Data: 
Martedì, 11 Dicembre, 2018
Nome: 
Chiara Braga

Grazie, signor Presidente. Il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre rappresenta un appuntamento importante per l'ambiente per due ragioni fondamentali. Infatti, si discuterà del prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 che prevede, tra le altre cose come sappiamo, una proposta di regolamento sulla modalità e la messa a disposizione di risorse basate proprio sulla base imponibile consolidata comune, sul sistema di scambio di quote di emissioni e sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. Le maggiori novità riguardano la diversa ripartizione degli stanziamenti. In particolare, come sappiamo la Commissione propone di innalzare i livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo. Tra questi vi sono quelli in materia di clima e di ambiente, con un incremento della dotazione del programma LIFE che arriva fino a 5,4 miliardi, anche se sappiamo bene che, nonostante questo incremento, il complessivo delle risorse del bilancio europeo destinate al clima e all'ambiente continua a rimanere al di sotto dello 0,5 per cento del bilancio.

Per quanto riguarda, invece, le entrate del bilancio europeo, la Commissione prevede di confermare le risorse proprie attualmente esistenti e di istituire altre tre nuove risorse proprie e due di queste hanno un'incidenza nella rilevanza ambientale: il 20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni e un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro, per un importo stimato di circa 7 miliardi all'anno. Questo aspetto è coerente con il pacchetto europeo di misure per l'economia circolare, che è stato approvato in via definitiva a maggio 2018 e che è entrato in vigore nel luglio di quest'anno. Sappiamo che è una sfida decisiva per il nostro Paese sulla quale chiediamo al suo Governo, Presidente Conte, di giocare un ruolo attivo in relazione e in confronto con il sistema economico produttivo, con il sistema lavorativo e con tutti quelli che devono concorrere ad un'evoluzione di un passaggio da un modello di sviluppo lineare ad un modello di sviluppo circolare.

Il secondo oggetto di interesse di questo appuntamento si incrocia con quanto sta avvenendo - ed è di rilevanza mondiale - in questi giorni proprio in Europa, a Katowice in Polonia. La XXIV Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul clima delle Nazioni Unite è un appuntamento di grande importanza sul percorso di attuazione dell'accordo sottoscritto dalla COP 21 a Parigi. Si può dire che tra gli obiettivi fondamentali di questa COP c'è quello di definire la maggior parte delle regole necessarie all'implementazione dell'Accordo di Parigi. La scrittura e la definizione del Rule Book è un passaggio decisivo, perché si tratterà di dar corso a quanto già stabilito nel 2015 andando a dettare una serie di linee guida che renderanno pienamente operativo l'Accordo, a valutare i progressi svolti in questa direzione dai Paesi membri e a consentire un rilancio nella lotta al contrasto ai cambiamenti climatici. Come si concluderà questo appuntamento in Polonia sarà decisivo per garantire la robustezza dell'Accordo e, soprattutto, per misurare l'interesse dei sottoscrittori alla sua effettiva implementazione.

Sappiamo che questo appuntamento vede l'Europa e l'Italia in un ruolo decisivo. Così come lo è stata l'Europa - e anche il nostro Paese - nel raggiungere l'accordo a Parigi nel 2015, oggi l'impegno dell'Europa è di guidare l'azione internazionale sul clima e delineare una transizione verso l'azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050. Sappiamo che tale transizione deve essere realizzata in modo equo e deve svilupparsi in modo sostenibile sul piano sociale, essere efficiente dal punto di vista dei costi e deve anche corrispondere ad un'adeguata indicazione e individuazione di investimenti che facilitino la transizione a lungo termine. Sappiamo che i Paesi hanno dei compiti e delle responsabilità decisive, quali l'obbligo, ad esempio, di presentazione, entro la fine di quest'anno, del piano integrato in materia di clima-energia che dovrà definire e indicare gli obiettivi da conseguire al 2030.

Quello che noi chiediamo al nostro Governo è di non essere - come dire - reticente su questo punto. Vorremmo che questo tema diventasse - e non lo è stato nel suo intervento al quale lei, Presidente Conte, ha dedicato poco più di una frase e pochissime parole - centrale nell'azione del nostro Governo, sapendo che l'Europa, come ha giustamente sostenuto qualche giorno fa il commissario Cañete, ha da giocare e può rivendicare un ruolo di leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici. L'Europa non è gli Stati Uniti, dove se cambia il Presidente cambiano in maniera drammatica e tragica le politiche per il clima. Le nostre politiche sono politiche permanenti, coerenti e ambiziose, e siamo l'unica realtà ad avere già fissato i target per il 2030, traducendoli in legislazione.

Sappiamo che portare a zero le emissioni di gas serra richiederà uno sforzo massiccio e dei cambiamenti radicali. Ci sono dei segnali incoraggianti: il fatto, ad esempio, che il Comitato europeo delle regioni abbia proposto di inserire nel libro delle regole di attuazione dell'Accordo di Parigi un sistema di contributi regionali e locali complementari. Ma ci sono anche dei segnali preoccupanti: non mi riferisco solo alle dichiarazioni deliranti di persone di stretta fiducia di Ministeri del suo Governo, che in questi giorni ci hanno rappresentato strane teorie sull'origine dei cambiamenti climatici. Ci sono dati ufficiali che certificano, ad esempio, come l'Italia è scivolata drammaticamente di posizione rispetto agli obiettivi di raggiungimento delle politiche climatiche avanzate, scendendo dal ventitreesimo al sedicesimo posto. Una tendenza che è frutto delle vostre scelte, delle vostre politiche: i tagli agli incentivi, l'incertezza normativa sul settore delle energie rinnovabili che ritroviamo nello schema di decreto sulle fonti di energia rinnovabile che esclude del tutto la geotermia dalle fonti incentivate, un target per le rinnovabili al 2030 più basso di quello dell'Unione europea.

E poi, purtroppo, la mancanza di chiarezza che noi non abbiamo trovato nelle sue parole. Lei ci ha detto che questa manovra farà crescere l'Italia anche dal punto di vista ambientale, ma non è così. Avete sprecato una grande occasione di aggiornare la previsione sugli indicatori BES nel piano della manovra e non avete ancora chiarito come vorrete giocare la sfida fondamentale di candidare il nostro Paese nel 2020 ad ospitare la COP 26. È una grande occasione per il nostro sistema delle imprese, delle università e della conoscenza. Dunque, dobbiamo chiederle di rappresentare con forza anche a Bruxelles questo obiettivo.