Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 10 Marzo, 2015
Nome: 
Lorenzo Guerini

A.C. 2613-A

Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, ogni giorno ciascuno di noi sente la responsabilità di essere rappresentante del popolo italiano, a maggior ragione in questa giornata, quando siamo chiamati ad esprimere il nostro voto su modifiche che riguardano la legge fondamentale che regola la vita della Repubblica, la nostra Costituzione che, certamente, possiamo definire un gioiello di civiltà e che nei suoi principi fondamentali, nella I Parte, disegna un idea di società e una visione dei rapporti politici, sociali, economici e culturali, che sfidano ognuno di noi a mettere tutte le sue capacità e tutto il suo impegno per almeno avvicinare quell'orizzonte che ci hanno donato i nostri padri costituenti. Noi oggi siamo qui per adempiere a quel compito e a quella responsabilità. Sono sicuro che tutti noi, pur con convinzioni e culture diverse, siamo consapevoli di questo, così come tutti siamo animati dalla volontà di far sì che la Costituzione sia sempre più capace, nella sua parte ordinamentale, di orientare e guidare il funzionamento della Repubblica. È con questo spirito e con questa intenzione che il Partito Democratico, nei primi giorni dello scorso anno, ha proposto a tutte le forze parlamentari di maggioranza e di opposizione un percorso di riforma della II Parte della Costituzione, con un obiettivo chiaro ed esplicito: far sì che le nostre istituzioni siano in grado di muoversi a tempo con la società, far sì che la politica che le innerva sappia guidare le cose e usare la sua intelligenza per capire e governare gli avvenimenti a vantaggio dei nostri concittadini. Come funzionano le istituzioni, con quanta qualità producono i provvedimenti, quale incisività attribuiamo agli strumenti di cui dispongono per governare i processi di cambiamento, anche di questo, anzi soprattutto di questo, stiamo parlando quando parliamo di questa riforma costituzionale. Lo dico a chi continua a sostenere, lo abbiamo sentito anche oggi, che è una questione secondaria rispetto alle emergenze sociali ed economiche. Non è così, qui noi stiamo esattamente parlando e decidendo di questo: della quotidianità dei cittadini italiani e della capacità delle istituzioni di rispondere efficacemente alle sfide dell'oggi. Per questo siamo convinti che se si vuole bene alla nostra Costituzione, si opera per far sì che sia in grado di fissare regole di funzionamento istituzionale che rendono la nostra democrazia più efficiente. L'Italia ha bisogno di un responsabile coraggio riformatore, liberandosi dalla paura di cambiare le cose, dalla tentazione di dire sempre di no a qualsiasi cambiamento. 
Non è un tema nuovo, sono trent'anni che nel nostro Paese se ne discute senza essere arrivati ad un punto conclusivo. Oggi il tempo è scaduto, da tempo è scaduto, e a noi qui oggi è chiesto di fare un passo avanti verso la conclusione di questo lungo dibattito che ha attraversato la politica italiana. C’è chi ci accusa di troppa fretta, francamente dopo trent'anni è un’ accusa che non possiamo accogliere, se mai c’è urgenza – questa sì – che ci richiama al dovere di restituire innanzitutto alla politica la credibilità che in questi anni, su questo fronte, non ha saputo coltivare. 
Con questa consapevolezza, il Partito Democratico ha formulato la sua proposta, cercando con trasparenza il più largo coinvolgimento su alcuni punti chiari: fine del bicamerale paritario, riequilibrio delle funzioni tra i livelli istituzionali di Governo, semplificazione dei rapporti tra Stato e regioni. Fuori e dentro quest'Aula, nel corso di quest'anno, vi è stato un utile dibattito politico e scientifico, ampio, approfondito e dettagliato, che ha portato anche a modifiche e aggiustamenti rispetto all'impianto iniziale sul quorum per l'elezione degli organismi di garanzia, sulla semplificazione del procedimento legislativo, sul corretto riequilibrio dei rapporti tra Governo e Parlamento, solo per citarne alcuni.
