Data: 
Lunedì, 13 Luglio, 2015
Nome: 
Marilena Fabbri

A.C. 3098-A

 

Grazie, signora Presidente. Signora Ministro, cari colleghi, questo provvedimento, che ci accingiamo a discutere e ad approvare in Aula nei prossimi giorni, si inserisce in un solco di ammodernamento, di cambiamento culturale della pubblica amministrazione, che ha alle spalle venticinque anni di provvedimenti e si inserisce profondamente all'interno del quel contesto. Vorrei ricordare solamente alcuni dei passaggi più importanti che hanno trasformato la pubblica amministrazione nel suo complesso, da un soggetto statico a un soggetto dinamico, da un soggetto gerarchicamente subordinato allo Stato e alle decisioni centrali a un soggetto, invece, con un'autonomia statutaria, regolamentare e organizzativa. La prima di queste modifiche, di queste grandi rivoluzioni, fu segnata dalla legge n. 142 del 1990 – in un altro momento di crisi del nostro sistema Paese –, che ha determinato una trasformazione dei nostri enti locali appunto da soggetti subordinati alla centralità dello Stato a soggetti che avevano autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa, nonché finanziaria. Le rivoluzioni successive sono quelle legate alla legge n. 241, sempre del 1990, che ha procedimentalizzato, ha definito il procedimento amministrativo, che ha previsto la partecipazione dei cittadini a quel procedimento e, quindi, la possibilità di interferire e di intervenire anche a tutela dei propri interessi all'interno di quel contesto e non subire l'azione della pubblica amministrazione. In quel contesto si è introdotto per la prima volta il principio della semplificazione e della responsabilità della pubblica amministrazione, definendo anche dei tempi all'interno del procedimento amministrativo e degli obblighi di risposta ai cittadini, anche con motivazioni. Da lì, gli istituti della conferenza dei servizi, del silenzio assenso, dell'autotutela, che oggi andiamo ulteriormente a definire e ad ammodernare. Successive sono le leggi sull'elezione diretta dei sindaci, che hanno introdotto per la prima volta non solo la possibilità dei cittadini di eleggere direttamente i sindaci o i presidenti di provincia, ma di chiedere conto della loro amministrazione, di chiedere conto del raggiungimento degli obiettivi politici e di programma. Le «leggi Bassanini» hanno poi introdotto, a metà degli anni Novanta, la distinzione fra responsabilità tecnica e responsabilità politica, quindi hanno introdotto una fortissima rivoluzione, che già era iniziata all'inizio degli anni Novanta, rispetto alle responsabilità dell'azione amministrativa e dell'azione politica. Anche questo tema è toccato all'interno di questo disegno di legge delega. E così via: gli interventi sul codice digitale della pubblica amministrazione, che ha voluto introdurre non solo l'obbligo di accelerare, di informatizzare il sistema, ma anche di rendere più trasparente e più immediatamente accessibili i documenti ai cittadini e alle altre pubbliche amministrazioni. All'interno di questa delega ritroviamo tutte le parole d'ordine che hanno caratterizzato l'ammodernamento del nostro sistema pubblico in questi anni: la semplificazione, la responsabilità, l'autonomia, la valutazione e anche la meritocrazia, introdotta con la riforma del pubblico impiego in varie fasi, tra cui il contestato provvedimento Brunetta, che ha sicuramente degli elementi di criticità ma ha rafforzato il tema della responsabilità all'interno della pubblica amministrazione, cioè che la valutazione non può determinare una valutazione ugualitaria, uguale per tutti, ma determina necessariamente il fare delle differenze, tenendo conto anche dell'impegno, dell'aggiornamento e del valore all'interno del lavoro delle nostre pubbliche amministrazioni. Che cosa viene ulteriormente valorizzato all'interno di questo provvedimento, che sicuramente, è vero, è complesso ? Si prevedono dodici deleghe e si pone l'obiettivo di intervenire su quindici materie di competenza relativa alla pubblica amministrazione, quali, come si diceva prima: la carta della cittadinanza digitale, la conferenza dei servizi, il silenzio assenso tra pubbliche amministrazioni – che viene per la prima volta introdotto – e non solo tra cittadino e pubblica amministrazione, la segnalazione certificata di inizio attività, il silenzio assenso, l'autorizzazione espressa e la comunicazione preventiva, l'autotutela amministrativa, revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza e la riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato: una vera rivoluzione che ha il compito, si pone l'obiettivo, di andare a semplificare le sovrapposizioni all'interno della pubblica amministrazione. 
