Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Venerdì, 13 Novembre, 2015
Nome: 
Marco Causi

A.C. 3386

Presidente, oggi la Camera approva in via definitiva un decreto-legge dai contenuti ampiamente tecnici, che completa le procedure già previste per la cosiddetta voluntary disclosure. I termini vengono prorogati di poche settimane, vengono chiarite alcune incertezze interpretative, si consentono all'Agenzia delle entrate alcuni accorgimenti di natura organizzativa necessari per adempiere all'incremento di attività che durante il 2016 gli uffici dell'Agenzia dovranno garantire per l'esame delle pratiche. I frutti del decreto-legge sono già misurabili, si sono già realizzati, perché la curva delle adesioni si è impennata subito dopo la sua emanazione, raggiungendo i livelli ormai noti e ampiamente al di sopra delle aspettative: circa 80 mila domande, secondo i dati comunicati qualche giorno fa dal Governo; ad oggi 85 mila; probabilmente, da qui alla fine del mese, circa 100 mila istanze. 

È abbastanza per dire che questa procedura di voluntary disclosure, approvata dal Parlamento italiano undici mesi fa per offrire una strada all'emersione e al rientro dei capitali, con un veicolo di legge parlamentare, ha ottenuto un rilevante successo. Un successo che va valutato soprattutto alla luce del fatto che si tratta di un intervento geneticamente diverso da tutti quelli messi in campo in passato nel nostro Paese. Non è uno scudo, perché non c’è l'anonimato. Non è un condono, perché le imposte si pagano tutte, gli sconti sono solo sulle sanzioni amministrative e penali, legate alle sole inadempienze tributarie. Sulla base dei primi dati, le imposte da pagare saranno all'incirca il 43 per cento dell'imponibile emerso. Altro che il 5 per cento di Tremonti ! Inoltre, corrisponde ai modelli di intervento sollecitati dalle istituzioni internazionali. Dall'OCSE, ad esempio, che per prima propose il metodo della collaborazione fra contribuente e amministrazione. E soprattutto dal GAFI, Gruppo di azione finanziaria internazionale, che ha da molto tempo sollecitato procedure di emersione che consentano una più efficace lotta alle attività di riciclaggio derivanti dai proventi di attività illecite. Non a caso, nella legge n. 186 del 2014, che oggi stiamo lievemente ritoccando, una delle cose più importanti è l'introduzione anche in Italia del reato di autoriciclaggio, ovvero di occultamento delle somme. Un giudizio positivo è stato su questo espresso dai principali magistrati, come ad esempio il dottor Greco, durante un'audizione in Parlamento su questo testo. Quindi, un intervento geneticamente diverso, in un mondo che sta cambiando: 84 paesi firmatari della convenzione OCSE che elimina il segreto bancario e stabilisce le modalità per lo scambio di informazioni ai fini fiscali e di antiriciclaggio, e questo su una importante iniziativa del Governo italiano, in particolare dei Governi di centrosinistra, diversamente da quanto poco fa l'onorevole Pesco suggeriva. È stata l'Italia, insieme alla Germania, a trainare gli accordi internazionali che stanno facendo saltare il segreto bancario, e questa è la prima e fondamentale novità di questi anni per contrastare l'evasione internazionale. Non solo, l'Italia negli ultimi mesi, per iniziativa del Governo Renzi, ha firmato 17 accordi bilaterali con paesi black list, che anticipano in questi casi l'applicazione delle nuove norme internazionali, e soprattutto accordi con la Svizzera, il Lichtestein, il Principato di Monaco e lo Stato della Città del Vaticano. 
Le adesioni quindi sono al di sopra delle aspettative, il gettito che deriverà da queste adesioni permette di evitare l'aumento delle accise sui carburanti, ma copre anche due miliardi nella legge di stabilità, che serviranno a ridurre le imposte sulle imprese, a eliminare l'Imu sui macchinari imbullonati, a ridurre le imposte sull'agricoltura, a ridurre le imposte sulla casa, a finanziare la prosecuzione del regime di decontribuzione per i nuovi assunti a tempo determinato. Ma non è solo il gettito a cui si deve guardare. Queste 100 mila posizioni diventano adesso permanentemente in chiaro, con una riduzione strutturale del tasso di evasione e da queste 100 mila posizioni sono già derivate 1600 segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio, a dimostrazione che il nesso fra emersione volontaria e antiriciclaggio, come per anni ci ha detto il GAFI, funziona. 
