Dichiarazioni di voto
Data: 
Martedì, 21 Giugno, 2016
Nome: 
Roberto Rampi

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Presidente, signor sottosegretario, pochi minuti per affrontare un tema che credo sia importante, cruciale: quello dei servizi cosiddetti aggiuntivi. Non è un tema di natura tecnica, perché in realtà di qui passa la concezione che si ha dei beni culturali, della cultura e in particolare dei musei e dei siti archeologici, se li pensiamo, come dev'essere nella modernità, come dei luoghi di ampia fruizione, dei luoghi non solo di bellezza, ma dei luoghi di diffusione della cultura, e quindi anche capaci di dinamicità e capaci di una divulgazione che passa spesso non solo dal contenuto statico di quei musei, ma proprio da quei servizi aggiuntivi, dalla loro capacità di arrivare alla popolazione, ai cittadini più vari, alle diverse fasce d'età, alle scuole; strumenti essi stessi, questi servizi così definiti aggiuntivi, di divulgazione e di valorizzazione dei beni culturali e del contenuto culturale non solo dei musei, ma più in generale del patrimonio italiano. 
Ecco, io credo che il Governo, in particolare il Ministro Franceschini, abbia oggettivamente invertito una tendenza rispetto all'attenzione al patrimonio culturale, ai beni culturali e al sistema museale: in termini di risorse, con uno degli investimenti più importanti fatti negli ultimi anni, e in termini anche di concezione dei musei, con le gare internazionali che hanno visto professionisti importanti dedicarsi alla gestione del sistema museale italiano. Naturalmente noi riteniamo che sui servizi aggiuntivi si debba fare bene e si debba fare velocemente. Nella mozione che abbiamo presentato chiediamo alcuni impegni, rispetto ai quali peraltro il Governo ha annunciato parere favorevole, che sono impegni di trasparenza, impegni di efficienza, impegni di celerità, rispetto ad un processo che è stato avviato – è stato ricordato – come con il coinvolgimento di Consip: un processo che prevede intanto di dividere la tipologia di questi servizi aggiuntivi tra quelli di natura più tecnica e di natura più gestionale, che sono una tipologia, quelli di natura più strettamente culturale, che hanno proprio ad oggetto la valorizzazione, e quelli che però aggiungono, nelle loro attività, ad esempio di ristorazione eccetera, alcune potenzialità anche queste di valorizzazione dei beni. 
E vado a concludere dicendo però che negli interventi che ho sentito c’è ancora una discussione che io trovo da superare, rispetto alla relazione che esiste tra la concezione del pubblico e quella del privato, e la concezione di che cosa è pubblico: io credo che pubblico sia lo spirito con cui si affronta un'iniziativa ed un servizio, e non si misura il pubblico solo su qual è l'oggetto giuridico di una gestione. Allora la nostra mozione: l'azione del Governo prevede una forte autonomia dei musei, perché lavorino caso per caso per dare a questi servizi la massima qualità, valutando se questa massima qualità, in un rapporto anche di efficienza e di efficacia, la possa dare una società di natura pubblica in house, o la possa dare meglio una società che esiste e che vince una gara. Credo che questo approccio del tutto laico ai servizi sia un approccio importante, faccia parte di un'idea più generale che vede una collaborazione tra il pubblico e il privato nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale che ad esempio è passata per progetti innovativi come quello dell’Art bonus, che sta dando dei significativi risultati. Noi pensiamo che i servizi aggiuntivi non siano un luogo per fare cassa, ma siano un luogo per fare con efficienza ed efficacia valorizzazione dei beni culturali, diffusione della cultura e sviluppo di una cultura popolare. Per passare a questo noi dobbiamo lavorare con maggior velocità: lo dico al Governo, questa è una sollecitazione che nella nostra mozione esiste; dobbiamo anche riconoscere che sotto questo Ministero questo lavoro si è fatto, e che c’è una concezione della cultura non come un investimento a perdere, ma neanche come – si è detto troppe volte – un luogo, il cosiddetto giacimento di petrolio, dove guadagnare dal punto di vista economico. L'investimento culturale è un investimento a lungo ritorno, ed è un investimento di natura culturale, è un investimento sull'intelligenza delle persone, e questo è l'investimento più importante che un Paese può fare.