Data: 
Lunedì, 16 Ottobre, 2017
Nome: 
Marilena Fabbri

1-01716

Discussione generale

Secondo i dati del primo rapporto sulla violenza contro le donne dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali presentato a Bruxelles nel 2014, sono 62 milioni le donne in Europa che hanno subito violenze fisiche o sessuali (o entrambe) a partire dall'adolescenza.

Una su tre di tutte quelle tra i 15 e i 74 anni che vivono nei 28 Paesi dell'Unione Europea.

Non solo, quasi sette su dieci (il 67%) tra coloro che hanno subito abusi dal partner non lo hanno denunciato, né si sono rivolte a centri antiviolenza. La percentuale sale al 74% se gli abusi sono commessi da persone diverse dal partner.

L'Italia, secondo il rapporto, è ai livelli più bassi dopo le repubbliche post socialiste per denuncia: le donne che riferiscono di aver subito violenze da un partner o un ex sono il 19% e quelle che ammettono abusi psicologici sono il 38% (contro il 43% della media Ue). Per le molestie la percentuale sale al 51% (la media Ue è del 55%, la punta è l'81% della Svezia). C'è una tendenza diffusa a non riportare alle autorità la violenza subita dalle donne, anche se negli ultimi anni, secondo gli ultimi dati Istat, è migliorata la fiducia verso le forze di polizia e il numero delle denunce.

La recrudescenza dei casi dì femminicidio e di violenza sulle donne ci inducono a pensare che nonostante siano state messe a punto nuove norme, molto altro ci sia ancora da fare per arginare una situazione emergenziale.

Illuminanti sono le parole del Presidente Mattarella: "i femminicidi sono una piaga che costituisce un oltraggio sia alla dignità umana che alla convivenza. Una piaga inammissibile ini un Paese moderno e civile come l'Italia".

In questa legislatura, che a breve volgerà al termine, sono state approvate moltissime norme per contrastare la violenza contro le donne e numerosi sono gli interventi legislativi che hanno rafforzato gli strumenti di tutela per le vittime vulnerabili: ci siamo mossi con decisione nella direzione tracciata dalle Convenzioni internazionali e dalla Direttiva UE sulla tutela delle vittime di reato, la n. 2012/291UE.

I nostri interventi principali: legge 27 giugno 2013, n. 77: Ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa cd. di Istanbul (2011) sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Che riconosce espressamente la violenza contro le donne quale violazione diritti umani; l'Italia è stata tra i primi Paesi europei a ratificarla, approvando all'unanimità — il 19 giugno 2013. La Convenzione è alla base della nostra iniziativa antifemminicidio; legge 15 ottobre 2013, n. 119, conversione DL. 93/2013 (disposizioni urgenti contro la violenza di genere) contiene disposizioni per prevenire e reprimere la violenza domestica e di genere, ha introdotto misure quali un'aggravante per i delitti contro la vita e l'incolumità individuale, contro la libertà personale nonché per i maltrattamenti in famiglia, da applicare se i fatti sono commessi in danno o in presenza di minori; ha modificato e integrato il reato di atti persecutori (art. 612-bis, c.d. stalking), con particolare riferimento al regime della querela di parte, rendendola irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate; in tutti gli altri casi, comunque, una volta presentata la querela, la rimessione potrà avvenire soltanto in sede processuale, mentre il delitto resta perseguibile d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio; si consentono le intercettazioni quando si indaga per stalking; ha introdotto la misura di prevenzione dell'ammonimento del questore anche per la violenza domestica, sulla falsariga di quanto già previsto per il reato di stalking; sempre per tutelare le vittime sono state inserite alcune misure relative all'allontanamento - anche d'urgenza - dalla casa familiare e all'arresto obbligatorio in flagranza dell'autore delle violenze.

In merito, la Camera ha introdotto la possibilità di operare anche un controllo a distanza (c.d. braccialetto elettronico) del presunto autore di atti di violenza domestica; prevede specifici obblighi di comunicazione da parte dell'autorità giudiziaria.

Con tale provvedimento si è inoltre previsto per la prima volta un Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.

Decreto Ministeriale 15 luglio 2014 - del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - è stato approvato il Piano Triennale delle azioni positive per il triennio 2014-16, un documento programmatico finalizzato all'adozione di azioni positive all'interno del contesto organizzativo e di lavoro e all'armonizzazione delle attività per il perseguimento e l'applicazione dei principi di pari opportunità tra uomini e donne.

