Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 15 Luglio, 2014
Nome: 
Sandra Zampa

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Signor Presidente, colleghe e colleghi, il tema che oggi affrontiamo in quest'Aula e la mozione che tra poco voteremo evocano una bella pagina di questo Paese, non solo perché le norme che furono approvate nel dicembre del 1998 proprio in quest'Aula mantengono la loro validità, segno che la politica può provvedere a dare risposte alla società lungimiranti e intelligenti, ma anche perché, quando parliamo di adozioni internazionali, parliamo di un Paese generoso che sa aprirsi al mondo e che sa raggiungere anche posizionamenti internazionali molto alti. Mi riferisco ai dati evocati dai colleghi ieri durante la discussione in quest'Aula e anche oggi che ci ricordano che, se si dovesse stilare una classifica delle nazioni più civili e virtuose sulla base delle richieste di adozione internazionale, l'Italia rappresenterebbe di certo un'eccellenza mondiale.

Grazie Presidente. Da sempre – dicevo – le coppie italiane sono ai primi posti fra i Paesi destinati all'accoglienza ed è persino un'esperienza che si fa in quest'Aula, dove sono più di una le persone che sono venute con noi in questi giorni a ricordarci di essere genitori adottivi e a raccontarci la propria esperienza, che dimostra che ogni caso è una storia e che ogni storia naturalmente ha caratteristiche tutte speciali. E tuttavia dicevo che complessivamente il nostro Paese può vantare generosità, anche perché non solo gli italiani sono favorevoli all'adozione internazionale, ma accettano di farsi carico di casi più impegnativi dal punto di vista umano, come ad esempio bambini grandi, ma anche da più punti di vista, adottando per esempio quello che oggi viene definito il bambino con dei bisogni speciali, special needs; utilizziamo un'espressione inglese ma sappiamo di che cosa stiamo parlando.

Dicevo che appunto però, da quando nel 1998 venne definitivamente.

