Data: 
Lunedì, 19 Ottobre, 2015
Nome: 
Alessandra Terrosi

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Signor Presidente, il sesto programma quadro comunitario per l'ambiente, adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con decisione n. 1600 del 2002 della CE, è lo strumento normativo attraverso il quale fu avviata la cosiddetta strategia tematica per l'uso sostenibile dei pesticidi, la cui attuazione è iniziata con l'emanazione di quattro provvedimenti a livello europeo: la direttiva 2009/128/CE, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi; la direttiva 2009/127/CE, relativa alle macchine per l'applicazione dei prodotti fitosanitari; il Regolamento 1107 del 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari; il Regolamento 1185, relativo alle statistiche sui prodotti fitosanitari. Il primo dei quattro provvedimenti, la direttiva n. 128, è stata recepita in Italia dal decreto legislativo n. 150 del 2012, che, fra le altre cose, prevede che ogni Stato membro adotti il proprio Piano agricolo, per dare seguito a livello nazionale a quanto previsto in sede europea, armonizzando tempistiche e metodologie. Assegna cioè ad ogni singolo Stato il compito di sviluppare e sostenere politiche e azioni volte alla riduzione dei rischi nell'uso dei pesticidi e dell'impatto degli stessi sulla salute umana, sull'ambiente e sulla biodiversità. Come riportato nelle premesse al Piano agricolo nazionale, tali politiche devono assicurare lo sviluppo e la promozione di metodi di produzione agricola a basso apporto di prodotti fitosanitari, realizzare un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari riducendone i rischi e l'impatto sulla salute umana e sull'ambiente, promuovendo specifiche azioni e metodologie ispirate ai principi dell’Integrated Pest Management, IPM, all'agricoltura biologica e più in generale all'uso di alternative non chimiche ai prodotti fitosanitari. Il decreto n. 150 del 2012 rappresenta lo strumento di recepimento nazionale della direttiva n. 128. Gli obiettivi che dovranno essere perseguiti attraverso le azioni contenute nel PAN sono enunciate all'articolo 6 del citato decreto e riguardano la protezione degli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e della popolazione interessata, la tutela dei consumatori, la salvaguardia dell'ambiente acquatico e delle acque potabili e la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi. A questi si aggiungono ulteriori due obiettivi generali individuati direttamente dallo stesso PAN: ridurre i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull'ambiente e sulla biodiversità; promuovere l'applicazione della difesa integrata dell'agricoltura biologica e di altri approcci normativi alternativi. Nel decreto n. 150 sono inoltre contenute indicazioni specifiche di cui il PAN tiene conto e che riguardano i prodotti fitosanitari che non soddisfano più i criteri che avevano reso possibile la precedente autorizzazione; l'applicazione del principio di precauzione; le restrizioni nell'uso dei prodotti fitosanitari in particolari aree, quali quelle protette, o altri ambienti frequentati, quali parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili, aree verdi nei plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie; l'individuazione di indicatori per il monitoraggio e la valutazione delle misure previste nello stesso PAN per il raggiungimento degli obiettivi generali sopra citati. 
Il PAN, adottato con decreto ministeriale del 22 gennaio 2014, prevede la declinazione di una serie di azioni dettagliate e puntuali, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi generali. Una delle azioni fondamentali, previste nel PAN, è la formazione, intesa sia come formazione di base, sia come formazione di aggiornamento. La formazione regolamentata nel PAN è destinata agli utilizzatori professionali, ai distributori di presidi fitosanitari e ai consulenti. La formazione nel settore agricolo, in questo campo, è stata attivata ben 47 anni fa, con l'adozione del decreto del Presidente della Repubblica n. 1255 del 1968, aggiornato e modificato dal successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001. È bene sottolineare che, nel nostro Paese, gli utilizzatori in possesso delle abilitazioni all'acquisto e all'impiego sono circa 250 mila, mentre le abilitazioni alla vendita raggiungono la cifra di 7 mila unità. Il PAN dettaglia la durata minima dei corsi, le modalità di partecipazione e l'obbligo di frequenza, la modalità di valutazione e quella di svolgimento, la definizione di criteri per individuare i soggetti competenti alla realizzazione delle attività di formazione, la definizione di criteri per individuare i casi in cui sospendere o revocare le abilitazioni. 
