12/06/2019
Sara Moretto
BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO.
3-00783

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'individuazione di una soluzione alla crisi di Alitalia, in amministrazione straordinaria da maggio 2017, è una questione strategica di politica economica e di sviluppo del Paese;

   ad oggi, alla volontà solamente enunciata dal Governo di salvare la compagnia, non sono corrisposti risultati, poiché non è ancora chiaro se vi sia una compagine sociale solida disponibile a rilevarla e un credibile piano industriale per il futuro;

   l'articolo 37 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, attualmente all'esame della Camera dei deputati, prevede, tra l'altro, che il Ministero dell'economia e delle finanze possa entrare direttamente nel capitale della società, eliminando i limiti temporali per la restituzione del «prestito ponte» garantito dallo Stato che, non essendo più in prededuzione, andrà rimborsato nell'ambito della procedura di ripartizione dell'attivo dell'amministrazione straordinaria, con il rischio che il rimborso avvenga solo in parte o per nulla, contravvenendo alla normativa relativa agli aiuti di Stato e «scaricando» di fatto 650 milioni di euro di oneri dell'operazione sulle bollette energetiche degli italiani;

   sulla possibilità di una «nazionalizzazione» di Alitalia, tuttavia, sono emerse nelle scorse settimane posizioni contrastanti all'interno della compagine governativa, sia per quanto riguarda l'effettivo ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze, sia per l'eventuale coinvolgimento di altre società partecipate dallo Stato nell'operazione –:

   se il Ministro interrogato intenda effettivamente esercitare la facoltà prevista dall'articolo 37 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, e con quali tempistiche e modalità.

Seduta del 12 giugno 2019

Illustrazione di Sara Moretto, risposta del governo di Giovanni Tria, Ministro dell'Economia e delle finanze, replica di Gianluca Benamati

Illustrazione

Grazie, Presidente. Signor Ministro, un anno è passato dall'insediamento del Governo ed è da un anno che il dossier Alitalia non fa passi avanti. In questi dodici mesi, il Governo ha annunciato fantasiose ipotesi, si è lasciato scappare potenziali partner e ha prorogato per ben tre volte il termine per la restituzione del prestito ponte che il precedente Governo aveva erogato per sostenere la gestione commissariale nella via del rilancio della compagnia. Ad oggi, non vi è alcuna solida prospettiva per il futuro di Alitalia, dei lavoratori, dell'indotto e del Paese: sì, perché riteniamo, siamo convinti che la compagnia aerea sia un asset strategico per lo sviluppo del Paese. Il “decreto crescita” disegna la nazionalizzazione della compagnia, cancella una volta per tutte il termine per la restituzione del prestito, prevede la possibilità che esso non venga restituito, totalmente o in parte, eliminando il principio di pre-deducibilità, scarica sulle bollette di energia e gas degli italiani 650 milioni di costi, per coprire l'entrata dello Stato nel capitale sociale.

 

Oggi, Ministro, le chiediamo se intende procedere veramente in questa direzione e se lei autorizzerà l'ingresso del suo Ministero fra gli azionisti di Alitalia, facendo pagare agli italiani l'ennesimo fallimento della vostra politica industriale.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con riferimento all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, evidenziando preliminarmente i passaggi salienti delineati dall'articolo 37 del decreto-legge n. 34 del 2019, attualmente in fase di conversione in legge, che prevede un ruolo determinante in capo al Ministero dello Sviluppo economico, competente per la vigilanza e supervisione delle società in amministrazione straordinaria, tra le quali Alitalia.

L'articolo 37 del citato decreto-legge n. 34 del 2019 autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze a sottoscrivere quote di partecipazione al capitale della nuova Alitalia secondo criteri e modalità che saranno determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, di natura regolamentare, come da emendamento presentato dai relatori e approvato dalle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera, il 4 giugno scorso.

In via del tutto preliminare, la tempistica per l'intervento del MEF, secondo il testo attualmente vigente dell'articolo 37, prevede, in primo luogo, la presentazione, nel rispetto della normativa europea della concorrenza, di una proposta di acquisto vincolante da parte dei soggetti che hanno manifestato l'interesse e, dopo la valutazione favorevole da parte dei commissari e del MISE, l'emanazione di un decreto del Ministro dello Sviluppo economico di autorizzazione alla cessione dei complessi aziendali oggetto della procedura di vendita.

Entro sessanta giorni dalla data di emanazione del predetto decreto del Ministro dello Sviluppo economico, Alitalia, in amministrazione straordinaria, è tenuta a corrispondere gli interessi in entrata al bilancio dello Stato sul finanziamento a suo tempo concesso a titolo oneroso. Tali somme dovranno essere riassegnate con decreto del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato a uno o più capitoli dello stato di previsione della spesa del MEF ai fini della copertura finanziaria per la sottoscrizione della quota da parte del MEF.

Per quanto riguarda i tempi per la procedura amministrativa per l'emanazione del DPCM sopracitato, si evidenzia, da un lato, l'acquisizione del parere del Consiglio di Stato e, dall'altro, la successiva registrazione da parte della Corte dei conti.

 

Le successive fasi societarie, quali, a titolo esemplificativo, costituzione della nuova Alitalia, sottoscrizione e versamento del capitale, conclusione dei contratti di governance tra i soci, acquisizione dei pareri dell'advisor, rilascio autorizzazioni delle authority di settore, seguiranno le ordinarie tempistiche delle procedure di mercato.

Replica

Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la non risposta complessiva al quesito, molto semplice, che era posto. Io lo capisco, le sono umanamente solidale, perché lei qui, oggi, tratta un argomento che è nella massima confusione da parte del Governo. Alitalia non è una storia nuova, signor Ministro, questa è una scusante - vent'anni, venti miliardi di soldi dei contribuenti -, però noi, come lei, come il suo Governo, siamo convinti che ci sia uno spazio per questa compagnia, con base in Italia e che trasporti gli italiani. Il mercato, il mercato ce lo dice: una crescita, negli ultimi quattro mesi, di più del 5 per cento dei passeggeri rispetto all'anno scorso, con un aumento di poco meno del 10 per cento sulle tratte internazionali. Una compagnia che, anche in amministrazione straordinaria, brucia cassa, ma vola e resiste nel trasporto. Ohimè, cinque passeggeri su sei volano su compagnie che non sono Alitalia e che, spesso, non sono italiane. Per questo c'è lo spazio, ma il quesito che si poneva era diverso.

Signor Ministro, lo sa, a Palazzo Chigi c'è stato un vertice, si sarà parlato anche di Alitalia, ma noi siamo alle soglie del quarto rinvio. La compagine industriale che lei così richiamava è una compagine industriale che io, a questo punto, penso possa annoverare il MEF, con la tramutazione del prestito ponte in capitale sociale, che vede lo Stato, con le Ferrovie dello Stato al 30 per cento, con il suo Ministero e con solo il 15 per cento di Delta. Non sappiamo Atlantia, perché il Ministro Salvini dice “sì”, Toninelli dice “no” e non capiamo. Allora, noi non siamo soddisfatti di questa risposta: non c'è strategia, signor Ministro, non ci sono garanzie per l'azienda e per gli 11 mila lavoratori. Sostanzialmente, non c'è una rotta: stiamo volando alla cieca, nella nebbia. Quello che abbiamo visto è che gli 800 milioni che potrebbero non rientrare potrebbero finire nelle bollette degli italiani. Questo è il risultato finale