Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 26 Aprile, 2016
Nome: 
Ermete Realacci

A.C. 2039-A

Grazie Presidente. I relatori per la maggioranza, Braga e Fiorio, hanno illustrato con chiarezza i contenuti del provvedimento e io vorrei fare un'operazione anche di franchezza e di verità. Il provvedimento è stato difficile, è difficile, perché è un provvedimento complicato. Ne abbiamo discusso a lungo e c’è da tener conto di vari interessi. Ha ragione su una cosa il collega De Rosa: è un provvedimento che poi alla fine inevitabilmente è finito anche a trattare di urbanistica perché non si è riusciti a tenere separata la questione del consumo di territorio dalla questione, appunto, dell'uso delle città, di dove orientare l'attività dell'urbanistica. È un provvedimento che, come ricordava anche adesso il sottosegretario, viene in un Paese che su questo fronte ha pagato un prezzo salato a brutte politiche urbanistiche, per non parlare dell'abusivismo. Ma abbiamo avuto anni di barbarie e io dico soltanto come esempio che anni fa un alto funzionario della FAO mi ha raccontato che a un certo punto, negli anni Cinquanta, avevano bisogno di uno spazio dove costruire un nuovo edificio perché ne avevano bisogno e il comune di Roma di allora gli offrì il Circo Massimo perché, siccome c'era quello spazio dentro la città, tanto valeva in qualche maniera riempirlo. Ecco, fortunatamente la cultura è cambiata, ma mettere mano a una legge di questo tipo è difficile perché bisogna tener conto degli interessi e del funzionamento dei comuni e delle regioni. E in questo invito i colleghi a non essere esterofili perché è vero che l'Italia ha avuto pessime politiche urbanistiche, ma quando si scrivono queste leggi è difficile farlo anche in altri Paesi. Qui tutti citano la Germania e io l'ho letta la legge tedesca. La legge tedesca è più debole di quella italiana, come obiettivi, e la Germania è il Paese che in sede europea si è opposto al fatto che l'Europa avesse una normativa più stringente sul consumo di territorio perché la partita è complicata. Ora sentiremo parlare nel dibattito e abbiamo già sentito parlare da fronti opposti. Da un lato, c’è chi dice che questa legge addirittura favorisce la cementificazione. È stato detto anche questo, con raro sprezzo del ridicolo. Dall'altro lato, ci sono colleghi di Forza Italia che hanno detto, accusando me in particolare, che questa legge rappresenta un esproprio proletario e che non sarebbe stata mai portata in Aula perché il PD si sarebbe opposto e, infatti, la maggioranza e il PD hanno chiesto che questa legge venisse in Aula e penso possa essere anche migliorata. La verità è che questo passaggio è un passaggio difficile, necessario e possibile oggi. È difficile per i motivi detti: ci sono molti interessi, c’è stato un cattivo uso dell'urbanistica, come hanno ricordato in vari. Mi sembra che sia il collega Fiorio che la collega Braga abbiano detto, tra l'altro, che purtroppo gli oneri di urbanizzazione sono diventati un pezzo della fiscalità generale in una fase di restringimento delle risorse per i comuni. Ciò ha fatto sì che abbiamo fatto delle politiche non nell'interesse del futuro, ma nell'interesse della cassa. Questo è un problema. Come è un problema il fatto che una parte di queste previste urbanizzazioni che non si faranno mai sono oggi in pancia a banche e a imprese; sono a garanzia, sono crediti inesigibili, come si suol dire, ma fare un'operazione di verità non è indolore. Quindi, è un provvedimento difficile. È un provvedimento necessario, è stato detto: il consumo di territorio, i 7 metri quadri al secondo, l'abusivismo, il dissesto idrogeologico, la tutela del paesaggio. È un provvedimento, però, oggi possibile. Perché è possibile ? È possibile perché sta cambiando l'edilizia, che è il settore più colpito dalla crisi. Io ricordo che nell'edilizia si sono persi dall'inizio della crisi oltre 500 mila posti di lavoro. L'edilizia oggi è in larga parte, per circa il 70 per cento, un'edilizia di manutenzione ordinaria e straordinaria; è un'edilizia di qualità. Noi l'abbiamo favorita questa edilizia perché provvedimenti che vanno resi più forti e stabilizzati come il credito di imposta e l'ecobonus hanno mosso enormi settori, lavoro imprese, innovazione. 

