Data: 
Lunedì, 2 Ottobre, 2017
Nome: 
Vittoria D'Incecco

 

A.C. 1013

Discussione sulle linee generali

Signora Presidente, signor sottosegretario, permettetemi innanzitutto di ringraziare il presidente della Commissione ambiente, la relatrice del provvedimento, onorevole Braga, e tutti i componenti della Commissione per aver avuto la sensibilità di capire l'importanza, nella sua semplicità, di questa norma e di essere riusciti a farla approdare in Aula.

Secondo i dati Istat in Italia ci sono 3 milioni di persone diversamente abili, secondo il Censis sarebbero addirittura più di 4 milioni. Nonostante questi dati, il nostro, purtroppo, non è ancora un Paese a misura di disabilità e questo per diverse ragioni, in particolare quella di cui stiamo discutendo oggi, quella delle barriere architettoniche, che impediscono, purtroppo, alle persone diversamente abili di usufruire delle strutture e dei servizi come dovrebbero.

Non ripeto l'articolo 3 della Costituzione, che saggiamente ha già menzionato la relatrice, ma non è solo quella che ci ricorda che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale: l'accessibilità è una delle colonne portanti della strategia dell'Unione europea. Non a caso, infatti, la strategia europea sulla disabilità 2010-2020 ha l'obiettivo di rendere beni e servizi accessibili a tutti e, quindi, di abbattere le barriere. Questo è un obiettivo che ovviamente anche l'Italia deve perseguire, perché nel nostro Paese i diversamente abili hanno ancora una vita non facile, soprattutto per quanto riguarda questo tema.

Non si può non pensare alla Convenzione ONU dei diritti delle persone disabili, approvata nel dicembre 2006 e ratificata anche in Italia nel febbraio 2009, che sancisce principi importanti come l'autonomia individuale, la libertà di scelta, l'indipendenza, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società. Sono principi messi a dura prova dalle difficoltà che invece incontrano quotidianamente le persone diversamente abili.

Qual è la giornata tipo di una persona disabile? La giornata tipo, purtroppo, è spesso una vera e propria lotta alla sopravvivenza e lo dico, guardate, da medico di base, che entra tutti i giorni nella quotidianità dei propri pazienti. E questo, perché? Perché le barriere architettoniche rappresentano un limite invalicabile, a volte, per chi, ad esempio, è costretto a vivere su una sedia a rotelle; andare a scuola, al lavoro, uscire di casa e stare con gli altri diventa spesso problematico.

Quali sono le norme che attualmente regolano questo tema le ha già molto bene elencate la relatrice. Le voglio ricordare: la legge n. 13 del 1989, che disciplina l'abbattimento delle barriere architettoniche e stabilisce i termini e le modalità per l'accessibilità a vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici; il decreto ministeriale n. 236 del 1989, che sancisce che persone affette da disabilità fisica o psichica hanno il diritto di raggiungere l'edificio e le relative unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di godere dello spazio e delle attrezzature in condizioni di sicurezza e autonomia - cosa che non succede spesso, purtroppo, oggi - nonché il diritto di accedere agli spazi di relazione e almeno ad un servizio igienico in ogni unità immobiliare e di modificare lo stabile secondo le proprie esigenze; poi, il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, relativo all'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, che fa particolare riferimento all'accessibilità diretta ai servizi e disciplina le soluzioni che la pubblica amministrazione deve adottare per garantire l'accesso ai servizi erogati ai cittadini.

E poi c'è la legge quadro sull'handicap, la n. 104 del 1992, che stabilisce che il rilascio delle concessioni edilizie sia vincolato al rispetto delle norme sull'abbattimento delle barriere: le opere pubbliche devono essere considerate inagibili, inabitabili, qualora i disabili abbiano difficoltà ad accedervi, e si prevedono sanzioni per i responsabili. C'è anche il decreto n. 114, emanato il 16 maggio 2008, che contiene le linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi culturali.

E quindi cosa si vuole fare con la presente proposta di legge? Semplicemente si vuole superare, attraverso l'emanazione di un unico regolamento, la frammentazione normativa relativa alle prescrizioni tecniche per il superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati, negli spazi e servizi pubblici o aperti al pubblico o di pubblica utilità, che è contenuta attualmente in diversi provvedimenti, come abbiamo visto, di differente rango normativo, approvati nell'arco degli ultimi trent'anni. Questo vogliamo fare! Questo, con l'obiettivo di dare certezze agli utenti e agli operatori del settore.

Guardate, la questione non è più rinviabile, e merita tutta la nostra attenzione: perché, come ha sottolineato Papa Francesco in un telegramma a firma del cardinale Pietro Parolin in occasione della Giornata nazionale per l'abbattimento delle barriere architettoniche che si è celebrata domenica 1° ottobre, bisogna garantire la pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica o sociale, promuovendo un cambiamento culturale incentrato sull'abbattimento di tutte le barriere esistenti. Abbattere le barriere, quindi, non solo quelle architettoniche, e noi lo vogliamo fare, ma anche e soprattutto quelle culturali e sociali, è indispensabile se vogliamo combattere la discriminazione e favorire una reale inclusione delle persone con disabilità, in ogni ambito della società. Su questo il Partito Democratico ha lavorato alacremente in questa legislatura, ed anche attraverso questo progetto di legge il Partito Democratico vuole ribadire il suo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).