Data: 
Martedì, 4 Settembre, 2018
Nome: 
Andrea Orlando

Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ieri, signor Ministro, abbiamo incontrato le categorie produttive di Genova. Io penso che possa essere utile a lei e a tutti i colleghi sapere cosa si aspettano. Qualunque collega ligure potrà confermare o smentire le cose che sto per dire e anche lei lo potrà fare, incontrandole direttamente. Si aspettano certezza. Voi avete detto “revoca”, poi “nazionalizzazione”, poi “revisione delle concessioni”, oggi “banca dati”. Poi avete detto che il ponte lo farà Fincantieri, però che farete una gara. E come fate a sapere che la gara la vince la Fincantieri? Ora io non ho il tempo e forse non è neanche il momento di entrare nel merito delle vostre proposte. Vi chiedo soltanto: fatene una. Fatene una, perché, se non ne fate una, non può cominciare neanche una discussione, non si può valutare neanche qual è il vostro orientamento.E chiedono gli operatori economici certezza per il futuro. Lei dice che la Gronda non c'entra niente col ponte: possibile. Poi dice che la Gronda doveva partire nel 2019: vero. Io, però, le dico questo: tanto più, dopo la caduta del ponte, Genova è isolata dal resto del Paese. Allora, oggi, una risposta sul futuro di Gronda e Terzo Valico diventano ancora più essenziali, rispetto a prima della caduta del ponte. Se così è, le ricordo che la valutazione di impatto ambientale è stata firmata da me nel 2013, da Ministro dell'ambiente. Lì dentro ci sono gli scenari alternativi, le osservazioni, le prescrizioni, i costi e i benefici. Signor Ministro, qual è l'algoritmo oscuro che dobbiamo attendere, per capire qual è la valutazione che lei intende fare sulle singole opere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ce lo dica, per capire anche in questo caso, ma per fare capire soprattutto ai cittadini. Ancora, ci chiedono tempi certi e rapidità, lo chiedono al Governo, ma lo chiedono a tutti noi. Ho letto che lei in alcune dichiarazioni ha detto: sì, bisogna fare veloce, ma non a scapito della sicurezza. Ci mancherebbe altro! Però, i tempi non sono una variabile indipendente e non sono una variabile trascurabile. Una città è un organismo vivo, per fortuna la vita riprende, l'economia riprende. Ma non è detto che gli operatori del porto rimangano. E non ho detto che le imprese rimangano. E non è detto che le famiglie che possono non vadano a vivere da un'altra parte. Allora, quanto tempo ci vorrà, sarà uno degli elementi che definirà le conseguenze della caduta del ponte: tanto più tempo passerà, tanto più difficile risalire la china. Il giorno dopo non sarà tutto come il giorno prima e, se avremo, se avrete, perso del tempo, i danni saranno ancora più gravi. Si aspettano aiuti concreti. Io ho sentito dire sgravi, ho sentito dire esenzioni. Ma che sgravi ed esenzioni si possono dare a imprese che in questo momento hanno incassi zero? C'è bisogno di sostegni attivi e c'è bisogno di affrontare un tema: come si può impedire che Genova, nel corso dei prossimi mesi, sia ferita in modo tale da perdere strutturalmente la sua competitività. Allora, una zona economica speciale e, allora, anche un'autonomia impositiva del porto. Mi rivolgo ai colleghi della Lega: c'è rimasto qualche federalista ancora? Se sì, proviamo a sperimentare l'autonomia del porto, a partire dal porto di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E poi voglio dirvi una cosa con grande rispetto. So come è difficile fare il Ministro e so come è difficile anche capire quello che avviene, nel momento in cui ci si trova in una nuova situazione. Però, attenzione a non derubricare questa vicenda all'ennesimo problema che colpisce questo Paese, all'ennesimo problema che colpisce questo Paese incidendo su una realtà locale. Molti colleghi hanno ricordato che quel ponte collega le due sfere della città, che collega le due aree della Liguria. Ma quella è anche una delle principali direttrici di collegamento tra l'Italia e la Francia, ed è anche il principale supporto alle attività del primo scalo del Paese. Se noi aiutiamo Genova, lo dobbiamo fare per solidarietà, ma anche per difendere la competitività dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Genova è uno dei punti di forza della competitività del nostro Paese, soprattutto dal punto di vista logistico. Noi, se rispondiamo in tempo, siamo in grado di contenere i danni, se arriviamo tardi, quei danni saranno moltiplicati. E ancora con grande rispetto e ancora con grande consapevolezza delle difficoltà di chi svolge una funzione di Governo, io voglio dire una cosa molto semplice: signor Ministro, non ci risponda ancora una volta su quello che avrebbero fatto e quello che avrebbero dovuto fare i suoi predecessori, ci dica cosa vuole fare lei, ci dica cosa vuole fare lei.

È legittimo, signor Ministro, glielo ripeto, che lei sindachi quello che hanno fatto i suoi predecessori, riporti dei fatti, se sono veri agisca di conseguenza, se sono falsi ne risponderà, però le do una notizia: adesso il Ministro è lei. E guardi, non c'è niente di più bello e terribile della funzione che sta svolgendo, se lei non ci dà i punti di partenza non riparte niente. Può essere per molti un sollievo e per noi un elemento di sconforto, ma i fatti stanno così. Se lei non ci dice quando riparte e qual è la procedura per ricostruire il ponte, qual è il contenuto della legge speciale per Genova e quali sono gli elementi sulla base dei quali si avvia un percorso di ripartenza, noi, lei, produrrà dei danni ancora più gravi al Paese e io credo che non voglia e non possa assumersene la responsabilità.