Banche popolari

12/03/2015

Il provvedimento all'esame, prevede, una profonda riforma delle banche popolari e affronta due questioni cruciali nell'attuale fase economica, il rilancio degli investimenti e l'accesso al credito. In particolare, al fine di rafforzare il settore bancario e adeguarlo al nuovo scenario europeo derivante dall'unione bancaria, si innova radicalmente la disciplina delle banche popolari, che vengono pertanto distinte in due categorie, a seconda della dimensione dell'attivo. Per quelle il cui attivo è inferiore a 8 miliardi si preserva il ruolo di istituti con vocazione territoriale. Pur mantenendo i tratti essenziali del modello cooperativo (voto capitario, limiti al possesso azionario, gradimento) vengono introdotti alcuni correttivi, allo scopo di favorire una governance efficiente e un migliore accesso al mercato dei capitali quali la possibilità di emettere strumenti finanziari con specifici diritti patrimoniali e di voto, l'allentamento dei vincoli sulla nomina degli organi di governo societario, con l'attribuzione di maggiori poteri agli organi assembleari, l'introduzione di limiti al voto capitario.
Quelle il cui attivo è superiore a 8 miliardi dovranno necessariamente trasformarsi in SpA entro 18 mesi dall'entrata in vigore del regolamento attuativo della Banca d'Italia, così da adeguare alle prassi ordinarie la governance degli istituti di credito popolari di maggiori dimensioni che nella maggioranza sono anche società quotate in borsa. Il secondo blocco, come detto, riguarda il rilancio degli investimenti.
In particolare, si introduce la definizione di piccole e medie imprese innovative, che potranno accedere ad alcune delle misure agevolative attualmente riservate alle start-up innovative, tra le quali quelle in materia di raccolta di capitale di rischio, consentendo che essa avvenga mediante portali online (cosiddetto crowdfunding).
Vengono inclusi, inoltre, i marchi commerciali tra le attività immateriali per le quali viene riconosciuto il beneficio fiscale, al fine di attrarre investimenti qualificati nella valorizzazione del capitale immateriale, dei marchi e dei modelli industriali.
Al fine di consentire alle imprese italiane di beneficiare di tutti gli strumenti finanziari di cui beneficiano i loro competitor europei, sono previste agevolazioni fiscali per gli investitori istituzionali esteri che effettuano finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese.
Per velocizzare i finanziamenti previsti dalla cosiddetta legge Sabatini e renderli più convenienti, si prevede la possibilità di utilizzare la provvista autonoma delle banche svincolandole dall'obbligo a ricorrere all'apposito plafond costituito presso Cassa depositi e prestiti, nell'erogazione dei finanziamenti alle piccole e medie imprese, per investimenti in macchinari, impianti e beni strumentali nuovi ad uso produttivo.

 

 

 

 

 
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