Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 24 Giugno, 2014
Nome: 
Roberto Speranza

Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, penso che la discussione di oggi sia particolarmente significativa perché i mesi che arrivano sono realmente decisivi per il futuro dell'Europa e il futuro dell'Italia. Voglio provare a dire una cosa, in premessa, e cioè che in momenti come questo, il Parlamento e il Governo dovrebbero provare a mettere davanti a tutto l'interesse del Paese, prima di ogni distanza politica. Abbassiamo per un istante le bandiere di parte e difendiamo, insieme, l'interesse nazionale e l'interesse europeo. È già accaduto in altri passaggi storici e a me pare che questa sia la lezione che Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica, a cui va la gratitudine del gruppo del Partito Democratico, abbia provato a consegnarci anche in questo passaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): l'Italia prima di tutto. L'Italia, caro Presidente, si presenta a testa alta, oggi, a questo appuntamento con un Governo forte e legittimato e può essere protagonista di quel cambiamento che in quest'Aula tutti auspicano. Siamo legittimati dai numeri del Parlamento, ma siamo altrettanto legittimati da un risultato straordinario delle elezioni del 25 di maggio.
  L'Europa è dentro una rottura di un rapporto di fiducia vero, profondo tra cittadini e istituzioni. Se alziamo lo sguardo e proviamo a capire oggi il nostro continente, ci rendiamo conto subito che c’è una nuova marginalità sul piano geopolitico e sul piano economico e questa marginalità, purtroppo, si riflette proprio in una fiducia difficile che i cittadini hanno nei confronti delle istituzioni. Le ultime elezioni europee, in modo particolare i risultati di grandi Paesi come la Francia e l'Inghilterra, ce lo segnalano con grande evidenza.
  Allora, signor Presidente, il primo obiettivo, dal mio punto di vista, è provare a ricucire questo strappo, riconvincere i cittadini europei che questo processo di integrazione è l'unica strada possibile per contare nel mondo e per uscire dal rischio di marginalità. La crisi Ucraina che abbiamo toccato con mano in queste settimane rappresenta plasticamente l'irrilevanza alla quale siamo destinati senza un vero cambio di rotta. Voglio dirlo con forza: nessuno Stato nazionale, lo ripeto, nessuno Stato nazionale, grande o piccolo che sia, è in grado, da solo, di assicurare prosperità e sicurezza; questo può e deve essere il semestre del cambiamento, sì, un semestre in cui cambiamo davvero, a partire da una consapevolezza che tutti quanti dobbiamo avere in quest'Aula come in Europa e cioè la consapevolezza che questo straordinario progetto che le generazioni più grandi hanno consegnato alle generazioni più giovani, senza un cambiamento profondo, rischia di non rispondere più ai sogni e alle speranze che esso aveva alimentato.Guardi, signor Presidente, non basta la retorica, ne abbiamo fatta troppa in questi anni, bisogna cambiare davvero. Il primo punto di questo cambiamento radicale sta nella politica economica e finanziaria. Lo abbiamo detto molte volte, l'austerità e il rigore potevano portare a un consolidamento dei bilanci, invece, non lo hanno fatto, non hanno aggiustato i bilanci e hanno bloccato la crescita, acuendo una crisi sociale senza precedenti e aumentando un sentimento antieuropeo sempre più diffuso. Allora, che fare oggi ? Dobbiamo liberare le energie e le risorse, favorire gli investimenti, portandoli fuori dal Patto di stabilità e i segnali di queste ultime ore, anche da parte della Merkel, mi sembrano incoraggianti. Il dramma, Presidente, il dramma più grande di quest'Europa è, in modo particolare, la disoccupazione e qui voglio dire come la pensiamo noi, perché quando si è chiamati a scegliere – e non importa qual è la funzione che tu svolgi: puoi essere un consigliere comunale, un consigliere regionale o un sindaco – devi farti sempre una domanda e la domanda è con quali occhi guardi al mondo, quale punto di vista assumi come il punto di vista principale che ti consente di scegliere e di decidere. Ebbene, la nostra risposta è che il punto di vista da assumere e gli occhi da scegliere sono gli occhi di una generazione che rischia di non farcela più, di una generazione che rischia di essere l'epicentro di una rottura tra politica e cittadini che non sappiamo più quando si fermerà.
