19/04/2016
Tonino Moscatt
Aiello, Paola Boldrini, Bolognesi, Bonomo, D'arienzo, Ferro, Fontanelli,Fusilli, Galperti, Lorenzo Guerini, Lacquaniti, Marantelli, Salvatore Piccolo, Paolo Rossi, Scanu, Stumpo, Valeria Valente, Villecco Calipari, Zanin, Martella, Cinzia Maria Fontana. Bini.
3-02200

Per sapere – premesso che: 
a margine del vertice Nato di Newport nel settembre 2014, è stata decisa la formazione di una coalizione guidata dagli Stati Uniti e con la presenza di Regno Unito, Francia, Italia e di altri Paesi, per giungere all'obiettivo di contrastare l'Isis in Iraq e Siria senza tuttavia l'utilizzazione di truppe di terra, coinvolgendo altresì i vari attori regionali, in primis la Turchia; 
la coalizione anti-Daesh (composta da 61 Paesi), perseguendo un approccio multidimensionale, articola i propri sforzi secondo 5 principali linee di azione: contributo militare, contrasto al flusso dei foreign fighters, confronto sul terreno della narrativa jihadista, lotta alle fonti di finanziamento e assistenza umanitaria, rinnovo dell'impegno per l'Iraq (secondo quanto stabilito il 3 dicembre 2014, a margine della riunione ministeriale Nato); 
uno small group, composto da 21 Paesi, tra cui l'Italia ha il compito di supervisione politica della strategia collettiva; 
una riunione a livello di Capi di Stato e di Governo («Leaders’ summit on cuntering isil and violent extremism»), si è svolta il 29 settembre 2015 a margine dell'Unga, su invito del Presidente Obama, con l'obiettivo di focalizzare le priorità della comunità internazionale nella lotta al terrorismo ed alla radicalizzazione; 
il 30 settembre 2015 gli Stati della coalizione hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono che: in Iraq, la coalizione sostiene il Governo del Primo ministro Haider al-Abadi nel suo processo di riforma, riconciliazione e decentralizzazione indispensabili per sanare divisioni etniche e settarie; sostiene altresì la sua cooperazione con il Governo regionale curdo e i rappresentanti delle aree a prevalenza sunnita, le comunità etniche e religiose; 
l'impegno italiano nella coalizione anti-Daesh appare evidente –: 
in ordine alle iniziative anti-terrorismo della coalizione anti-Daesh, ed in particolare al disegno strategico che sottende le attività militari svolte in territorio iracheno, quale ruolo svolga effettivamente l'Italia sia nell'individuazione dei settori prioritari di intervento, anche in un'ottica di lungo periodo, sia nel contributo alle concrete attività poste in essere.

Seduta del 20 aprile 2016

Illustrazione di Daniele Marantelli, risposta del governo di Roberta Pinotti,  Ministro della Difesa, replica di Andrea Romano

Illustrazione

Signor Presidente, signora Ministro della difesa, il nostro Paese fa parte di una coalizione di oltre sessanta Paesi costituitasi al margine del vertice NATO di Newport, nel settembre 2014, e guidata dagli Stati Uniti, con l'obiettivo esplicito di contrastare l'avanzata dello Stato islamico in Iraq e Siria. In tale contesto, l'Italia, con circa 1000 soldati sul teatro iracheno, risulta essere tra i primi contingenti per numero di unità impiegate e a loro va la nostra gratitudine. La coalizione anti-Daesh opera lungo cinque principali linee di azione: contributo militare, contrasto il flusso dei foreign fighters, contrasto della narrativa jihadista, lotta alle fonti di finanziamento e assistenza umanitaria, impegno per la ricostruzione dell'Iraq. 
Ciò premesso, le chiediamo anche a nome degli altri interroganti quale risulta essere pertanto il ruolo concreto del nostro Paese in ordine alle iniziative antiterrorismo della coalizione e quali azioni concrete sono state poste in essere o lo saranno nel breve periodo da parte dell'Italia per assicurare a tutta la popolazione irachena, in una prospettiva di lungo periodo, un futuro di sicurezza e di pace.

