Data: 
Mercoledì, 26 Aprile, 2017
Nome: 
Tino Iannuzzi

Doc. LVII, n. 5

Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza per il 2017, come ha puntualmente indicato la relatrice, la collega Rubinato, tratteggia un quadro generale del nostro Paese caratterizzato da segnali significativi, che vanno nella direzione della ripresa della crescita della nostra economia, del recupero della capacità competitiva del nostro sistema produttivo. Si tratta di segnali importanti, che alimentano speranze e motivano ulteriori e rafforzati impegni; segnali, tuttavia, ancora iniziali, insufficienti e non bastevoli a determinare una crescita forte, permanente, con effetti positivi ed incisivi su quello che è il problema dei problemi, la grande piaga che da troppi anni affligge e travaglia il nostro Paese. Una disoccupazione che ha raggiunto tassi altissimi ed insostenibili, ancor di più nelle fasce giovanili e femminili della popolazione, ancor di più nelle aree del Mezzogiorno del Paese.

Una disoccupazione che, con la sua incredibile dimensione, finisce per porre in pericolo la stessa tenuta sociale, la stessa coesione delle nostre comunità. Ecco perché tutti gli interventi e le risorse vanno indirizzate sempre di più su questa frontiera, per l'imperativo di creare nuove occasioni di lavoro permanente e stabile. Ed in questa direzione fondamentali sono gli investimenti pubblici nelle infrastrutture materiali e immateriali, nella realizzazione di insediamenti produttivi strategici. Da questo punto di vista, è importante sottolineare i segnali di miglioramento nell'utilizzo delle risorse europee e del Fondo coesione e sviluppo; segnali che vanno sviluppati e accresciuti, perché il Paese ha bisogno della utilizzazione tempestiva, efficiente e oculata di tutte le risorse europee.

E, proprio lungo il crinale dello sviluppo, noi abbiamo la necessità di dare una sistemazione definitiva e un'applicazione generale e condivisa delle nuove regole che abbiamo varato nel mondo degli appalti pubblici con il codice di un anno fa e con il decreto correttivo che è stato appena deliberato dal Consiglio dei ministri, dopo i pareri a cui hanno lavorato le Commissioni, in particolare la VIII Commissione, per risolvere nodi che erano rimasti sul tappeto. In questo nostro parere noi abbiamo sottolineato la necessità per lo Stato di prevedere meccanismi e fondi a rotazione per anticipare alle amministrazioni appaltanti e ancora di più agli enti locali che versano in condizioni di bilancio estremamente difficili le risorse finanziarie che sono necessarie per sostenere i costi della progettazione esecutiva.

Le opere pubbliche vanno poste a gara sulla base di progetti esecutivi completi ed esaustivi, ma bisogna farsi carico, lo Stato deve farsi carico con le regioni di prevedere meccanismi di finanziamento dei costi che queste progettazioni esecutive implicano. E abbiamo anche rilevato la necessità che le pubbliche amministrazioni provvedano a formare, aggiornare e specializzare i propri quadri tecnici e amministrativi, proprio per fronteggiare gli accresciuti e rilevanti compiti che la nuova regolamentazione degli appalti pubblici impone a tutti, anche con l'immissione nella pubblica amministrazione di energie nuove, energie giovani, energie qualificate, professionali, adeguatamente specializzate, anche rispetto a tutti i profili della informatizzazione della macchina amministrativa.

È molto importante anche rilevare come, in questi lunghi anni di crisi che abbiamo incrociato, un settore, un comparto che ha delineato particolare dinamismo e vivacità e che ha determinato il maggior numero di nuove iniziative produttive e la creazione del maggior numero di posti di lavoro è quello della green economy, a cominciare dalla produzione di energie con fonti rinnovabili e pulite, alla valorizzazione ecosostenibile delle eccellenze, delle qualità e delle produzioni tipiche dei territori. Sono tutti e processi che vanno incoraggiati, rafforzati e sostenuti con adeguate ed incisive misure. Da questo punto di vista, nel parere reso dall'VIII Commissione noi abbiamo rilevato come, nella definizione dei nuovi criteri per il sostegno indispensabile alla produzione di energie da fonti rinnovabili, vadano introdotti meccanismi adeguati per favorire l'autoproduzione da parte di cittadini, di operatori e imprenditori, e di istituzioni ed enti pubblici, proprio per far sì che questo settore, che ha già avuto un grande sviluppo, diventi sempre più trainante, qualificato e strategico per l'intera economia nazionale.

