Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 17 Dicembre, 2014
Nome: 
Marilena Fabbri

A.C. 2613-A

 

Grazie Presidente. Voglio ringraziare, prima del mio intervento, in particolare il presidente della Commissione affari costituzionali Sisto, che in questi giorni si è fatto garante della discussione e del lavoro in I Commissione, salvaguardando e rendendo effettivamente possibile una discussione nel merito che, come ricordava lui ieri nella relazione introduttiva, ha visto mille interventi e 51 ore di discussione nel merito. Voglio anche ringraziarlo come relatore, insieme all'onorevole Fiano, per la disponibilità che hanno dimostrato, nell'agibilità consentita, di modificare questa legge di riforma costituzionale. 
Mantengo invece, delle perplessità rispetto alla presenza del Governo, non tanto della sua presenza all'interno della Commissione nelle persone che hanno seguito le riforme, quanto nel fatto di esprimere i pareri che hanno, in più di un'occasione, vincolato l'esito che poteva uscire dalla discussione che si è sviluppata nell'ambito di questi dieci giorni, in particolare, di analisi dei 1.176 emendamenti. Emendamenti che erano fortemente rivolti a migliorare il testo, a dare un contributo di merito nel testo. Magari ognuno di noi è poi convinto che il meglio sia ciò che esprime e non quello che esprime qualcun altro. Ma credo che la positività della discussione che c’è stata, sia stata proprio nel vedere che su più punti, sia per gli emendamenti presentati che per la discussione che si è sviluppata, ci sarebbe stata, in più di un'occasione, l'unanimità dei componenti nell'approvare modifiche al testo, ciò che non sempre è stato possibile. 
Personalmente penso che sarebbe stato meglio, per questo Parlamento, poter proseguire nel lavoro che era stato iniziato ad inizio legislatura, quando già fin dall'inizio si era evidenziata la necessità assoluta di riformare il nostro sistema istituzionale, che – non lo ripeto perché lo hanno già detto tutti – è assolutamente una priorità del nostro sistema ed una responsabilità che ricade su tutti noi. 
Credo che sarebbe stato più appropriato e più opportuno poter lavorare all'interno di un contesto di bicamerale, delle due Commissioni di Camera e Senato che lavoravano insieme per definire un testo. Infatti il testo di riforma della Costituzione non è elaborato gli uni contro gli altri, non è contro i senatori o a favore dei deputati, ma lo è per ridisegnare un sistema più efficiente e più efficace rispetto ai tempi che abbiamo davanti. Così non è stato possibile e ritengo però che il lavoro che in qualche modo è stato fatto sia comunque un lavoro positivo, seppur ne riconosco alcune criticità. 
Quindi rivendico, insieme ai colleghi della Commissione affari costituzionali, di aver dato il massimo, per dare appunto un contributo nel merito e – anche se a volte facendo fare più fatica del solito al nostro relatore – con lo spirito assolutamente di dare un contributo migliorativo alla riforma, riforma che come sappiamo ha toccato diversi punti che vorrei evidenziare, in particolare quelli che sono stati modificati nella Commissione affari costituzionali con il contributo di tanti colleghi del nostro partito, il Partito Democratico, di cui faccio parte e che vorrei ricordare, da Giorgis, D'Attorre, Lattuca, Gasparini, Famiglietti, Lauricella, Di Maio, Piccione ed anche i colleghi delle altre formazioni politiche. 
Li ho contati, sono 65 gli emendamenti accolti ed una ventina i punti toccati, punti che vanno a qualificare, a mio avviso, la riforma, perché vanno a rafforzare gli strumenti di garanzia che devono essere presenti all'interno della Costituzione, soprattutto alla luce della legge elettorale che noi stiamo andando ad approvare nei due rami del Parlamento, una riforma elettorale che prevede un sistema fortemente maggioritario, con un premio di maggioranza che porterà 355 deputati in capo ad un unico partito, qualora le modifiche emendative dovessero andare in questo senso. Il che vuol dire che un unico partito, nel prossimo sistema parlamentare, avrà la maggioranza assoluta del Governo del Paese e questo vuol dire tutto il sistema del procedimento legislativo: avere in mano l'approvazione e la modifica del Regolamento sul funzionamento parlamentare; voleva dire, nelle precedenti previsioni, anche poter eleggere da solo il Presidente della Repubblica. Credo quindi che con le modifiche che sono state introdotte alla luce della discussione che si è sviluppata in Commissione e della disponibilità dei relatori ad accoglierle, invece si è rafforzato questo sistema delle garanzie. In particolare voglio sottolineare l'articolo 6, che prevede che appunto la Costituzione ed il Parlamento devono garantire il ruolo delle minoranze e si prevede in particolare che la Camera si deve far carico di approvare lo statuto delle minoranze. Si prevede, all'articolo 21, un aumento del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica: sino al nono scrutinio i tre quinti dei votanti e questo vuol dire che la maggioranza, in qualche modo, è necessitata ad aprire una discussione ed un dialogo con le forze di minoranza. 