Presidenza del Consiglio dei Ministri – Conferenza Unificata Stato/Regioni/province autonomi/autonomie locali, INTESA 27 novembre 2014: per definire i requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, prevista dall'articolo 3, comma 4, del D.P.C.M. del 24 luglio 2014.

Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 80: Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n, 183. Introdotto un congedo retribuito di tre mesi per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa vittime di violenza di genere che potrà servire per l'inserimento in percorsi di protezione relativi alla violenza subita.

Legge 13 luglio 2015, n. 107: Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (buona scuola) e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. Gomma 16. Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori.

Legge 28 dicembre 2015, n. 208: è stato introdotto, con la legge di Stabilità per il 2016 di un percorso "ad hoc" di protezione delle vittime di violenza già sperimentato in alcuni ospedali italiani da qualche anno che viene ora esteso all'intero territorio nazionale che intende assicurare un accesso privilegiato alle cure sanitarie alle donne che abbiano subito maltrattamenti ed abusi. In via di definizione le linee guida.

Istituzione al Senato della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere - 18 gennaio 2017.

Si è intervenuti sull'articolo 612-bis del codice penale, adeguando i limiti di pena alla gravità del fatto e rendendo applicabile ai responsabili, ove ne ricorrano le condizioni, anche le più gravi misure cautelari personali. Ricordiamo tutti l'intervento normativo in tema di custodia cautelare in carcere, approvato da questo Parlamento, e anche l'applicazione di questa misura ai reati di cui all'articolo 612-bis quando si parla di custodia cautelare in carcere.

Sempre sul versante processuale, si è intervenuti escludendo il reato di atti persecutori dal novero di quelli in relazione ai quali è possibile applicare l'istituto del proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Nella prospettiva di affinare ulteriormente il sistema di tutela, sempre nel 2013 sono state introdotte misure di prevenzione, quali l'ammonimento, finalizzato all'anticipazione della tutela delle donne e di ogni vittima di violenza domestica. Tale strumento preventivo è stato diffusamente applicato, come emerge dai dati comunicati dal Ministero dell'interno, e nel periodo 2011-2016 sono stati emessi complessivamente 6.400 provvedimenti. Ulteriori prospettive su tale fronte si aprono con la riforma del codice antimafia recentemente approvato, che prevede tra l'altro l'applicazione, anche ai soggetti indiziati del delitto di atti persecutori, delle misure di prevenzione personali più incisive.

Sempre l'obiettivo di tutelare i soggetti più deboli ha ispirato ulteriori recenti iniziative nominative del Governo, attraverso le quali si è inteso delineare un vero e proprio statuto delle persone vulnerabili, attraverso una disciplina generalizzata per la protezione, l'assistenza e la tutela di ogni persona offesa dal reato. In attuazione della direttiva "vittime di reato", il decreto legislativo n. 212 del 15 dicembre 2015, in vigore dal 20 gennaio 2016, ha infatti apprestato un adeguato apparato difensivo Per tutte le vittime di reato, soprattutto le più vulnerabili; sistema ulteriormente affinato con l'adozione del decreto legislativo n. 122 del 2016, che ha istituito un fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti. Sul tale Fondo si sta lavorando per cercare di eliminare i limiti di reddito, al fine di renderlo maggiormente accessibile;

C'è poi la proposta di legge A.S. 2719 sugli orfani di crimini domestici approvato all'unanimità dalla Camera dei deputati il 1° marzo 2017, riconosce tutele processuali ed economiche ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso da: il coniuge, anche legalmente separato o divorziato; la parte dell'unione civile, anche se l'unione è cessata; una persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza con la vittima, che è stata approvata all'unanimità alla camera con l'apporto di tutti i gruppi e a cui ho contribuito fattivamente che si rivolge agli orfani di crimini domestici che interviene ad anticipare già in fase di processo a carico dell'imputato, una serie di tutele processuali ed economiche tese a garantire agli organi di crimini domestici le necessarie garanzie economiche sia per partecipare gratuitamente alle diverse fasi processuali, sia economiche e di curatela. Credo che il Senato non si possa permettere di tenere ferma una tale legge che introduce strumenti reali di tutela verso chi rischia di essere orfano tre volte, per la perdita di un genitore per mano dell'altro e per indifferenza dello Stato. Prima del termine della legislatura deve essere legge.

