Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 1 Ottobre, 2019
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 1201-B

Signor Presidente, oggi approviamo in terza lettura il disegno di legge di delegazione europea per recepire 26 direttive e adeguare il nostro ordinamento a 12 regolamenti europei e a una decisione quadro del Consiglio. Dovremmo essere tutti soddisfatti in quanto numerose materie ricevono finalmente una compiuta disciplina in Italia. Purtroppo non è così però, in quanto il primo dato politico che riteniamo opportuno rilevare è proprio il seguente: noi stiamo votando oggi, purtroppo, la legge di delegazione europea del 2018 e non quella del 2019. Ecco cosa ha prodotto la retorica sovranista, le sedie vuote a Bruxelles ed i banchi vuoti qui in Aula a Roma. Ecco la conseguenza per sottosegretari a loro insaputa e Ministri isolati e commissariati all'interno del Governo: più di un anno di ritardo nell'approvare regole che servono ai cittadini e alle imprese italiane per non restare indietro a livello europeo. Questo è il risultato prodotto dal sovranismo nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo sia opportuno rivendicare con orgoglio il cambio di passo. In quindici giorni abbiamo recuperato i ritardi accumulati in quasi quindici mesi di tweet e dirette Facebook: questa è la verità.

Le norme contenute nei 26 articoli del provvedimento in esame sono all'apparenza tecnica ma nascondono, in realtà, previsioni significative in settori importanti, la cui assenza di disciplina rischia peraltro di condurre a nuove contestazioni di inadempimenti nei confronti del nostro Paese. Siamo qui al secondo aspetto decisivo da sottolineare oggi. Le forze sovraniste che hanno gestito le politiche comunitarie per più di un anno non hanno prodotto nessun risultato. Dovevano aumentare la nostra forza in Europa: hanno solo aumentato a dismisura il numero delle procedure di infrazione aperte nei confronti del nostro Paese, passate da 59 a 81. Questo è il risultato disastroso del sovranismo italiano in Europa che ha gestito il Ministero per gli Affari europei finora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il dibattito di oggi fornisce però l'occasione anche per svolgere alcune considerazioni sulla fase nuova che si è aperta nel nostro Paese e sulla fase nuova che intendiamo aprire a livello comunitario. La rinnovata presenza del PD al Governo ha prodotto già primi risultati obiettivi estremamente importanti. Ha rotto l'isolamento dell'Italia in Europa e ci ha fatto recuperare credibilità e autorevolezza all'interno delle istituzioni dell'Unione. Approfittiamo di questa prima occasione allora per fare anzitutto i complimenti al presidente Paolo Gentiloni per la designazione quale commissario agli affari economici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo contenti da italiani di questa designazione: è la prima volta che un rappresentante italiano ricopre questo ruolo e questo incarico. Siamo convinti che saprà interpretarlo con rigore e sensibilità. È insieme a lui che dovremmo portare avanti in Europa le istanze per un'interpretazione elastica del Patto di stabilità che consenta di escludere dal calcolo dei parametri le spese di investimenti, ancor più se improntate a logiche di sostenibilità ambientale. Ed è con il suo sostegno che dovremmo realizzare un sogno che stiamo portando avanti da tempo, che coltiviamo da tempo per aiutare e sostenere i giovani che incontrano difficoltà nel mercato del lavoro continentale. Noi ci impegneremo da subito per un'indennità di disoccupazione europea rivolta a tutti coloro i quali perdono temporaneamente il proprio impiego (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questi sono obiettivi e risultati concreti che perseguiremo in Europa, una grande misura di civiltà che cambierà il volto dell'Europa. Per ottenere questi risultati però, dobbiamo cambiare atteggiamento sui tavoli europei rispetto al passato. Dovremmo mostrare serietà e rispetto dei nostri interlocutori e sono sicuro che lo faremo. Guardate, noi non ci permetteremo mai di offendere e insultare la neopresidente della Banca centrale europea come è stato fatto invece nei mesi scorsi nei confronti di Mario Draghi al quale rivolgiamo in chiusura di mandato un forte ringraziamento per il lavoro straordinario, per la tenacia e la competenza con cui ha servito l'Europa in momenti difficili per l'economia del nostro continente. Ma per ottenere passi avanti nell'Unione dovremmo anche iniziare a lavorare sui dossier con serietà, rigore, competenza e scegliendo - permetteteci di dire - gli alleati giusti. L'Italia, come sapete bene, è uno dei sei Paesi fondatori del progetto europeo e non può - lo ribadiamo con forza - non può permettersi di fare alleanze con forze che intendono alzare muri e barriere nel nostro continente. Chiariamoci: è da quel 9 novembre 1989 - sono quasi trent'anni - che noi ci battiamo per evitare che un nuovo filo spinato possa dividere le frontiere dei nostri Stati membri. Non consentiremo a qualche Governo o forza politica di realizzare ritorni indietro verso un passato drammatico. Ci batteremo per questo in Europa. Lo ha ricordato d'altra parte il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale rivolgiamo un caloroso e sentito ringraziamento per la serietà con la quale ha seguito queste fasi difficili dopo la crisi di agosto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Parlando della strage drammatica di Marzabotto, il Presidente ha chiarito che il male non è sconfitto per sempre - sono le sue parole - la storia, anche quella dolorosa, ci è maestra e i pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e avanzano nuovi egoismi. Ricordiamolo bene a tutti da quest'Aula: l'Italia e, mi permetto di dire, anche l'Europa è nata da questo riscatto popolare, dal rifiuto dell'odio e della violenza, dal rifiuto dell'ideologia della sopraffazione di diritti e libertà fondamentali. Ecco allora il compito ulteriore che avremo dinanzi a noi: tornare ad essere guardiani severi ed inflessibili non solo dei numeri e dei conti ma anche e soprattutto dei diritti e dei valori che fondano l'Unione, i diritti e valori che fondano la nostra Costituzione e il nostro Paese, quelli dovremmo difendere in Europa e sarà questa la posizione che dovremo assumere, per esempio, nei confronti delle procedure aperte per violazione dello stato di diritto nei confronti di alcuni Paesi membri. Diciamolo con chiarezza: il Governo non può più girarsi dall'altra parte e far finta di non vedere, come è stato fatto troppo spesso nei mesi passati. L'Italia ha il dovere politico e giuridico di difendere in Europa la vita privata e i dati sensibili delle persone; la libertà di stampa e di informazione, la libertà accademica e di insegnamento universitario e l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Dunque riguardo a chi parlava degli articoli inseriti nel disegno di legge di delegazione, noi siamo orgogliosi di affermare che, grazie al lavoro parlamentare di opposizione svolto dal PD nei mesi scorsi, la norma dell'articolo 4 sulla procura europea è stata profondamente rivista, prevedendo che, seppur d'intesa con il Ministro della Giustizia, sia in ogni caso il CSM a provvedere alla designazione dei magistrati indicati ad assumere questo ruolo. In altri termini - lo rivendichiamo con orgoglio - è grazie al lavoro del Partito Democratico che è stata difesa l'indipendenza della magistratura in Italia nella scelta del procuratore delegato europeo. Lo rivendichiamo con orgoglio come grande risultato del Partito Democratico in questi mesi passati.

