Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 27 Giugno, 2018
Nome: 
Andrea Romano

Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato il suo discorso, Presidente Conte, con il rispetto e l'interesse che è dovuto a chi domani rappresenterà il nostro Paese al vertice europeo. Ma il punto fondamentale è che questo suo discorso non coincide in alcun modo con le parole che sono state usate in queste settimane da chi sta facendo davvero la politica estera italiana e chi la sta facendo davvero, Presidente, sono i Ministri Salvini e Di Maio.

Poco fa, lei, Presidente Conte, ha detto che in Europa il Governo parla con una voce sola, ma il nostro timore è che quella voce non sia la sua, perché sui temi della politica estera il Governo da lei presieduto sta mettendo in scena una sorta di gioco delle parti. Da un lato, lei, Presidente, si sta impegnando, anche con buona volontà - lo ammettiamo -, per prendere tempo. Un giorno recupera pezzi di politica estera sui quali si sono già impegnati i Governi a guida PD che l'hanno preceduta e non possiamo che essere lieti francamente della continuità sostanziale che abbiamo letto nelle sue parole su tanti temi. Alcuni li citava prima di me l'onorevole Fassino: l'impegno nella cooperazione internazionale, l'impegno in Africa - e cito il Migration compact - come anche il superamento del Trattato di Dublino, di cui non possiamo che compiacerci, visto che finalmente la Lega, partito a cui appartiene il Ministro Salvini, partito che faceva parte del Governo che firmò gli accordi Dublino, sembra aver cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi non possiamo che essere lieti finalmente di questo tardivo cambiamento di idea.

Altri giorni lei trascrive pezzi di risoluzione, per esempio del Parlamento europeo, vecchie risoluzioni tra l'altro che al Parlamento europeo sono state sostenute dal Partito Democratico e contestate dai partiti che oggi sostengono il suo Governo, la Lega e il MoVimento 5 Stelle, pezzi di risoluzione che troviamo nei dieci punti che lei, un po' pomposamente, mi perdoni, ha presentato come una vera rivoluzione nell'approccio europeo al fenomeno migratorio, ma, mentre lei fa questo esercizio di trascrittura, di cui ci compiacciamo, prendendo tempo forse nell'attesa che fuori da qui, in Europa, accada qualche miracolo, sono altri che in queste settimane hanno definito la politica estera italiana. E quegli altri sono, per l'appunto, il Ministro Di Maio e il Ministro Salvini. E come l'hanno fatto? Come hanno ridefinito la politica estera italiana? L'hanno fatto ricorrendo ad un approccio che affonda le sue radici nel periodo più buio e catastrofico della nostra storia nazionale.

Gli italiani, Presidente, hanno ascoltato il Ministro Di Maio definire la Francia il nostro nemico numero uno, mentre lei taceva, Presidente Conte, per non dire del silenzio del Ministro degli esteri. Gli italiani hanno ascoltato Salvini sparare raffiche di insulti quotidiani contro tutti i nostri alleati in Europa, mentre lei ancora taceva, Presidente Conte, per non parlare, ancora una volta, del silenzio del Ministro degli esteri.

Mentre lei va in Europa a rappresentare l'Italia, è in atto in questo Paese una corsa tra Salvini e Di Maio a chi la spara più grossa su tutti i temi fondamentali della nostra politica estera: l'Europa, la difesa, le libertà commerciali, e via dicendo. Gli italiani hanno assistito in queste settimane, in sintesi, al tentativo di collocare l'Italia in contrapposizione all'Unione europea, isolata dai suoi alleati storici e avamposto nel Mediterraneo di Paesi che negli ultimi anni hanno lavorato contro i nostri interessi nazionali, grandi Paesi come la Russia di Putin, da cui forse il suo Governo si illude di ricevere protezione e benevolenza, o piccoli Paesi, come quelli di Visegrad, che hanno davvero poco in comune con i nostri interessi e con la nostra idea di libertà, Europa e democrazia.

Ma questo, Presidente, quello messo in atto dai Ministri Salvini e Di Maio, è un approccio alla politica estera che insieme è falso e autolesionistico. È falso, perché il tema delle politiche migratorie, che è fondamentale, è utilizzato solo come pretesto per la creazione artificiale di nemici fuori dai nostri confini ed è un pretesto che serve, in realtà, a creare una gigantesca cortina fumogena, dietro la quale nascondere l'incapacità del Governo da lei presieduto di affrontare e realizzare anche solo una minima parte delle promesse che sono state fatte agli italiani in campagna elettorale; ma è un approccio anche autolesionistico per la nostra politica estera, perché quello che voi chiamate sovranismo la storia lo chiama con il suo vero nome, che è nazionalismo isolazionistico e, professor Conte - mi rivolgo a lei anche come professore - lei sa che il nazionalismo isolazionistico non ha mai portato né risultati né fortuna al nostro Paese; lei sa che il motto “molti nemici e molto onore” ha provocato solo disgrazie all'Italia. Quel motto, che altri prima di Salvini anche in quest'Aula ripeterono a petto in fuori, la storia si è poi incaricata di correggere in un'altra versione: “molti nemici, molte catastrofi per l'Italia”, catastrofi che sono state pagate dagli italiani a durissimo prezzo e per moltissimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Infatti, il nazionalismo, professor Conte, è solo il contrario del patriottismo e, dunque, il contrario della vera difesa degli interessi nazionali. E, allora, le domando: dov'è l'interesse nazionale italiano nell'isolarci da una gestione del fenomeno migratorio che sia condivisa con i nostri alleati? Dov'è il patriottismo, Presidente, nel mettersi a rimorchio di un regime autoritario come quello di Mosca su tutti i temi che contano, dalle sanzioni decise dall'Unione europea per le violazioni territoriali contro uno Stato sovrano, alla politica di cooperazione militare, e via dicendo?

Siamo arrivati al punto di ascoltare l'entusiasmo dell'ideologo principale del putinismo, Dugin, già fondatore del Partito nazional bolscevico, che pochi giorni fa ha espresso motivi di grande soddisfazione perché finalmente l'Italia è guidata da due forze amiche del loro Paese. E, allora, Presidente, mi permetta di dirle che l'Italia è forte quanto è più forte nelle istituzioni internazionali di cui è parte, almeno dalla fine della seconda guerra mondiale. E non è forte, come pensate voi, quanto più è isolata dai suoi alleati storici.

Per questo, il vostro gioco delle parti è un gioco irresponsabile, perché, come diceva François Mitterrand - e mi perdoni se citerò non solo un socialista, ma un francese, un esponente di quel Paese che voi considerate il nostro nemico numero uno –, “il nazionalismo è la guerra” e Mitterrand sapeva, come sappiamo noi e come sanno gli italiani, che il nazionalismo è guerra commerciale, è guerra culturale, è guerra economica e può diventare anche guerra guerreggiata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); e noi vogliamo impedire… …che questo destino, e concludo, si ripeta per il nostro Paese e lavoreremo perché questo destino non si ripeta, nonostante le pessime intenzioni che si nascondono dietro il vostro gioco delle parti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).