Io sono assolutamente favorevole al fatto che il nostro Paese debba dotarsi di una riforma costituzionale ed una riforma elettorale che garantiscano la governabilità di questo Paese, ma in equilibrio con la rappresentanza e con le garanzie appunto delle minoranze, laddove le minoranze non devono in qualche modo esercitare un veto pregiudiziale ed impedire di fatto al Governo in carica di governare, ma nello stesso tempo non può essere nemmeno ammesso che un'unica forza parlamentare possa avere in mano tutti gli strumenti del Governo e di garanzie e di controllo del Paese. 
Infatti io credo che questo debba fare una forza che legifera e modifica la riforma costituzionale: pensarsi sia nel momento in cui è forza di maggioranza, ma anche pensarsi nel momento in cui potrà essere forza di minoranza e quindi tenere in equilibrio i due sistemi. Ritengo positivo, tra le modifiche fatte, l'aver modificato l'articolo 10, che definisce il nuovo procedimento legislativo monocamerale-bicamerale nel rapporto con il nuovo Senato. Positiva è la modifica e l'eliminazione del voto bloccato ed il mantenimento invece del voto a data certa.
Infatti, ritengo che se il disegno di legge governativo a data certa diventa uno strumento alternativo alla decretazione d'urgenza, nel rispetto del lavoro parlamentare, ma con la garanzia dei tempi di approvazione finale, ciò sia positivo perché dà uno strumento di celerità e di governo per la maggioranza governativa, ma, nello stesso tempo, non ha l'effetto negativo che può avere la decretazione d'urgenza con immediata efficacia dei suoi effetti. Insomma, sono diversi gli aspetti che siamo riusciti a toccare nella discussione parlamentare. Credo che questo sia positivo perché è sicuramente importante che la riforma costituzionale avvenga in un dialogo fra entrambe le Camere che oggi rappresentano la nazione. 
Sono ancora alcuni i temi aperti. In particolare, voglio sottolineare l'articolo 2 sulla composizione del Senato. Sono fra i parlamentari che hanno votato a favore dell'eliminazione dei senatori di nomina presidenziale perché ritengo che sia un'incongruenza che all'interno del contesto del Senato delle regioni e dei territori, che discuterà di politiche e di organizzazione territoriale e istituzionale degli enti locali e delle associazioni dei comuni, vi siano gli ex Presidenti della Repubblica e i senatori di nomina presidenziale di particolare rilievo per la nazione. Forse, ciò andrebbe invece inserito all'interno della Camera dei deputati. 
Mi rendo conto anche che è stata una forzatura nella discussione, ma io chiedo fermamente al Governo, che si è fatto tramite e mediatore nel rapporto fra Camera e Senato, di proseguire a questo punto tale lavoro e usare il tempo che c’è, che noi abbiamo davanti, tra la discussione sulle linee generali che si concluderà oggi e il momento della discussione effettiva degli emendamenti che avverrà nel mese di gennaio, per verificare l'effettiva possibilità di discutere la composizione del Senato in maniera più appropriata, anche tenendo conto delle considerazioni che sono state svolte nelle giornate di ieri e di oggi in Aula e quelle che sono a verbale della Commissione, per dare una maggiore omogeneità e concretezza al Senato delle regioni, pur sapendo e riconoscendo le difficoltà politiche nel rapporto con il Senato che ci sono state evidenziate. Ma credo che la presenza di questa apertura che è stata fatta sull'articolo 2 possa essere utilizzata proprio per verificare effettivamente l'assenza o invece la presenza di un'opportunità di modifica ulteriore. 
