Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 15 Ottobre, 2019
Nome: 
Elena Carnevali

Grazie, signor Presidente. Governo, onorevoli colleghi e colleghe, io mi auguro davvero che quest'Aula abbia la consapevolezza della portata del dibattito che abbiamo avuto ieri e delle mozioni che stiamo votando perché, colleghi e colleghe, noi dobbiamo avere timore di chi discrimina, sia esso singolo sia essa una comunità, ma dobbiamo avere ancora più timore del silenzio e dell'indifferenza e la portata grande di queste mozioni, di cui ringraziamo l'onorevole Noja, in particolare, per esserne stata promotrice, è perché finalmente si rompe il silenzio e perché finalmente i contenuti della risoluzione votata dal Parlamento europeo circa un anno fa diventano anche i contenuti per questo Parlamento e perché fa in modo che noi saremo cittadini italiani a pieno titolo e cittadini europei a pieno titolo.

Io voglio ringraziare anche la collega Noja per aver arricchito la mozione dei contenuti del dibattito che abbiamo avuto ieri, di aver inserito anche i contenuti proposti dal Partito Democratico che ha chiesto, in particolare, di porre attenzione sulla questione delle discriminazioni multiple che riguardano, in particolare, le donne con disabilità intellettiva, cognitiva e relazionale.

Credo che abbiamo la consapevolezza oggi di quanto in modo unanime questo tema sia sottostimato e ignorato.

Questa mozione fa propri i contenuti dell'articolo 6, che dice, appunto, di inserire la discriminazione multipla a cui le donne minori con disabilità sono soggette, e dell'articolo 8, che chiede di immettere misure immediate ed efficaci e di garantire la dignità delle persone con disabilità. L'indifferenza o la poca sensibilità di un approccio di genere nelle politiche di inclusione delle persone con disabilità è stato per troppo tempo ignorato e questo nonostante la voce di molte donne, questo nonostante i racconti di molte donne, questo nonostante la voce di molte associazioni.

L'abbiamo ribadito anche ieri: nella risoluzione votata dal Parlamento europeo noi siamo chiamati a prevenire, noi siamo chiamati a combattere la violenza di genere prestando particolare attenzione alle donne e alle ragazze con disabilità anche attraverso l'istituzione di un osservatorio europeo sulla violenza di genere, a sostenere la ricerca e l'innovazione per quanto riguarda lo sviluppo di prodotti e di servizi a sostegno delle persone con disabilità e ad attuare politiche che promuovano una piena e totale accessibilità, ad attuare politiche di prevenzione, di riabilitazione e d'integrazione per quanto riguarda le persone con disabilità e le loro famiglie attraverso una pedagogia sociale volta a contrastare la discriminazione di cui sono oggetto, a politiche che promuovano l'accessibilità e la fruibilità dei servizi, della sanità, dell'istruzione e dello sport, dai trasporti all'edilizia privata.

Ma che Paese civile è quando le persone con disabilità donne hanno più probabilità di avere tumori al seno perché non hanno accesso al PAP test e perché fanno meno screening mammografici? Che Paese civile è quando le persone con disabilità donne, che sono maggiori rispetto agli uomini, sono numericamente di meno tra gli iscritti agli uffici di collocamento? Che Paese civile è quando a loro mettiamo limiti all'accesso nell'istruzione? Che Paese civile è quando le donne che subiscono violenza, se sono donne con disabilità e ragazze con disabilità, hanno più probabilità di essere esposte? E questa vulnerabilità aumenta nelle condizioni di emarginazione, di esclusione, di segregazione e di dipendenza.

Questa mozione, a nostro parere, ha un altro grande valore - e noi innanzitutto l'abbiamo detto ieri - perché finalmente abbiamo affrontato un tema che è considerato tabù in questo Paese, che è quello della discriminazione multipla, che abbiamo raccontato e che è espresso nella mozione: essere donne e il binomio donne e disabilità. Infatti, non è legato solo a una questione di pregiudizio e di stereotipo ma è dato proprio dall'impossibilità di avere parità di diritti, di priorità di diritti, di accesso a tutto ciò che, invece, limita e impone e, quindi, fattori di discriminazione, mentre la vita delle persone e l'identità delle persone sono complesse e vanno considerate nella propria unitarietà. Quello che accade alle donne è come se la disabilità sovrastasse e colpisse le caratteristiche di una persona.

Quindi, noi quello che vogliamo chiedere è che davvero vi sia un impegno, innanzitutto a far crescere una coscienza critica. Abbiamo impiegato anni per fare in modo che il tema della violenza di genere non fosse un tema di natura privata ma fosse un tema che avesse il rango da questione pubblica a questione sociale. Questa mozione fa anche questo. In più abbiamo il dovere di lavorare in maniera più incisiva per sconfiggere l'arretratezza, quella visione miope che ancora attanaglia il nostro Paese. Soprattutto quando la disabilità riguarda persone con disabilità cognitiva e intellettiva, anche in buona fede si pensa che siano persone da accudire per sempre, quella sorta di protezione che noi allunghiamo e fare in modo che consideriamo queste donne persone asessuate, persone che non hanno passioni, desideri, pulsioni, affettività e desiderio di autonomia, che sono parte integrante dell'essere umano.

Noi abbiamo un dovere - e mi fa piacere che sia stato messo nella mozione - che ci sia un investimento nella formazione delle professionalità che agiscono nei servizi e nella realtà di convivenza abitativa.

Guardate, questo, in questo momento, viene lasciato praticamente o al mondo associativo o agli operatori che, con lungimiranza, anche nei progetti del “dopo di noi”, anche nelle comunità alloggio, anche nelle comunità di residenzialità si pongono da tempo questo problema.

La specificità delle donne con disabilità e tutte le politiche trasversali, a nostro giudizio, hanno bisogno di una cabina di regia, per dare un luogo di coordinamento reale, per dare concretezza alle politiche di Governo e agli impegni che si è assunto il Governo. Noi non l'abbiamo nascosto, non abbiamo creduto allora a un Ministero della famiglia e della disabilità: non ha avuto successo, ecco perché pensiamo che sia meglio trovare una regia che faccia in modo che ci sia una politica di genere integrata con le politiche della disabilità, come pure le condizioni di disabilità devono esserlo nelle politiche di genere, per riportare al centro un tema ancora troppo oscurato nel nostro lavoro politico. Noi dobbiamo partire da una cosa: il nostro faro è sempre l'articolo 3 della Costituzione, che ci richiama perché le donne, le donne con disabilità, siano pienamente cittadine con diritti, cittadine europee, e soprattutto abbiano l'opportunità di non essere più discriminate. Colleghe e colleghi, quando perdiamo il diritto di essere diversi perdiamo il privilegio di essere liberi, e noi vogliamo garantire la libertà, l'autodeterminazione a tutte le donne, a tutte le ragazze con disabilità. È per questa ragione che con convinzione esprimo il parere favorevole del Partito Democratico