08/04/2015
Gianluca Benamati
Epifani, Martella, Taranto, Lacquaniti, Bargero, Senaldi, Bini e Cinzia Maria Fontana
3-01423

Per sapere – premesso che: 
fondata nel 1872 e quotata alla Borsa di Milano dal 1922, Pirelli è tra i principali produttori mondiali di pneumatici (6,15 miliardi di euro i ricavi 2013), con un posizionamento distintivo sulla gamma alta; 
presente in 13 Paesi con 19 stabilimenti, il gruppo ha un'ampia diffusione commerciale (oltre 160 Paesi) distribuita tra mercati maturi ed emergenti; 
attualmente, il 51,197 per cento del capitale è detenuto dal mercato, il 26,19 per cento da Camfin (i cui soci sono Nuove partecipazioni, Unicredit, Intesa San Paolo e Rosneft) ed il restante è ripartito tra soci minori; 
il 22 marzo 2015 è stato dato l'annuncio da parte del consiglio d'amministrazione di Camfin della firma dell'accordo vincolante che permetterà alla China national chemical, attraverso la controllata China national tire & rubber, di assumere il controllo del gruppo con la nascita di una nuova società, Bidco, che comprerà il 26,2 per cento di Pirelli dall'attuale holding e poi lancerà un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria sul resto del capitale a 15 euro per azione ed un'offerta pubblica di acquisto volontaria sulle azioni di risparmio condizionata al raggiungimento di almeno il 30 per cento del capitale, sempre a 15 euro ad azione; 
a seconda delle adesioni all'offerta pubblica di acquisto, ChemChina potrà avere un controllo del gruppo che andrà dal 51 al 65 per cento; 
nell'accordo, secondo il comunicato del consiglio di amministrazione, verrebbe difesa la specificità della tecnologia italiana, in quanto «il centro ricerca e sviluppo e l’headquarters di Pirelli continueranno ad essere situati in Italia», e per autorizzare lo spostamento della sede, come «il trasferimento a terzi della proprietà intellettuale di Pirelli», serviranno maggioranze rafforzate pari al 90 per cento; 
l'operazione di acquisizione della Pirelli da parte di soggetti esteri è solo l'ultima manifestazione di una tendenza che dal 2009 ha riguardato molteplici segmenti produttivi; 
secondo Kpmg, nel 2014, solo gli operatori cinesi hanno investito quasi 4,8 miliardi di euro in aziende italiane: inoltre, dal 2011 al 2014, secondo la banca dati di S&P capital iq, le operazioni di acquisizione perfezionate da aziende e gruppi esteri in Italia sono state 198, per un valore di 53,9 miliardi di euro –: 
quale sia l'orientamento del Governo in merito alle prospettive industriali ed occupazionali del gruppo Pirelli e, più in generale, delle imprese italiane derivanti dall'aumento degli investimenti commerciali e degli scambi con la Repubblica popolare cinese.

Seduta del 9 aprile 2015

Illustrazione di Cristina Bargero, risposta del governo di Federica Guidi, Ministra dello sviluppo economico,  replica di Gianluca Benamati

Illustrazione

 Signor Presidente, cara Ministro, intervengo in merito al futuro assetto proprietario di Pirelli. Pirelli è uno dei maggiori produttori mondiali di pneumatici, nonché, secondo le stime di Mediobanca, il diciannovesimo gruppo industriale italiano. Ebbene, il 22 marzo abbiamo appreso dal consiglio di amministrazione di Camfin, che controlla per il 26,2 per cento il capitale di Pirelli, che ci sarebbe stata un'acquisizione da parte di China Chemical e una successiva offerta pubblica di acquisto sul restante 30 per cento delle azioni per arrivare a una quota tra il 51 e il 65 per cento. 
  Noi non abbiamo nessuna preclusione nei confronti degli investimenti esteri diretti in Italia: ci sono stati, a partire dal 2011, molti investimenti da parte anche di operatori cinesi, però vogliamo sapere qual è il disegno di politica industriale, sia nei riguardi di Pirelli, perché è importante che le competenze, il centro di ricerca e l’headquarter rimangano in Italia, sia, in generale, quale sia la politica industriale del nostro Paese riguardo agli investimenti esteri diretti, per non perdere le competenze essenziali.

