Discussione generale
Data: 
Lunedì, 25 Marzo, 2024
Nome: 
Andrea Casu

A.C. 304-A

Grazie, Presidente. Grazie alla rappresentante del Governo, alle onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, al relatore, che abbiamo sentito. Oggi noi all'ordine del giorno avremmo dovuto affrontare la discussione generale sulla legge del conflitto d'interesse e sul divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche. Io dico che ci sarebbe dovuta essere, perché in realtà stiamo discutendo dell'ennesima delega che affossa le proposte presentate dall'opposizione e che di fatto mette su un binario morto la stessa legge sul conflitto di interesse. L'ha spiegato bene il relatore: avremo un unico articolo, il rimando a un decreto legislativo. Però, quello che vorrei è che noi alzassimo un attimo lo sguardo verso quello che sta avvenendo nel Paese e quello che sta avvenendo è paradossale. Da un lato, la maggioranza che sostiene il Governo umilia, ancora una volta, il Parlamento e lo fa nello stesso modo in cui lo ha fatto sulla legge del salario minimo, lo fa nello stesso modo con cui lo ha fatto sulla legge del voto dove vivo, lo fa, di fatto, vanificando - sono stati ricordati - mesi di audizioni in Commissione, incontri, contributi, emendamenti, una richiesta delle opposizioni di affrontare un grande tema, quello del conflitto di interessi, e rimandando ancora una volta a un'azione del Governo. Ma in questo caso è ancora più grave, perché stiamo parlando del conflitto di interessi, stiamo rimandando a una legge delega al Governo nelle stesse ore in cui emergono le ennesime notizie inquietanti circa le vicende che riguardano la ministra Santanchè, che fa parte del Governo e non c'è stata una parola, una presa di posizione sul tema da parte della Presidente del Consiglio e degli altri ministri del Governo. Quindi, sul tema del conflitto di interessi chi deve portare avanti questa legge delega? Il Governo di cui fa parte la ministra Santanchè? Noi da mesi chiediamo una cosa semplice: a che ora si dimette la ministra Santanchè? Qui è in gioco la credibilità delle istituzioni, la reputazione internazionale dell'Italia, è in gioco il futuro e la credibilità di tutte le istituzioni. Da questo punto di vista, è paradossale che noi oggi, invece di affrontare in Parlamento una legge sul conflitto di interessi, rimandiamo la questione a un Governo che non è in grado nemmeno di prendere una posizione netta nei confronti della vicenda che riguarda la ministra Santanchè. Da questo punto di vista, era lo stesso atteggiamento che è stato fatto, proprio nello stesso modo, con un emendamento presentato fuori tempo massimo per delegare il Governo a intervenire sulla materia con tempi lunghi e sopprimere, di conseguenza, i 17 articoli del provvedimento originario, che noi abbiamo già visto nel caso di un'altra legge firmata dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle, da Alleanza Verdi e Sinistra e da Azione, quella sul salario minimo. L'abbiamo visto su io voto dove vivo. Qualcuno dirà, però noi alle elezioni europee sperimenteremo una possibilità di voto degli studenti fuori sede. Da questo punto di vista, c'è un punto molto importante. Se alcuni mesi fa la legge Madia, che veniva da un percorso di legislature (lavoro di comitati, lavoro parlamentare di Commissione e di audizione), avesse avuto un confronto parlamentare e fosse diventata una legge dello Stato, anche modificata dalla maggioranza, ma non rimandata a questo percorso, noi oggi non avremmo una sperimentazione che riguarda alcuni e che vale solo per le elezioni europee. Avremmo una legge dello Stato che può garantire, in maniera netta e ferma, che le elezioni possano essere elezioni nelle quali viene cancellato ed eradicato il fenomeno odioso dell'astensionismo involontario, cioè di persone che non è che si astengono perché non vogliono votare (e già sappiamo quanto è grave - ed è un problema di tutti - l'astensionismo volontario: è una questione che interroga opposizione, maggioranza e tutte le forze politiche; è un male gravissimo), ma persone che non sono messe nelle condizioni di poter votare. Questo ha bisogno di una legge che si poteva discutere mesi fa se avessimo coronato il percorso della legge Madia. C'è il tema del salario minimo che ha avuto lo stesso trattamento da questo Governo e ora l'amaro calice del conflitto di interessi. Da questo punto di vista, questa modalità collaudata annulla le prerogative delle opposizioni, che tutte le volte che presentano una legge non gradita non vedono mai arrivare in Aula per l'approvazione definitiva la loro proposta, ma più semplicemente si trovano davanti a una delega al Governo. Ora la differenza è che se noi arriviamo in Parlamento e abbiamo posizioni diverse, questo confronto ci consente di farlo alla luce del sole, visto da tutti. Avrete notato i posti nelle tribune. Non è un caso che il nostro Parlamento sia, di tutti i Parlamenti europei, quello che dedica più spazio a persone che non sono parlamentari, perché quei posti nelle tribune rappresentano la possibilità per tutti i cittadini di poter entrare in quest'Aula e, se lo vogliono, seguire i nostri lavori (oggi si può fare anche in modalità digitale), ma rappresentano anche l'attenzione che noi dobbiamo avere sul fatto che il confronto che avviene qui è aperto a tutte le cittadine e tutti i cittadini che noi dobbiamo rappresentare. Se anche quelle tribune, oggi (sono vuote in questo momento), vengono riempite dagli studenti che ogni giorno vengono a visitare la Camera dei deputati, ma possono restare solo per pochi minuti, noi quando arriviamo e portiamo il confronto parlamentare in questa sede, stiamo parlando di fronte al Paese. Ed è di fronte al Paese che ci dobbiamo dire che idea abbiamo sul conflitto di interessi. Ed è di fronte al Paese che ci dobbiamo dire che idea abbiamo sul salario minimo o sul diritto di voto degli studenti fuori sede. Da questo punto di vista, non si può sempre e solo rinviare al Governo. Si deve avere anche il coraggio di dire qui cosa si intende fare e il rinvio, questo rinvio, fa male veramente a quello che è il senso e il funzionamento di quest'Aula e di questa Istituzione.