Con questa nuova normativa vengono assoggettati all'acquisizione dell'abilitazione anche i consulenti fino ad oggi esclusi, seppure con la previsione di eccezioni. La formazione rappresenta evidentemente lo strumento più appropriato affinché vi sia piena consapevolezza rispetto all'utilizzo dei presidi fitosanitari in tutti i soggetti coinvolti, siano essi utilizzatori professionali, venditori e consulenti. I soggetti individuati quali attuatori della formazione si apprestano ad ultimare i corsi, posto che la scadenza per l'acquisizione della certificazione dell'abilitazione è fissata al 26 novembre 2015. È necessario procedere al monitoraggio relativo alle informazioni trasmesse a chi usufruisce della formazione e ai metodi utilizzati a tal fine. Oltre alle necessarie informazioni circa la pericolosità nell'uso dei presidi fitosanitari e alla descrizione puntuale dei danni che possono derivare da un loro non corretto impiego all'ambiente nella sua concezione più ampia, ai consumatori e, in prima istanza, agli stessi utilizzatori, occorre verificare che vi sia stato trasferimento di informazioni sui metodi alternativi che, per molte culture e in molti ambienti è possibile adottare. 
Occorre, in ultima analisi, verificare che non si tratti di corsi di formazione proforma, ma che vi sia una reale acquisizione di consapevolezza da parte dei discenti per la propria incolumità e per quella degli altri, anche attraverso la possibilità di scambi di esperienze dirette tra agricoltori e visite guidate ad aziende, che mettono in atto metodi di ICM o di agricoltura biologica. 
Tra l'altro, queste due ultime metodologie, l'ICM e l'agricoltura biologica, costituiscono argomento specifico dell'azione A7. 
Secondo i dati ISTAT riferiti al 2013, in quell'anno sono stati distribuiti 41,1 milioni di quintali di fertilizzanti, il 13,4 per cento in meno rispetto all'anno precedente. Alla diminuzione dei concimi in generale, del meno 23,9 per cento rispetto al 2012, si registra un aumento del consumo di ammendanti e di correttivi. Sempre secondo l'ISTAT, tutti i prodotti fitosanitari registrano un calo rispetto al 2012: fungicidi meno 14,6, insetticidi e acaricidi meno 15 per cento, erbicidi meno 3 per cento. Oggi sappiamo che molti di questi composti sono molecole biopersistenti, cioè resistono ai meccanismi naturali di degradazione che avvengono in natura e mantengono inalterate nel tempo le loro proprietà tossicologiche. Possono inoltre dare luogo ad un pericoloso, quanto imprevedibile, effetto deriva che ne permette la dispersione, attraverso acque e aria, anche a distanze considerevoli. Inoltre, talune molecole chimiche impiegate in agricoltura possono dare luogo al fenomeno della biomagnificenza, passando da un livello all'altro della catena alimentare aumentano cioè la loro concentrazione. L'OMS stima che la mortalità globale riferibile a intossicazione acuta da pesticidi superi le trecentomila unità all'anno. Tra coloro che risultano maggiormente colpiti ovviamente la categoria degli agricoltori. Le conoscenze attuali relativamente alle malattie neurodegenerative portano a pensare che esista un rapporto molto stretto tra l'utilizzazione professionale di pesticidi, in particolare insetticidi ed erbicidi, e il morbo di Parkinson, che in Francia è stato riconosciuto quale malattia professionale dei lavoratori agricoli. 