Risposta del governo

Io rispondo che certamente l'ingresso nel capitale sociale della Pirelli da parte della China National Chemical Corporation è un'operazione evidentemente che riguarda un'azienda privata e quindi strettamente il Governo non ha titolo ad intervenire, anche se il Governo ha seguito e in qualche modo è stato informato di quello che stava avvenendo. 
  Naturalmente io credo che sia assolutamente condivisibile qualunque operazione che miri a consolidare e a rendere ancora più competitive le eccellenze industriali nazionali, come anche l'onorevole interrogante ricordava certamente è la Pirelli, considerando che il mondo è cambiato e lo scenario di competizione globale necessita anche di dimensioni e di capacità di stare sui mercati diverse da quelle che forse c'erano qualche anno fa. 
  Certamente nell'ambito anche della commissione mista Italia-Cina che si è tenuta lo scorso 19 marzo il Governo italiano e quello cinese si sono comunque espressi in termini positivi anche sui reciproci investimenti, evidenziando in particolare anche la positiva ricaduta che questi possono avere in termini occupazionali e di crescita economica. Naturalmente io condivido molte delle osservazioni degli onorevoli interroganti e il Governo presta la massima attenzione al fatto che comunque da queste operazioni non si mettano come esito finale a repentaglio o a rischio il patrimonio tecnologico, prima di tutto, il know how e naturalmente anche l'occupazione in Italia; questo in generale e nella fattispecie nel caso del gruppo Pirelli. 
  Se parliamo del caso specifico Pirelli in questo senso, gli accordi che sono stati previsti anche dai patti parasociali conclusi fraChina National Chemical e il partner, quindi Pirelli, garantiscono la permanenza in Italia del centro di ricerche e sviluppo e dell’headquarter, quindi del centro di controllo del gruppo milanese, per il cui trasferimento servirebbero maggioranze particolarmente rafforzate, pari al 90 per cento in assemblea. Nello stesso senso si colloca anche la previsione che il trasferimento a terzi della proprietà intellettuale di Pirelli sia deliberato sempre con le maggioranze sopra indicate. Quindi condivido il fatto che ci debba essere un'attenzione rispetto al mantenimento del know-how, delle competenze e delle eccellenze, naturalmente anche dei livelli occupazionali in Italia, dall'altra parte operazioni di questo genere servono a fortificare dei campioni nazionali in un mercato che certamente nel frattempo negli ultimi anni si è modificato. 

Replica

Signor Presidente, grazie signora Ministro, noi apprezziamo e siamo soddisfatti da questa risposta, apprezziamo naturalmente lo sforzo del Governo in questa lunga crisi per tutelare il futuro del nostro sistema industriale e, come diceva già la collega, ribadisco, voglio ribadire che noi non siamo affatto contrari e non siamo nemmeno eccessivamente preoccupati quando ci sono investimenti stranieri nel nostro Paese, o ci sono anche processi di privatizzazione di realtà pubbliche. Se però, signora Ministro, tali processi sono guidati da chiari disegni industriali e non da momenti speculativi, disegni che lascino nel nostro Paese competenze, tecnologie, occupazione e anzi le rafforzino. Dalle sue parole riteniamo di potere evincere in questa sede, che è una delle più importanti del nostro Paese, che pur trattandosi di una realtà privata il Governo ha elementi per dire che sembra un caso di questa fattispecie, cioè di rafforzamento di un'azienda italiana che, avendo problemi di investimenti e di capitali per competere su un mercato così fortemente globalizzato come quello del settore dei pneumatici, ha trovato una soluzione a questo tema che può dare una prospettiva futura ampia. Su questo, anche ripartendo dalle sue parole, chiediamo che il Governo vigili sullo svolgimento della situazione. 
  Prima di concludere, signora Ministro, intendo richiamare l'attenzione del Governo nell'ambito di quella che è la nuova politica industriale che sta cercando – noi lo vediamo – di mettere in campo, mi riprometto di sottolineare, vorrei sottolineare due temi che questa situazione particolare ci richiama – vado a concludere, Presidente – l'importanza di difendere nel nostro sistema industriale anche quei grandi complessi che sono un patrimonio del Paese e che sono particolarmente importanti in questa competizione globale e la necessità – concludo – di rafforzare quei meccanismi di finanziamento e di crescita dimensionale del nostro tessuto industriale che consiste particolarmente di piccole e medie imprese. Questi sono due temi importanti che credo il Governo farà bene a rafforzare nel prossimo futuro.