Risposta del governo

Rispondere a questa interrogazione mi consente di raccontare il lavoro che stanno svolgendo i nostri militari in un teatro particolarmente difficile. L'Italia è uno dei Paesi maggiormente impegnati, anche dal punto di vista militare, nel contrasto al cosiddetto Califfato islamico. In particolare, nell'ambito della coalizione internazionale anti-Daeshsiamo il primo contributore europeo per numero di assetti schierati in Iraq, secondo solo agli Stati Uniti. Già da subito ci siamo orientati in quei settori ritenuti di carattere strategico ai fini di una pacificazione e stabilizzazione di lunga durata dei territori dove Daesh è presente. Come sapete, abbiamo schierato una componente aerea di Tornado e di aerei senza pilota che svolgono un'accurata opera di ricognizione e un aereo da rifornimento. Abbiamo poi incentrato il nostro sforzo nelle attività formative e addestrative del personale iracheno militare e di polizia, elemento fondamentale per un esito di lungo periodo dell'azione della coalizione. 
Il nostro contingente è dislocato ad Erbil e a Baghdad. Ad Erbil in un anno i nostri militari hanno addestrato quasi 3 mila peshmerga, dei 6 mila complessivamente addestrati dalla coalizione internazionale; inoltre, e per quanto concerne la garanzia di sicurezza del personale, dall'aeroporto di Erbil si svilupperà una capacità specialistica per il recupero in sicurezza del personale in difficoltà o ferito in operazioni. 
L'Italia, su richiesta della coalizione, ha poi assunto con i carabinieri la guida per la formazione della polizia irachena a Baghdad, dove operano anche addestratori dell'esercito: allo stato attuale, il numero di poliziotti che hanno già conseguito o che stanno finalizzando l'addestramento ammonta a più di 2.100 unità. 
Infine, e in prospettiva, il Governo si è reso disponibile ad inviare un contingente a protezione della diga di Mosul, del cantiere e del personale ivi operante, in considerazione anche dell'elevato valore strategico dell'opera.

Replica

Presidente, signora Ministro, grazie per le sue parole e per la sua risposta, che riteniamo pienamente soddisfacente; e con l'occasione, permettetemi di ringraziare anche e soprattutto i nostri soldati, che operano quotidianamente per la pace e la sicurezza in Italia e all'estero, che con il loro costante lavoro stanno svolgendo una efficace operazione di controllo e di prevenzione in aree di crisi complicate ed estremamente pericolose. Qui, in questi teatri tanto complessi, come lei, Ministro, ha ricordato, le nostre Forze armate operano non solo nella gestione della forza, ma anche nella capacità di dialogo e di mediazione con le popolazioni e con le autorità locali, in luoghi dove come sappiamo è necessario ripristinare sia la stabilità che la sicurezza. 
L'Iraq – lei lo ha ricordato – è in particolare, come sappiamo, gravato da un conflitto intestino che tra l'altro nel solo mese di marzo, secondo dati ONU, ha visto la morte di 1.119 persone, di cui 575 civili, e da una situazione politica che continua ad essere caratterizzata da estrema fragilità istituzionale. È del tutto evidente, dunque, che la nostra presenza sul teatro iracheno rappresenta un contributo fondamentale alla stabilizzazione di quel Paese, e che una riduzione della presenza italiana e internazionale farebbe solo il gioco delle forze di Daesh, e renderebbe quindi più insicura la vita quotidiana della popolazione civile. Negli ultimi due anni, ricordiamolo, anche grazie al nostro contributo fondamentale, la coalizione anti-Daesh ha ottenuto importanti risultati sul terreno, che si sono tradotti tra l'altro nell'arretramento delle bandiere nere di Al-Baghdadi. 
Siamo altresì consapevoli che il contributo italiano va oltre l'assetto militare, come ricordavamo: siamo infatti parte attiva nell'azione di cooperazione internazionale, avendo stanziato più di 200 milioni di euro per lo sviluppo civile infrastrutturale; e non da ultimo, accanto alle funzioni di addestramento e di sicurezza ricordate dal Ministro, voglio ricordare il forte impegno dell'Italia per la conservazione e la ricostruzione del patrimonio archeologico iracheno e il ruolo dei nostri carabinieri nell'aiuto che stanno fornendo per riorganizzare il sistema di protezione dei beni storici in Iraq. Perché, come sappiamo, la lotta al terrorismo non è solo nel contrasto militare a Daesh, dal quale certamente non ci tiriamo indietro, ma passa anche attraverso operazioni in grado di accompagnare e consolidare quel sentimento di rinascita civile e di scommessa della popolazione su un futuro migliore che abbiamo il dovere di proseguire, in Iraq così come sugli altri fronti colpiti dal terrorismo fondamentalista.