La vicenda è tanto più grave in quanto questa proposta presentata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle risale all'inizio dello scorso anno ed è stato organizzato, lo ricordava il relatore, un ciclo di audizioni che ha visto portare il contributo di illustri studiosi della materia per diverse settimane. Al testo base erano stati presentati emendamenti, sia da parte delle altre opposizioni che della maggioranza, dopo un lavoro che ha impegnato a lungo la Commissione affari costituzionali: voglio ringraziare la capogruppo Simona Bonafé, il vicepresidente Matteo Mauri, tutti i componenti della Commissione affari costituzionali, tra cui il collega Federico Fornaro. Siamo arrivati adesso allo scadere della presentazione in Aula, con l'arrivo dell'emendamento che azzera il lavoro fatto e rimette tutto nelle mani del Governo, per di più, con una delega sostanzialmente in bianco. Non possiamo allora non partire da questa discussione generale con questa critica forte al metodo, lo abbiamo fatto quando questa maggioranza non si è assunta la responsabilità di non volere riconoscere agli 8 milioni di italiani che lavorano con stipendi da fame un salario minimo di 9 euro l'ora, sotto il quale non si può definire lavoro, ma sfruttamento. Lo faremo anche in queste occasioni, lo abbiamo fatto su io voto dove vivo, lo abbiamo fatto sulla proposta di legge Madia e lo abbiamo fatto una proposta di legge che, come ho ricordato, avrebbe risolto, definitivamente e non solo provvisoriamente, solo per elezioni europee e solo in determinate condizioni, il tema odioso e che deve essere combattuto all'astensionismo involontario alle elezioni. Non si vogliono, quindi, leggi in queste direzioni è evidente però che sul tema del salario minimo, con 24 mesi a disposizione per l'esercizio della delega a legislatura inoltrata, non ci saranno i tempi tecnici per la doppia approvazione della legge alla Camera e al Senato. Allora, diciamocelo chiaramente, l'obiettivo non è quello di arrivare a una legge delega, ma l'obiettivo è quello di mantenere la situazione così com'è per un'altra legislatura. Qui casca, veramente, la maschera dell'operato del Governo, che se poi avesse avuto questa volontà di procedere nella direzione di una legge delega, ci saremmo risparmiati allora tutto il lavoro in Commissione. Poteva un anno fa il Governo prendere di petto la questione e dire: facciamo noi, abbiamo un'idea, un progetto, una proposta e ve la presentiamo alle Camere. No, prima esauriamo tutto il tempo del lavoro di Commissione, perché è proprio l'opposizione che ci chiede di intervenire su questo tema e se non ci fosse l'opposizione per noi il tema del conflitto di interessi va bene tutto così com'è. Una volta esaurito tutto il tempo, in coda, ultimo minuto utile, anzi, oltre l'ultimo minuto utile, ecco che arriva l'emendamento per ricominciare da capo, come nel gioco dell'oca, quando si tirava il dado e si finiva nella casella in cui bisognava ricominciare e vogliamo far finire un'altra legislatura così. Noi invece pensiamo che nel nostro Paese ci sia bisogno, da tempo, di un provvedimento che metta in condizione tutti i titolari di cariche pubbliche di Governo (quindi, anche la ministra Santanchè), nell'esercizio delle loro funzioni, di dedicarsi esclusivamente alla cura e al perseguimento dell'interesse pubblico.