Con DPCM del 7 luglio 2015, è stato adottato il piano d'azione straordinario finalizzato alla prevenzione della violenza di genere. In tale ambito è prevista una capillare rete informativa tra forze dell'ordine, presidi sanitari e istituzioni pubbliche. È stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento delle pari opportunità un numero verde nazionale a favore delle vittime degli atti persecutori per un servizio di pronta e prima assistenza psicologica e giuridica. Presso l'Arma dei carabinieri è prevista un'apposita sezione con competenze specifiche e sono stati inoltre istituiti i Fondi di solidarietà a livello territoriale e sportelli di tutela. Particolare attenzione è stata poi riservata al tema della formazione e quanto al personale della magistratura, diversi uffici giudiziari requirenti, hanno istituito gruppi di lavoro specializzati nella tutela delle fasce deboli. La legge di bilancio 2017 ha aumentato fondi di altri 5 milioni di euro: complessivamente, per l'anno in corso sono stati destinati al Piano e ai centri antiviolenza e case rifugio 21,7 milioni di euro e oltre 70 milioni di euro sul fondo per le pari opportunità.

La Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio, il 7 settembre u.s. nel corso della Cabina di regia nazionale costituita in forza del Piano straordinario, ha presentato alle Amministrazioni centrali interessate, alle rappresentanze delle Regioni, delle Autonomie locali, delle associazioni maggiormente rappresentative sul tema e alle organizzazioni sindacali la bozza del nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, frutto di un apposito gruppo di lavoro con la partecipazione delle Istituzioni e delle associazioni sopra richiamate, che a breve dovrebbe essere presentato ufficialmente, Inoltre è stata data garanzia nel corso dell'ultimo question time in I Commissione che nel disegno di legge di bilancio in corso di predisposizione particolare attenzione sarà dedicata a tali interventi con la previsione di una specifica provvista finanziaria che si aggiunge a quella già prevista a legislazione vigente

Il DPCM 12 gennaio 2017, recante «Definizione ed aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza» prevede che nell'ambito dell'assistenza distrettuale, domiciliare e territoriale, il Servizio sanitario nazionale garantisca alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie, le prestazioni, anche domiciliari, mediche specialistiche, diagnostiche e terapeutiche, psicologiche e psicoterapeutiche, e riabilitative necessarie ed appropriate in diversi ambiti di attività, alcuni dei quali sono specificamente dedicati alle vittime di violenza sessuale e di genere. L'impegno da mettere in campo per contrastare ed eliminare la violenza di genere non può prescindere dal raggiungimento della piena eguaglianza tra i sessi. Il sistema educativo, contro questa piaga, può e deve giocare un ruolo di primissimo piano favorendo l'emersione delle situazioni di violenza già in atto, al fine di proteggere le vittime ma soprattutto puntando sulla prevenzione. Tra le norme che riguardano il mondo della scuola voglio ricordare: il comma 16 dell'art.1 della L.107 del 2015 (buona scuola) dando attuazione all'art. 14 della Convenzione di Istanbul, stabilisce che: "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 11".

La preparazione delle linee guida nazionali per l'attuazione dell'articolo 1 comma 16 della legge 107/2015, accompagnate da un più generale piano d'azione che favorisca anche l'inclusione del tema della violenza contro le donne nei programmi di formazione degli insegnanti.

Il tavolo di lavoro avviato dal MIUR, in collaborazione con l'Associazione Editori Italiani, per promuovere una riflessione su linguaggio e contenuti dei libri di testo, per la valorizzazione delle tematiche inerenti le differenze di genere, la valorizzazione del contributo delle donne in tutte le discipline, e il superamento degli stereotipi sessisti. Il complesso delle iniziative illustrate testimonia la costante, effettiva, attenzione riservata alla violenza di genere. E' evidente che ancora non basta e che molto c'è da fare però la strada imboccata è quella giusta, nel solco dell'attenzione, della determinazione, di fare passi in avanti e non indietro su una materia che interessa tutti. E' davvero importante che si dia un segnale di sicurezza alle tante donne, vittime e non solo, di queste forme di violenza cieca, bisogna dare voce a queste persone che più che mai hanno bisogno di un intervento forte dello Stato, e di sentire la presenza delle Istituzioni nei fatti e non a parole.

