Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 17 Dicembre, 2014
Nome: 
Teresa Piccione

A.C. 2613-A

 

Presidente, questo provvedimento che giunge in Aula è sicuramente un provvedimento straordinario, un provvedimento che non capita frequentemente di esaminare. Infatti, scrivere una Carta costituzionale o revisionarla, come noi ci accingiamo a fare, non è cosa che capita tutti i giorni, anche a parlamentari di lungo corso. 
Sessant'anni, infatti, per una Carta costituzionale non sono molti; sappiamo del contesto in cui essa è nata, della sua capacità di mettere insieme la trama, il tessuto che ha retto la nostra democrazia parlamentare e la nostra Repubblica anche in momenti estremamente bui e drammatici. Penso agli anni del terrorismo, della strategia della tensione, delle stragi di mafia, del conflitto tra poteri che questa Carta ha comunque saputo dirimere mantenendo in piedi istituzioni democratiche a garanzia delle libertà dei cittadini. 
Per questo motivo ho avvertito in me, ma anche, devo dire, in tutti i componenti della Commissione affari costituzionali, il senso della responsabilità e della consapevolezza di stare a lavorare su un testo importante, fondamentale, costitutivo, come semanticamente recita la parola stessa Costituzione, a base e fondamento dello Stato. Questa responsabilità ha in me maturato un atteggiamento che è stato un atteggiamento di grande prudenza, di volontà di miglioramento del testo nella convinzione che il cambiamento epocale a cui noi oggi siamo esposti, che attraversiamo, impone nuovi ritmi e anche nuove categorie, che, senza sovvertire i principi ispiratori, ci possono condurre ad un nuovo assetto organizzativo più idoneo ai tempi. Tuttavia, nonostante noi mettiamo mano soltanto alla seconda parte, anche questa deve essere attenzionata in modo particolare, perché non è altro che l'espressione di quei principi e quei valori fondamentali, ancora tutti dentro il popolo italiano, che costituiscono l'ordito del Preambolo costituzionale. Allora l'obiettivo di mantenere questi equilibri, di garantire l'agibilità democratica rimane tutto sotteso anche a un esercizio apparentemente tecnico che è la revisione della seconda parte della Costituzione. Mi sono venute alla mente – le ho dette in Commissione – le parole con cui Tacito apre gli Annali, «sine ira et studio», senza acrimonia, senza atteggiamenti preconcetti, senza pregiudizi, ma con tanta accortezza mi accingo a scrivere. E io mi accingevo in Commissione e mi accingo qui in Aula a verificare il lavoro che abbiamo fatto e a presentarlo. 
Io credo che questo sia a garanzia, credo che sia stato l'atteggiamento di tutti in Commissione, delle opposizioni e della maggioranza. Io credo che ci sia stata una grande fase costruttiva che, se non è ovviamente costituente nel senso stretto della parola, ha però sentito il vento attraversarla, almeno nella responsabilità delle proposte emendative, che sono state tutte, a mio avviso, volte al miglioramento del testo che il Senato faticosamente ci ha consegnato. 
E credo che a quest'Aula rimanga ancora del lavoro da fare, nonostante la buona volontà dei commissari, quella eccezionale, devo dire pazientemente provata, dei relatori e l'ascolto che il Governo – diciamo – stretto tra esigenze di natura politica e attenzione alle proposte emendative ci ha destinato. Tutto ciò ha concorso a consegnarci un testo grandemente migliorato. 
Questi miglioramenti voglio sottolinearli perché, secondo me, sono estremamente qualificanti. Il primo è l'intervento sulle materie: delle materie che, secondo il nostro punto di vista, erano improprie al Senato sono ora state riportate alla Camera dei deputati perché politiche. Il secondo è quello che una riformulazione ci ha permesso di fare ancora sulle materie che al Senato erano relative alla politica europea e che, invece, diventano più correttamente relative al rapporto fra i territori e le politiche europee. Il terzo intervento è sul procedimento legislativo e la sua razionalizzazione. Il quarto, a mio avviso fondamentale, è sul voto bloccato. 
Vede, Presidente, quella parte mi aveva quasi spaventata: un provvedimento che arriva alla Camera perché urgente – e questo è nel diritto assoluto di chi governa di avere la necessità che qualcosa venga approvato presto e bene – però quel provvedimento arrivava senza possibilità emendative, senza l'esame in una Commissione referente. 
Allora una cosa è il provvedimento a data certa, sul quale io convengo perché dà una maggiore efficienza e sicuramente una maggiore efficacia all'azione governativa e una celerità di cui sicuramente questo Paese ha bisogno, ma il voto a data certa deve essere compatibile con la possibilità per la rappresentanza dei cittadini di intervenire sul testo, di apportare miglioramenti, suggerimenti. Io credo, infatti, sempre e ancora fortemente che la collettività, la collegialità dell'esame valga sempre più dell'idea di uno. 
