Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 14 Marzo, 2016
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 3057-A ed abbinate

Signor Presidente, sottosegretario De Filippo, colleghi, una delle maggiori sfide dell'umanità è quella di nutrire una popolazione in costante crescita senza danneggiare l'ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le generazioni future. Per far fronte in modo sostenibile alle sfide alimentari future è indispensabile adottare un approccio sistemico, attento ai problemi sociali, culturali, economici e ambientali e coinvolga tutti gli attori sociali ed istituzionali. Poiché sappiamo di essere responsabili di lasciare un mondo più sano ed ecosostenibile alle generazioni future, ci dobbiamo impegnare e declinare buone pratiche in politiche pubbliche e aiuti allo sviluppo che siano coerenti con i fabbisogni locali e indirizzati allo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili. Un aspetto problematico è quello dello spreco alimentare nelle diverse fasi, produttive e di consumo. La Commissione europea stima che nella sola Unione europea vengono sprecati 90 milioni di tonnellate di alimenti, pari a 180 chilogrammi a persona. Il tema degli specchi alimentari è al centro di un intenso dibattito del mondo scientifico ed è parte integrante dell'agenda politica dei diversi Paesi comunitari. Organismi internazionali come FAO, UNEP, e WRAP hanno lanciato in questi ultimi anni iniziative specifiche sul tema, contribuendo a sollevare l'attenzione sulla necessità e sull'urgenza di definire un quadro di riferimento comune per la definizione di politiche efficaci volte a ridurre le perdite e gli specchi alimentari lungo la filiera. Il perdurare in molti casi dell'aggravarsi delle condizioni di povertà e di insicurezza alimentare in molti Paesi e regioni del mondo (la FAO, nel 2014, lo disse) porta inoltre ad interrogarsi sull'impatto degli sprechi alimentari e sulla sicurezza alimentare a livello globale. Combattere lo spreco alimentare è dunque un dovere morale e ambientale, in un mondo sempre più affollato, in cui le risorse alimentari vanno gestite con coscienza ed equità. È indispensabile dare priorità a politiche volte a ridurre lo spreco di alimenti, che affrontino le cause del fenomeno e definiscano una gerarchia per l'uso di alimenti, poiché individuare la natura della perdita e dello spreco di cibo è essenziale per eradicare la fame a livello globale. Occorre inoltre riconoscere il contributo positivo della cooperazione dei soggetti del no profit e degli accordi a lungo termine nella filiera alimentare, per consentire una migliore pianificazione e previsione della domanda dei consumatori e fornire un supporto necessario ad avviare iniziative di sensibilizzazione, anche da parte dei professionisti del settore alimentare. Il progetto di recupero a fini sociali delle eccedenze dei prodotti alimentari invenduti, dalla grande alla piccola distribuzione, dalla ristorazione commerciale ma anche dalle mense scolastiche, aziendali e ospedaliere, fa parte di iniziative che meritano il sostegno e l'impegno delle istituzioni verso la semplificazione normativa e l'incentivazione di comportamenti virtuosi.
