Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 8 Febbraio, 2016
Nome: 
Cinzia Maria Fontana

A.C. 3513-A

 

Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, diciamo che dopo mezz'ora di petardi mi sento un po’ frastornata. Parto innanzitutto con una considerazione sul decreto cosiddetto milleproroghe che oggi affrontiamo in discussione generale in Aula. La mia considerazione riguarda le critiche che ogni anno si concentrano su questo strumento di proroga di alcune scadenze legislative, critiche che, queste sì, assumono la parvenza di un rituale stanco e anche un po'demagogico e ipocrita, soprattutto se provengono da parte di chi ha fatto parte della maggioranza di Governo, perché non sfugge certo a nessuno di noi che lo strumento della proroga, ragionando in astratto, rischia di rappresentare una dichiarazione di sconfitta per la qualità e l'efficacia della nostra legislazione e della nostra azione amministrativa. Purtuttavia è anche vero che se alcuni obiettivi e alcune scelte di fondo richiedono, per le più svariate ragioni, una modifiche in corso d'opera, apportare degli elementi di correzione è segno di attenzione, non certo di debolezza, perché significa mettere l'orecchio a terra, significa saper coniugare gli obiettivi e la programmazione con tempi, modalità, qualità e relazioni che ne permettano una realizzazione piena ed efficace, pena il non produrre il risultato atteso. Questo è ancor più vero in una fase come quella attuale in cui il Paese è chiamato all'attuazione di riforme profonde del sistema Paese stesso. L'immagine della manutenzione utilizzata dalla relatrice Gasparini è molto appropriata nel dare senso alle mie parole, ritengo quindi che sul provvedimento occorra entrare nel merito e capire se il nostro lavoro di parlamentari ha prodotto risultati positivi, che ci possano permettere di affermare di aver risposto nel modo migliore alle istanze e alle sollecitazioni che emergono. Questo è il punto da cui partire per dare un giudizio sul decreto. Noi abbiamo affrontato alcuni nodi importanti emersi nel corso del dibattito nelle Commissioni riunite, prova ne è il fatto che molti emendamenti riguardavano gli stessi temi, pur presentati da diversi colleghi di tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione. Di questo lavoro devo ringraziare in particolare i due relatori Gasparini e La Forgia, i presidenti Boccia e Mazziotti Di Celso, i nostri capigruppo di Commissione, le rappresentanti e i rappresentanti del Governo e, come sempre, gli uffici per la loro competenza e disponibilità. Questa proficua relazione tra Parlamento e Governo ha permesso di allargare il perimetro degli argomenti inseriti nel decreto originario del Governo ed oggi ci presentiamo con un provvedimento che guarda ancora una volta, come fatto nella recente legge di stabilità, alle imprese, al lavoro, agli enti locali. Nel merito del provvedimento si sono soffermati in modo puntuale i relatori, io voglio semplicemente evidenziare alcune questioni su cui il gruppo del PD si è particolarmente cimentato. Grazie ad un nostro emendamento abbiamo evitato per il 2016 la cosiddetta tassa sui licenziamenti a carico delle imprese, introdotta con la legge n. 92 del 2012, in caso di cambio di appalti quando l'impresa che subentra riassorbe i dipendenti dell'azienda uscente, applicando le clausole sociali. Una modifica dovuta ma credo che ora dobbiamo insieme prenderci l'impegno di lavorare nel corso di quest'anno per rendere permanente l'esonero da questo onere. Stiamo infatti parlando di imprese che nel cambio di appalto si impegnano a riassumere e a non creare disoccupazione. Rischieremmo, altrimenti, di togliere qualsiasi senso al concetto da tutti condiviso di clausola sociale. Abbiamo evitato per il 2016 la tassa sui licenziamenti anche alle imprese edili in caso di chiusura di un cantiere per completamento delle attività, ci siamo cioè preoccupati di un settore – quello delle costruzioni edili – che oltre ad essere profondamente segnato dalla crisi sconta anche un carico contributivo superiore a quello degli altri comparti produttivi. Ritengo inoltre particolarmente importante l'approvazione degli emendamenti che consentono alle lavoratrici e ai lavoratori con contratti di solidarietà delle aziende in crisi di mantenere anche per il 2016 il 70 per cento della retribuzione, così come è positiva la modifica alla versione originale del decreto sulla proroga dei contratti precari negli enti di area vasta e nelle città metropolitane, intendendo comprendere non solo le lavoratrici e i lavoratori con contratto a tempo determinato, ma