Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 2 Novembre, 2016
Nome: 
Irene Manzi

A.C. 4080

Giunge in aula un provvedimento frutto di un lungo lavoro condotto dai colleghi senatori e dal Governo. Un provvedimento atteso di cui la relatrice ha tracciato un significativo quadro. «Un passo importante – come ha evidenziato il presidente dell'AGIS, Carlo Fontana – che dimostra-ancora una volta una ritrovata attenzione per la cultura, il cinema e lo spettacolo dal vivo». Un testo che prosegue lungo una strategia articolata e precisa che ha visto in questa Legislatura, grazie ad un lavoro sinergico tra le due Camere e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la concreta realizzazione di politiche a sostegno della cultura, capaci di dare una rotta e disegnare un orizzonte e di determinare un nuovo e positivo fervore ed interesse per e nel settore. 
Perché, anche nel caso del disegno di legge che oggi discutiamo, non è solo questione di risorse, che pur ci sono e in modo significativo: penso al raddoppio dei finanziamenti da 200 a 400 milioni sul fondo cinema, all'innalzamento del tax credit per produttori, distributori ed esercenti da 150 a 260 milioni, ai 120 milioni a fondo perduto per ristrutturazione sale cinematografiche pubbliche e private, ai 12 milioni l'anno circa per la scuola. 
Ma il valore di questo provvedimento non sta solo nelle risorse, sta nel voler disegnare un orizzonte, a dare degli indirizzi giusti e necessari in materia di politica culturale. E questo il provvedimento prova a fare. Grazie anche ad un lavoro approfondito condotto al Senato: sessanta audizioni. La possibilità, per ogni soggetto dell'industria audiovisiva di partecipare ed esprimere il proprio punto di vista in un clima di autentico ascolto. Un lavoro sinergico condotto con i colleghi senatori del Partito Democratico, per concentrare in quella sede tutti gli emendamenti al disegno di legge del Governo per accelerare, in questa sede, i tempi dell'approvazione. E, poter giungere, entro l'anno, all'approvazione del provvedimento e alla sua entrata in vigore, con le risorse e gli strumenti previsti, nel 2017. 
Anche questo induce a riflettere sui tempi e su una trasformazione del bicameralismo paritario necessaria per giungere in tempi certi alla approvazione di un provvedimento quadro a lungo atteso dal settore. E il Partito Democratico ha condotto un lavoro di coordinato con i colleghi senatori proprio per evitare i passaggi di una navetta parlamentare che avrebbe compromesso i tempi certi di approvazione e la messa a regime del nuovo sistema. 
Ma torniamo al testo che arriva oggi in aula, frutto di una significativa condivisione anche con le forze di opposizione (testimoniata dagli stessi numeri di approvazione del provvedimento al Senato: 145 sì, 6 no e 30 astenuti). Un testo che arriva in un momento interessante e significativo. 
Penso ai dati 2015 del box office italiano che hanno visto un incremento dei biglietti venduti dell'8,56 per cento rispetto al 2014 e un aumento degli incassi del 10,78 per cento. 
Una vitalità – certamente non rappresentativa di un intero settore che merita attenzione e norme specifiche, alla base del nostro intervento normativo – che si ricollega anche a provvedimenti ulteriori come Cinema2day, promosso dal Mibact in collaborazione con ANEM, ANICA e ANEC, che dal 14 settembre, ogni secondo mercoledì del mese, consente di entrare al cinema pagando solo 2 euro rispetto al normale prezzo di biglietto. Un'iniziativa felice che sta riscuotendo il successo indiscusso di pubblico come testimoniano i dati del mese di ottobre che hanno visto nel secondo mercoledì del mese oltre un milione di presenze, (contro i circa 600 mila del pur ottimo debutto a settembre), per quasi 2,4 milioni di euro di incasso a conferma che, se i film vengono proposti con una programmazione adeguata e con una promozione efficace, il cinema in sala è vivo e può raccogliere ottimi risultati, quasi da presenze «natalizie». 
Ma l'obiettivo non è solo aumentare le presenze a Natale (periodo d'oro del cinema) o in un giorno del mese, l'obiettivo è quello di creare un sistema complessivo in grado di avere canali di distribuzione adeguati (penso in particolare al cinema italiano), pubblico presente e appassionato per tutti i 365 giorni dell'anno. 