Nel gennaio di quest'anno l'investimento attivato dal credito di imposta e dall'ecobonus è stato di 4,7 miliardi di euro, quasi il doppio del gennaio dell'anno scorso, che era stato un mese invece basso. E nel 2014 questi settori hanno mosso 28,5 miliardi di euro, con una ricaduta occupazionale fra diretto e indotto di 445 mila posti di lavoro. Allora, per capirci, questo è un mondo che sta cambiando e quando si critica il fatto che ci siano interventi anche di semplificazione sulla rigenerazione urbana, non si capisce che questi sono effettivamente la possibilità di contenere il consumo di suolo. Il consumo di suolo si contiene se noi ritorniamo a costruire bellezza, se noi diamo dignità al progetto, se noi demoliamo e ricostruiamo e, come sta accadendo in alcune nostre città, se noi riqualifichiamo aree urbane. Questo significa anche regole più semplici, regole certe e trasparenti, incentivi per chi va in questa direzione. Anch'io mi auguro che sia possibile che questi incentivi già in questa legge prendano anche la direzione di incentivi di natura fiscale, che fanno capire che chi riqualifica un immobile deve pagare di meno di chi consuma nuovo suolo. Alcuni comuni lo stanno già facendo. Milano già dà degli incentivi in questa direzione. Però è chiaro che questo apre una possibilità di cambiamento forte e, aggiungo, si incrocia con la delega sugli appalti. Una parte importante del consumo di territorio è legata alle grandi opere pubbliche. Nella delega sugli appalti ci sono dei cambiamenti fortissimi: si prevede il débat public nel determinare le opere pubbliche; si prevede una forte selezione sulle opere pubbliche; si ridà forza e dignità al progetto che prima era soltanto sostanzialmente ancillare rispetto all'appalto. Quindi, ricostruire bellezza, ridare dignità al Paese. Un grande architetto e un grande scrittore, Vitruvio Pollione, che ha scritto un trattato notissimo – adesso Chiara lo conoscerà sicuramente meglio di me per le sue qualità professionali –, sosteneva che un'opera pubblica deve essere caratterizzata da utilitas, firmitas e venustas, cioè da utilità nella funzione, solidità statica e da materiali di qualità e da bellezza estetica. Non potremmo dire cose diverse oggi, ma non è la strada che abbiamo sempre seguito. Il fatto che oggi si stia cambiando rotta, anche nelle opere pubbliche, ci aiuta ad andare nella giusta direzione. 
Per questo la presente legge, difficile e necessaria, è oggi possibile. Ed è possibile anche e soprattutto se, come hanno detto in vari, noi ci dotiamo di un sistema conoscitivo adeguato. È vero, noi nel fare questa legge abbiamo ballato perché i dati sono diversi, perché le banche dati sono diverse, perché le definizioni sono diverse. Invece questa legge aiuta a dare una lettura comune perché, come diceva Kuhn, che era un grande epistemologo, «solo ciò che è misurabile è migliorabile» e questa legge aiuta anche a leggere in maniera omogenea il nostro Paese, ad avere un'idea di futuro, a muoverci in quella direzione e a dare forza a un'economia che cresce perché produce qualità e bellezza e non perché distrugge il territorio. Ci riusciremo ? Io penso di sì. Questo tentativo è stato fatto seriamente e chi se ne tira fuori si assume tutte le sue responsabilità(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).