E poi c'è l'utilizzo virtuoso della leva fiscale per la riqualificazione, l'ammodernamento e la messa in sicurezza del nostro patrimonio immobiliare. Noi abbiamo introdotto, nel corso degli anni, una serie di misure di incentivazione per gli sgravi, ai fini dell'IRPEF, per le ristrutturazioni edilizie, quelli accresciuti per il risparmio e l'efficientamento energetico, quello particolarmente rilevante, con l'ultima legge di bilancio, per rendere effettivo il meccanismo degli incentivi che favoriscano la realizzazione di lavori di consolidamento statico e di prevenzione sismica del nostro patrimonio immobiliare.

E abbiamo sottolineato, anche nel parere dell'VIII Commissione, come - proprio per rafforzare e potenziare questi incentivi fiscali sugli eco-bonus e i sisma-bonus, che hanno funzionato e funzionano in maniera estremamente positiva producendo il miglioramento oggettivo, l'ammodernamento del nostro patrimonio immobiliare, ma anche dando respiro e ossigeno a tante imprese e a tutto il mondo dell'indotto, favorendo la creazione di posti di lavoro e favorendo anche la emersione di quote significative di economia in nero e sommerse di lavoro irregolare, con un meccanismo che sostanzialmente finisce anche per autofinanziarsi, punto, questo, che non siamo mai riusciti, nel dialogo e nel confronto del Parlamento, ad affermare rispetto alla Ragioneria generale dello Stato, ma che per noi rimane un punto di verità, un punto su cui bisogna invece concentrarsi - la normativa vigente vada migliorata, anche per favorire l'utilizzo più ampio delle misure di incentivazione, che possono arrivare all'80-85 per cento delle spese sostenute per le misure del consolidamento statico e antisismico, determinando la possibilità di cedere il credito maturato con questi lavori non solo a privati, ma anche a istituti di credito e intermediari finanziari, estendendo la detrazione del 65 per cento agli interventi di rimozione dell'amianto, agli interventi sulle aree pertinenziali dei fabbricati, a cominciare dalla sistemazione del verde attrezzato, alla riqualificazione delle aree giardino, come pure la necessità di prevedere una detrazione autonoma e distinta per la realizzazione della certificazione e della classificazione sismica degli immobili, che attualmente è prevista, ma soltanto se siano realizzati contestualmente i relativi lavori.

Tutte queste misure sono assolutamente necessarie per facilitare e agevolare un'applicazione particolarmente estesa e forte dei nuovi incentivi previsti con la legge di bilancio, che possono determinare una grande svolta nella qualificazione, nella sistemazione e nell'adeguamento sismico e statico del nostro patrimonio immobiliare.

E le misure di incentivazione fiscale debbono anche avere un'ambizione più forte, più elevata, che è quella di essere utilizzate per interventi più ampi e più estesi di riqualificazione urbana e di recupero delle periferie, delle nostre aree metropolitane e delle nostre città, anche alla luce dei provvedimenti, molto positivi, di recente varati dal Governo Gentiloni, per le aree periferiche e marginali che vanno accresciuti e rafforzati.

Infine, è necessario proseguire e anche potenziare gli interventi per la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno del Paese. È necessario creare nel Mezzogiorno condizioni di una maggiore crescita, di un maggiore sviluppo, anche riuscendo finalmente ad avere, accanto all'utilizzo virtuoso dei fondi europei, un'adeguata dotazione di fondi nazionali, perché i fondi europei non possono essere sostitutivi del contributo e del dovere finanziario dello Stato verso il Mezzogiorno, ma hanno natura aggiuntiva e ulteriore. Da questo punto di vista è necessario procedere perché la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno è tutt'uno con la crescita e lo sviluppo dell'intero Paese.
Concludo, Presidente, nel rilevare come sia molto importante che questa volta, per la prima volta nel DEF, sono stati introdotti, tra gli elementi di valutazione del quadro economico e sociale del Paese, gli indici del benessere equo e sostenibile, che allargano l'orizzonte di valutazione ai temi della sostenibilità ambientale, della uguaglianza sociale, del benessere complessivo delle persone e delle comunità. Ma questi indicatori (il cosiddetto rapporto BES) - non debbono essere soltanto una sorta di elemento simbolico, ma devono incidere con determinazione ed intensità su tutte le politiche pubbliche del Paese.