Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 19 Giugno, 2019
Nome: 
Gianluca Benamati

A.C. 1807-A

Presidente, io ho già ascoltato un ampio dibattito, ed è difficile aggiungere qualcosa di nuovo a un dibattito che è stato così ampio in quest'Aula, ma soprattutto che è stato ampio in Commissione. Io, come lei, Presidente, non sono nuovo di queste Aule, ma una trattazione di un provvedimento così complessa, così lunga, così farraginosa e anche un po' disorganizzata - e non per demerito dei presidenti delle Commissioni, ma per il numero di questioni che si sono poste - raramente l'ho vista nei miei anni di presenza all'interno di quest'Aula. Ma veniamo al tema di questo decreto, il decreto n. 34 del 2019, che vorrei evitare di chiamare “decreto crescita”, perché di crescita - lo ha detto bene il Ministro Padoan - ne fa poca, forse contribuisce a evitare ulteriormente la decrescita, che ci sta già investendo. E questo è un peccato, in un Paese che avrebbe bisogno di stimoli in questa fase, un Paese che galleggia sulla stagnazione scivolando verso la recessione, anche perché, fra i molti motivi, non ci sono più investimenti pubblici e gli investimenti privati, che con questo clima di Governo della novità latitano. Il Governo con questo decreto ci fa vedere di non avere una strategia - non solo economica - chiara, ma di non avere nemmeno una strategia di politica industriale omogenea. Direi che questo è il dato più evidente di questo provvedimento, che è l'insieme di misure, anche disparate, raccolte all'ultimo momento a volte, e un po' alla rinfusa. D'altronde, non ci sono soldi; è difficile dare una scossa all'economia quando non ci sono soldi. E il Governo ce l'ha detto in Commissione - lo ricordo a tutti i presenti - che i fondi non erano disponibili, perché i fondi si attribuiscono in legge di bilancio. Questa innovazione contabile nel bilancio dello Stato, che prevedrebbe di non avere più risorse spendibili nell'arco dell'anno, ci porta a dire che tutto quello che si sta mettendo in campo è inesistente, perché i soldi sono stati utilizzati per “quota 100” e per il reddito di cittadinanza, di cui il Ministro Padoan prima ha fatto una disamina in termini di impatto sulla crescita. L'ha fatta velocemente, perché, come si vede dai dati, è pressoché nulla. Comunque, venendo al provvedimento nel suo insieme, io mi ascrivo alla categoria dei colleghi che l'hanno diviso in alcune fasce, tra cui vi sono alcune misure utili, positive, che riparano anche a errori che questo Governo ha fatto con la legge di bilancio recuperando misure del passato; alcune iniziative, misure, interventi di carattere positivo, a volte anche migliorabile, perché comunque non siamo a priori contrari, non siamo l'opposizione del “no” sempre e a tutto, siamo l'opposizione che vorrebbe capire e aiutare, ma confesso che con questa maggioranza capire è difficile e aiutare impossibile. Ci sono alcune misure interessanti anche in questo senso, quelle di recupero. Mi riferisco al super ammortamento, che è stato ripreso, alla modifica del patent box, al rifinanziamento della “Sabatini”, alla modifica finalmente della mini IRES puntando al reinvestimento degli utili, com'era l'ACE nel passato, nonché al tema dell'IMU sui beni strumentali, anche se è stata rifiutata la nostra proposta emendativa di avere uno sconto IMU di deducibilità al 100 per cento per i capannoni, per i beni strumentali realmente usati dalle aziende; poi il tema di Industria 4.0, che viene ripresa riparando un errore della legge di bilancio, anche se una parte di fondi vengono distolti per altri usi e se questa maggioranza è sorda al tema della formazione.Siccome Industria 4.0 è una filosofia di lavoro per l'industria e non è una nuova “Sabatini” in grande per cambiare i macchinari, siamo un po' preoccupati da questa continua non comprensione del fatto che la formazione è un elemento portante della rivoluzione di digitalizzazione della manifattura in questo Paese. Se non si capisce questo, siamo al ricambio del tornio e non siamo alla modifica del lavoro. Però, dicevo che ci sono misure interessanti, su cui dirò qualcosa, come gli articoli 7 e l'articolo 8, sul bonus energetico e sismico, l'articolo 26-quater, che è stato indicato anche dal collega di LeU sul contratto di espansione, l'articolo 44-bis, sugli incentivi fiscali per la crescita del Mezzogiorno, su cui voglio dire qualcosa, ma ci sono anche dei cammei, come l'articolo 37, su Alitalia, l'articolo 31, sui marchi storici, e l'articolo 3-sexies, introdotto nel dibattito, sui premi INAIL, che tengo in fondo.