La formazione di rimanenze alimentari nell'arco della filiera è il primo problema etico, ma rappresenta anche una questione economica, in quanto, se non recuperate come cibo attraverso la donazioni ad enti benefici, esse diventano rifiuto, quindi un costo per il sistema. Ogni attività volta a ridurle ha quindi un doppio effetto positivo: introduce un concetto di migliore sostenibilità della produzione e commercializzazione dei beni alimentari e comporta una riduzione dei costi per la collettività, che dovrà gestire minori quantità di rifiuti. D'altra parte, ridurre lo spreco alimentare costituisce, prima di tutto, una questione sociale e politica a livello globale, che attiene al diritto di accesso al cibo e alla sicurezza alimentare della popolazione. Ecco finalmente in Italia, dopo la Francia, anche una legge di iniziativa popolare che ha l'obiettivo di ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione dei prodotti alimentari, farmaceutici e di altro tipo, attraverso la realizzazione di alcuni obiettivi prioritari, tra i quali quello di favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari (in via prioritaria) per l'utilizzo umano e di prodotti farmaceutici o di altri prodotti per fini di solidarietà sociale; contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull'ambiente e sulle risorse umane, riducendo la produzione di rifiuti e proponendo il riuso e il riciclo, con l'obiettivo di estenderlo al ciclo della vita dei prodotti; contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione sullo spreco alimentare. Il testo implica normative sulla sicurezza alimentare di tipo fiscale, per evitare l'evasione o forme di mercato nero e si focalizza sulla responsabilizzazione dei cittadini. Inoltre, la legge garantirà ad attività commerciali e produttive uno sconto sulla tassa sui rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato. Sono inoltre previste specifiche norme per consentire il riutilizzo dei prodotti alimentari idonei al consumo umano o alimentare oggetto di confisca. A questo scopo, si dispone una novella all'articolo 15 in materia di sistema penale. In ogni caso, in merito alla confisca di prodotti, se ne dispone la cessione gratuita al complesso degli enti privati costituiti per il proseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche. 
Ma voglio sottolineare un altro aspetto molto interessante di questa legge, che è quello che concerne la raccolta dei farmaci. Di concerto con il Ministero della salute, è stata normata la donazione dei prodotti farmaceutici non utilizzati all'articolo 15 di questa proposta di legge in esame, che va a modificare l'articolo 157 del decreto legislativo n. 219 del 2006, che detta disposizioni dirette ad incentivare la donazione alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di medicinali non utilizzati, correttamente conservati e non scaduti, rimettendo poi a un decreto del Ministro della salute l'individuazione di modalità tali da garantirne la qualità, la sicurezza e l'efficacia, escludendo espressamente i medicinali da conservare in frigorifero a temperature controllate, quelle contenenti sostanze stupefacenti o psicotrope e quelle dispensabili solo nelle strutture ospedaliere. Questa previsione normativa, peraltro, si allinea con quanto previsto – abbiamo fatto l'abbinamento poco tempo fa – nella proposta di legge sempre di iniziativa delle onorevoli Donata Lenzi e altre. In Italia la spesa sanitaria annua pro capite è di 440 euro, costante rispetto all'anno precedente, ma quella dei poveri è di soli 69 euro, scendiamo almeno l'8 per cento. Ciò significa che nelle famiglie non povere si destina il 3,8 per cento del budget domestico per curarsi, mentre in quelle più povere scende dell'1,8 per cento. Il 3,9 per cento degli italiani ha rinunciato ad acquistare i farmaci necessari per ragioni economiche. Ancora in forte aumento, dall'altra parte, le donazioni di farmaci (quasi 1,3 milioni di confezioni nel solo primo trimestre del 2015); cresce ancora in modo robusto anche la donazione aziendale (nel primo trimestre del 2015 sono state donate quasi 860 mila confezioni, ne erano 540 mila nel primo semestre del 2015). Insomma, quello che stiamo dicendo è che comunque una montagna di pillole, di sciroppi e di antibiotici spesso finiscono nella spazzatura. È stato calcolato dall'Organizzazione mondiale della sanità che solo per tutta l'Unione Europea la quantità di tali rifiuti corrisponde a circa 125 miliardi di euro l'anno. 
Questa proposta di legge – devo dire grazie alla tenacia, alla determinazione della relatrice Gadda e alle iniziative parlamentari – si propone di sicuro, da una parte, un cambio di rotta culturale e, dall'altra, di non affamare più lo spreco di natura alimentare, di natura farmaceutica ma di fare in modo che anche l'Italia rientri nel novero dei Paesi che si sono comunque distinti per realizzare comunque un po’ di giustizia sociale in più, un Paese più civile e soprattutto un po’ più giusto nei confronti della collettività.