L'altro intervento è sul quorum dell'elezione del Presidente della Repubblica. Fedeli alla massima che il potere freni il potere, noi non potevamo consegnare a un solo partito, come la legge elettorale pare delineare, la possibilità di eleggere il Presidente della Repubblica, la più alta delle nostre garanzia a tutela dei diritti dei cittadini e dell'agibilità parlamentare. Io credo che avere corretto quel quorum nella modalità che adesso ritroviamo nel testo fino ad una percentuale dei tre quinti dei votanti nell'ultima votazione sia un gesto alto, molto significativo, come pure l'avere riportato l'elezione dei cinque giudici costituzionali all'interno della seduta comune, perché non ci fossero due giudici eletti da una Camera, tre eletti da un'altra, ma l'elezione fosse un gesto unitario di un collegio unico delle Camere riunite in un grande momento di garanzia.
Io credo che questi sono risultati enormi, frutto della volontà di tutti. Tutti, lo ripeto, dai relatori, a cui va il mio ringraziamento, ai commissari, a cui va la mia condivisione e solidarietà, non foss'altro per il lavoro oneroso e, a volte, anche carico di tensione che si è verificato all'interno della Commissione e che ha trovato soluzioni, a mio avviso, buone, equilibrate, alla disponibilità del Governo chiamato anche ad altre responsabilità di alleanze, di equilibri con l'altra Camera, con le forze stesse della maggioranza e dei partiti che sostengono la riforma, che si è trovato stretto, a volte, in questa difficile posizione. 
Credo che abbiamo raggiunto un testo equilibrato, non è il testo migliore del mondo, ritengo che ancora in Aula ci siano temi che si possono affrontare e il più alto di tutti a me pare sia quello sul sindacato preventivo della Corte costituzionale sulla legge elettorale, rispetto al quale io sarei propensa ad un automatismo, in modo da non tirare per la giacca la Corte in base alla richiesta di forze politiche, anche minoritarie; ma questo è un tema che sarà ovviamente discusso in Aula. C’è, quello che dicevano i colleghi prima di me, il problema di portare le politiche sociali nella competenza della Camera. 
C’è il tema dell'area vasta che è rimasto fuori, ma che ancora ci dà molte preoccupazioni nell'applicazione di questa riforma necessaria, ma che ovviamente ha bisogno di aggiustamenti. Ci sono anche temi che vanno affrontati nel senso della pulizia del testo; non sposta niente in tema di agibilità democratica, ma io trovo inopportuno prevedere in Costituzione che sia una legge a stabilire i parametri degli emolumenti dei consiglieri regionali, omologati a quelli del sindaco della grande città; mi pare impropria la sede, per quanto possa condividere il merito. 
C’è il tema, poi, legato a tutto il Titolo V, in particolare, mi voglio riferire a due articoli. L'articolo 177, lettera e), dove si esplicita l'azione perequativa dello Stato in merito alle risorse finanziarie. È il cuore, lo dico da parlamentare meridionale, da convinta meridionalista. Io sono convinta che tutti i Governi che ci hanno preceduto non hanno fatto abbastanza per superare il divario tra il Nord e il Sud. Io ho presentato un ordine del giorno al disegno di legge stabilità, che il Governo ha accolto, in cui impegno a spendere i fondi del PAC, anche con il potere sostitutivo del Governo, perché non voglio sottrarmi alle responsabilità e alle colpe di governi meridionali inefficienti, ma quei soldi vanno spesi al Sud, non possono essere destinati ad altri territori, perché altrimenti questo divario non finirà mai. 
Non è un problema solo di soldi; anche il tema delle macroregioni mi preoccupa per il Meridione, non perché io sia contraria alle macroregioni – penso che sul piano dell'efficienza siano assolutamente positive – ma cosa farà un coacervo di regioni povere ? I ricchi con i ricchi, e i poveri con i poveri. Avremo una bella società di svantaggiati. Allora se non risolviamo questo problema, mi sembra pericoloso anche parlare di macroregioni.
Credo che all'articolo 119, quando si inserisce il finanziamento degli enti locali, delle risorse che garantiscono i servizi sulla base di indicatori di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza, vadano aggiunti i livelli essenziali delle prestazioni, perché, come ho già detto in Commissione, una camera iperbarica a Favignana non può avere lo stesso costo della camera iperbarica a Milano o a Palermo. 
Va, a mio avviso, razionalizzata la spesa, ma vanno anche garantiti a tutti i cittadini uguali diritti. Penso che abbiamo fatto un grande lavoro – mi avvio alla conclusione, Presidente – e che siano stati raggiunti alcuni fondamentali obiettivi, già con il testo che consegniamo all'Aula: migliorare l'efficienza della nostra democrazia; mantenere la centralità del Parlamento; consentire allo stesso tempo all'Esecutivo di governare con maggiore forza, ma non a scapito della rappresentanza; garantire l'equilibrio tra i poteri e la terzietà degli organi di garanzia. Buon lavoro a tutti i parlamentari.