Grazie al nostro partito l'Italia ha ottenuto poche settimane fa anche un altro successo straordinario e qualcuno lo ricordava con un po' di disprezzo. Noi siamo contenti di quanto fatto: siamo riusciti a far eleggere il nuovo Presidente del Parlamento europeo e colgo l'occasione per formulare gli auguri di buon lavoro a David Sassoli, la cui nomina riempie d'orgoglio il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e consentirà di rilanciare le battaglie per un'Europa più democratica, per istituzioni europee e processi legislativi comunitari più democratici. Il Parlamento europeo dovrà essere un interlocutore privilegiato di quest'Aula e del nostro Governo per affrontare e risolvere i problemi di maggiore attualità. Penso anzitutto alla Brexit. Oggi finalmente, come abbiamo ascoltato dalle linee guida esposte in Commissione, abbiamo un Ministro che è al corrente della esistenza di una task force a Palazzo Chigi e un Ministro che lavora per aiutare cittadini e imprese italiane nel Regno Unito in caso di no deal. Questo vuol dire lavorare e servire il nostro Paese ma penso soprattutto al pericolo rappresentato dai dazi statunitensi per l'economia italiana.

Dopo le misure protezionistiche sull'acciaio e l'alluminio per 6 miliardi e 400 milioni di euro, a cui l'Europa ha risposto con misure di rebalancing nei mesi scorsi per evitare e contenere i danni alle nostre industrie del settore, nelle scorse settimane gli Stati Uniti hanno annunciato altri 11 miliardi di euro di dazi sulle esportazioni europee che colpirebbero soprattutto i prodotti del comparto agroalimentare, vini, oli, frutta, formaggi made in Italy sottoposti al rischio di concorrenza sleale sul mercato americano, un mercato che fa circa 40 miliardi di export nel nostro Paese. Allora, il messaggio chiaro e netto che dobbiamo rivolgere, anche qui, a sovranisti che teorizzano ritorni a una gestione medievale dell'economia italiana, è questo: per rispondere ai dazi e proteggere le esportazioni italiane negli Stati Uniti c'è bisogno di più Europa, non di meno Europa, punto, di più Europa. Come ha ricordato ieri il presidente di Confindustria Boccia, la sfida economica e commerciale non è tra i Paesi comunitari ma è tra l'Europa e il resto del mondo e quella è la battaglia che dovremo fare se vogliamo difendere davvero l'economia del nostro Paese. L'altro tema caldo su cui dovremo, poi, ragionare è quello della gestione del fenomeno migratorio. Ricordiamo semplicemente che gli esiti del vertice di La Valletta hanno prodotto risultati di evoluzione importanti.

Insomma, abbiamo un lavoro faticoso ed entusiasmante dinanzi a noi, dobbiamo impegnarci, però, perché gli errori della storia non si ripetano e dobbiamo tutelare il progetto di un'Europa unita nelle diversità; è solo in una cornice comunitaria che potremo difendere il futuro dell'Italia e risolvere i problemi del nostro tempo. Noi l'abbiamo fondata, siamo pienamente dentro e resteremo con convinzione in Europa. Questo è il messaggio che dobbiamo lanciare. Dovremo lavorare per restare e rilanciare il progetto europeo, per riprendere il sogno di quella generazione Erasmus che hanno cullato Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quello è il sogno che dovremo coltivare e riprendere, il sogno degli Stati Uniti d'Europa e per fare questo è necessario però che l'Italia, con la sua storia, con la sua tradizione e con i suoi valori, torni a giocare un ruolo da protagonista. C'è bisogno, allora, di più Europa in Italia, ma c'è bisogno di più Italia in Europa. Sono sicuro che sapremo finalmente essere all'altezza di questa sfida