Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 21 Giugno, 2016
Nome: 
Maria Coscia

A.C. 2656-3247-A

Grazie, signor Presidente, sottosegretaria D'Onghia, colleghe e colleghi. Io mi limiterò a fare una breve dichiarazione, sottolineando alcuni punti importanti, anche perché i colleghi del mio gruppo sono già intervenuti in discussione generale, in modo particolare la collega Iori e il collega D'Ottavio. 
Noi, come già sottolineavano alcuni interventi, ci apprestiamo ad approvare un provvedimento che è di iniziativa parlamentare – questo voglio sottolinearlo come un fatto positivo – e cioè, quando al Parlamento viene data la possibilità di lavorare, produce poi delle buone leggi, come, a mio avviso, in questo in questo caso. 
Noi siamo partiti da una proposta di legge della collega Iori e dalla proposta di legge ad essa abbinata della collega Binetti. La VII Commissione ha lavorato molto intensamente con un approccio, direi, molto aperto e positivo e quindi si è arrivati a definire un testo unificato che è stato appunto frutto di un confronto propositivo e costruttivo, che ha coinvolto tutti i gruppi, sia di maggioranza, che di opposizione e – voglio sottolinearlo – che si è concluso in Commissione con un voto favorevole unanime della Commissione. Per cui mi consenta, Presidente, di esprimere un certo stupore nell'apprendere, in sede di dichiarazione di voto dei colleghi di alcune forze di opposizione, un cambio diciamo di orientamento, quindi dal voto favorevole all'astensione. 
Ne prendo atto, anche se ovviamente sottolineo il fatto che i contenuti del testo non sono cambiati in Aula (sono rimasti quelli), quindi francamente non posso che prenderne atto, ma vedo una certa contraddizione e non linearità nella dichiarazione di voto. Ne prendo atto. Voglio quindi sottolineare nel merito che ci troviamo di fronte a un provvedimento apparentemente, diciamo «minore», mentre invece – e sarebbe bene che il lavoro nostro tenesse conto di questo – si tratta di un provvedimento di grande rilievo perché riguarda la vita e la professione di migliaia di persone, anzi di centinaia di migliaia di persone, di educatori e pedagogisti che da anni, da molti anni, attendevano una legge organica che potesse regolare una professione così delicata. 
Per questo, con questa legge, si dà finalmente certezza identitaria a delle figure professionali molto importanti, presenti in un vasto campo, che è quello di attività educativa molto complessa e anche multiforme che ha visto nel corso del tempo uno sviluppo notevole, sia per quanto riguarda gli aspetti di contenuto, cioè del pensiero pedagogico e del sapere educativo (per la verità, non sempre in modo lineare) ma anche per la concreta attuazione dei servizi e degli interventi nei territori. Si tratta di interventi e di servizi che coinvolgono vari settori, dall'ampio settore socio-educativo e scolastico a quello sociale ampiamente inteso, quindi a tutto il sistema del welfare, dalle famiglie alle varie comunità, a quello giudiziario, all'immigrazione, al settore socio-sanitario di cui tanto si è si è parlato, all'intercultura, alla cooperazione internazionale, ma anche a quello ambientale, culturale e del lavoro. Quindi, come vediamo, si tratta appunto di una proposta importante che investe tantissime professionalità e tantissime persone che usufruiscono di vari interventi e servizi e anche appunto tanti settori che sono settori che richiedono professionalità più elevate di quanto fino a qui si è riusciti ad esprimere. Infatti uno dei punti qualificanti della legge è proprio quello di dare finalmente certezze e di mettere dei punti fermi su una normativa che invece attualmente è una normativa frammentata e, in alcuni casi, addirittura omissiva. Facciamo quindi chiarezza con questo provvedimento; si riforma il sistema della formazione e della qualificazione delle professioni interessate e – come hanno sottolineato i vari colleghi che sono intervenuti – si definiscono tre profili professionali; due profili professionali riguardano gli educatori e poi c’è il profilo professionale dei pedagogisti. Sono due i profili individuati, quello dell'educatore professionale e socio-pedagogico e quello dell'educatore professionale socio-sanitario e – come dicevo – del pedagogista. Per i primi due viene definita l'esigenza di una laurea triennale; per i pedagogisti viene confermata l'esigenza di avere una laurea quinquennale, quindi una laurea magistrale. Insomma, vengono fissati finalmente standard che siano in linea con il quadro europeo delle qualificazioni professionali e che quindi danno finalmente garanzie di riconoscimento, di trasparenza e di spendibilità dei titoli di studio a livello lavorativo. 
Tutto questo voglio sottolinearlo, Presidente, perché, nella società della conoscenza, è indispensabile che i compiti educativi che comportano...e qui capisco che l'attenzione dei colleghi può essere ridimensionata su un tema come questo, ma voglio solo ricordare che noi parliamo di cura e di accompagnare lo sviluppo delle persone, a partire dalla nascita e nelle fasi della crescita, di tutta l'età evolutiva ma anche quando parliamo di adulti ed anziani e soprattutto di coloro che vivono momenti di fragilità e di problematicità. Quindi, vi è anche tutto il tema che riguarda l'integrazione sociale, insieme al favorire dello sviluppo armonico della persona umana. È per questo, quindi, che occorre finalmente dare dignità a questa professione e fare in modo che si possa acquisire una specifica cultura professionale come, appunto, quella educativa e pedagogica. Si tratta di un principio che noi abbiamo già affermato con la legge cosiddetta sulla «Buona scuola», ad esempio per quanto riguarda tutto il tema dei servizi destinati all'infanzia e i servizi educativi e scolastici destinati all'infanzia da zero a sei anni, perché anche in quel contesto abbiamo previsto la necessità di avere una laurea. Così come ho accennato prima, si tratta di intervenire, appunto, con una platea così vasta di operatori qualificati in tutto l'ampio settore del sistema sociale e delwelfare e nello stesso tempo comunque ci collochiamo, come dire, in un contesto più generale, che è il contesto voluto dall'Europa, cioè quello dell'educazione permanente in contesti formali, informali e anche, appunto, non formali, con tutto il sistema dell'educazione permanente e del longlife learning.
Insomma, cari colleghi, care colleghe, signor Presidente e sottosegretaria, credo che veramente si sia lavorato con grande spirito costruttivo per avere finalmente una buona legge. Sì, io la difendo ! È una buona legge che sicuramente può essere perfettibile e quindi in questo senso ci possono essere sicuramente dei miglioramenti, ma è stato fatto un lavoro molto grande e su questo vorrei ringraziare anche la collega relatrice, la collega Santerini, che con molta pazienza è riuscita a far convergere anche posizioni che erano in partenza molto distanti. Io penso che sia stata fatta, allo stato dell'arte, una buona sintesi, che potrà poi essere verificata nel corso nel corso del tempo. 
Per questo motivo quindi, signor Presidente, io annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, che è lo stesso che abbiamo dato in Commissione.