Altre ricerche mettono in luce una correlazione tra esposizione professionale ai pesticidi e la sclerosi laterale amiotrofica. Le elaborazioni effettuate dal SINAB, che è la struttura del MIPAAF dedicata all'agricoltura biologica, elaborazioni dei dati forniti al Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali dagli organismi di controllo operanti in Italia nel settore dell'agricoltura biologica e dalle regioni, indicano un aumento complessivo degli operatori del 5,8 per cento. 
Al 31 dicembre 2014, in Italia si contano 42.546 produttori esclusivi, 6.104 preparatori esclusivi, 6.524 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione, 259 che effettuano attività di importazione. Secondo la stessa fonte, si registra un aumento del 5,4 per cento della superficie coltivata con metodo biologico, che è pari a un milione 387 mila ettari circa, e quindi pari al 10,8 per cento della SAU nazionale: circa un punto percentuale in più rispetto all'anno precedente. 
Relativamente alle produzioni animali realizzate con metodo biologico, si registra, anche qui, un aumento consistente soprattutto nella produzione di suini e pollame bio. Il trend positivo dei consumi relativi ai prodotti biologici, in atto ormai dal 2005, si conferma. Secondo i dati Panel famiglie Ismea-Nielsen, gli acquisti di prodotti bio confezionati sono cresciuti in valore dell'11 per cento nel 2014, anche grazie a un incremento, più 14 per cento, del numero di referenze presenti a scaffale. 
L'evoluzione delle vendite bio per l'anno 2014 è legata principalmente ad un consistente aumento per i derivati dei cereali e degli ortaggi. È evidente l'orientamento dei consumatori sempre più verso la qualità delle produzioni, laddove la qualità viene intesa anche come salubrità dei prodotti alimentari stessi, garantita da una più bassa o nulla presenza di residui di prodotti fitosanitari. Tale obiettivo è evidentemente raggiungibile indifferentemente con l'adozione di metodi di ICM e di agricoltura biologica, ma, per ottenere benefici completi e di lunga durata, che si estrinsecano sia nel miglioramento delle condizioni del terreno sia delle acque superficiali e profonde sia sulla biodiversità, l'adozione di un metodo completo è certamente più efficace. 
Un metodo, quello dell'agricoltura biologica, che garantisce l'uso di pratiche agronomiche, lavorazioni, nutrizione del terreno, di difesa fitosanitaria e di gestione delle erbe infestanti tra loro interagenti, e non disgiunte, in una visione olistica dell'agroecosistema, e non particolaristica dell'una o dell'altra componente. Appaiono, pertanto, importanti le sotto azioni previste nel PAN, in modo particolare quelle relative all'elaborazione e messa a disposizione degli agricoltori di linee guida e manuali specifici per l'adozione delle suddette pratiche, anche se, come già riportato, appare ulteriormente importante il monitoraggio dei contenuti trasmessi durante la formazione; così come appare importante l'azione A.2.5, che prevede l'attivazione di insegnamenti specifici sulle materie trattate dal PAN, nonché la loro divulgazione e conoscenza nell'ambito degli istituti tecnici agrari e delle università. 
Uno degli obiettivi fondamentale del PAN è la riduzione dell'inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. Il rapporto dell'ISPRA inerente tale tipologia di inquinamento, riferito ai dati 2011 e 2012, riporta che sono state registrate in totale 175 sostanze e, in alcune stazioni, fino a 36 sostanze contemporaneamente. Sono stati monitorati 3.500 punti e prelevati 14.250 campioni. Nei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali sono stati ritrovati pesticidi nel 56,9 per cento dei casi. Nei 2.415 punti di monitoraggio delle acque sotterranee sono stati ritrovati pesticidi nel 31 per cento dei casi. 
Spesso le concentrazioni rinvenute erano basse, ma la contaminazione molto diffusa; duecento sostanze tra quelle attualmente in uso non sono incluse nei programmi di monitoraggio. E, infine, non è dato, fino ad oggi, conoscere l’«effetto cumulo» dovuto alla presenza contemporanea di più principi attivi. Particolarmente significativi risultano gli ultimi due punti, per cui è necessario provvedere all'ampliamento del ventaglio di sostanze indagate dai protocolli di monitoraggio, se si tiene conto del fatto che 38 di queste sostanze non monitorate sono descritte come pericolose per gli ambienti acquatici e per l'ambiente nel suo complesso. 