Questa legislatura, come ho finora evidenziato, si è fino ad oggi caratterizzata per i molti provvedimenti che si sono adottati in materia di contrasto della violenza alle donne, dalla ratifica della Convenzione di Istanbul, all'introduzione di modifiche al codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati, più spesso commessi in danno di donne, all'approvazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere alla previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime.

Ciò nondimeno la violenza sessuale nonché quella di genere rimane un fenomeno strutturale delle nostre società, come i più recenti dati Istat confermano registrando una costanza del fenomeno negli anni (a differenza degli omicidi in netto calo) e con una grave recrudescenza dei fatti.

Per questo il nostro obiettivo deve essere quello di mettere a sistema e rendere conoscibile e, soprattutto, possibile l'accesso per le donne ad una così considerevole mole di interventi e di nuovi strumenti: lavorare sempre di più sull'accoglienza e sull'accompagnamento della vittima di violenza verso I' "emersione", la denuncia e la consapevolezza di non essere sola: per arrivare a questo, però, è necessario puntare sempre di più sulla formazione di tutti gli "attori" chiamati ad operare nei presidi strategici per evitare, in qualunque modo, di incorrere nell'insidiosa trappola della "vittimizzazione secondaria". Con questa intenzione e con gli strumenti adeguati, quali quelli che ci stiamo dando e che, in divenire, continueremo a mettere a punto, si potrà finalmente arrivare ad un cambio di passo culturale profondo e determinante, puntando con determinazione al monitoraggio del fenomeno, all'educazione e formazione delle nuove generazioni per fare in modo che a tutti i livelli d'istruzione si promuovano, i valori egualitari e la prevenzione di comportamenti violenti e sessisti: perché il rischio di violenze ed aggressioni alle donne si riduce radicalmente.

PAOLA BINETTI. (Intervento in discussione sulle linee generali su mozione concernente iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne). Siamo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l'intera umanità di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni.

E' ora di guardare con il coraggio della memoria e il franco riconoscimento delle responsabilità alla lunga storia dell'umanità, a cui le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini, e il più delle volte in condizioni ben più disagiate. Penso, in particolare, alle donne che hanno amato la cultura e l'arte e vi si sono dedicate partendo da condizioni di svantaggio, escluse spesso da un'educazione paritaria, esposte alla sottovalutazione, al misconoscimento ed anche all'espropriazione del loro apporto intellettuale. Della molteplice opera delle donne nella storia, purtroppo, molto poco è rimasto di rilevabile con gli strumenti della storiografia scientifica. Per fortuna, se il tempo ne ha sepolto le tracce documentarie, non si può non avvertirne i flussi benefici nella linfa vitale che impasta l'essere delle generazioni che si sono avvicendate fino a noi. Rispetto a questa grande, immensa «tradizione» femminile, l'umanità ha un debito incalcolabile.

E che dire poi degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica? Basti pensare a come viene spesso penalizzato, più che gratificato, il dono della maternità, a cui pur deve l'umanità la sua stessa sopravvivenza. Certo molto ancora resta da fare perché l'essere donna e madre non comporti una discriminazione. È urgente ottenere dappertutto l'effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico.

Si tratta di un atto di giustizia, ma anche di una necessità. I gravi problemi sul tappeto vedranno, nella politica del futuro, sempre maggiormente coinvolta la donna: tempo libero, qualità della vita, migrazioni, servizi sociali, eutanasia, droga, sanità e assistenza, ecologia, ecc. Per tutti questi campi, una maggiore presenza sociale della donna si rivelerà preziosa, perché contribuirà a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la «civiltà dell'amore».

Guardando poi a uno degli aspetti più delicati della situazione femminile nel mondo, come non ricordare la lunga e umiliante storia di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità? È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo.

Il 14 giugno 2013, dopo appena tre mesi dall'inizio di questa legislatura, il Parlamento approvò, pressoché all'unanimità, una mozione a mia prima firma, per la lotta e il contrasto alla violenza sulle donne. Poco dopo venne l'approvazione del trattato di Istanbul, la legge contro il femminicidio…e così via via, molte altre iniziative legislative, tutte centrate sulla lotta alla violenza, nelle sue molteplici forme, compresa la violenza sui social media, che con tanta volgarità aggrediscono senza motivo donne, fortemente impegnate nel loro ruolo pubblico. Oggi questa mozione vuole avere un taglio diverso e vuole valorizzare le donne nella loro specificità femminile, garantendo loro accesso a tutti i ruoli professionali anche alle più alte cariche istituzionali, ma senza per questo dover rinunciare alla loro dimensione familiare, maternità inclusa; storicamente la società occidentale si è fortemente caratterizzata per una prevalenza dei modelli maschili di riferimento nei diversi contesti professionali, riservando alla donna l'ambito domestico e familiare, come format prevalente in cui mettere in gioco le sue competenze ed esprimere affetti, valori, creatività e soprattutto relazione di cura verso gli altri.

