Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 3 Dicembre, 2019
Nome: 
Romina Mura

A.C. 2220-A

Grazie, signora Presidente. Nel raccontare questo provvedimento, il decreto fiscale o, per meglio dire, il decreto-legge n. 124 del 2019, che contiene disposizioni fiscali ma anche disposizioni volte a dare risposte a esigenze indifferibili, ecco nel raccontare questo provvedimento - considerata anche la stretta relazione dello stesso con la legge di bilancio che ora stanno discutendo al Senato e che noi discuteremo a ridosso di Natale - dobbiamo ricordarci e ricordare agli italiani qual era la situazione del nostro Paese alla fine dell'estate.

Si partiva - ricordiamocelo bene, perché questo fa la differenza - da un meno 23 miliardi: un ammanco, chiamiamolo così, nelle casse dello Stato di 23 miliardi, che, laddove non fossimo intervenuti come abbiamo fatto col decreto-legge fiscale e con la legge di bilancio, si sarebbe tradotto in un aumento dell'IVA al 25 per cento, come prima ha detto bene la presidente Ruocco; un aumento dell'IVA al 25 per cento rispetto all'attuale, che è al 22 per cento. Con un conseguente ingessamento dei consumi, con una depressione delle dinamiche economiche del nostro Paese, già lente e complesse, e di fatto con un aggravio dei costi per le famiglie italiane: con un'IVA al 25 per cento le famiglie avrebbero dovuto spendere di più per comprare gli alimenti dei loro bambini, avremmo pagato di più le bollette dell'energia elettrica, avremmo pagato di più lo zucchero; insomma, tutti quegli alimenti sui quali sarebbe pesato l'aumento dell'IVA.

E invece, quel meno 23 miliardi – che, cari colleghi della Lega, che non vedo più in Aula, avete lasciato in eredità al Paese oltre che a noi - non solo abbiamo evitato che andasse a pesare sulle tasche degli italiani e delle imprese; non solo, ma con il decreto-legge fiscale abbiamo introdotto tutta una serie di misure, come bene hanno detto i colleghi prima di me e il relatore Fragomeli, che attraverso la lotta all'evasione fiscale ci consentono di recuperare tutta una serie di risorse che andranno a finanziare, fra le altre, misure come, per esempio, quella del cuneo fiscale. Consentendo quindi di fatto, fra decreto-legge fiscale e manovra di bilancio, di abbattere le imposte: per cui dopo l'approvazione del decreto-legge fiscale, dopo la legge di bilancio che andremo ad approvare entro la fine dell'anno, il carico fiscale sui nostri concittadini sarà inferiore rispetto a quello attuale.

E di fatto, attraverso il decreto-legge fiscale, aspetto molto importante secondo il mio modesto parere, abbiamo iniziato a muovere i primi passi verso quella ristrutturazione del nostro sistema fiscale, verso la rimodulazione anche delle aliquote IVA: a questo corrisponde, per esempio, l'intervento di abbassamento dell'IVA dal 22 al 5 per cento sui prodotti igienici destinati alle donne; a questo corrisponde, per esempio, l'IVA al 4 per cento per le auto elettriche e ibride destinate ai disabili. A questo obiettivo, che poi andremo a perseguire, ripeto, con un intervento più strutturale su tutto il nostro sistema fiscale, corrispondono anche l'IVA bloccata per le attività delle società sportive e per i corsi delle università del tempo libero. E soprattutto, ecco, nel delineare questo intervento sul sistema fiscale, abbiamo tenuto a mente e abbiamo applicato totalmente quel principio di progressività di cui alla nostra Costituzione: per cui le tasse non vengono pagate dai cittadini tutti allo stesso modo, ma vengono pagate sulla base di quella che è per ciascun cittadino la capacità contributiva; quindi, spazzando via quell'idea iniqua, ingiusta, e per fortuna rimasta solo nei cassetti di qualche ex Vicepremier, della tassa piatta, che tutto avrebbe fatto meno che portare equità nella collettività nazionale.

In un Paese dove l'evasione fiscale ammonta a 110 miliardi, pensate, a tre manovre di bilancio (la manovra di bilancio che andremo a votare entro la fine dell'anno ammonta a circa 30 miliardi; ecco, 110 miliardi sono quasi tre manovre di bilancio), in un Paese in cui l'evasione fiscale è così alta, è giusto e doveroso predisporre le misure necessarie per combatterla, con sistemi di recupero efficienti, ma soprattutto con la semplificazione. È stato detto benissimo dai colleghi: con la digitalizzazione delle transazioni (ricordo anch'io dell'aumento delle entrate IVA, più 3 per cento, grazie alla fatturazione elettronica), con l'incentivazione all'utilizzo della moneta elettronica in luogo del contante, e con l'ampliamento del ricorso alle compensazioni, visti i risultati del recente passato, che non siano però elusive e realizzate a danno in particolare dei lavoratori dipendenti.

Su questo vorrei soffermarmi un attimo, perché infatti, attraverso il decreto-legge “fiscale”, abbiamo concentrato la nostra attenzione e operato una stretta sulle compensazioni indebite, dietro le quali si nascondevano spesso operazioni di evasione contributiva. Perché se l'evasione fiscale è un danno a carico dell'intera collettività, con un costo sociale che impatta sulle nostre prospettive di crescita, l'evasione contributiva si abbatte come una scure sulla dignità delle persone, considerato che sottrae diritti e tutele ai lavoratori. E nel nostro Paese, come stamattina ha confermato il presidente dell'INPS audito in Commissione lavoro, l'evasione contributiva accertata – quindi quella accertata significa che ce n'è anche altra, oltre a quella trasformata in numeri – è in costante aumento nel nostro Paese: nel 2018 è cresciuta di quasi il 25 per cento rispetto al 2017, equivalendo a un 1.117 milioni di euro; 38 mila i lavoratori irregolari censiti, cifra sicuramente inferiore rispetto alla platea totale dei lavoratori irregolari.