Più in generale, riteniamo necessario assicurare che i processi decisionali siano finalizzati sempre all'attuazione del bene comune e non subordinati a interessi di parte. Ecco, perché serve una legge volta a prevenire le situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta e ad evitare l'insorgenza di conflitti di interessi tra l'incarico pubblico e qualsiasi interesse privato, una legge che definisca senza ambiguità il concetto stesso di conflitto di interesse e che preveda una serie di misure di salvaguardia, anche quando la carica pubblica cessa. L'attuale normativa in materia è la legge 20 luglio 2004, n. 215, che oltre ad essersi rivelata inefficace, dopo vent'anni dall'entrata in vigore, ha bisogno di essere aggiornata per rispondere ai cambiamenti delle società e delle tecnologie di questi ultimi decenni. La legge attuale agisce successivamente all'insorgere del conflitto d'interessi e non considera il profilo preventivo, impeditivo, in poche parole, la legge Frattini del 2004 non mira ad eliminare la situazione del conflitto di interessi, ma ed evitare che il pericolo che connota la situazione di conflitto d'interessi si traduca in un danno per l'interesse pubblico. La stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato l'opportunità di un intervento di modifica della legge in vigore per raccogliere le osservazioni formulate in ambito europeo dal Group of States against corruption. Già prima dell'attuale legge del 2004 erano state presentate molte proposte, da parte di parlamentari sia di centrosinistra, sia di centrodestra, anche diverse tra loro nell'individuazione del conflitto d'interessi, che non avevano mai concluso l'iter di approvazione. Anche nel corso delle legislature successive all'entrata in vigore della legge del 2004, è stata poi sollevata più volte, in ambito parlamentare, la questione dei conflitti d'interessi, in occasione dell'esame di alcune proposte di legge di riforma non approvate.

Oggi, serve una legge moderna, che al pari degli altri Stati europei doti il nostro Paese di strumenti efficaci. Una disciplina del conflitto d'interessi è fondamentale per salvaguardare la credibilità e la legittimità democratica delle istituzioni, ma è indispensabile anche per garantire la competitività, la separazione tra attività imprenditoriale e amministrazione della cosa pubblica, presupposto di un sistema economico basato sulla concorrenza, dove il mercato deve essere messo al riparo da forme di intervento manipolatorio e distorsivo per interessi particolari da parte di chi esercita attività di Governo. Questo presupposto è valido, a maggior ragione, in questo preciso contesto storico, con le risorse ingenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziate con debito comune europeo.

La legge sul conflitto d'interesse, insomma, conviene al Paese, ma conviene anche alla politica, per recuperare la crescente sfiducia dei cittadini che vediamo manifestarsi sempre di più nel dato dell'astensionismo alle elezioni. Del conflitto d'interesse non possiamo parlare prepotentemente solo tutte le volte che si presenta uno scandalo, salvo, poi, non riuscire mai ad approvare una normativa moderna ed efficace. Spiace, purtroppo, che per l'ennesima volta questa maggioranza, non solo, non abbia colto l'opportunità di portare fino in fondo una proposta dell'opposizione già in fase avanzata di approvazione, ma abbia deciso, con questa scelta, di fare sì che anche questa legislatura, anche la XIX legislatura, non arriverà a determinare una legge sul conflitto d'interessi.

Il voto di oggi sta dando un messaggio chiaro al Paese: sul conflitto di interessi non si interviene. E, vedete, lo dico con grande rispetto, ma anche con grande determinazione, non ce lo possiamo permettere. Noi abbiamo già un problema gravissimo nel nostro Paese ed è la crisi dei partiti, perché i Costituenti avevano attribuito un ruolo fondamentale ai partiti e noi siamo molto lontani da questo ruolo. In quest'Aula c'è un'unica forza che rivendica orgogliosamente di chiamarsi “Partito” ed è il Partito Democratico, le altre forze hanno scelto altri nomi, ma la funzione dei partiti nella nostra Costituzione è quella di consentire ai cittadini di partecipare con metodo democratico alle funzioni nazionali e dentro quelle funzioni c'è anche un ruolo chiave nella mediazione e nell'intermediazione degli interessi. Nel momento in cui, però, vanno in crisi i partiti e non svolgono quel tipo di funzione, quel tipo di funzione inevitabilmente viene svolta da altri e questi altri devono essere normati, perché se non ci sono delle norme che chiaramente indichino i limiti e i confini, tutto questo avviene nel buio e noi, invece, dobbiamo portare luce, perché non c'è niente di male nel fatto che ci siano degli interessi in gioco, perché la politica è fatta di interessi in gioco, ma questi interessi devono essere chiaramente svolti, mediati e intermediati, attraverso un'azione che può guardare a diversi modelli, ma che sicuramente rappresenta nel nostro caso un caso specifico che non può essere considerato un modello, se non un modello negativo, e le vicende che noi ogni giorno vediamo, quando emergono gli scandali, ce lo ricordano.

Di fronte a tutto questo, ci possiamo dividere, ci dobbiamo dividere, è giusto e democratico che ci dividiamo nel merito delle norme, dei modelli di riferimento, dei procedimenti; è inaccettabile che ci dividiamo nel metodo, anzi, che la maggioranza pieghi strumentalmente a questioni di metodo la necessità politica, per restare unita, per restare compatta, di rinviare ancora una volta questa discussione. Quindi - e questo è veramente il nostro appello conclusivo -, piuttosto che rinviare una legge sul conflitto di interessi, fate una cosa importante per il Paese, mandate a casa la Ministra Santanchè.