Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 26 Aprile, 2016
Nome: 
Veronica Tentori

A.C. 2039-A

Grazie Presidente. La proposta di legge in esame affronta temi centrali per il futuro: arrestare il consumo di suolo; salvaguardare i terreni agricoli e favorire la rigenerazione urbana. Si tratta di scelte non più rinviabili, che si riflettono direttamente sulla qualità della vita dei cittadini e sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale del modello di crescita che immaginiamo per il nostro Paese. 
Vorrei cominciare dall'agricoltura, apprezzando prima di tutto il messaggio che questa legge lancia: non possiamo permetterci di perdere altro suolo agricolo. Non dobbiamo mai dimenticare che la terra fertile è il bene primario per chi fa agricoltura, e una volta che questa è stata edificata ed impermeabilizzata non si può tornare indietro. I dati ci confermano che ogni giorno nel nostro Paese viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio, e che negli ultimi vent'anni il 15 per cento delle campagne è andato perso per effetto della cementificazione e dell'abbandono, provocati da un modello di sviluppo sbagliato, che ha ridotto di più di due milioni di ettari la terra coltivata. Se a questo aggiungiamo il fatto che l'Italia, Paese in cui agroalimentare e cibo possiedono un valore inestimabile, non è autosufficiente dal punto di vista alimentare, è chiaro che la scelta di difendere il suolo agricolo diventa ancora più significativa. Da questo punto di vista la definizione di superficie agricola, contenuta all'articolo 2, è una scelta importante, in quanto va a tutelare non solo i terreni qualificati come agricoli dagli strumenti urbanistici, ma anche le superfici ancora non impermeabilizzate e, dunque, tutto quello che potenzialmente può, o potrà, essere coltivato o destinato ad agricoltura. Altrettanto significativa la scelta di limitare, in maniera molto decisa, il consumo di nuovo suolo per tre anni, fino a quando non sarà stata definita la riduzione progressiva, vincolante in termini quantitativi, di consumo del suolo prevista da questa legge. 
Vorrei soffermarmi anche sulle modifiche accolte in Commissione, volte ad includere anche l'agricoltura urbana, come gli orti urbani, nella definizione di rigenerazione urbana, non limitandola solamente ad una questione edilizia. Sono convinta che riportare l'agricoltura in un contesto urbano sia un'occasione incredibile per trovare un giusto equilibrio nel rapporto tra città e campagna, per elevare la qualità ambientale delle nostre città, per recuperare aree degradate e abbandonate, ma anche per rilanciare la dimensione della socialità, un valore da sempre intrinseco nell'attività agricola, nonché per promuovere l'educazione a stili di vita sostenibili e modelli di consumo consapevole, soprattutto nelle nuove generazioni, le quali è importante conoscano come e dove nascono e crescono i frutti della terra prima di arrivare sulla nostra tavola. 
Particolare attenzione è poi dedicata al recupero dei terreni abbandonati, le cui conseguenze sono – e sempre più spesso, purtroppo, ne abbiamo la dimostrazione – rischio idro-geologico e pericolo di incendio. Per la prevenzione sono previste politiche di incentivazione, oltre alla destinazione degli oneri di urbanizzazione, che potranno essere destinati esclusivamente ad investimenti sul patrimonio e sul territorio e non più ad usi impropri. Ripristinare le colture significa tutelare il territorio e prevenire il dissesto, arrestare il consumo di suolo, difendere la Terra e renderla disponibile per l'agricoltura. Parlare di sicurezza e autosufficienza alimentare vuol dire misurarsi con le sfide più grandi del nostro secolo. Mentre diciamo stop al consumo di suolo, non possiamo ignorare la necessità di mettere in campo una nuova idea di edilizia, un comparto che oggi si trova in grande sofferenza, il provvedimento in esame non si esime dall'affrontare questa imprescindibile questione. Progettare la città, oggi, significa migliorare la qualità della vita dei cittadini e rendere possibili le occasioni di incontro e di relazione. Le politiche di pianificazione devono avere come unità di misura l'uomo e non l'automobile, ed essere volte alla rigenerazione urbana, al recupero delle aree degradate delle nostre città, all'efficientamento energetico degli edifici esistenti, al riuso del suolo edificato. Per questo è stata introdotta la delega al Governo prevista all'articolo 5, la quale prevede criteri volti all'incentivazione di questi processi. Investire fortemente sulla possibilità di intervenire, all'interno del tessuto urbano esistente, con misure di semplificazione ed incentivazione è l'unico modo per conciliare il rispetto dell'ambiente, la qualità dei nostri centri abitati e far ripartire il settore edilizio in chiave sostenibile. In questa ottica è significativa anche l'attenzione al patrimonio edilizio esistente non utilizzato, sfitto o abbandonato, per il quale è previsto un censimento. Anche questo punto è stato introdotto nella discussione in Commissione. 
Per tutte queste ragioni, ritengo che sbaglino i colleghi che oggi vogliono tirarsi indietro e ci chiedono di bloccare questa legge, perché questa legge è un importante passo avanti e va nella giusta direzione. Questa legge che può migliorare ulteriormente con il passaggio in Aula va approvata il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).