Siccome siamo in discussione generale ritengo sia importante fare chiarezza per chi ci ascolta: sugli articolo 7 e 8, che riguardano le ristrutturazioni energetiche e a scopo di rafforzamento sismico, dico che è una misura positiva l'aver introdotto, per le aziende che compiono la ristrutturazione, la possibilità di praticare uno sconto a chi fa la ristrutturazione recuperando quello sconto in cinque annualità di credito d'imposta, è una misura positiva, però dipende per chi volevamo farla, perché se era per le piccole e medie imprese e per le imprese artigiane così non funziona. Non funziona perché queste aziende non hanno capacità fiscale e non hanno tenuta finanziaria per fare più di qualche intervento in un anno. Un'azienda che ha 100 mila euro di imposte può fare due, tre interventi, non di più. Allora noi abbiamo fatto una battaglia - lo ricordava il collega Pastorino - per chiedere la cessione del credito alle banche o agli istituti finanziari, in modo che le aziende e i cittadini potessero scegliere in autonomia, ma c'è stato detto di no, perché questo generava nuovo debito pubblico. Ricordo quando l'attuale maggioranza si scagliava - quand'era minoranza - sotto questa lettura che veniva data, però, siccome noi comprendiamo la cosa, abbiamo chiesto di cambiare questo credito d'imposta in un rimborso fiscale: c'è stato detto di no. Diciamo che la misura c'è, è stata un po' allargata inserendo i fornitori, non è negativa, ma il mercato delle ristrutturazioni sarà appannaggio dei grandi complessi.

Non mi fermo sull'articolo 44-bis, sugli incentivi fiscali per la crescita nel Mezzogiorno, ovverosia per il fatto che si trasformano in crediti d'imposta attività fiscali differite e si consente con il pagamento di un piccolo cannone l'aggiustamento della differenza: è una misura opportuna, buona, che servirà ad alcune banche del Mezzogiorno. Noi non siamo contrari, vorrei però sentire quelli che dicevano: e allora il PD? E allora Soros? E allora gli amici delle banche? Dove sono? Il risparmio è un bene pubblico in questo Paese, il risparmio è sentito dai cittadini, e sarà sul risparmio - credo - che questo Governo avrà i maggiori problemi nel prossimo futuro, continuando questa politica economica ondivaga. Anche il tema del contratto di espansione non è negativo: un'azienda che ha più di mille dipendenti può, in condizioni di modifiche tecnologiche e di rinnovamento dei processi, chiedere al Ministero dello sviluppo economico e alle organizzazioni sindacali, quindi ai lavoratori, l'attivazione di un contratto, di una nuova procedura, che permettano agevolazioni di accesso alla pensione, e in un secondo momento anche di riduzione dei tempi di lavoro.

 

Guardate che non è una misura negativa, noi ci siamo astenuti.

A parte la confusione che ha regnato fra i relatori e il Governo su questa cosa, siamo passati da 84 a 60 mesi senza copertura e poi c'è un costo per il pubblico, noi ci siamo astenuti perché abbiamo visto sostanzialmente che ci sono alcuni punti da chiarire: la mancanza di affiancamento nella formazione professionale e il tema della trattamento pensionistico commisurato a quello che si dovrebbe avere, che non è chiaro.