E il provvedimento che oggi discutiamo in quest'aula prova a farlo con una legge organica e di sistema che riordina e riforma il quadro normativa esistente, traducendo istituti nuovi e risorse complessive certe e stabili (stiamo parlando di in minimo di 400 milioni di euro con l'unificazione delle attuali risorse del Fus Cinema e del tax credit (150 milioni in più, con una crescita del 60 per cento). Risorse appunto non più divise tra Fus e altri strumenti di sostegno diretto e indiretto, ma tutte riconoscibili e stabili nel Fondo destinato per il cinema e l'audiovisivo. 
Un intervento, quello di Governo e Parlamento, che muove dall'assunto e dall'intento fondamentale di riconoscere un dato di partenza imprescindibile: che il CINEMA rappresenta e deve rappresentare ancor più per l'Italia, una delle più importanti industrie culturali e produttive del Paese che merita, al pari di altre, riconoscimento e risorse. E il provvedimento che oggi discutiamo prova a far questo dando risorse e norme di sistema e riconoscendo, sin dal suo primo articolo, che questo settore rappresenta una «attività di rilevante interesse generale» che contribuisce alla definizione dell'identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese favorisce la crescita industriale, promuove il turismo e crea occupazione. Sono affermazioni importanti che impegnano in modo preciso l'azione di Governo e Parlamento ora e nell'attuazione del disegno di legge in un lavoro che non si esaurisce con l'approvazione della legge in quest'aula, ma porta con sé un lavoro successivo e continuo di confronto anche nella definizione dei decreti attuativi da cui dipenderà il raggiungimento o meno degli obiettivi per cui è nata la nuova normativa. 
Su questi provvedimenti successivi dovrà proseguire il confronto con gli operatori del settore e da questi dipenderà realmente la messa in opera degli obiettivi di fondo del nuovo sistema che andiamo a delineare. 
Un sistema che riconosce positivamente e sostiene – non solo da ora – il ruolo del cinema e dell'audiovisivo (bacino sempre più interessante anche dal punto di vista creativo) attraverso le risorse destinate nel Fondo per il cinema e l'audiovisivo, alimentato (anche questo è interessante) con gli introiti erariali derivanti dalle attività del settore. Con un sistema che sostiene se stesso per il tramite del Fondo che prevede al suo interno tra gli altri come ci ha ricordato l'esauriente relazione della relatrice; incentivi fiscali (con sei distinte tipologie di tax credit di cui possono beneficiare le imprese di produzione, distribuzione, post-produzione, esercizio cinematografico, industrie tecniche, imprese italiane che lavorano per produzioni straniere, imprese esterne al settore che investono nel cinema italiano. Con forme percentuali elevate di sostegno fino al 40 per cento per produttori indipendenti che distribuiscono film in proprio); incentivi automatici determinati sulla base di parametri oggettivi; contributi selettivi; contributi per attività e iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva. 
Non entro nel dettaglio tecnico delle singole disposizioni, ma c’è un dato che – riguardo al tax credit – voglio evidenziare. Abbiamo inaugurato i primi mesi di questa legislatura con il rischio del dimezzamento dello strumento del credito di imposta a sostegno del settore (da 90 a 45 milioni di Euro), all'epoca a carattere ancora temporaneo e destinato al solo settore cinematografico. Tre anni dopo (e grazie a progressivi provvedimenti dal Decreto Valore Cultura, all’art bonus, all'ultima legge di stabilità) questo strumento da temporaneo è diventato stabile, è stato esteso all'audiovisivo e soprattutto ha incrementato progressivamente il suo stanziamento passando dai 90 milioni del 2013, ai 115 del 2015 ai 140 del 2016 (incrementati di 30 milioni con il recente decreto fiscale) e ai 260 del 2017. 
