Lavoro

Ex Ilva: decreto miope e insufficiente

13/03/2024

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SITUAZIONE DRAMMATICA, MIGLIAIA IN CASSA INTEGRAZIONE

 

Questo decreto n. 4 del 2024 avrebbe dovuto affrontare la condizione drammatica in cui si trovano le Acciaierie d’Italia e in particolare lo stabilimento dell’ex Ilva di Taranto.

In realtà, pur contenendo alcune misure necessarie, questo decreto – che comprende, di fatto, anche il decreto n. 9 del 2 febbraio – è insufficiente, non riesce a rispondere a una situazione che è precipitata fino al punto di arrivare al recente commissariamento e all’amministrazione straordinaria.

Una scelta drastica, delicatissima e densa di incognite, alla quale si è approdati dopo una lunga serie di errori, ritardi e inadempienze che nell’ultimo anno e mezzo sono stati ancora più evidenti che in passato.

Da parte dei privati, di Arcelor Mittal, che ha fatto il bello e il cattivo tempo in questi anni, gestendo l’Ilva con un’unica preoccupazione: tutelare gli interessi del suo Gruppo in Europa.

E da parte del governo che per mesi e mesi ha seguito due linee, quella del Ministro Urso, di sostanziale incapacità di incidere rispetto all'effettivo impegno di ArcelorMittal per il rilancio dello stabilimento di Taranto, e quella del ministro Fitto, che lo scorso maggio ha avviato con il socio privato una trattativa che non ha portato a nulla, se non a un memorandum, sottoscritto a settembre, di cui non si sono mai potuti conoscere termini e condizioni.

Di qui la produzione di decreti di corto respiro, miopi e incapaci di affrontare le problematiche di natura produttiva, ambientale, sanitaria e occupazionale che riguardano le Acciaierie d'Italia. E di qui la drammatica situazione attuale, con la produzione caduta ai minimi termini (meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio, a fronte dei 5-6 milioni previsti dai piani industriali), con migliaia di dipendenti in cassa integrazione, con la totale assenza di liquidità e lo stato di insolvenza dichiarato dalla sezione fallimentare del Tribunale di Milano, nonostante le ingenti risorse pubbliche stanziate solo nell’ultimo anno.

Di fronte a tutto questo, il governo risponde con un decreto-legge che non è all’altezza e contiene misure chiaramente insufficienti.

Il voto di astensione su un decreto che pure ha molti limiti da parte del gruppo del PD-IDP alla Camera dei deputati vuole essere, così come è stato al Senato, un segnale di come su questa vicenda debbano prevalere responsabilità e salvaguardia dell’interesse nazionale. Ma proprio in nome dell’interesse nazionale, continueremo al tempo stesso a non fare sconti di fronte all’inerzia e alla debolezza con cui il governo affronta una questione di importanza vitale per il Paese.

 

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