Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 26 Settembre, 2017
Nome: 
Roberto Rampi

A.C. 2950-A

Allora, signor Presidente, io credo che dobbiamo innanzitutto capirci, da questo punto di vista, nella giornata di oggi. Oggi, è una giornata in cui otteniamo un risultato importante e, invece, da alcuni toni sembra che sia una giornata di lutto, perché la verità del racconto non è che c'era un provvedimento con delle risorse e le abbiamo tolte; no, non c'era nessun provvedimento, c'era una proposta meritoria, della collega Ascani, che ci ha permesso di discutere di un tema fondamentale per il Paese, che partiva da un concetto, quello delle startup culturali, e che nasceva già facendo tesoro dell'esperienza dei territori, dell'esperienza degli enti locali, dell'esperienza degli operatori culturali. Lo direi alla collega Pannarale, partendo proprio, ad esempio, dal territorio pugliese, dove noi, in una notte dello scorso anno, all'una di notte, abbiamo finito un laboratorio, eravamo in collegamento a tramite WhatsApp con la collega Ascani, con la collega Manzi, con la collega Narduolo, con diversi operatori di quel settore, e abbiamo modificato punto su punto la legge, facendo tesoro delle loro osservazioni, rispetto al fatto che il tema, importante, delle startup non fosse il tema principale, perché tante iniziative riguardavano la fase di avvio, appunto, di startup, ma il vero bisogno di questo settore fosse quello, finalmente, di un riconoscimento giuridico dell'intero settore e non solo del sostegno di una parte iniziale.

Questo, oggi, il Parlamento italiano, l'Aula della Camera, è in grado di scegliere se approvare o respingere e io credo che tutti dovranno valutare con grande attenzione il loro voto, perché, certo, il PD e anche altre forze politiche, mi fa molto piacere, garantiranno, è ormai evidente nei numeri, l'approvazione di questo provvedimento, ma se altri decideranno di astenersi, vorrà dire che con il loro voto questo provvedimento non ci sarebbe, cioè che oggi noi ancora diremmo a quelle persone, a quei ragazzi e a quelle ragazze: guardate, lo Stato italiano ancora una volta non vi riconosce per quello che siete.

E, guardate, il dibattito del rapporto tra impresa e cultura che ha citato la collega Nicchi è il dibattito cruciale e una volta tanto il Parlamento italiano è nel pieno di una discussione contemporanea, perché, oggi, discutere del rapporto tra impresa e cultura è una discussione aperta nel Paese, rispetto al fatto, da un lato, che ancora troppi pensano, nel mondo della cultura, che non bisogna avere niente a che fare con i bilanci e con i denari, come se la cultura fosse qualcosa di angelico che quando ha a che fare con il denaro si sporca e non come qualcosa a cui si dà valore e nel dare valore si dà valore anche in termini di riconoscimento pieno del fatto che la cultura produce economia e produce, anche, lavoro. Questo, nel mondo dell'impresa, troppo spesso non lo si pensa, cioè si pensa che chi fa l'imprenditore della cultura stia giocando, stia facendo del dopolavoro, stia facendo dell'attività di volontariato.

Invece, è centrale questo fatto che noi oggi diciamo, finalmente - anche in questo Paese e soprattutto in questo Paese che è davvero una grande superpotenza culturale, ma che rischia, a volte, di essere schiacciato dal peso straordinario del suo patrimonio culturale - che l'impresa culturale, che il talento, che la capacità creativa, che quello che è stato il cuore dell'Umanesimo, del Rinascimento, cioè la capacità di immaginare il futuro e di costruire cose nuove, sono riconosciuti dallo Stato e che queste persone sanno che lavoro fanno e sanno che la loro attività, a qualsiasi tipo di forma giuridica appartenga, è un'attività riconosciuta dallo Stato italiano.

Questo non lo penso solo io; non penso solo io – come non lo pensano la collega Ascani, la collega Manzi, la collega Narduolo, tutti quelli che ci hanno lavorato -, non pensiamo solo noi che non è solo dalle risorse stanziate che si valuta la qualità di un provvedimento, perché questo è francamente un cedimento economicista che da alcune parti politiche io non mi aspetterei; non è che un provvedimento lo si può giudicare solo dalle risorse stanziate, ma, per fortuna, non lo pensiamo solo noi; noi abbiamo chiesto a questo settore, in maniera esplicita, in maniera esplicita e trasparente - perché questo è stato un lavoro che in termini di merito ha prodotto anche un metodo diverso, abbiamo prodotto un cantiere culturale di lavoro con queste giovani generazioni che sono un pezzo del futuro del Paese -, abbiamo chiesto loro: vi interessa questo riconoscimento o lo considerate una presa in giro, lo considerate nulla, lo considerate solo una bandiera? E la risposta è stata: ci interessa e ci interessa in maniera radicale, ci interessa davvero molto, perché per noi è fondamentale sapere che siamo riconosciuti, che possiamo, su questo, provare ad uniformare il sistema legislativo di questo Paese, ad esempio i bandi delle amministrazioni pubbliche, ad esempio i bandi delle regioni e provare ad indirizzare tutto il sostegno pubblico, ma anche la possibilità di agire e di intervenire su questo settore.