Si tratta di una situazione, che ha comunque le sue eccezioni, anche se ne resta traccia nel sistema politico, economico, aziendale, organizzativo dell'intera forma di governo dello stato, che vede la donna moderna, sempre più consapevole dei suoi diritti e delle sue responsabilità. La donna appare tesa verso il riconoscimento di pari opportunità, mentre sarebbe molto più adeguato per lei chiedere opportunità coerenti con la sua specificità, dal momento che ottenere opportunità uguali o simili a quelle degli uomini significa in premessa assumere come paradigma di riferimento quello maschile; nel XXI secolo non è possibile immaginare che possa essere in gioco una sottile guerra di potere tra uomini e donne; serve piuttosto un nuovo stile di collaborazione e di integrazione nel riconoscimento delle reciproche identità. L'asimmetria del maschile e del femminile è indispensabile per raggiungere nella nostra società un equilibrio complessivo orientato al benessere di tutti, come più volte è stato sottolineato dai sostenitori del pensiero della differenza. In questo contesto concettuale e operativo la specificità di ognuno si orienta alla complementarietà, che è intrinsecamente generativa e proprio per questo può generare in senso proprio figli e figlie, dando luogo alla famiglia nella completezza del suo valore e del suo significato; quando questo viene meno, sia a livello domestico e familiare che nel più vasto contesto della società, le discriminazioni che si creano possono dar luogo a nuove forme di violenza nei confronti delle donne, sia a livello psicologico che fisico, mettendo in discussione l'intero sistema dei diritti umani.

Sono passati ormai 25 anni da quando Giovanni Paolo II pubblicò la Lettera apostolica Mulieris Dignitatem, diventata da allora vero punto di riferimento per pensatori laici e cattolici, che desiderano approfondire i fondamenti antropologici e teologici necessari a risolvere i problemi relativi al significato e alla dignità dell'essere donna e dell'essere uomo. In base al principio del reciproco essere «per» l'altro, nella relazione interpersonale, si sviluppa l'integrazione nell'umanità stessa di ciò che è «maschile» e di ciò che è «femminile». La discriminazione della donna è stata ed è un fatto che contraddice profondamente alla dignità di entrambi. Quando il maschio domina, non tenendo adeguatamente conto della diversità femminile è l'«ethos» della intera società a soffrirne perché i diritti di tutti restano schiacciati in una logica di sopraffazione che esprime assoluta mancanza di rispetto per i doveri di reciprocità, su cui si fonda la coesione sociale.

Scrisse Giovanni Paolo II una lettera alle donne in occasione della Conferenza di Pechino, che si concludeva con queste parole, ancora pienamente attuali: “desiderare che, nella prossima Conferenza, promossa a Pechino dalle Nazioni Unite, si metta in luce la piena verità sulla donna. Si ponga davvero nel dovuto rilievo il «genio della donna», non tenendo conto soltanto delle donne grandi e famose vissute nel passato o nostre contemporanee, ma anche di quelle semplici, che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria vita, lei che forse ancor più dell'uomo vede l'uomo, perché lo vede con il cuore. Lo vede indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici. Lo vede nella sua grandezza e nei suoi limiti, e cerca di venirgli incontro e di essergli di aiuto.

