Discussione congiunta sulle linee generali
Data: 
Venerdì, 28 Novembre, 2014
Nome: 
Paola Bragantini

A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A

 

Signor Presidente, la legge di stabilità dal punto di vista formale è una legge, ma più di tutte le altre leggi ha la missione di gettare le basi per costruire il futuro di quella nostra grande comunità che è il Paese. Scrivere il disegno di legge di stabilità 2015 insieme alla legge delega sul lavoro, poi, assume un senso ancora più forte. È stato positivo affrontare questi due testi contemporaneamente sciogliendo alcuni nodi subito e rafforzando alcuni strumenti immediatamente, ancora prima che i decreti delegati vedano la luce. Avere già nel disegno di legge di stabilità provveduto a tagliare le imposte sul lavoro, avere ridotto l'IRAP, avere confermato il bonus di 80 euro, ma soprattutto avere azzerato la contribuzione per tre anni per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato incarna e dà concretezza già ora ad una parte importante della filosofia sottesa al Jobs Act.
Attraverso il disegno di legge di stabilità Governo e Parlamento assumono impegni nei confronti dei cittadini, impegni che vogliono guardare lontano. 
Il primo impegno, quello che deve costituire la premessa ad ogni articolo di questo disegno di legge, è quello di fare seguire alle parole i fatti, azioni concrete che potranno e dovranno essere misurate già con l'inizio del 2015. 
Provvedimenti, questi contenuti nel nostro disegno di legge di stabilità, che non dimenticano la necessità di affermare l'efficacia dell'azione riformatrice del Governo italiano presieduto da Matteo Renzi, ma che puntano innanzitutto a modificare la vita degli italiani, ricostruendo la fiducia nel futuro, la volontà di ripartire, e, soprattutto, la possibilità di ripartire per le famiglie italiane. 
Le misure contenute in questo provvedimento sono numerose, troppe per essere elencate in fila. Vorrei soffermarmi qui su quelle misure che toccano direttamente e sensibilmente la vita concreta e quotidiana delle persone, e che, a mio modo di vedere, costituiscono il filo rosso che lega i provvedimenti di questo disegno di legge di stabilità. Non voglio certo incorre nell'errore di pensare che anche misure più strettamente finanziarie non tocchino direttamente la vita delle famiglie. Ma l'attenzione alla persona, l'attenzione alle famiglie, l'attenzione a chi si trova in difficoltà, rendono questa legge di stabilità più vicina al cittadino, più vicina alle famiglie italiane, alla fine più umana. 
Un disegno di legge di stabilità che pensa ai genitori e a tutti coloro che stanno cercando un figlio e che per ciò stesso meritano un sostegno concreto, immediato, tangibile. Parlo del cosiddetto bonus bebè, forse la misura che, più di tutte, caratterizza il disegno di legge di stabilità 2015. Una comunità che non comprende il valore della genitorialità, e che non ne sostiene sufficientemente il peso, è una comunità fragile: oggi, ci stiamo rivolgendo direttamente alle giovani coppie, offrendo loro uno strumento concreto di sostegno. Ottanta euro al mese, per i genitori – anche adottivi – con indicatore ISEE non superiore ai 25.000 euro, e 160 euro mensili, nel caso di genitori con indicatore ISEE inferiore ai 7.000 euro, a partire dall'anno prossimo.
La creazione del Fondo Famiglie, istituito con l'articolo 13, è un passaggio importante. Il bonus entrerà in vigore a gennaio, insieme alle nuove misure ISEE, cosi come modificate dal Governo qualche mese fa, attraverso una riforma che vuole assicurare a questi indicatori economici maggiore affidabilità e trasparenza. 
È stato molto positivo, inoltre, proprio perché è un intervento rivolto alla generalità delle famiglie, affiancare allo strumento del bonus l'investimento di 100 milioni per lo sviluppo degli asili, impegno fortemente voluto e sostenuto da molti colleghi e dagli enti locali. 
Tra il 2007 e il 2012, le famiglie con più di tre figli al di sotto del livello di povertà sono raddoppiate: dall'8 per cento al 16 per cento. Guardando a questo dato si coglie con maggior consapevolezza l'importanza dell'emendamento che abbiamo sostenuto in Commissione Bilancio relativo alle famiglie numerose. Con quattro figli e un reddito ISEE inferiore agli 8.500 euro, scatta il contributo di 1.000 euro annui per gli acquisti familiari di prodotti o servizi. 
Sempre con l'occhio alle persone che mettono su famiglia, sono stati confermati gli incentivi alle ristrutturazioni domestiche e all'efficientamento energetico, facendo rientrare anche categorie che ne erano rimaste inopinatamente escluse, come le schermature solari, e riportando gli interventi antisismici ai livelli previsti nel 2014. 
Accanto alle famiglie che crescono, abbiamo pensato alle persone che non ce la fanno: perché sono ammalati, disabili, o troppo poveri. Da piemontese, ho ben presente la storia di Casale Monferrato e dell'Eternit, in questi giorni rivissuta dolorosamente da tutti noi e anche dal Premier Renzi, che pochi giorni fa ha voluto incontrare associazioni e familiari delle vittime dell'amianto, gesto per cui lo ringrazio. Consentitemi di sottolineare qui l'importanza dell'approvazione dell'emendamento che dispone benefici previdenziali nei confronti di chi ha lavorato esposto all'amianto: un segnale doveroso.
Sono stati stanziati 5 milioni per potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive, tra cui ebola, ma non solo. Sul punto sanitario, consentitemi una piccola parentesi: purtroppo non è stato questo il luogo ove trovare risposta per i malati di epatite C, ai quali penso sia doveroso dedicare però un momento di attenzione. Trovarsi di fronte alla cura definitiva del proprio male, precedentemente incurabile, e non potersi permettere l'acquisto del costoso quanto prezioso ciclo di farmaci necessari, è una tortura di fronte alla quale non possiamo allargare le braccia.
