Data: 
Martedì, 12 Febbraio, 2019
Nome: 
Ivan Scalfarotto

Presidente, io voglio subito scusarmi in modo preventivo con il Ministro Moavero, perché vorrei che tutto quello che dirò quest'oggi non venga considerato come un attacco personale: la stima per il Ministro, per la persona del Ministro, il suo curriculum, la sua esperienza è intonsa. Lo dico in inizio di discorso, perché il mio discorso sarà duro, signor Ministro.

Perché vede, qui c'è da chiarire una cosa in via preventiva: il Governo è un organo collegiale, il Governo per definizione ha una sola, una ed una sola posizione. Non esiste che ci possa essere la posizione che in cuor nostro pensiamo che abbia il Ministro Moavero, il Ministro Tria, le mezze parole dette dal Presidente del Consiglio, le cose che dice il sottosegretario Di Stefano seduto al banco del Governo che sono tutto il contrario di quello che dice il suo Ministro di riferimento, e le cose che dice Salvini. Noi addirittura abbiamo avuto in piazza in questi giorni una delegazione della Lega ad incontrare i dissidenti venezuelani dell'opposizione democratica venezuelana, mentre la Lega votava contro il riconoscimento di Guaidó al Parlamento europeo. Chiariamo allora una volta e per tutte che la posizione del Governo è una, e purtroppo la posizione del Governo italiano è una posizione inaccettabile.

Io voglio cominciare dicendo subito per il tramite del Presidente alla delegazione che è seduta in quest'Aula, che l'Italia è molto meglio della posizione italiana in questa vicenda.

Ho visto da parte della delegazione venezuelana dell'Assemblea nazionale che è venuta a trovarci occhi umidi, nel ricordare lo sconcerto del Presidente Guaidó e la distanza che l'Italia, che fa parte del DNA del Venezuela, signor Ministro Il Venezuela si chiama “Venezuela” perché Vespucci la chiamò “piccola Venezia”, sin dalla sua nascita il Venezuela ha avuto un DNA italiano, e oggi 2 milioni di venezuelani che portano nostri nomi e hanno il nostro sangue nelle loro vene guardano all'Italia non come alla madre che è in Europa, all'amica, alla sorella, al Paese alleato, ma come a qualcuno che sta voltando la faccia. Purtroppo i nostri amici venezuelani non sanno che questa è una caratteristica standard della politica estera di questo Governo. Questo è un Governo che semplicemente non ha una politica estera, l'abbiamo visto in più di un'occasione, alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto hanno già fatto alcuni esempi, ma ne voglio ricordare qualcuno anch'io. Vogliamo ricordare, signor Ministro, la posizione del Governo sulle sanzioni a Orbán? Al Parlamento europeo il gruppo della Lega vota in un modo e il gruppo dei Cinquestelle vota in un altro; alla Camera il voto è a sorpresa, non lo sappiamo, lo veniamo a sapere due minuti prima. Vogliamo ricordare il Global migration compact? Il Presidente del Consiglio, il custode massimo della nostra politica estera e della nostra identità all'estero - perché la politica estera è right or wrong, my Country, come dicono gli americani; la politica estera dovrebbe essere una, la posizione dell'Italia -, dice “noi firmeremo il Global Compact”, lei dice “firmeremo il Global Compact”, poi arriva qui il Ministro dell'Interno, che sul Global Compact ha una competenza - mettiamola così - di striscio, e ci notifica che non lo firmeremo. E anche in quell'occasione, per portarvi in quest'Aula, è stata una fatica di Sisifo, signor Ministro, perché non avendo qualcosa da dire, di fatto non dite niente. Non la dite a noi qui dentro, non la dite al resto del mondo fuori, così che il mondo è orfano di una posizione italiana. Qui la domanda, signor Ministro, è molto, molto semplice, gliela pongo direttamente. Non le chiedo se il Governo sta con Maduro o sta con Guaidó, le chiedo: tra la dittatura e la libertà, l'Italia dove sta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché questa, signor Ministro, è la domanda, non c'è un'altra questione. La storia del Venezuela la conosciamo, e sappiamo bene che chi governa in questo momento, Maduro, è un dittatore, è un uomo che ha usurpato il potere, è un uomo che ha vinto elezioni riconosciute come irregolari dall'intera comunità internazionale, signor Ministro. Ce l'ha detto anche lei oggi, che il nostro ambasciatore non è andato al ricevimento, quindi siamo d'accordo che Maduro è illegittimamente al potere con l'aiuto dell'Esercito, con soldi e risorse di cui vorremmo conoscere l'origine, signor Ministro. Da dove vengono i soldi che Maduro ha? Perché qui si parla - ne parla il mondo, non lo scopro io - di attività criminali. Allora io vorrei sapere dove sta l'Italia in questa situazione, se quel potere è stato usurpato, e la Costituzione del Venezuela dice che cosa si fa, nel caso in cui il potere venga usurpato: l'Assemblea nazionale, legittimamente eletta - perché ricordiamo che le elezioni del 2015, signor Ministro, sono riconosciute generalmente come elezioni regolari -, il suo Presidente, diventa il Presidente ad interim e porta il Paese a elezioni democratiche. E chi è questo Presidente? Un uomo di 35 anni, il numero cinque nella gerarchia del suo partito. E come mai il partito sceglie il numero cinque nella gerarchia? Perché i numeri uno, due, tre e quattro, signor Ministro, o sono in esilio, o sono messi in prigione, o sono morti! Questo è il destino dell'opposizione in Venezuela, e voi venite a dirmi che noi dobbiamo essere equidistanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma che cosa dice, signor Ministro? Cosa dite, colleghi del MoVimento 5 Stelle? Sono stati imprigionati in questi giorni giornalisti francesi, giornalisti cileni, giornalisti spagnoli! Ventuno Paesi hanno riconosciuto il Presidente Guaidó, nell'Unione europea, e l'Italia dov'è, signor Ministro? Dov'è l'Italia ? È con Putin? È con Erdogan? È, come direbbe il Ministro dello sviluppo economico, con il signor “Ping”? Noi ci accompagniamo alla Siria, a Cuba, all'Iran, alla Russia, alla Turchia, e non siamo con i nostri amici e fratelli tedeschi, spagnoli, francesi, canadesi, il posto dove l'Italia è sempre stata e dal quale voi la state tirando fuori per la vergogna di questo Paese, caro signor Ministro!