Una questione che riguarda in particolare il settore edilizio, il settore agricoltura e il settore dei servizi e delle finte cooperative. Il tema lo conosciamo: le retribuzioni virtuali, i finti contratti part-time, il caporalato; con ripercussioni che poi vanno a incidere anche sui servizi che vengono erogati, no? Penso in particolare ai fenomeni che si sviluppano al riguardo nella sanità, nella gestione delle mense, delle pulizie e delle manutenzioni. Per questo ritengo e riteniamo giusto aver scelto di sottrarre alla possibilità di compensazione le obbligazioni relative ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi assicurativi obbligatori maturati in relazione ai dipendenti direttamente impiegati nella realizzazione di quei servizi.

E sempre con l'obiettivo di contrastare l'evasione contributiva e l'illecita somministrazione di manodopera, e quindi per contrastare anche i falsi appalti che spesso vengono utilizzati per aggirare le norme contrattuali (penso a diverse esternalizzazioni di fasi produttive, che, ahimè, oggi avvengono anche nella pubblica amministrazione), abbiamo previsto che per la realizzazione di opere e servizi del valore annuo superiore ai 200 mila euro, e nelle situazioni nelle quali viene fornita manodopera presso la sede attraverso i beni strumentali del committente, sia previsto che sia il committente stesso a versare le ritenute fiscali.

Combattere l'evasione contributiva, e nel contempo costruire opportunità di lavoro di qualità, in particolare in quei settori, appunto, penso ai servizi, all'edilizia, ripeto ancora, all'agricoltura, che troppe volte sfuggono anche in relazione agli standard minimi di sicurezza, non solo al perimetro di applicazione degli strumenti di tutela, ma anche all'attenzione dell'opinione pubblica, e spesso anche della politica, è la cosa che andava fatta, e noi l'abbiamo inserita in questo “decreto fiscale”.

Le altre misure, sulle quali mi soffermerò pochissimo, perché insomma, gli altri colleghi le hanno citate e hanno approfondito… Però, per esempio, le assunzioni, o meglio l'ampliamento della capacità assunzionale delle regioni rispetto al sistema sanitario, dal 5 al 10 per cento: questa è una misura importantissima. Sappiamo bene che con “quota 100” tanto personale, diverse professionalità dei nostri ospedali, del nostro sistema sanitario sono andate in pensione, di fatto sguarnendo gli organici di risorse fondamentali: per cui in molti ospedali, in molte realtà sanitarie oggi sono a rischio i servizi. Quindi, aiutare in questo le regioni, ampliando la capacità assunzionale, è un modo anche per ovviare ai limiti di quella riforma pensionistica che ha sguarnito le strutture ospedaliere.

Altra cosa, altra norma, piccola norma… Qualcuno ha detto, il collega Mancini, che è stato bravissimo nel sostenere questa battaglia insieme a tutti noi, ha detto: un piccolo intervento, quello destinato ad aumentare l'indennità dei sindaci dei piccoli comuni; invece, io lo chiamerei un grande intervento: un grande intervento perché riguarda – badate bene – più della metà dei comuni italiani, comuni in cui i sindaci sono vocati alla missione, comuni in cui i sindaci sono un riferimento di tutto, nel bene e nel male, spesso anche bersaglio delle comunità. Penso - non dimentichiamolo - alle statistiche e ai numeri, che poi dietro quei numeri ci sono persone che raccontano di quanto siano diffusi nel nostro Paese, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno - penso anche alla mia terra, la Sardegna -, gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori. Quindi, avere lavorato ed essere riusciti, in una situazione anche complessa e difficile dal punto di vista finanziario e contabile, a prevedere l'aumento delle indennità dei sindaci dei piccoli comuni sotto i 3 mila abitanti è il riconoscimento di un ruolo istituzionale, uno fra i più complicati nel panorama istituzionale; ed è anche l'incoraggiamento a giovani donne e a giovani uomini, a professionisti, a profili professionali di valore, a candidarsi al governo delle proprie comunità, che arriva in un momento anche importante, perché a maggio avremo una tornata elettorale di amministrative piuttosto importante.

Altra cosa, e anche qui riprendo e condivido totalmente quanto ha detto il collega Mancini, questo segnale dato ai sindaci dei piccoli comuni, e poi anche ai presidenti di provincia, prevedendo anche in quel caso la possibilità di un'indennità, è un modo di iniziare a voltar pagina rispetto a una stagione di antipolitica che, ahimè, ha contagiato tutti, tutti, anche coloro che in qualche modo hanno tentato di prendere più le distanze. La politica che torna a essere centrale nella vita del Paese e delle istituzioni, la politica che torna a essere quell'arte nobile per cui un cittadino, per un periodo limitato della sua vita, si dedica al bene comune e al bene collettivo. Quindi, credo che possiamo dirlo: questo “decreto fiscale”, grazie al grande lavoro anche fatto in Commissione, con il contributo anche importante delle opposizioni, che oggi in parte hanno anche riconosciuto il valore e l'importanza di alcune delle disposizioni contenute nel “decreto fiscale”, rimette su rotaia, sui giusti binari, il treno Italia, che un capitano irresponsabile aveva condannato al burrone. E allora sì, noi possiamo dirlo senza timore di essere smentiti, senza paura di arrossire, che, per quanto ci riguarda, prima vengono gli interessi degli italiani