Data: 
Lunedì, 11 Maggio, 2015
Nome: 
Francesco Saverio Garofani

A.C. 45-A ed abbinate

 

Signor Presidente, intanto inizio anch'io con i ringraziamenti a chi ha reso possibile finalmente, dopo tanto tempo, dopo quattro legislature – come è stato ricordato – l'approdo in Aula di questo provvedimento e i ringraziamenti li rivolgo innanzitutto ai due relatori, al Governo, a tutte le forze politiche che in Commissione, insieme ai colleghi della difesa e degli esteri, hanno reso possibile questo risultato e questo avvicinamento a un traguardo tanto atteso. Credo anch'io si debba prima di tutto partire riconoscendo che questa legge è l'espressione concreta di un'attenzione e vorrei dire anche di una gratitudine per quello che fanno i nostri militari nelle missioni internazionali, per il contributo che essi hanno pagato anche in termini di vite umane alla costruzione della sicurezza e della pace nel mondo globalizzato e quando abbiamo posto questo tema nell'agenda della politica abbiamo pensato soprattutto a loro, a come rendere più sicuro e garantito il lavoro e l'impegno di chi, indossando una divisa e rappresentando il Paese, si mette al servizio della sicurezza di tutti. Le missioni internazionali sono un'assunzione di responsabilità del Paese che si fonda su un presupposto difficilmente confutabile: se si vuole essere fruitori di sicurezza in uno scenario mondiale sempre più esposto a rischi di conflitti, attacchi asimmetrici come quelli rappresentati dal moltiplicarsi delle sorgenti terroristiche alle nostre porte, ebbene, si deve essere nello stesso tempo produttori di sicurezza. Questo vuol dire partecipare alle decisioni e agli impegni che assume la comunità internazionale, una partecipazione che non nasce dall'obbligo di affermare un nostro ruolo di potenza ma dalla volontà di contribuire in questo modo al bene comune rappresentato dalla sicurezza e dalla pace. In questo senso le nostre Forze armate, insieme all'infaticabile e generoso lavoro di tanti civili impegnati nella cooperazione internazionale, rappresentano uno degli strumenti più importanti della politica estera italiana. Il testo che arriva all'esame dell'Aula è il risultato di varie proposte di legge, sono state ricordate, riunificate attraverso il significativo e approfondito lavoro istruttorio nelle nostre Commissioni, lavoro che si è sviluppato anche attraverso diverse audizioni informali con esperti per approfondire i contenuti del provvedimento dal punto di vista delle norme che regolano le relazioni di diritto internazionale. 
Come ho già ricordato, anche nella precedente legislatura si era stato un lavoro istruttorio nel tentativo di definire un testo che sostanzialmente doveva corrispondere a due diverse esigenze: la prima, definire il processo decisionale che autorizza l'impiego di forze militari fuori area; il secondo pilastro, dare certezza normativa dal punto di vista dello stato giuridico, del trattamento economico, delle disposizioni penali, delle misure contabili e amministrative applicabili al personale militare e civile comandato ad operare fuori area.
Il lavoro che abbiamo svolto è riuscito a realizzare una sintesi largamente condivisa. Su quello che è il secondo pilastro della legge, relativo al personale, è risultato tutto sommato più agevole riuscire a trovare questa sintesi, partendo da un dato oggettivo che era necessario superare, il fatto che nel nostro ordinamento giuridico non esistesse una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali, con la conseguenza che tale disciplina, con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale, venissero di volta in volta regolati nell'ambito dei provvedimenti d'urgenza e di decreti che finanziavano le missioni, e pertanto con un'efficacia limitata nel tempo e con la necessità di essere continuamente reiterati. 
La legge-quadro supera questa situazione di incertezza e prevede una serie di disposizioni volte a definire una normativa di carattere generale, applicabile alle missioni internazionali che sono svolte dal personale appartenente alle Forze armate, alle forze di polizia e alle componenti civili che operano – come detto – congiuntamente negli stessi teatri operativi. 
Credo tuttavia che il vero punto di novità di questa legge sia quello relativo al primo pilastro, quello che riguarda cioè il processo autorizzativo delle missioni. Su questo punto, che tocca il tema decisivo del rapporto tra Governo e Parlamento, si è registrata nella scorsa legislatura la difficoltà maggiore nel trovare la convergenza, perché oggettivamente si trattava e si tratta di trovare il giusto equilibrio tra poteri e prerogative garantite dalla nostra Costituzione al Parlamento, da una parte, e al Governo, dall'altra. 
In questo testo unificato delle proposte di legge si fanno passi in avanti sulla strada di una collaborazione piena e trasparente. In particolare, credo che si debba apprezzare, per quanto attiene al controllo parlamentare sullo sviluppo delle missioni, la previsione di una specifica sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, durante la quale il Governo, entro il 31 marzo – come ha ricordato il relatore – presenta alle Camere una relazione analitica sulle missioni in corso, precisando l'andamento di ciascuna missione, le difficoltà, i risultati conseguiti, gli obiettivi ancora da raggiungere.
Credo, a questo proposito, che si possa dire che proprio la relazione tra Parlamento e Governo sulle politiche di difesa e sicurezza stia evolvendosi e maturando nella direzione del superamento di antiche, e forse reciproche, diffidenze. E se questo accade è anche merito della credibilità che le nostre Forze armate hanno saputo guadagnarsi sul campo con il loro operato, con la loro competenza, riconosciuta e apprezzata a livello internazionale, ma anche con il senso di umanità che contraddistingue il lavoro di tante donne e uomini in divisa, che rende le nostre missioni, all'interno del dettato costituzionale che le ispira, davvero azioni per la pace. Chi ha avuto la ventura di visitare i nostri contingenti impegnati all'estero sa che questo riconoscimento corrisponde non a una vuota retorica, ma alla realtà quotidianamente vissuta da tante popolazioni sofferenti: è stato ricordato il Libano, dove mi è capitato di andare personalmente, ma penso alle azioni di soccorso svolte in queste ore dalla Marina verso tanti profughi. 
La legge n. 244 del 2012, di riforma dello strumento militare, questa legge-quadro sulle missioni e il processo di elaborazione, discussione e definizione del Libro bianco per la sicurezza e la difesa, con le successive determinazioni che il Parlamento dovrà assumere, rappresentano i capitoli di un'agenda nella quale il tema del futuro delle nostre Forze armate è avvertito come una priorità strategica, con tutte le implicazioni che ciò comporta sul piano geopolitico, economico, industriale, così come su quello sociale. 
È importante che questa consapevolezza cresca e si radichi anche oltre il livello istituzionale, nella coscienza del Paese e nella sua opinione pubblica, certo sapendo che si tratta di temi difficili e talvolta impopolari, come sempre succede quando si è chiamati a deliberare l'invio dei nostri militari in scenari densi di rischi, o come quando si tratta di impegnare risorse ingenti, tanto più in tempi di crisi, per rendere più sicure, efficienti ed efficaci le nostre Forze armate. 
Tuttavia, questa assunzione di responsabilità, che serve al Paese e alla sua sicurezza, sarà tanto più sostenibile, quanto più trasparente e leale sarà la collaborazione tra chi è chiamato a compiere le scelte politiche, ognuno rispettando fino in fondo il proprio dovere e il proprio mandato.