Ai nostri tempi la questione dei «diritti della donna» ha acquistato un nuovo significato nel vasto contesto dei diritti della persona umana. Ma occorre difendere contestualmente la dignità e l'identità che risulta dalla specifica diversità e originalità personale dell'uomo e della donna. La donna - nel nome della liberazione dal «dominio» dell'uomo - non può tendere ad appropriarsi delle caratteristiche maschili, contro la sua propria «originalità» femminile. Esiste il fondato timore che su questa via la donna non si «realizzerà», ma potrebbe invece deformare e perdere ciò che costituisce la sua essenziale ricchezza. Si tratta di una ricchezza enorme. Le risorse personali della femminilità non sono certamente minori delle risorse della mascolinità, ma sono solamente diverse. La donna - come, del resto, anche l'uomo - deve intendere la sua «realizzazione» come persona, la sua dignità secondo la sua specifica femminilità, che nulla ha da invidiare alla presunta superiorità maschile. La stessa violenza dell'uomo non si sconfigge con la violenza sull'uomo. Ma sembra che in tanti anni alcuni uomini non abbiano ancora finito di scoprire questa verità elementare e trasparente: l'unità che si genera dalla differenza è la principale ricchezza dell'intero genere umano. Diventa necessario a questo punto agire su di un doppio fronte: promuovere in tutti i modi opportuni le donne, valorizzando il femminile che c'è in loro, e contrastare ogni forma di violenza, che scaturisce da uomini immaturi, prepotenti, incapaci di una apertura affettiva che li ponga su di un effettivo piano di integrazione delle differenze. Questa unità non annulla la diversità. Vogliamo rilanciare una cultura della relazione uomo-donna in chiave di collaborazione e di integrazione, in una visione positiva dei rapporti reciproci, basati sul rispetto, e sulla pari dignità, a cui rispondono pari diritti e doveri nella specifica differenza dei rispettivi ruoli, si ispira questa mozione che intende essere a supporto della donna, considerata nella globalità delle sue esigenze e delle sue aspirazioni.

Per questo si impegna il governo a mettere in atto una strategia nazionale per:

- eliminare e modificare gli atteggiamenti che risultino discriminanti nei confronti delle donne, con particolare attenzione ai gruppi di minoranza;

- valorizzare le figure femminili nei mezzi di comunicazione, ma anche nei libri di testo con l'obiettivo di dare il giusto riconoscimento alle donne nella storia e nella contemporaneità;

- condurre campagne di informazione rivolte alle donne e agli uomini, per promuovere stili di vita che riconoscano la differenza e contestualmente la piena uguaglianza dei diritti;

- condurre campagne di informazione rivolte ai media e alle agenzie pubblicitarie per evitare l'uso e la strumentalizzazione del corpo delle donne;

2. ad accelerare l'adozione e l'effettiva attuazione di una politica nazionale che tenga conto della specificità femminile sia in merito alla maternità e agli impegni familiari che nella specifica tutela professionale, soprattutto in quegli ambiti in cui finora la discriminazione è stata maggiore, assicurando la tutela dei diritti delle donne anche nella fase di formulazione ed attuazione delle leggi, le normative ed i programmi dei Ministeri e delle Strutture Governative decentrate;

3. a rafforzare la rappresentanza delle donne nelle posizioni decisionali della vita politica, comprese le posizioni ministeriali, in magistratura, nei consigli di amministrazione ed in posizioni senior della Pubblica Amministrazione, in particolare il Servizio Diplomatico.

4. a promuovere campagne di sensibilizzazione per politici, giornalisti, insegnanti ecc. al fine di accrescere la comprensione che la partecipazione piena, uguale, libera e democratica delle donne, nella vita politica e pubblica, requisito indispensabile per la piena attuazione dei diritti umani delle donne; a promuovere attraverso corsi di alta formazione la capacità di leadership delle donne;

5. a rivedere la normativa sullo stalking e sulle molestie sessuali, che attualmente non risulta del tutto efficace per il raggiungimento degli obiettivi specifici;

6. a fare in modo che già dalla Legge di Bilancio 2018 si possa:

- assicurare un'adeguata assegnazione di risorse al sistema Famiglia, con particolare riguardo alle famiglie numerose, in modo da facilitare nella donna la giusta armonizzazione tra lavoro professionale e relazione di cura familiare;

- assicurare alle donne il diritto al mantenimento del posto di lavoro anche durante la gravidanza, stigmatizzando quei comportamenti che ricattano le donne, limitando il loro diritto ad avere figli;

- rendere possibili periodi di congedo prolungato, se necessario, a seconda delle necessità dei familiari se portatori di handicap o di qualche rara malattia genetica;

- facilitare la possibilità che ragazze che desiderano lasciare la prostituzione possano sottrarsi a vere e proprie forme di schiavitù e trovare attività lavorative alternative - assicurare risorse umane, tecniche e finanziarie per la realizzazione sistematica ed efficace delle misure a contrasto della violenza contro le donne.