Discussione sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 6 Dicembre, 2018
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 1334-A

Presidente, interveniamo in questa discussione generale sostanzialmente al buio: siamo al 6 dicembre e ancora non conosciamo i saldi di finanza pubblica che questa manovra si pone come obiettivo. Non lo sappiamo perché il Governo, dopo aver esultato in modo sguaiato per aver deciso di violare unilateralmente le regole concordate con l'Europa - ricordiamo tutti la scena del Vicepremier Di Maio affacciato al balcone di Palazzo Chigi per esultare, una penosa parodia di altri balconi e altre piazze - e dopo aver dichiarato che se ne sarebbe infischiato dei richiami europei - “noi tireremo dritto”, aveva “twittato” Salvini - improvvisamente il Governo si è reso conto di essere completamente isolato in Europa, lasciato solo da tutti, anche dai nuovi amici sovranisti dell'Est europeo, e di fronte al rischio sempre più concreto dell'apertura di una procedura di infrazione ha cominciato a fare precipitosamente marcia indietro. Oggi sappiamo che il Governo è alla disperata ricerca di un accordo con gli altri Paesi europei per trovare una quadra che eviti la procedura di infrazione, rimettendo in discussione tutti i saldi della manovra.

Ma questa incertezza, questo tira e molla, questo atteggiamento da spacconi che poi si rimangiano la parola, non riguarda e coinvolge solo o soltanto noi, l'opposizione, che non sappiamo che legge finanziaria oggi commentare, ma riguarda soprattutto gli operatori economici, le imprese, gli investitori, i mercati, che non si fidano più del Governo, che non sanno cosa aspettarsi, che guardano con sgomento alle incertezze che questa maggioranza, ogni giorno di più, diffonde. E questa perdita di fiducia è esattamente ciò che ha determinato i risultati disastrosi di questi primi sei mesi di Governo: l'aumento del costo del debito pubblico, che peserà come una tassa aggiuntiva di circa 5 miliardi all'anno sugli italiani, il tracollo della crescita, che dopo quattordici trimestri consecutivi di espansione modesta ma costante, nell'ultimo trimestre è tornata negativa e l'improvvisa inversione di tendenza della disoccupazione, che è tornata a crescere.

Io vengo da Brescia, la terza provincia manifatturiera più specializzata d'Europa, la provincia che rappresenta per valore il quinto prodotto interno lordo italiano, che esporta mediamente il 60 per cento della produzione, una delle locomotive del Paese. Ebbene, a Brescia la crescita della produzione industriale netta nell'ultimo trimestre si è fermata, il tasso di utilizzo della capacità produttiva ha perso terreno; e al grido d'allarme lanciato dagli industriali si è unito quello dei sindacati, uniti, che hanno denunciato le prospettive fosche e soprattutto la totale assenza, nei progetti della manovra economica e nei testi poi presentati, di misure idonee a garantire la crescita e l'occupazione. Perché questo è il paradosso più evidente: dopo questi preoccupanti risultati economici, la manovra economica, che oggi noi stiamo commentando o cercando di commentare al buio, aumenta il debito pubblico non per misure espansive, ma per finanziare provvedimenti di natura puramente assistenziale, oltre tutto di dubbia efficacia; penso, per esempio, allo smantellamento del reddito di inserimento, che stava cominciando a dare frutti per la lotta contro la povertà, per un reddito di cittadinanza tutto da inventare. E al contrario, questa manovra ridimensiona o addirittura mette in dubbio le misure utili a crescita e occupazione ereditate dal precedente Governo, come le grandi opere, i grandi investimenti pubblici già finanziati e oggi fermi, e le misure a favore di produttività e imprese, come Industria 4.0.

E purtroppo, anche limitando il campo di veduta al settore di cui mi occupo professionalmente e politicamente, la giustizia, i grandi annunci sono contraddetti dai freddi numeri, che ci dicono come, a fronte delle sbandierate assunzioni di personale amministrativo e giudici che proseguono, peraltro, un trend inaugurato dall'ex Ministro Orlando, in realtà il bilancio complessivo di comparto si riduce di quasi 40 milioni di euro: è tagliato di 10 milioni di euro il fondo per il finanziamento del processo penale e dell'ordinamento penitenziario minorile, c'è un taglio di 5 milioni di euro per le spese di funzionamento e gestione del sistema informativo, una decurtazione di 10 milioni per le spese di funzionamento degli uffici giudiziari, e solo grazie a un emendamento del Partito Democratico si aumentano le risorse al fondo destinato alle vittime dei reati violenti, colpevolmente dimenticate dal Governo a trazione leghista.

Ho concluso, Presidente. Ci spiegate, con questi numeri, come farete a garantire efficienza, processi più veloci, se da un lato aumentate la prescrizione e dall'altro riducete le risorse per il funzionamento della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Mi dispiace, ma da qualunque lato la si guardi questa è una manovra economica disastrosa per il Paese.