Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 4 Novembre, 2015
Nome: 
Simonetta Rubinato

A.C. 3340-A

Signor Presidente, il provvedimento in esame è stato emanato in considerazione della necessità e dell'urgenza di dettare delle norme immediatamente operative in materia economico-sociale, concernenti decoro e funzionalità degli edifici scolastici, programmi di ristrutturazione delle grandi imprese in stato di insolvenza e interventi finanziari in zone colpite da eventi calamitosi. A conferma di tali necessità ed urgenza – lo dico ai colleghi che ne hanno lamentato l'incostituzionalità nelle dichiarazioni di voto –, rilevo che non è stata presentata per questo provvedimento – caso forse più unico che raro – alcuna questione pregiudiziale di costituzionalità. 
È un decreto-legge che si è concentrato quindi su pochissime tematiche e questo ha limitato, anche sul piano dell'ammissibilità formale, la possibilità di trovare soluzioni, che pure sarebbero auspicabili e urgenti, ad una serie di problematiche evidenziate dall'ANCI per consentire agli enti locali una chiusura finanziariamente ordinata e sostenibile dell'esercizio in corso. 
Su questo – come già abbiamo auspicato in Commissione, l'ha auspicato lo stesso relatore – chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di un intervento quanto mai necessario. Peraltro, veniamo da anni in cui sulla finanza locale sono stati fatti provvedimenti emergenziali disorganici, molto pesanti sul fronte dei tagli e dei vincoli, ma il disegno di legge di stabilità per il 2016 presentato dal Governo cambia verso e il Parlamento potrà provare a migliorarlo ulteriormente. 
Quanto all'articolo 1, per inquadrarlo, vorrei ricordare che il 4 luglio 2014 il Governo si è impegnato nella realizzazione di un piano di edilizia scolastica articolato in tre linee di intervento: le «scuole nuove», che prevedono la costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, che ad oggi hanno avuto il via libera grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del Patto di stabilità per circa di 244 milioni; le «scuole sicure», con un finanziamento per 510 milioni per interventi di messa in sicurezza; le «scuole belle», per il decoro e la piccola manutenzione, per le quali il piano indica un investimento complessivo a regime, all'esito di tutti gli stanziamenti, di 450 milioni. 
L'articolo 1 di questo provvedimento, liberando risorse immediatamente disponibili e utilizzabili dagli enti locali per 110 milioni di euro, che si aggiungono ai 150 milioni per il 2014 e ai 130 milioni per il 2015, già stanziati, consente di procedere nell'attuazione del piano.  Ricordo che il 30 luglio scorso un ulteriore accordo, sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio, ha confermato l'impegno del Governo a garantire queste risorse finanziare per completare l'intero programma «scuole belle», dunque lo stanziamento di ulteriori 170 milioni necessari alla copertura del periodo dal 1o luglio 2015 al 31 marzo 2016. 
Con l'articolo 1 di questo provvedimento rendiamo immediatamente disponibili 110 di questi 170 milioni; per la prosecuzione del programma rimangono da reperire ancora, entro la metà del 2016, 60 milioni. Mi pare che ad impegni presi stiano seguendo provvedimenti che, via via, danno attuazione al piano sull'edilizia scolastica: particolarmente ambizioso – non ho qui il tempo per scendere ulteriormente nel dettaglio – se consideriamo che muoverà nell'arco di tempo di tre anni, dal 2013 al 2015, 3,3 miliardi di euro, contro i 5,2 miliardi di risorse investiti in 16 anni tra il 1996 e il 2012. Stiamo parlando di una cifra che, per proporzioni e considerata la crisi intervenuta dal 2008, è davvero rilevante. Certo, si può fare sempre di più, però credo che stiamo misurando dei passi in avanti che da anni non si vedevano, anzi forse da decenni, considerata la rilevanza dell'investimento. 
Nel corso dell'esame in Commissione è stato inserito l'articolo 1-bis, con un emendamento parlamentare, grazie alla collaborazione con relatore e Governo, recependo anche un'osservazione della XI Commissione, per introdurre una correzione all'articolo 26, in particolare l'ultimo comma, del decreto legislativo n. 150 del 2015, attuativo del Jobs Act. 
Per cui, in tema di attività socialmente utili, si potranno continuare ad applicare gli articoli 7 e 8 della normativa previgente – il decreto legislativo n. 468 del 1997, abrogato dal decreto legislativo n. 150 del 2015 – a tutti i progetti di lavori socialmente utili iniziati prima della data di adozione della convenzione quadro, con cui si disporrà l'utilizzo dei suddetti lavoratori per le menzionate attività; convenzione quadro che deve essere, ovviamente, ancora redatta dalla istituenda Agenzia per le politiche attive del lavoro. 