  Allora, io penso che insieme dobbiamo lavorare perché questo semestre sia il semestre per cambiare l'Europa e cambiare l'Europa significa, come abbiamo detto stamattina, puntare su ambiente e risorse naturali come leva per un nuovo sviluppo sostenibile. Ancora, cambiare l'Europa significa puntare sulla diffusione delle tecnologie digitali, sull'innovazione e – non smetteremo mai di dirlo con tutta la nostra forza – credere e ripartire dalla scuola e dall'università, come parole guida e come punti di partenza di un cambiamento profondo e radicale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, ancora, cambiare l'Europa significa lotta alla povertà e significa battaglia quotidiana per l'inclusione sociale, immaginando lo spazio europeo come uno spazio aperto dei diritti e della cittadinanza.
  E ancora, con forza, cambiare l'Europa significa un nuovo ruolo politico più forte, più autorevole, nel Mediterraneo e io penso che questo sia veramente fondamentale per noi, per il nostro futuro. Ce lo chiedono anche i nostri partner, a partire dagli Stati Uniti d'America. Noi possiamo essere fattore di stabilizzazione in quell'area e la stessa questione dei migranti, quelle immagini drammatiche che non vogliamo mai più vedere, si risolve solo se si affrontano i nodi politici in quell'area. Lo diceva, meglio di tutti, una personalità del nostro Paese che è stato Presidente del Consiglio, ma che è anche stato un fantastico Ministro degli esteri, Aldo Moro. «Nessuno è chiamato a scegliere – diceva Aldo Moro – tra l'essere in Europa o essere nel Mediterraneo, perché l'Europa intera è nel Mediterraneo».
  Presidente, noi lo faremo con la forza che abbiamo, lo faremo con la dignità e l'orgoglio di chi ha fatto scelte chiare e nette e noi del Partito Democratico rivendichiamo a testa alta queste scelte. Abbiamo scelto, pochi mesi fa, di aderire al Partito del socialismo europeo, di aderire a quella famiglia dei socialisti e democratici fatta dei grandi valori di questo tempo: l'uguaglianza, la solidarietà, la libertà, i diritti. Dico queste cose con forza perché penso che aderire ad una famiglia politica non sia un fatto banale, sia scegliere il proprio campo di valori. E voglio ricordarlo, non senza rammarico, rispetto a chi pochi giorni fa ha fatto scelte diverse. Penso al MoVimento 5 Stelle, che siederà in Parlamento europeo a fianco agli xenofobi di Farage, mentre noi stiamo totalmente da un'altra parte e difendiamo i nostri valori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Siamo orgogliosi perché in quella delegazione ci andiamo essendo i più grandi, dopo questo straordinario risultato e, Presidente, sentiamo sulle nostre spalle il peso di questa enorme responsabilità. Lo sentiamo noi come, siamo sicuri, lo sente ogni giorno lei. Faremo ogni sforzo, ogni sforzo possibile per non deludere questa fiducia che gli italiani ci hanno dato. Lo faremo oggi e lo faremo in quei mille giorni che abbiamo di fronte a noi per cambiare l'Italia.
  Presidente, questo è un punto di forza. Il risultato del Partito Democratico è un punto di forza, ma voglio essere chiaro in quest'Aula: non è solo un punto di forza per il Partito Democratico, è un punto di forza per la nostra democrazia e per le istituzioni che vogliamo ogni giorno difendere e quella fiducia, quella fiducia fortissima che è arrivata, io penso che debba essere un punto di partenza per cambiare l'Italia, ma anche per cambiare l'Europa.
  Io voglio dire oggi in maniera solenne con questa dichiarazione di voto che si può contare sulla forza di questo gruppo parlamentare, perché questa fiducia non veda nessun segnale di tipo diverso e perché insieme si provi realmente a realizzare questo cambiamento