Ad esempio, rispetto agli stabili che vengono messi in gioco, io credo che a volte non sappiamo di chi stiamo parlando se diciamo che quelle persone non saranno in grado di far tornare un'economia dentro quegli stabili e di coprire anche i costi, perché quelle persone sono in grado di farlo, perché noi abbiamo visitato in tutta Italia centinaia di case history, centinaia di situazioni in cui, questo, quotidianamente, riescono a farlo, anche nella condizione di oggi.

Per cui la risposta è molto semplice, signor Presidente, e io interrogo ancora, davvero, le coscienze culturali di tutti i colleghi. Noi, oggi, dobbiamo dire se facciamo questo passo, se otteniamo questo risultato e se partiamo da qui e, poi, sicuramente, faremo anche la battaglia sugli incentivi, lo ha detto chiaramente la collega Ascani, ma lo dico con affetto al collega Palmieri; non è questione che noi ci prendiamo un impegno e qualcuno ce ne deve venire a chiedere conto; no, è il Parlamento italiano che deve dire tutto insieme, nella legge di bilancio, oggi, che ci sono le imprese culturali e ricreative, per noi è una priorità riconoscere a quelle imprese culturali e ricreative degli incentivi, perché crediamo, come ha detto qualche collega, che ogni euro che noi investiamo in quel settore ritornerà, ma anche perché pensiamo che l'oggetto di quell'impresa sia un oggetto di valore pubblico e sociale. Quelle persone mentre producono il reddito del loro lavoro, producono un valore aggiunto che è un valore aggiunto per la democrazia e per la socialità, fanno un pezzo di quello che è il senso del lavoro dello Stato e quindi le tasse le pagano già con il loro lavoro, per cui sgravargliele è semplicemente il riconoscimento di questo fatto.

Questo è un impegno che ci possiamo prendere tutti insieme, ma lo faremo molto, molto più facilmente, lo faremo con molta più forza, se, oggi, l'Aula votasse, ad esempio, in maniera unanime questo provvedimento, invece, che costringerci, ogni volta, a fare il solito distinguo e a dire sempre che manca qualche cosa rispetto al lavoro che hanno fatto gli altri, perché qui c'è qualcuno che produce un lavoro e un risultato e qualcuno che si segna che manca qualche cosa. Allora, è tempo di superare anche culturalmente questo fatto e dire che, oggi, c'è un risultato che si somma all'inversione di rotta sugli investimenti nella cultura; noi siamo partiti da una situazione in cui c'era il Gran Canyon nel bilancio della cultura italiana, quando siamo arrivati noi, perché qualcuno lo aveva scavato, e non era il fiume Colorado, era qualcuno che è stato citato, ad esempio, Tremonti, e noi da quel Gran Canyon siamo risaliti lungo una lunga china e la salita è ancora lunga da percorrere, però siamo risaliti. Così come, l'altra settimana, il Senato ha finalmente dato il suo placet alla legge sullo spettacolo dal vivo, dove ci sono risorse significative, oltre che un'innovazione giuridica che aspettavamo dal 1965 e noi speriamo che venga presto alla Camera, anzi, sappiamo che oggi è stata assegnata alla Camera e vogliamo approvarla velocemente, per mettere in campo quelle misure e per attuare quei decreti attuativi.

E, allora, facciamoci questa domanda: noi oggi cosa rispondiamo a quelle ragazze e a quei ragazzi che da tanto tempo, che da tanti anni lavorano in questo settore e che oggi vedono la possibilità di ottenere un riconoscimento che ci hanno chiesto e che ritengono prezioso? Gli rispondiamo “sì”, come farà il Partito Democratico e come ho sentito, con piacere, faranno altre forze trasversalmente di maggioranza e di opposizione, oppure gli rispondiamo: “E, però, c'è sempre un'altra cosa che manca”. Io credo che noi dovremmo rispondergli tutti insieme coralmente “sì” e noi per questo voteremo a favore sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).