Credo, inoltre, che varie modifiche potranno essere apportate nella discussione dell'Aula e credo che ciò sia importante. E qui voglio ringraziare ancora i due correlatori, Fiano e Sisto, proprio per la disponibilità che hanno dato di affrontare comunque, nel contesto della discussione in Aula, altri temi che eventualmente sono nodi cruciali, per affinare sicuramente il testo e rafforzare le garanzie, ma anche gli strumenti di governabilità del nuovo sistema istituzionale. Spero anche che in Aula si apra l'opportunità di approvare un emendamento all'articolo 38, fra le norme transitorie, che preveda il sindacato preventivo di costituzionalità della legge elettorale. Io non condivido le opinioni della collega Ravetto. Non è una questione di sfiducia in noi stessi o nella qualità del nostro lavoro. È stato introdotto già all'articolo 13 della Costituzione il sindacato preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali a richiesta di un terzo dei parlamentari. Ma è un segnale di voler instaurare di nuovo un rapporto di fiducia fra eletti ed elettori. È evidente che si è incrinata l'autorevolezza delle istituzioni e del Parlamento rispetto ai nostri elettori e rispetto ai cittadini. 
Condivido le considerazioni che svolgeva sempre ieri il presidente Sisto sul fatto che la Costituzione non va scritta nella contingenza dei tempi e, quindi, non deve essere eccessivamente influenzata dalle dinamiche, dalle richieste e dai condizionamenti che vengono dalle criticità che magari noi stiamo vivendo in questa fase storica. Ma è evidente che noi non ci possiamo più permettere una Camera dei deputati eletta con il senso di sfiducia dei cittadini. Noi dobbiamo eliminare questovulnus. 
E se, all'articolo 13, abbiamo già previsto che le future leggi elettorali, quelle che verranno approvate a seguito della riforma costituzionale, siano assoggettabili alla verifica preventiva di costituzionalità, a maggior ragione abbiamo la responsabilità morale e l'opportunità politica, dobbiamo valutare l'opportunità politica di sottoporre al controllo preventivo proprio la prossima legge elettorale, quella con la quale verrà eletto il prossimo Parlamento perché quello è il primo momento nel quale noi dobbiamo andare a ricucire la sfiducia che si è creata tra le istituzioni e i cittadini.
Quindi, poiché quell'emedamento non è passato in Commissione non per mancanza di volontà da parte di alcune forze politiche ma, così ci è stato detto, per indisponibilità e mancanza di condizioni esterne alla Commissione, spero vivamente che tali condizioni si possano invece creare positivamente in Aula. Ritengo, infatti, che sarebbe assolutamente importante per dare slancio alla prossima legislatura. 
Pensando a questo intervento, mi sono venute in mente due citazioni, due frasi di personaggi politici, protagonisti politici della nostra storia. Vivo due citazioni che mi accompagnano come un tarlo da quando ho iniziato questa legislatura e vado a leggerle e a concludere. La prima è quella di Aldo Moro il quale, in uno degli ultimi interventi prima del suo rapimento e della sua uccisione, disse in un discorso ai deputati dell'allora Democrazia Cristiana: «Se fosse possibile dire saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà». Io vorrei che questo ce lo ricordassimo e capissimo che tutti sentiamo la stessa responsabilità nei confronti del ruolo che abbiamo e nei confronti dei cittadini che rappresentiamo e non c’è qualcuno più responsabile di qualcun altro; e che, quindi, il rispetto che ci si deve dare reciprocamente, a prescindere dai ruoli, è assolutamente fondamentale perché ne risponderemo tutti in modo collettivo di ciò che faremo di buono o di non adeguato in questa legislatura. 
La seconda – ho concluso – è quella di Enrico Berlinguer: «La questione morale esiste da tempo ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, l'effettiva governabilità del Paese e la tenuta del regime democratico». Ritengo che abbiamo la responsabilità di ricostruire la moralità e l'etica di questo Paese che dipende sicuramente da un comportamento individuale di ciascuno di noi ma anche da comportamenti collettivi. Ed io credo che abbiamo la responsabilità di fare presto ma anche bene e che se noi sfruttiamo al meglio le nostre intelligenze e facciamo cadere quel velo di pregiudizio che a volte c’è nei rapporti e nelle discussioni, credo che riusciremo a fare presto e bene per questo Paese.