Discussione
Data: 
Mercoledì, 2 Agosto, 2017
Nome: 
Vincenzo D'Arienzo

 Doc. XVI, n. 4

 

Grazie, Presidente, buongiorno a tutti i colleghi. La missione che oggi affronteremo qui in Aula di supporto logistico e tecnico non fa altro che estendere l'impegno dell'Italia e del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia, cosa che, ripeterò più volte, è interesse del nostro Paese, e con la linea condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale. Nel più ampio contesto delle iniziative per rafforzare la stabilità della Libia, con questa decisione l'Italia aggiorna ed estende l'area dell'operazione della missione Mare Sicuro, per fornire supporto alla Guardia costiera libica nelle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico degli esseri umani.

Quindi, in aggiunta ai compiti già svolti, ci assumiamo l'ulteriore impegno ed onere di protezione e di difesa dei mezzi del Consiglio Presidenziale, così come richiesto proprio da quel Governo, cosa che non è indifferente nella nostra valutazione. Si parte da qui per la nostra discussione, ma è ovvio che quella richiesta nasce, così come emerso anche in Commissione, in un contesto di assoluta fiducia reciproca, una fiducia che viene da lontano e che il Governo di Accordo Nazionale ci riserva per il comportamento che il nostro Paese ha tenuto in tutti questi anni.

Un comportamento, se posso dire, scevro da propaganda, proposte irrealizzabili, fantasie, ma sempre e comunque rispettoso del quadro delle regole internazionali, delle decisioni della comunità internazionale che l'Italia stessa ha contribuito a formare, della nostra volontà di lavorare con i libici senza imporre a loro le nostre scelte. La richiesta di supporto, quindi, offre due certezze: sgombra il campo dalle visioni strumentali, soprattutto prospettate dopo l'incontro parigino tra Al Serraj e il generale Haftar, e, in secondo luogo, riconosce all'Italia un ruolo primario nella vicenda libica, frutto della fiducia che quel Paese ripone nel nostro. A questo proposito, leggere i fatti internazionali per volgerli contro il Governo nazionale, strumentalizzarli sempre ai fini interni della politica interna, rende le politiche miopi e senza respiro. Posso dire che con un Governo di altra natura mai la Libia avrebbe potuto chiedere aiuto all'Italia e mai la comunità internazionale avrebbe potuto avallarne la decisione.

La richiesta libica, quindi, è l'ulteriore passo in avanti per consentire a quel Paese di risolvere il grave problema dei traffici illeciti che ne pervadono il territorio, non solo quello di esseri umani, ma anche di risorse petrolifere, di droghe, di armi. In questi anni l'Italia non è stata ferma, perché la stabilità della Libia, come dicevo, è interesse nazionale, e non solo per la questione migranti. Avere a pochi metri uno Stato fallito pone condizioni nuove e pericolose nell'intera area del Mediterraneo che con noi confina; da qui una fitta agenda di impegni che l'Italia in questi ultimi anni ha profuso in diverse direzioni.

È stata l'Italia, a volte anche in solitaria, che ha posto il tema in tutte le sedi della comunità internazionale. Mentre altri proponevano la divisione del territorio o sostenevano, più o meno apertamente, questa o l'altra parte in campo, ragionavano sulla spartizione degli ingenti giacimenti petroliferi, l'Italia insisteva sul tema della stabilità delle istituzioni, sulla necessità che le scelte fossero prese dai libici, sullo sviluppo del territorio nella sua interezza: è stata l'Italia, posso dire, ad urlare che è necessario un unico disegno progettuale nell'area. Non servono il proliferare confuso di iniziative di chiunque, anche Paesi europei; serve, invece, ricondurre in un'unica azione tutte le iniziative in campo.

Chiediamo al nuovo delegato ONU di farsi carico di questo; anzi, se continuano percorsi diversi o si infittiscono le influenze esterne, il rischio di delegittimare il nuovo incaricato ONU è concreto. A coloro che ripetono che Macron ha superato l'Italia con l'incontro a Parigi rispondiamo che riteniamo quell'incontro parte del progetto unitario che vorremmo e da declinare in un quadro ONU.

Noi abbiamo fatto qualcosa di simile organizzando a Roma un proficuo incontro tra sindaci e rappresentanti istituzionali libici. Questa nostra posizione rispettosa del popolo libico e del diritto internazionale è riconosciuta, tanto che il primo appuntamento internazionale del nuovo delegato Onu per la Libia, Salamé, avverrà proprio in Italia il prossimo 8 agosto. Abbiamo cercato e non ci fermeremo la piena e convinta unità tra i diversi attori libici. Le diffidenze e di veti incrociati non possono favorire la soluzione, serve anche allargare il dialogo. I due principali protagonisti al-Serraj e il generale Haftar non riusciranno comunque da soli a risolvere la crisi, serve il più ampio coinvolgimento.