Ma lo sapete cosa succede in Venezuela? In agosto è stato introdotto il bolivar, quello nuovo, che toglie cinque zeri dalle banconote, quindi quelli che prima erano 50 milioni di bolivar adesso diventano 500! E lo sa quanto ci vuole per comprare un chilo di patate in Venezuela? Ci vuole una carriola di soldi, la metà di uno stipendio! La gente guadagna 4 euro al mese! C'è un'inflazione del 10 milioni per cento! Vuol dire che ogni prodotto alimentare raddoppia di prezzo ogni 26 giorni, signor Ministro, e lei mi viene a parlare di equidistanza! I venezuelani hanno perso in media undici chili di peso corporeo, nell'ultimo anno: non mangiano! Stanno scappando: scappano 2 milioni di profughi verso la Colombia, che ha fatto un grande lavoro verso il Brasile, ma noi lo sappiamo cosa vuol dire quando arrivano tanti migranti tutti insieme, quali sono le tensioni che si stanno verificando in quei Paesi. E lei mi parla di equidistanza, signor Ministro! Si stanno svuotando le scuole, le università, gli ospedali! Non mancano soltanto i medicinali, non manca soltanto il latte in polvere, mancano i medici! Mancano i professori! Manca tutta l'infrastruttura umana che dovrebbe esserci in un Paese! E lei mi parla di equidistanza, signor Ministro! Si vergogni! Si vergogni lei e il suo Governo, perché questa è una macchia - per il tramite del Presidente - indelebile che resta sulla coscienza di questo nostro Paese. E perché tutto questo accade? Perché la maggioranza non ha una linea, e non è che gli manca la linea per caso: gli manca la linea perché Salvini pensa delle cose, però Salvini, che quando vuole ottenere qualcosa la ottiene, lo sa bene il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che ha dovuto votare delle vere schifezze che ripugnano la coscienza di ogni persona civile per far contento Salvini, qui non ottiene quello che vuole, non porta a casa il risultato, come mai? È un risultato - badi bene, signor Ministro, per il tramite del Presidente - che non è casuale, perché il sottosegretario Di Stefano, che è lì seduto davanti a lei, nel marzo del 2017, è andato con il senatore Petrocelli - oggi uno fa il sottosegretario degli Affari esteri e uno fa il presidente della Commissione esteri del Senato, quindi non due scartine, non due peones, come si dice, non due di seconda fila - sono andati a trovare Maduro e ci hanno detto e in Venezuela hanno degli ottimi programmi di insegnamento dell'educazione musicale nelle scuole. Capisce? E il nostro collega Cabras è venuto a dirci - l'ha detto in Commissione - che il sistema elettorale che c'è in Venezuela è un sistema elettorale che ottiene le lodi del Carter Center! Vorrei che qualcuno lo raccontasse al popolo venezuelano che muore di fame, del Carter Center. Voglio concludere dicendo che quello che non si sopporta è l'ipocrisia, perché quando sento le parole della collega Emiliozzi - lo dico a lei, signor Presidente - penso che la collega abbia uno sfasamento dei piani della realtà, quanto meno, perché ci viene a parlare di non ingerenza nel Governo di uno Stato straniero. Tutto, ma non prenderci in giro, perché lei ci parla anche di evitare la legge del più forte, cosicché noi non ci ingeriamo nel Venezuela, dove c'è un dittatore in carica, però andiamo a fare un salto a Parigi, come scrive il Ministro dello sviluppo economico, per andare a incontrare i “gilet gialli”, che sulla legge del più forte fanno politica, e hanno lasciato 11 morti per strada in alcune settimane di ribellioni aperte allo Stato legalmente costituito e al Governo regolarmente eletto. Quindi, non si fa ingerenza, da un lato, ma si fa ingerenza dall'altro, con la Francia. Il Ministro dello sviluppo economico è andato ad attaccare uno dei nostri principali partner commerciali: abbiamo 10 miliardi di surplus di avanzo commerciale con la Francia, e il Ministro dello sviluppo economico va a fare una cosa del genere! Ma è follia! Siamo in una Hellzapoppin, non so come dire. I francesi hanno 300 miliardi di euro nel nostro sistema bancario, danno lavoro a 250 mila italiani, e voi prendete il nostro Paese e per la vostra follia, incompetenza e irresponsabilità mettete a rischio tutto questo, e in più la dignità del nostro Paese? Avete sulle spalle una macchia storica che i nostri posteri, i nostri figli, non vi perdoneranno.