anche quelli con contratti di collaborazione coordinata e continuativa a progetto e salvaguardando l'occupazione anche per i lavoratori degli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità 2015. Sul tema dell'occupazione e del lavoro quindi l'impegno del PD è stato una delle priorità più rilevanti, altro che mille piani di inconsistenza. Insomma, anche in questo decreto abbiamo messo dentro i bisogni delle persone. È il senso altresì delle proroghe relative ad interventi emergenziali, dall'alluvione in Sardegna all'emergenza rifiuti in Campania, dagli interventi di bonifica dei siti inquinati nella Terra dei fuochi a quelli per far fronte alle esigenze delle popolazioni colpite dai terremoti del maggio 2012 in Emilia, Lombardia e Veneto.
così come la proroga per il 2016 per la sospensione delle rate dei mutui relativi a edifici distrutti, inagibili o inabitabili a seguito di calamità avvenute in Emilia e Veneto. Molte altre sono poi le misure introdotte e del resto il milleproroghe per sua caratteristica si presta ad interventi di natura diversa, sia nel decreto originario approvato dal Governo, sia nel testo approvato dalla Commissione. Le relazioni del resto hanno dato conto della complessità del testo. Mi soffermo su una, la voglio sottolineare perché troppe volte si sono pretestuosamente relegate sotto la banale ed insulsa etichetta di «marchette» o «mance» – la discussione sulla legge di stabilità ne ha dato ancora una volta conferma – misure che invece hanno una profonda valenza sociale e culturale per il nostro Paese. Mi riferisco alla proroga del finanziamento al museo tattile Omero di Ancona, stiamo parlando di uno dei pochi musei tattili al mondo, unico nel nostro panorama nazionale e riconosciuto museo statale da una legge del 1999, approvata all'unanimità da questo Parlamento. Un punto di riferimento internazionale di cui, come ha detto il relatore, bisogna andare sicuramente fieri. Mi soffermo sull'ultimo punto che voglio trattare nel mio intervento: il tema della trasparenza e del rispetto delle regole, nello specifico il nostro emendamento sulla sanzione ai partiti e ai movimenti politici che non presentano il bilancio. L'articolo 9 della legge n. 96 del 2012 già stabiliva un obbligo di presentazione del rendiconto di esercizio – questo è l’incipit dell'articolo – allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza nella propria gestione contabile e finanziaria. Era tuttavia un obbligo che, se non rispettato, non faceva scattare alcuna sanzione. Riprendo proprio le parole dell'onorevole Cecconi quando parla di un Paese in cui non accade mai nulla se non si rispettano le regole. Ecco, perciò era del tutto coerente e logico definire una sanzione e contemporaneamente allungare il termine per permettere la regolarizzazione per chi ancora non avesse ottemperato a quell'obbligo. Da qui quindi l'inserimento della proroga. È stupefacente il vittimismo che ha colpito il MoVimento 5 Stelle in questi giorni, che urla all'indecenza, ai colpi bassi. Perché, mi chiedo ? Perché questo nervosismo ? Cosa si vuole nascondere ? Perché considerarla comunque una norma contro qualcuno ? Non scherziamo, questa è una norma a favore, a favore della trasparenza, della correttezza nella gestione dei contributi sia pubblici che privati, dell'accessibilità piena alle informazioni sull'utilizzo delle risorse, della repressione dell'illegalità, temi cari a tutti noi, temi da praticare e che noi da tempo pratichiamo con i nostri bilanci, non solo da sbandierare o proclamare, perché questi sono il sale di una democrazia piena, agita con autonomia, partecipazione e responsabilità. Ci fa piacere quindi oggi sentire il collega Cecconi affermare che in poche ore hanno cambiato idea, perché al di là del tentativo di confondere le acque mischiando la questione del bilancio dei partiti e dei movimenti politici con il tema «affittopoli», la novità vera è che sono venuti dalla nostra parte, hanno deciso di combattere insieme a noi la battaglia della trasparenza e quindi finalmente anche loro presenteranno i bilanci. Concludo, Presidente, sottolineando ancora una volta il lavoro positivo svolto dal Parlamento, un Parlamento – ho sentito anche nelle discussioni di oggi – molto spesso rispetto al nostro lavoro sbeffeggiato e deriso, ma che ancora una volta invece ha dimostrato tutta la serietà di un lavoro fatto dalle Commissioni di competenza e da tutti coloro che a queste Commissioni partecipano, su un provvedimento appunto che proprio per il merito delle misure introdotte abbiamo la responsabilità, ora e nei prossimi giorni, di convertire.