Abbiamo inviato tanti segnali positivi di rispetto e di dialogo verso il Governo libico. Ricordo che siamo stati il primo Paese europeo a riaprire l'ambasciata e a regolare i rapporti istituzionali con la Libia. Accogliamo i feriti delle tante battaglie in corso negli ospedali italiani e anche direttamente nell'ospedale da campo che abbiamo costruito a Tripoli. Siamo impegnati a sostenere la ripresa delle attività economiche a cominciare dall'estrazione del petrolio. È di pochi giorni fa un incontro a Roma tra i rappresentanti dell'economia italiana con gli omologhi libici, un incontro che ha posto basi molto positive per lo sviluppo di azioni di partenariato industriale grande e piccolo. In definitiva, siamo convinti che per rafforzare la Libia serve l'imprescindibile rispetto della loro sovranità internazionale. Abbiamo sempre cercato, e l'abbiamo sempre proposto ovunque, di coinvolgere i partner della regione; sono evidenti i diversi interessi in gioco, ivi compresi gli appetiti e le influenze presenti nell'area. La disgregazione dello Stato libico produrrebbe danni che in diverse occasioni abbiamo cercato di sottolineare a tutti i protagonisti dell'area del Nord Africa. Abbiamo coinvolto i Paesi a sud della Libia, luoghi di origine e di transito dei migranti. Anche in solitaria abbiamo avviato diversi progetti comuni o sostenuto economicamente azioni avviate direttamente da quei Paesi per favorire e supportare la crescita economica di queste realtà. I frutti sono più che lusinghieri perché responsabilizzando e rafforzando quelle comunità, e le loro istituzioni, la riduzione dei transiti in quei confini è più che significativa e i dati lo dimostrano. È costante e convinto il sostegno, ovviamente economico, a favore delle organizzazioni internazionale dell'ONU ed in particolare dei progetti di crescita e di sviluppo avviati nell'area nordafricana e sempre più sono i programmi di cooperazione finanziati dall'Italia per il sostegno umanitario alle popolazioni libiche. È in corso un riesame anche delle regole di approccio e di impegno delle organizzazioni non governative al fine di impostare una linea unitaria per tutti gli interventi di soccorso in mare e soprattutto di ricovero presso i porti italiani.

Sul tema delicato dei flussi migratori, tema principale della discussione odierna, anche se si continua a ripetere che non è stato fatto nulla, che siamo in preda all'invasione, altre amenità simili mai diventeranno verità, anzi i fatti dimostrano l'esatto contrario. Sia con azioni dirette sulle istituzioni libiche, sia presso l'Unione europea, non c'è Paese che come l'Italia ha posto e pone continuamente il tema. Nel pieno rispetto del diritto internazionale e della gerarchia delle istituzioni, abbiamo avviato azioni nostre, Mare Sicuro, Mare Nostrum, partecipiamo a missioni internazionali, EUNAVFORMED, che peraltro coordiniamo con un nostro ammiraglio, e partecipiamo a progetti economici, EUBAM, volti a sostenere l'economia locale. È grazie inoltre alla formazione del personale libico, in particolare del personale della Guardia costiera attraverso la missione EUNAVFORMED, che la Libia ha chiesto di vigilare direttamente e personalmente una vasta area marittima, cosa impensabile fino a qualche mese fa.

La decisione di sostegno italiano, che oggi qui votiamo, è in linea con le due risoluzioni dell'ONU sulla Libia; una che chiede agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di accordo nazionale, l'altra chiede agli Stati membri di assistere il Governo libico nel contrasto al traffico dei migranti. Inoltre la decisione in esame, non ci sono dubbi, prosegue migliorandole le azioni che l'Italia ha svolto finora. È nelle cose che la richiesta del Governo di accordo nazionale ci consente di corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del fenomeno dell'immigrazione illegale. Certo, permangono alcune criticità, emerse anche nel dibattito in Commissione, ma l'esperienza sta insegnando che, in un contesto così delicato, i piccoli passi hanno un significato maggiore.

Riusciremo a rivolgerli verso la soluzione definitiva dei gravi fenomeni illeciti? Sì, servono unità, collaborazione, credibilità internazionale, agire nel diritto internazionale, nel rispetto delle altre istituzioni, in particolare di quelle libiche.

Altre ricette possono apparire più accattivanti, di immediato impatto emotivo, ma assolutamente incapaci e inefficaci di definire il quadro, perché guardano ad altri obiettivi, spesso quelli di avversare il Governo nazionale, e non agli elementi a disposizione in un ambito in cui la collaborazione con altri è importante e decisiva. Riportare nel dibattito interno le dinamiche internazionali, nega l'intelligenza di chi lo fa. Si cerca il consenso dei più, ma non si raggiunge nessuno risultato concreto. Se avessimo seguito molte delle cose che qui, in quest'Aula e in Commissione, abbiamo sentito, oggi non saremmo a questo importante risultato. Se ci fossimo comportati in maniera diversa, un altro Paese ci avrebbe mai chiesto di portare le nostre navi militari nei loro porti? Non credo. Ecco, questo sarebbe stato l'epilogo se avessimo ascoltato la propaganda interna.

Per queste ragioni che ho cercato, seppur brevemente, di esporre, il Partito Democratico sosterrà il provvedimento, perché lo considera un ulteriore e positivo tassello della politica estera dell'Italia, in un'importantissima area di influenza quale è quella del Mediterraneo.