Vado a concludere con tre spunti, uno che riguarda Alitalia. Su Alitalia abbiamo fatto un capolavoro, abbiamo deciso che il prestito non si rimborsa, il prestito andrà a valere sugli attivi dell'amministrazione straordinaria e, quindi, non sarà rimborsato, con tutto ciò che questo significa a Bruxelles, per il contenzioso che genera. Abbiamo deciso che questo prestito, le perdite si metteranno sulle bollette elettriche, perché i 650 milioni di copertura vengono dalla cassa conguagli servizi elettrici ambientali; abbiamo deciso che lo Stato entri in questa compagnia, che non ha un vero partner industriale, che non ha un piano industriale, che non ha una rotta e vola alla cieca, tre volte, come Ferrovie dello Stato, come Tesoro e, se entra Atlantia, come Cassa depositi e prestiti e, quindi, l'unica cosa certa, oggi, è che c'è un quarto rinvio nella scelta dei soci e non abbiamo nessuna idea vera di progetto industriale, ma solo che gli italiani, tramite le bollette, pagheranno tutto.

Vado a concludere, parlando - perché questo prima di concludere lo devo dire - dell'articolo 3- sexies, che riguarda il taglio delle tariffe INAIL, perché il taglio delle tariffe INAIL è stato prima sbandierato dalla maggioranza, come elemento di grande caratterizzazione di questa misura. Allora, io vorrei che l'Aula avesse contezza – e, con l'Aula, gli italiani – di cosa stiamo parlando, stiamo parlando di un intervento nella legge di bilancio che vale 410 milioni per il 2019, 525 milioni per il 2020, 600 milioni per il 2021, a valere sulle risorse che INAIL utilizza per le attività di prevenzione e protezione del lavoro, così ci capiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Dopodiché, col “decreto crescita”, cosa sempre importante, perché quando si riducono i costi alle imprese siamo sempre d'accordo, è come ridurli che non ci fa essere d'accordo, si fa una misura dal 2023 al 2031, quindi, a babbo morto, a Governo morto, 650 e 710 milioni circa l'anno, a seconda delle annualità in quel periodo; non si sa quale santo coprirà il 2022, ma questa è la grande misura di riduzione del costo del lavoro.

Però, se non parliamo di numeri non è che ci capiamo molto, eh. A parte che è sbagliata la copertura INAIL che riduce le attività di prevenzione e protezione e vi abbiamo chiesto, in Commissione, di cambiare anche quello che c'era in legge di bilancio, ma questa misura è risibile in sé, il cuneo fiscale sul lavoro vale alcune centinaia di miliardi. Noi le abbiamo fatte le misure di riduzione del costo del lavoro, con il secondo Governo Prodi, 7 miliardi per il 2008, e con il Governo Renzi, 10 miliardi con gli 80 euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, quando parliamo di queste cifre annue abbiamo un impatto, se parliamo di altre cose diciamo che si fanno delle misure positive, ma non sono il taglio del cuneo fiscale di grande dimensione, anche perché ve l'avevamo chiesto di farlo il taglio del cuneo fiscale. Quando con i 50 miliardi circa di reddito di cittadinanza e “quota 100” stavate discutendo, lo diceva prima il Ministro Padoan, dicendo che queste erano misure che non promuovevano la crescita, vi avevamo chiesto di dirottare quelle risorse o una parte di quelle risorse sul taglio del costo del lavoro, non l'avete voluto fare, adesso siete, per dire le cose, al “pochi, maledetti e subito”.

Ora, chiudo, Presidente. Questo “decreto crescita” non è che non ci soddisfa, è che è inutile, è inutile dal punto di vista della crescita vera; la collega Fregolent ci parlava di un bilancio di 400 milioni per questo tipo di misura. Quattrocento milioni sono il valore complessivo di questo intervento che dovrebbe sconvolgere, lo ripeto, sconvolgere, l'andamento economico del Paese, facendo ripartire la crescita in Italia; ciò ci dà l'esatta idea di quanto questo Governo sia fuori dalla realtà. Voi volete fare le nozze con i fichi secchi, ma, purtroppo, in genere, quelle nozze non riescono mai.