Questo consentirà, quindi, non solo la conclusione dei progetti in corso alla data del 24 settembre scorso, data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2015, ma anche il rinnovo e l'attivazione di nuovi progetti, fino a quando non sarà adottato il nuovo schema di convenzione previsto dalla nuova normativa, evitando il blocco dei servizi di pubblica utilità che oggi comuni, scuole e IPAB, per fare alcuni esempi, riescono a garantire attingendo ai lavori socialmente utili. 
Rimane da attuare, rispetto all'accordo – che prima ho ricordato – del 30 luglio 2015, un ulterioreimpegno della Presidenza del Consiglio dei ministri: quello di convocare entro l'anno un tavolo di verifica per esaminare le problematiche sociali e occupazionali più generali concernenti i lavoratori già impegnati in attività socialmente utili e di pulizia delle scuole e quelli rientranti nei cosiddetti appalti storici. Su questo punto, non abbiamo motivi di dubitare, come anche sollecitato nel parere della XI Commissione, che il Governo si impegnerà per trovare una soluzione di carattere strutturale. 
L'articolo 2, che non è una norma ad entem, ma è una norma generale, persegue l'obiettivo di evitare alle grandiimprese commerciali che versano in stato di insolvenza e che non hanno concluso, nei termini vigenti, l'attuazione dei programmi previsti per l'amministrazione straordinaria, l'automatica conversione della procedura conservativa in fallimento, prevedendo una proroga, che realizza, a nostro parere e anche a parere della Commissione competente, un bilanciamento tra l'interesse pubblico a preservare il patrimonio aziendale e il mantenimento dei livelli occupazionali e l'interesse dei creditori a non vedere ulteriormente peggiorata la propria esposizione creditoria. 
Infine, l'articolo 3: la norma di cui all'articolo 3 stabilisce una riduzione degli obiettivi finanziari del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 in favore degli enti locali interessati dagli eccezionali eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015, che hanno colpito i territori delle province di Piacenza e Parma, per un importo di poco più di 14 milioni di euro, che seguono alla riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, per complessivi 7,5 milioni di euro. 
Si tratta di un intervento che può apparire minimale, ma non lo è, considerato che la scelta del Governo ha tenuto conto di due fattori: quello di approntare spazi di possibilità concrete di utilizzo di risorse – questo decreto sarà convertito entro la fine di questo mese e l'esercizio si chiude, ovviamente a dicembre 2015 – e ha altresì considerato, come già sappiamo, che il Patto di stabilità ha senso fino al 31 dicembre 2015, perché nel disegno di legge di stabilità si cambia regime in termini di contabilità, si va a pareggio di bilancio e, quindi, ci sarà una nuova normativa. 
Peraltro, in sede referente, è stato inserito il comma 1-bis, che esclude le spese sostenute dagli enti locali – quindi è stata fatta una modifica espansiva della norma – per fare fronte ai danni causati da eventi calamitosi verificatisi quest'anno, per i quali sia stato deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza, dal saldo valido per l'anno 2015 ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno. Voglio anche ricordare che, in sede referente, il rappresentante del Governo ha manifestato l'impegno a provvedere al tempestivo finanziamento degli interventi necessari per fronteggiare gli eventi alluvionali che il 14 e 15 ottobre scorso hanno colpito anche numerosi comuni della provincia di Benevento. 
Sottolineo, infine, che nel disegno di legge di stabilità per il 2016 sul fronte delle emergenze sono attribuiti ulteriori 100 milioni di euro al Fondo per le emergenze nazionali, che arriverà, quindi, per il 2016 a 250 milioni, e si prevede, per la prima volta, uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per indennizzare privati, cittadini e imprese il cui patrimonio sia stato danneggiato da eventi calamitosi. 
Ripeto: questo sul fronte – solo un minuto, Presidente – dell'emergenza, ma, sul piano strutturale, vorrei dire che proprio questa mattina, a Palazzo Chigi, si stanno firmando gli accordi di programma con le regioni per l'avvio di 33 importanti cantieri dei 132 previsti dal Piano aree metropolitane, un piano che vale 1,3 miliardi di euro e che, questa mattina, vede la firma delle regioni e del Governo sui primi 650 milioni.Il Governo punta ad aggiungere a questo miliardo e 300 milioni, già stanziati, altri 7 miliardi per i prossimi 5 anni. In tutto saranno 8,3 miliardi.....che rappresentano quello che in 15 anni altri Governi hanno investito sul dissesto idrogeologico...  ...annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).