Dobbiamo avviare un percorso che veda protagonisti i malati, le loro famiglie, e il Sistema sanitario nazionale, con l'obiettivo di salvare non solo coloro che sono malati oggi, ma tutti coloro che potrebbero essere malati in futuro. 
Il Ministro Lorenzin, in questi mesi, ha agito positivamente, cercando una soluzione insieme ad altri Paesi europei messi di fronte agli stessi interrogativi drammatici che attanagliano noi. Ma non abbiamo più tempo: è doveroso chiedere al Governo di varare subito un Piano nazionale contro l'epatite C. Deve essere un'emergenza per l'anno a venire. L'eradicazione di un male come l'epatite è davvero un investimento sicuro per la vita di centinaia di migliaia di persone oggi, e per la salute di milioni di persone negli anni a venire. 
Con uno sguardo alla povertà, rilevata in modo crescente dalle statistiche, oltre che dalla esperienza pratica di chi, come noi, frequenta le periferie urbane e conosce la popolazione, abbiamo stanziato quasi 8 milioni per il Fondo del banco alimentare, a sostegno di quella rete di distribuzione di derrate alimentari ai più bisognosi, la cui azione sappiamo essere capillare nel territorio. 
Il Fondo per la non autosufficienza, essenziale strumento di accompagnamento per disabili e anziani e di sollievo per le loro famiglie, con uno sforzo notevole è stato quasi raddoppiato rispetto agli intenti iniziali, portato a 400 milioni, che consentiranno alla rete dei servizi socio-assistenziali presenti nel nostro Paese e gestiti dagli enti locali, di svolgere un essenziale servizio nei confronti di chi è più debole. 
E, parlando di enti locali, un discorso a parte lo dobbiamo dedicare: c’è qualche fatto estremamente positivo, come l'allentamento sostanziale del Patto di stabilita per i comuni, un segnale atteso e richiesto da anni. Ma, oggi, noi abbiamo accantonato alcuni nodi politici, lasciando alla discussione che si terrà al Senato il compito di raggiungere una mediazione. Tra questi, i tagli agli enti locali e gli strumenti per gestire l'indebitamento e il rientro di situazioni drammatiche che non sono più risolvibili con semplici tagli alla spesa locale. 
Tutto questo, non perché ce lo chiedono l'ANCI o l'UPI o la Conferenza delle regioni, ma perché i cittadini non sanno e non hanno motivo di sapere la distinzione fra enti locali e Stato centrale: un disservizio, un taglio, uno sportello chiuso, sono una mancanza del sistema pubblico nel suo complesso, senza distinzione. Ed è a loro che dobbiamo guardare. 
Il processo di spending review che guida da qualche anno, ormai, la nostra azione non può non tenere conto del complesso sistema di servizi che gli enti locali gestiscono direttamente nei confronti del cittadino, sistema di servizi che oggi rischia il collasso. 
E se noi oggi siamo molto soddisfatti di annunciare di avere approvato il taglio delle pensioni d'oro, così come le severe misure per razionalizzare le aziende partecipate, con l'obiettivo di recuperare risorse e abolire sprechi, non possiamo sottacere che la riforma delle province e il processo di nascita delle città metropolitane stiano incontrando numerose difficoltà, legate innanzitutto al passaggio delle competenze, al reperimento delle risorse, alla chiarezza sugli strumenti da utilizzare. 
E non possiamo neppure non tenere conto del fatto che, seppure le regioni, in molti casi, stiano scontando errori politici ed amministrativi di chi le ha governate precedentemente (dovendo gestire oggi situazioni finanziarie praticamente fuori controllo), effettivamente questi tagli così drastici possono finire col ricadere sul servizio pubblico che, insieme alla scuola, tocca più sensibilmente la pelle delle persone: il sistema sanitario. 
Vero, il Patto della salute ha visto aumentare le risorse per la sanità di 2 miliardi, ma il taglio alle regioni di 4 miliardi, comunque, da parte nostra va gestito e approfondito nelle sue conseguenze effettive sui territori. 
Nel corso dell'esame del disegno di la Legge di stabilita al Senato, questi temi non saranno differibili ulteriormente: gli emendamenti ritirati in Commissione sulla vita degli enti locali si ripresenteranno, grosso modo, uguali al Senato, perché rappresentano domande vere provenienti dalle realtà locali. 
Cosi, altri nodi, che sono meno generali, ma che riguardano settori produttivi importanti come l'editoria e l'informazione locale, per cui non abbiamo trovato soluzione in Commissione, a differenza, invece, che per le televisioni locali: l'impegno è stato preso e andrà mantenuto al Senato. 
Il percorso di approvazione della prima legge di stabilità del Governo di Matteo Renzi in questi giorni compie un passaggio fondamentale, con il voto alla Camera dei deputati: ma la strada da fare è ancora lunga, anche se ristretta in poche settimane. 
L'auspicio è che le buone modifiche apportate al testo originario siano conservate, e che ne vengano, anzi, aggiunte ulteriori, ancora migliori, con l'obiettivo di risultare incisivi nell'azione riformatrice, con l'obiettivo di essere giudicati positivamente dagli osservatori europei, ma soprattutto, con l'obiettivo di migliorare la vita vera e concreta dei cittadini fin da domani. 
Buon lavoro a tutti noi, al Governo e anche ai senatori, affinché la prima legge di stabilità di questo Governo sia davvero una buona legge per un migliore futuro.