Questo è un tema che già con le «Bassanini» ci si era posto, ma che non era stato assolutamente risolto, anzi non era stato neanche toccato, e che questo Parlamento non è riuscito negli anni successivi a modificare. Ricordo tutta l'esperienza della Carta delle autonomie locali che non è andata a buon fine e che aveva proprio il compito e l'obiettivo di andare a ridurre o eliminare le sovrapposizioni decisionali fra i diversi livelli dello Stato. Oggi siamo arrivati all'abrogazione delle province come livello politico, rimane come ente di secondo grado in via di definizione rispetto alla sua permanenza e alla ridefinizione fra i diversi livelli di organizzazione territoriale, dai comuni alle unioni dei comuni, alle città metropolitane e al livello regionale. L'obiettivo di ridefinire, di evitare soprattutto le sovrapposizioni, dei luoghi di decisione, ma anche dei luoghi dell'erogazione dei servizi, è sicuramente uno dei punti più importanti di novità di questa legge delega, in quanto si pone l'obiettivo di andare a toccare in maniera pesante l'organizzazione dello Stato, sia a livello centrale che periferico, quindi a razionalizzare sia l'organizzazione e l'erogazione dei servizi che, soprattutto, l'erogazione dei servizi nel rapporto con i cittadini attraverso l'istituzione dell'Ufficio territoriale dello Stato in capo alla direzione e coordinamento del prefetto. 
Si cita anche la razionalizzazione delle sedi prefettizie, così come l'accorpamento o la trasformazione di alcuni soggetti statali e non, per semplificare l'intervento sul territorio. Tra i tanti temi: la riorganizzazione delle Camere di commercio, la razionalizzazione e riorganizzazione della normativa in materia di società partecipate, così come quella delle società che erogano servizi pubblici, il Testo unico sul pubblico impiego che vuole riordinare la materia nonché innovare nei punti indicati nella legge delega. 
Sono veramente tanti gli aspetti, un altro elemento di novità particolarmente significativo ritengo sia quello della dirigenza pubblica, in quanto modifica radicalmente, a mio avviso, il modo in cui la pubblica amministrazione dovrà percepirsi da qui in poi, ovvero dall'uscita dei decreti attuativi in poi. La precarizzazione della dirigenza risolve una parte dei temi. Si tende sempre a vedere gli interventi normativi in negativo e a presentare emendamenti o a prevedere modifiche normative sempre pensando alla parte peggiore del nostro Paese: la corruzione, la corruttela, il tentativo di evadere l'applicazione delle norme e dei tributi. In realtà, il nostro Paese è composto per la maggior parte di persone che operano e lavorano nella pubblica amministrazione e nel privato con particolare dedizione e rispetto delle norme e a questi io credo che noi dobbiamo rivolgerci nel fare le normative, senza perdere di vista la necessità delle sanzioni e dei controlli, ma anche senza far sì che la necessità di controllare quella parte minoritaria del Paese che non rispetta le norme, possa bloccare la capacità la capacità di sviluppo e di ammodernamento del sistema. 
Dicevo prima della precarizzazione della dirigenza, ciò vuol dire che i dirigenti avranno la responsabilità di essere la parte più moderna, più innovativa del nostro sistema pubblico e questo vuol dire che le pubbliche amministrazioni dovranno fortemente investire nei funzionari, nei quadri che rimangono permanentemente all'interno del contesto degli enti per sviluppare, rafforzare, le competenze e le conoscenze e la capacità del fare, perché loro saranno i depositari dell'agire della pubblica amministrazione, mentre ai dirigenti verrà chiesto di essere la parte più innovativa e più responsabile. 
Non credo che la precarizzazione nei tre albi unici voglia dire spoil system, voglia dire clientele, rispondere ai desiderata del sistema politico, ma voglia invece dire assumersi una responsabilità e un'etica professionale tipica della dirigenza che non risponde e che non deve rispondere ai desiderata della politica se illegali, se illegittimi, se inopportuni sul piano delle norme. Questa è una responsabilità della professione, è una responsabilità degli individui, non ci sono norme che tengono rispetto alla tendenza a delinquere. Faccio un esempio, ho fatto il sindaco – ho veramente finito – non si può pensare di – faccio una banalizzazione – evitare che si parcheggi sui marciapiedi riempiendo il Paese di paletti, io credo che si debba insegnare ai cittadini che non è etico, non è corretto non rispettare le fragilità degli altri come quella di poter camminare in sicurezza sui marciapiedi. Allora credo che anche questo vada fatto complessivamente nello Stato, c’è un'etica individuale e collettiva che va acquisita, assimilata, sedimentata e praticata e le sanzioni e i controlli devono servire per attaccare e sanzionare la parte minimale di chi invece continua a tenere un comportamento delinquenziale, ma non può essere quella parte minoritaria che blocca la capacità di un Paese di ammodernarsi e di darsi delle regole più aperte e più innovative.