Si reputa necessario sostenere ricerche specifiche che mettano in luce gli effetti cumulati dovuti alla presenza di più principi attivi. Le conclusioni sulla tossicità delle miscele elaborate da tre comitati scientifici della Commissione europea, pubblicate nel 2012, mettono in evidenza che l'esposizione contemporanea a diverse sostanze chimiche può dar luogo ad effetto sinergico, oltre che ad effetto additivo, con effetti tossici maggiori di quelli causati dall'azione dei singoli principi attivi. 
Particolare attenzione merita il sistema delle autorizzazioni alla messa in commercio dei prodotti fitosanitari, disciplinato dal regolamento CE n. 1107/2009, il quale prevede, tra l'altro, la procedura delle autorizzazioni eccezionali, che il singolo Stato può autorizzare qualora si verifichino emergenze fitoiatriche, cioè problematiche non prevedibili e non curabili con metodi alternativi o con sostanze diverse dagli agrofarmaci di sintesi, per le quali viene autorizzata in deroga l'estensione dell'uso per uno specifico presidio. 
In particolare, le autorizzazione eccezionali di prodotti fitosanitari rilasciate per ragioni di emergenza fitoiatrica sono disposte dall'articolo 53 del regolamento CE n. 1107/2009. 
Come riportato sul sito del Ministero della salute, la Commissione europea sta predisponendo una nuova linea guida ad uso degli Stati membri al fine di chiarire in quali circostanze una situazione può essere definita di emergenza fitoiatrica e allo scopo di uniformare le procedure di rilascio di dette autorizzazioni da parte degli Stati stessi. 
Saranno, inoltre, fornite indicazioni procedurali su come effettuare la richiesta di autorizzazioni eccezionali. Il chiarimento dei citati aspetti appare di importanza notevole, se si considera che negli ultimi anni sempre maggiore è stato il ricorso ad utilizzazioni in deroga, laddove invece è auspicabile che queste avvengano in relazione ad effettiva necessità. 
Infine, merita un approfondimento la vicenda del noto erbicida glifosate, individuato dalla Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione come probabile cancerogeno per gli esseri umani, insieme ad altre quattro molecole. Questo principio attivo, il glifosate, è contenuto – è stato già detto – in circa 750 prodotti utilizzati per l'agricoltura, il giardinaggio e il trattamento degli spazi urbani. Pertanto, sono molto numerosi sia gli utilizzatori, sia i fruitori dei luoghi in cui vengono eseguiti i trattamenti che ne possono venire a contatto. 
Le ricerche condotte dallo IARC meritano senz'altro la giusta valutazione da parte delle autorità nazionali ed europee, in relazione all'opportunità di continuare ad utilizzare il principio attivo denominato glifosate sulla scorta delle informazioni emerse circa l'attività tossicologica dello stesso in base al ben noto, e richiamato anche nel decreto legislativo n. 150 del 2012, principio di precauzione.
 La normativa europea e nazionale – e mi avvio a concludere – nonché gli orientamenti dei consumatori in materia di alimentazione, così come quelli di un'intera società tendenzialmente più attenta alle tematiche della qualità del cibo e, più in generale, della qualità della vita (la quale viene sempre più identificata con la possibilità di vivere in un ambiente salubre in cui le attività produttive, agricoltura in primis, siano rispettose delle dinamiche e delle diverse componenti ecosistemiche), indicano che è necessario compiere tempestivamente tutti gli atti normativi per attuare pienamente la politica di salvaguardia dell'ambiente, della salute, della biodiversità, contenuta nel decreto legislativo n. 150 e nel PAN, privilegiando tutte le azioni che contemplano l'adozione di metodi agronomici, fisici e meccanici e che permettono il non utilizzo, o il ridotto impiego, di presidi fitosanitari di sintesi chimica.