Nessun fastidio per il confronto dunque, anzi una discussione che ha attraversato le forze politiche, compresa la nostra, che è stata certamente un arricchimento e che ci ha fatto approdare ad un testo che ha visto il voto di una maggioranza ampia, sia in Senato, sia in I Commissione qui alla Camera, dove sono stati inseriti, appunto, ulteriori cambiamenti. 
Il presupposto che ci ha guidati è stata la convinzione che muovere la Costituzione è un compito che deve vedere il contributo del più ampio arco di posizioni politiche. E continuiamo a pensare che questo sia il metodo giusto, anche oggi, quando chi, dalla posizione di chi ha partecipato a tutte le fasi di discussione, di lavorazione e di decisione, dichiara il suo voto contrario, pur non facendoci comprendere fino in fondo con quali motivazioni. 
Nel merito di questa riforma è cambiato qualcosa di determinante rispetto al testo che abbiamo approvato, che avete approvato, prima in Senato e poi in Commissione ? Lo dico con tutta la sincerità possibile e con rispetto: è una decisione che non capiamo. Voglio essere chiaro. Riteniamo sia molto positivo che chi nelle ultime fasi di discussione aveva deciso di uscire dall'Aula sia oggi qui. È un bene per tutti. E ci rammarichiamo per chi continua a rimanere estraneo al futuro. Onorevole Toninelli, più che aprire il Parlamento, continuate a chiudere le porte dietro di voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Altro che i ladri della notte ! Oggi verifichiamo ancora una volta, per vostra scelta, la vostra irrilevanza. 
Ma se da parte di alcuni gruppi il voto contrario di oggi è conseguenza di posizioni sviluppate e mantenute lungo tutto il percorso, l'atteggiamento di chi invece ha sempre votato a favore oggi è incomprensibile, non solo per noi, ma probabilmente per l'intera opinione pubblica. È sempre legittimo cambiare idea, ma non si accampino scuse improbabili e, soprattutto, non si usi la Costituzione per fare campagna elettorale ! Se si decide di abdicare alla propria convinzione per energici condizionamenti politici di potenziali alleati, non può essere l'Italia a pagarne il prezzo. Altro che farci tirare la giacca ! Vi hanno già strappato probabilmente anche le maniche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). 
È del tutto evidente, però, che noi non possiamo che andare avanti. L'Italia non si merita di aspettare ancora, l'Italia e i suoi cittadini aspettano da troppo tempo. Ce lo ha ricordato più volte il Presidente emerito Napolitano e anche il Presidente Mattarella, nel suo messaggio di insediamento, nel rispetto della sovranità delle Camere, ha voluto esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento, con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. 
Signora Presidente, colleghe e colleghi, noi oggi siamo a questo passaggio importante. Tutti noi in quest'Aula abbiamo l'occasione di rispondere «sì» a una domanda che i cittadini italiani ci hanno posto da decenni, cittadini che in più di un'occasione ci hanno mostrato la capacità di separare la sostanza dalla politica, dalla propaganda, di essere maturi e consapevoli per capire che, se si vuole rendere la nostra democrazia adeguata, occorre assumerci la responsabilità del cambiamento. Troppo spesso la politica ha avuto ed ha ancora atteggiamenti paternalistici nei loro confronti, quasi avessero bisogno di essere guidati per comprendere le conseguenze delle decisioni. Non è così e ce lo hanno fatto capire più volte. Semmai è la politica che deve ritrovare la loro fiducia. Oggi è uno di quei momenti. Non c’è dubbio che sapranno giudicare e lo faranno attraverso il referendum. La Costituzione appartiene a loro e loro ci diranno se abbiamo lavorato per il meglio. 
Il Partito Democratico è convinto di averlo fatto e – ci sia permesso – è orgoglioso di avere contribuito con la sua iniziativa a mettere in moto un processo riformatore decisivo per il futuro della nostra democrazia e di ciascun cittadino italiano. È quindi con questa convinzione e con la responsabilità che ci compete che preannunzio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.