Queste modalità di adempimento collaborativo disegnano un nuovo fisco, che stiamo costruendo: più trasparenza da parte dei contribuenti; approccio amichevole e collaborativo, e non burocratico e oppressivo, da parte dell'amministrazione finanziaria; una nuova Tax Compliance; il tutoraggio; il ravvedimento operoso lungo; la riforma dell'apparato sanzionatorio, con rafforzamento delle fattispecie penali legate ai comportamenti fraudolenti, oltre che al riciclaggio, e alleggerimento invece delle inadempienze tributarie non riconducibili a frodi; maggiore certezza del diritto, quindi soluzione del problema dell'abuso del diritto; dichiarazioni precompilate per le persone fisiche; prossimo passo, che speriamo di compiere con appositi emendamenti in corso di studio a questa legge di stabilità, la trasmissione telematica dei dati, che potrebbe portare a dichiarazioni precompilate anche per l'IVA, con un fortissimo sgravio di adempimenti a vantaggio delle imprese. 
Ecco, anche qui, da un lato trasparenza, dall'altro nuovi strumenti di contrasto all'evasione che non siano invasivi e non siano costosi per i contribuenti e per le imprese, come ad esempio l'incrocio tra dati finanziari dei conti correnti e dati fiscali. 
Insomma, i tempi stanno cambiando. Cinquanta anni fa, Bob Dylan diceva «the times they are a changin’» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quando i tempi cambiano, all'inizio ci sono i gufi, quelli che dicono che tanto non cambierà mai nulla. Ricordo un articolo uscito su la Repubblica a firma del compianto Mario Pirani, che ricordo ora a tutti noi, che uscì nei giorni in cui, in Aula, approvammo la voluntary. Pirani aveva ricevuto una lettera anonima dalla Svizzera da parte di un intermediario finanziario che diceva, figuriamoci... . quando mai le banche svizzere rinunceranno al segreto bancario. Bene: hanno rinunciato. Domandate a qualsiasi contribuente italiano che, in questi mesi, ha provato ad andare a Lugano a ritirare i propri depositi in una banca svizzera. Non glieli danno, a meno che non vi sia la dichiarazione che quei soldi sono trasparenti sul piano fiscale ovvero la banca assiste il cliente nella procedura di richiesta di voluntary disclosure. 
All'inizio ci sono i gufi. Dopo, però, quando i cambiamenti sono visibili e non sono più discutibili, quando i cambiamenti diventano fatti incontestabili, come la fine del segreto bancario in Svizzera, i gufi si trasformano in ciechi. Nella migliore delle ipotesi sono di cattivo umore, perché le loro profezie di sventura non si sono realizzate, rosicano. Nell'ipotesi peggiore, la loro cecità rischia di distorcere i fatti e di confondere la pubblica opinione con vere e proprie bugie e, in questi giorni, ne abbiamo sentite tante in quest'Aula, sia da parte di gufi che rosicano sia da parte di orbi che mentono (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle). Non è uno scudo e non è un condono. Non tutti gli italiani che hanno soldi in Svizzera sono evasori criminali. In Commissione ho sentito dire che queste centomila persone sarebbero tutte delinquenti. No, ragazzi. Non è così. L'Agenzia delle entrate non ce la farà, è stato detto. Nessuno, però, ha detto che con questo provvedimento abbiamo avviato novecento assunzioni aggiuntive, dal 1o gennaio, nell'Agenzia delle entrate, proprio per seguire questo provvedimento.  Chiudo. L'onorevole Pesco, poco fa, ci poneva un problema etico. Glielo pongo io un problema etico, leggendo una frase di Karl Popper: evitare l'errore è un ideale meschino; se ci confrontiamo con problemi difficili, è facile che sbaglieremo; l'importante è apprendere dai nostri errori. L'errore individuato ed eliminato costituisce il segnale che ci permette di venire fuori dalla caverna della nostra ignoranza. Quindi, caro onorevole Pesco, in politica il problema non è sbagliare. Se voi ci dite che il PD qualche volta sbaglia, io rispondo, sì, è vero, il PD qualche volta sbaglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). 
Ma, qual è il punto ? Il punto è riconoscere gli errori, affrontare gli errori, reagire agli errori e non rifarli più. In politica chi pretende di non sbagliare mai è un assolutista demagogo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).