 
A questa prima fase di risanamento il Ministero dell'interno contribuisce con un significativo sostegno finanziario pari a 450 mila euro, mentre la regione metterà a disposizione fino a 300 mila euro. Quanto alle iniziative di prevenzione e di contrasto del fenomeno del caporalato, aggiungo che sono 22 le operazioni specifiche condotte nel territorio reggino dal 1o gennaio di quest'anno, che hanno consentito verifiche sulle condizioni di regolarità di 818 lavoratori e su 124 aziende operanti in vari settori. Sottolineo che questa azione di controllo ha portato ad intercettare anche alcuni casi di riduzione in schiavitù, deferiti alla procura distrettuale competente. 
Su un piano più generale, ricordo che l'attenzione e l'impegno del Governo sui temi del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori sono testimoniati da un protocollo di intesa che ho sottoscritto lo scorso 27 maggio con i Ministri del lavoro e delle politiche agricole e forestali, nonché con gli esponenti di vertice delle cinque regioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata, maggiormente colpite dal fenomeno, coinvolgendo le organizzazioni sindacali e il mondo dell'associazionismo. Tutti gli organismi firmatari – e concludo – hanno messo le loro risorse e il loro know-how al servizio di una strategia complessiva volta a realizzare l'integrazione dei lavoratori stranieri stagionali e la repressione di ogni forma di illegalità nell'intermediazione della manodopera. 
A livello locale, sarà cruciale la regia delle prefetture, chiamate ad un'azione di coordinamento attraverso l'attivazione di tavoli permanenti finalizzati all'individuazione di progetti da realizzare in base alle esigenze delle singole realtà territoriali.

Replica

Signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro anche soddisfatto degli impegni che lei ci ha annunciato, dei progetti di cui ci ha riferito. Voglio aggiungere un appello: facciamo presto, facciamo presto a metter mano alle condizioni di precarietà abitativa e igienico-sanitaria delle condizioni di vita degli stagionali extracomunitari presenti nella piana di Gioia Tauro. Facciamo presto anche a intensificare il contrasto e la repressione dello sfruttamento di queste persone, che sono costrette a lavorare per paghe da miseria e spesso senza alcuna tutela o garanzia. Vede, questa situazione – lei lo sa bene – va avanti da troppo tempo. La rivolta del 2010, in qualche modo, portò alla luce, accese i riflettori sulle condizioni dei braccianti di Rosarno, ma poi il problema è stato presto dimenticato, è rimasto irrisolto. 
Penso che noi non possiamo permettere che in un Paese civile come il nostro ci siano persone costrette a vivere in condizioni tali da vedersi negati i diritti più elementari e la stessa dignità umana, così come non possiamo accettare che un pezzo importante della nostra economia si regga sullo sfruttamento del lavoro nero o, addirittura, sul ricatto del caporalato. Tutto questo, lei capisce bene, Ministro, è non soltanto un vulnus ai nostri valori costituzionali, ma è anche una minaccia alla convivenza delle nostre comunità, come dimostrano le tensioni che ciclicamente riesplodono. Quindi, bene che si siano fatti questi progetti, bene che si sia deciso di agire in un'ottica di sistema con il protocollo siglato lo scorso 19 febbraio, che vede coinvolti tutti gli enti, dal Governo nazionale ai comuni, alla regione e anche alle associazioni. 
Lei sa bene che il nostro Paese – e concludo – sta facendo sforzi encomiabili sul terreno dell'accoglienza dei migranti. Bene, a questi sforzi va aggiunto l'impegno per una buona integrazione nelle nostre comunità sociali, per il contributo importante che queste persone possono portare allo sviluppo economico e sociale del Paese. È evidente, io credo, che garantire diritti, sicurezza, condizioni di vita dignitose a queste persone non faccia altro che aumentare il livello della sicurezza, della qualità di vita delle nostre comunità e prevenire le tensioni sociali.