Non si tratta di obiettivi raggiunti così per caso, per una serie di coincidenze fortunate. Si tratta – e mi piace evidenziarlo – di precise scelte politiche, difese con forza, fatte proprie da Governo e Parlamento. Scelte fondate sulla consapevolezza del valore di questo strumento per il sostegno alla cinematografia. Perché il tax credit ha in sé un fondamentale elemento di volano economico per le nostre produzioni. Solo nel periodo 2009-2013 (quando lo strumento era provvisorio e non stabile) ha consentito di attrarre complessivamente in Italia, nel periodo 2009-2013, 49 produzioni cinematografiche estere, per un investimento pari complessivamente a 102 milioni di euro, produzioni estere capaci di generare occupazione per i professionisti tecnici impiegati, valore economico sulle realtà coinvolte, valorizzazione turistica per i territori sede di set. Il successo della stabilità di questa misura si vede dal numero sempre più crescente di produzioni ed operatori stranieri che vengono a girare sul territorio nazionale film o parti di film. Torniamo ad essere competitivi in questo settore e torniamo a valorizzare le altissime professionalità tecniche che operano in questo campo. 
Ma oltre a stanziare risorse, anche ingenti, a disposizione, il provvedimento prova a fare qualcosa di più: cerca di creare un sistema-paese a sostegno del cinema e dell'audiovisivo, attraverso una positiva individuazione e distinzione delle competenze tra Stato e Regioni, deputate, queste ultime, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio artistico del cinema attraverso progetti di catalogazione, digitalizzazione e conservazione del patrimonio filmico e audiovisivo, anche tramite le mediateche e le cineteche, e attraverso il sostegno dello sviluppo economico, culturale e linguistico dell'industria audiovisiva. Non a caso, in questo ambito, il provvedimento riconosce e definisce il ruolo delle Film Commission regionali che in questi anni, in molte realtà regionali, hanno svolto un ruolo significativo nello sviluppo, nella valorizzazione e promozione di spazi e territori locali, fornendo supporto e assistenza alle produzioni cinematografiche e audiovisive nazionali e internazionali. Penso ad esempi interessanti come quelli offerti dalle Film Commission in regioni come il Piemonte, la Puglia, il Friuli Venezia Giulia o, nel suo piccolo, ad una realtà che conosco direttamente come le Marche che, con l'esperienza felice legata al «Giovane Favoloso» di Mario Martone, in un combinato di tax credit tra imprese locali e supporto della locale Film Commission è riuscita a cambiare in modo significativo e positivo la percezione culturale e turistica della città di Recanati. Anche queste strutture, in un'ottica di fattiva collaborazione tra centro e periferia, possono concorrere validamente a sostenere cinema ed audiovisivo, incoraggiando, tra l'altro, la formazione e l'impiego di personale specializzato anche a livello locale e, al contempo, la valorizzazione e la promozione dei nostri territori, al di là dei set classici e più conosciuti delle grandi città italiane. 
Ma la crescita del settore cinematografico ed audiovisivo si favorisce non solo sostenendo l'offerta ma anche sviluppando ed incrementando la domanda, attraverso due azioni guida: il sostegno e la valorizzazione dei luoghi dove il cinema si vede e la crescita, la formazione e il sostegno del pubblico. 
Perché servono spazi adeguati dove poter vedere i film e il gusto, la curiosità e la voglia di vederli. E anche questi non nascono per caso e non mancano nel provvedimento odierno. E penso al Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche, con una dotazione di 130 milioni di euro per il quinquennio 2017-2021, destinati alla concessione di contributi a fondo perduto finalizzati alla riattivazione di sale chiuse o dismesse con particolare riguardo alle sale cinematografiche presenti nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, alla realizzazione di nuove sale, alla trasformazione di sale o multisale esistenti, al rinnovo di impianti, apparecchiature, arredi e servizi complementari alle sale. L'articolo 28 che lo prevede individua espressamente come finalità quella di consentire una più diffusa e omogenea distribuzione delle sale cinematografiche sul territorio nazionale. Ed è una finalità politicamente rilevante, perché riconosce la storia che le sale cinematografiche hanno svolto negli anni nel nostro paese come contributo alla diffusione della cultura nei luoghi anche più piccoli della Penisola – e non sto qui a scomodare Nuovo Cinema Paradiso – e cerca di declinarla nella modernità, consentendo non solo di riaprire questi spazi ma di renderli centri polivalenti vitali, capaci di attrarre pubblico. Luoghi identitari per le comunità in cui si inseriscono, spesso collocati nei centri storici delle nostre città, anch'essi piazze o luoghi di socializzazione della conoscenza in un momento di forte individualismo e solitudine. 