approvata in quest'Aula la legge di ratifica della Convenzione de L'Aja del 1993, possiamo dire che da allora il sistema delle adozioni internazionali è stato completamente ridefinito. 
  La ratifica ha segnato per il nostro Paese la fine di un sistema che potremmo definire un po’ fai da te, fondato sull'iniziativa personale di aspiranti genitori adottivi e ha invece delineato un iter ben articolato, che è scandito da fasi ben distinte e che prevede l'intervento e l'interazione di più soggetti specializzati. Il nostro Governo per regolamentare il flusso delle adozioni ha creato una struttura ad hoc, la Commissione per le adozioni internazionali, che opera presso la Presidenza del Consiglio e che svolge una funzione di controllo e di garanzia dell'intera procedura. 
  Proprio ieri – lo ha ricordato poco fa il collega Palmieri – la CAI, che è presieduta da un eccellente magistrato, Silvia Della Monica, senatrice nella legislatura precedente, ha convocato tutti gli enti autorizzati, dopo oltre due anni e mezzo di silenzio e di vuoto. Ha ricordato ieri la prima firmataria di questa mozione, la collega Lia Quartapelle Procopio, che in questi decenni il delicato e complesso meccanismo dell'adozione ha visto alcune modifiche a seguito delle trasformazioni sociali. 
  Sono, però, rimasti immutati e validi i principi fondamentali su cui poggia: il rispetto dei diritti e il perseguimento del maggiore interesse del minore, il concetto di sussidiarietà, il ruolo e la funzione dei diversi enti nel processo di adozione. Mi piace sottolineare, in particolare, che il principio ispiratore che ci ha guidato e ci deve guidare, deve restare saldamente quello del superiore interesse del minore. Credo che debba essere questa la bussola con cui anche questo tema va affrontato e duole rilevare che in qualche intervento si è, invece, sentito parlare, in qualche modo, di altro. 
  È il superiore interesse del minore quello che deve essere tutelato, anche e soprattutto nelle adozioni. Voglio ricordare che in un'intervista, di recente, la presidente della CAI ha ricordato che in ambito internazionale il nostro sistema italiano viene considerato un modello da seguire, anche grazie all'attività costante di raccordo e di confronto che svolgiamo con tutti i Paesi dell'accoglienza. 
  Con i Paesi di origine, cioè i Paesi dove l'Italia adotta, esistono ormai rapporti consolidati di collaborazione e, per molti di questi l'Italia è pressoché l'unico Paese con il quale si interloquisce. L'Italia si assicura che in tutti gli Stati stranieri in cui opera per le adozioni internazionali le normative e le procedure di adozione siano rispettose dei principi espressi dalla Convenzione dell'Aja, e che quindi rispondano agli standard di garanzia e trasparenza necessari ad assicurare, appunto, la tutela del superiore interesse dei minori. 
  Abbiamo ricordato, è stato ricordato da più parti, che il dato raggiunto, considerato il significativo decremento del fenomeno a livello mondiale – mi riferisco al fatto che nel 2013 le coppie italiane hanno adottato circa 3 mila bambini – ha, però, registrato un calo inferiore rispetto all'anno precedente: era, infatti, stato più rilevante il calo del 2011. Anche nel 2013 si è quindi registrata una stabilizzazione della disponibilità delle famiglie italiane ad adottare, nonostante il continuo cambiamento del contesto internazionale e la crisi economica. 
  Questi dati confermano, come ci siamo detti, che l'Italia rappresenta uno dei Paesi di destinazione più attivi nello scenario internazionale: un buon segnale. La CAI svolge, e va messa nelle condizioni di poter continuare a svolgere, una continua attività di confronto, di controllo, di verifica, per assicurare l'effettivo rispetto dei diritti dei minori adottati, ma anche degli aspiranti genitori adottivi. A tal fine, una delle attività che la impegnano particolarmente è la negoziazione e la stipula di accordi bilaterali con i vari Paesi di origine atti a facilitare i rapporti tra i due Paesi e a rendere il sistema di adozione più sicuro. 
  Se si vuole considerare il fenomeno dell'adozione internazionale, però, tenendo presente solo un'ottica di numeri per cui l'Italia è, appunto, al secondo posto dopo gli Stati Uniti nel mondo per numero di adozioni, si commetterebbe un errore.

Una lettura che pone l'attenzione solamente sui dati numerici rischia di falsare l'analisi del fenomeno, perché sposta l'attenzione dalla qualità alla quantità. È assolutamente necessario, invece, valutare il fenomeno sotto il profilo della qualità e sotto questa ottica il sistema di accoglienza adottivo italiano, complessivamente, sia con riguardo alla disponibilità e alla capacità delle copie adottive, sia con riguardo al sistema istituzionale posto a governo dell'intera procedura, ci pare rispondere nella maniera più idonea a livello mondiale ai bisogni più profondi dell'infanzia. Dunque perché oggi ci troviamo a discutere una mozione che dice che le nostre norme, così come sono, che la nostra legge, sono buone e funzionano ? Ci troviamo a discuterne perché, appunto, vogliamo che essa si possa esplicitare in modo ancora più pieno e completo. Questa mozione chiede, quindi, avendo ascoltato soprattutto la società, che vengano...snellite le pratiche, che vengano fissati tempi certi, che venga sostenuta la Commissione per le adozioni internazionali, dotandola anche delle risorse economiche adeguate al suo lavoro e che venga sostenuta anche l'attività finalizzata a stipulare accordi bilaterali con i Paesi con i quali il percorso adottivo è stato eventualmente più discontinuo e complicato. Chiediamo, infine, il rifinanziamento del fondo anche prevedendo che il sistema di rimborso sia sostituito da un sistema che preveda incentivi, detrazioni fiscali. Insomma, chiediamo al Governo di impegnarsi perché la legge possa funzionare al meglio, naturalmente consapevoli del fatto che questo non risponde a tutto, per esempio a tutte le osservazioni che anche semplicemente abbiamo raccolto in queste ore, ma che già farebbe compiere un passo avanti nella direzione che tutti auspichiamo. Quindi, dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo.