Data: 
Mercoledì, 23 Gennaio, 2019
Nome: 
Alfredo Bazoli

Presidente, signor Ministro, colleghi, lei, oggi, Ministro, ha esordito nella sua relazione utilizzando parole impegnative, parole come “dialogo”, “confronto”, “apertura alle opposizioni”, parole, peraltro, contraddette subito dai toni, dai contenuti della sua relazione e, anche, dai toni e dai contenuti della sua replica, che più si attaglia al capo politico, al responsabile giustizia di un partito politico, che non a un Ministro che dovrebbe usare toni molto più istituzionali.

Perché, vede, signor Ministro, ogni dialogo, ogni confronto deve avere almeno due presupposti: la verità, lo ripeto, la verità e anche un pizzico di umiltà, di disponibilità a riconoscere le ragioni degli altri. La verità, intanto, imporrebbe di riconoscere anche il buon lavoro fatto dagli altri sulla giustizia e, mi spiace, ma lei è stato molto reticente su questo, molto reticente, lei avrebbe dovuto riconoscere i risultati conseguiti dai Governi che l'hanno preceduta. Lei ha ricordato che sulla giustizia civile ci sono performance in miglioramento, perché non ha citato i numeri di queste performance, perché non ha detto come è migliorata la giustizia civile in questi anni di governo del centrosinistra? Glielo dico io quanto sono migliorate le performance.

Lei ha detto che oggi ci sono 3 milioni e 200 mila cause pendenti nella giustizia civile; erano più di 5 milioni quando si è insediato il Governo di centrosinistra e le cause infra annuali, le cause ultra triennali nei tribunali, quelle che dimostrano l'eterna lungaggine dei processi, si sono ridotte del 40 per cento in cinque anni. I tempi dei processi si sono ridotti tra il 10 e il 20 per cento in questi anni di Governo del centrosinistra; l'Italia ha scalato 50 posizioni nelle classifiche internazionali dell'efficienza della giustizia civile, perché non li ha ricordati questi numeri? Ma lei crede davvero che questi numeri siano dovuti semplicemente al fatto che gli italiani non chiedono più giustizia? Che non accedono più alla giustizia? Lei crede seriamente che questi numeri che significano un'impostazione politica che ha aiutato a migliorare le performance della giustizia siano dovuti semplicemente al fatto che gli italiani non vogliono più accedere alla giustizia? Ma lei crede seriamente in questa cosa o non sono, invece, figli di un approccio rigoroso, serio, dei Governi che l'hanno preceduta su un tema così decisivo come la giustizia civile? È un terreno, una strada che è bene non abbandonare, sulla quale occorre proseguire.

Allora, ancora, a proposito di verità, perché non ha ricordato che le risorse alla giustizia non le ha aumentate questo Governo, ma le hanno aumentate i Governi del centrosinistra; in quattro anni, del 10 per cento, sono aumentate queste risorse. Perché non ricorda che l'inversione di tendenza sulle assunzioni di personale amministrativo e di giudici è figlia del Governo che l'ha preceduta; perché non ha ricordato tutte queste cose? Perché questo è il linguaggio di verità che consente un confronto vero. E sa perché io penso che lei non le abbia ricordate, sa perché penso che lei sia stato reticente su queste cose? Perché noi abbiamo l'impressione che a lei interessi la propaganda, che a lei interessi la demagogia, che a lei interessino gli slogan, che è un po' la cifra di questo Governo, che della comunicazione, degli slogan, della propaganda, ha fatto il proprio criterio distintivo, abbandonando ogni voglia di guardare nel merito alle cose, alle soluzioni e all'impatto delle scelte.

È un modello viziato questo, di questo Governo, e anche voi sulla giustizia state utilizzando questa cosa. Ma c'è anche di più e per me anche di peggio, perché voi in questa maggioranza avete due concezioni della giustizia un po' diverse; da un lato, c'è la Lega, la Lega che presidia il fronte della sicurezza, il campo della legge e dell'ordine, con gli slogan tipici della destra di ogni tempo, esemplificati da quelle parole vergognose del Ministro Salvini per il quale i detenuti devono marcire in galera, parole vergognose sulle quali non ho sentito una parola di biasimo da parte sua, signor Ministro, perché sono parole che contraddicono i principi su cui si fonda la nostra civiltà giuridica.

Il MoVimento 5 Stelle, invece, presidia l'ala moralizzatrice della vita pubblica, l'ala giustizialista, quella disposta a sacrificare, alla pretesa punitiva dello Stato, ogni garanzia dei cittadini, per quella concezione che ha teorizzato anche un magistrato a voi molto vicino per il quale non esistono presunti innocenti, ma solo presunti colpevoli, per i quali non è stata ancora raggiunta la prova. Queste due concezioni le state portando avanti con binari paralleli, a furia di ricatti uno nei confronti dell'altro. Lo abbiamo vito in questi mesi, la Lega ha masticato amaro sulla legge anticorruzione e sulla riforma della prescrizione, quella riforma che cancella, di fatto, l'unica garanzia dei cittadini contro la durata infinita dei processi, che voi avete cancellato e non accusi, signor Ministro, il Partito Democratico, perché noi una riforma della prescrizione l'abbiamo fatta, ma voi la state riformando senza neanche sapere quali sono gli aspetti di questa riforma, perché a voi interessa solo lo slogan, non interessa il merito delle questioni e delle riforme . Quindi, la Lega ha chiuso gli occhi su questa riforma e il MoVimento 5 Stelle chiude gli occhi sulla riforma tanto cara al Ministro Salvini, il grande inganno della riforma della legittima difesa, quella legge manifesto che lancia agli italiani un messaggio falso e pericoloso, in base al quale, da oggi in poi, ci si potrà difendere da soli e ci si potrà fare giustizia da sé in casa, nelle proprie abitazioni e negli esercizi commerciali. Io non ho sentito nessuno, in Commissione, del MoVimento 5 Stelle, alzare un ditino per contestare questa impostazione, perché questo è esattamente il vostro modo di procedere: si chiude gli occhi su una cosa e, in cambio, gli altri chiudono gli occhi sull'altra; è un crinale molto pericoloso che ci riporta indietro, perché noi non abbiamo paura dello scontro politico, anche sulla giustizia, noi abbiamo paura dell'uso politico della giustizia, ed è esattamente quello che state facendo voi, l'uso politico della giustizia, l'utilizzo della politica a mero scopo di consenso. È questo quello che sta accadendo oggi in Italia ed è un crinale molto, molto pericoloso, che si nutre di progetti, di atti e di provvedimenti che, ogni giorno, a noi, destano più allarme.

E vi sta esplodendo anche in mano la questione carceraria, la questione penitenziaria che noi avevamo avviato a risoluzione nella scorsa legislatura. L'anno scorso ci sono stati 63 suicidi in carcere, il numero più elevato dal 2011. Voi avevate una grande occasione, quella di portare a termine la riforma dell'ordinamento penitenziario che è figlia di un grande lavoro che è stato fatto nella scorsa legislatura e che, forse, avrebbe potuto consentire di ovviare e di risolvere i problemi della situazione carceraria in Italia; l'avete abbandonata, l'avete persa questa occasione, perché a voi non interessa avviare la giustizia e l'esecuzione della pena attraverso una riforma che consenta, finalmente, alle misure alternative alla detenzione di dispiegare pienamente i loro effetti, quelle misure alternative che sono l'unico strumento che coniuga deflazione carceraria, certezza della pena e sicurezza. Voi non avete il coraggio di andare in quella direzione che è l'unica direzione che consentirebbe di arrivare a risultati tangibili, anche sulla situazione carceraria. E chiudo, Presidente, con l'ultimo esempio della concezione che avete della giustizia, cioè una concezione di una giustizia asservita in toto alla propaganda, in spregio a ogni diritto e garanzia. E l'abbiamo misurata sulla vicenda dell'arresto di Cesare Battisti, una vicenda che noi abbiamo salutato, come tutti, con soddisfazione, perché finalmente è stato assicurato alla giustizia un latitante, un uomo che ha fatto del male, ha ucciso, è stato condannato all'ergastolo. È stata una cosa positiva, che abbiamo salutato con soddisfazione, ma che è stata trasformata in una indegna passerella, nella esibizione dello scalpo del condannato, in una sorta di esaltazione dell'esecuzione pubblica che ci ha precipitato indietro di secoli nel grado di civiltà giuridica .

Allora, io voglio concludere questo mio intervento, ed è francamente surreale che lei non si sia reso conto di quello che avete fatto: è surreale! È surreale che lei dica: ho sbagliato a fare quel video perché ho scelto la musica sbagliata. Questo lei ha dichiarato; ma come fa a dire una cosa del genere? Come fa a non capire che ha leso la dignità di un condannato? Come fa a non capirlo? E allora voglio concludere, concludo, Presidente. E concludo citando le parole di un familiare di una vittima del terrorismo, Manlio Milani, che perse la moglie nella strage di Piazza della Loggia a Brescia. Nel 2017, dopo 43 anni dalla strage, la Cassazione finalmente ha condannato all'ergastolo per l'organizzazione e l'esecuzione dell'attentato i neofascisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Milani ha detto queste parole: “Nel condannare Maggi la Corte escluse la sua immediata carcerazione, stante la sua precaria salute. Il 26 dicembre 2018 Maggi è morto a casa sua, assistito da medici e famiglia. Condivisi pienamente la scelta dalla Corte: a qualsiasi condannato vanno assicurati dignità e rispetto”. Una vera e propria lezione civile, che vi ha impartito una persona che ha sofferto sulla propria pelle le conseguenze di un delitto efferato, ma che ancora crede nei valori della Costituzione e della convivenza civile. Il Partito Democratico lì si collocherà sempre, a difesa di quei valori e di quei princìpi che i vostri atti e le vostre scelte oggi stanno minacciando.