La domanda di cultura si incoraggia aprendo luoghi e facendovi entrare pubblico. Ed è anche sul pubblico che il provvedimento lancia dei segnali importanti. Prevedendo in generale contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica e televisiva, sempre a valere sul Fondo per il cinema e l'audiovisivo e, in più nello specifico, azioni dirette alla promozione di programmi di educazione all'immagine nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso il potenziamento delle competenze nei linguaggi audiovisivi, attività di formazione specifica nelle discipline del cinema e dell'audiovisivo negli istituti e nelle scuole di alta formazione artistica, musicale e coreutica, corsi di formazione nelle discipline del cinema e del settore audiovisivo. 
Si dirà «ma la scuola è sempre andata al teatro o al cinema». Indubbiamente. Ma l'obiettivo che adesso cambia: ora vogliamo portare il cinema e il teatro a scuola, facendoci carico dell'osservazione passiva, da spettatori, ma anche della promozione di un ruolo attivo dei ragazzi. Creando un pubblico consapevole e partecipe. È un obiettivo che perseguiamo sin dalla legge 107 del 2015, con l'introduzione – per iniziativa parlamentare – nel testo originario del potenziamento delle competenze nel cinema tra gli obiettivi del potenziamento dell'offerta formativa, che passa attraverso la sottoscrizione, lo scorso febbraio, di uno specifico Protocollo tra Miur e Mibact per la promozione del teatro e del cinema nelle scuole e per la realizzazione di un «Piano Nazionale per il Cinema a Scuola» che prevede la definizione delle Linee Guida per la didattica del linguaggio cinematografico a scuola e diversi strumenti e programmi operativi utili alle Istituzioni Scolastiche per inserire efficacemente la didattica del cinema all'interno dei percorsi educativi. 
Azioni che trovano in questo provvedimento non solo una ulteriore e specifica enunciazione ma anche strumenti e risorse. Perché senza le risorse non è possibile adottare queste azioni. E il disegno di legge pensa anche a questo, a non limitarsi a mere enunciazioni di principio ma a prevedere che almeno il 3 per cento della dotazione del Fondo per il cinema e l'audiovisivo sia destinata al potenziamento delle competenze nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e diffusione delle immagini e dei suoni, l'alfabetizzazione all'arte, alle tecniche, ai media di produzione e diffusione delle immagini, secondo le azioni previste proprio dalla legge 107. 
È un investimento fondamentale sul nuovo pubblico che rientra in una più ampia azione di sostegno ai consumi culturali (penso al cd. bonus a favore dei neo diciottenni, previsto nella scorsa legge di stabilità e confermata anche nell'attuale) – che può rappresentare un ulteriore strumento a favore della crescita del settore culturale. I dati forniti poche settimane fa dal rapporto Federculture ci dicono che la crescita degli investimenti pubblici nel settore culturale sta producendo una crescita positiva anche dei consumi culturali delle famiglie che, nel 2015, aumentano del 3,85 per un importo complessivo di quasi 68 milioni di euro. 
Questo provvedimento non esaurisce il lavoro che abbiamo ancora davanti. Ci saranno i decreti attuativi con cui dovremmo dare corpo agli intenti della legge, ci sono le disposizioni normative importanti su cui, come Commissione Cultura, stiamo lavorando in materia di imprese culturali e creative e, soprattutto, ci saranno le analoghe misure che dovremmo adottare in materia di spettacolo dal vivo, originariamente previste in questo stesso disegno di legge e stralciate al Senato per garantire anche ad esse un percorso autonomo di approfondimento, confronto e disciplina di settore. È un lavoro che tanti operatori e un intero settore attende, su cui, mi auguro potremmo misurarci, come spesso accade nella nostra Commissione, con spirito di confronto e collaborazione autentica tra forze politiche. Molto dipende da noi. Ma c’è una consapevolezza importante che adesso è il momento giusto per farlo.
(testo integrale)