Data: 
Venerdì, 28 Novembre, 2014
Nome: 
Cesare Damiano

A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A

Grazie, Presidente, devo apprezzare molto il lavoro svolto nella Commissione bilancio, che ha consentito di migliorare la legge di stabilità. L'impianto del Governo rimane, come è accaduto per la delega lavoro, ma si è operato all'interno di quell'impianto per tentare dei miglioramenti. Rimangono alcuni aspetti critici per quanto riguarda i contenuti, che vorrei poi evidenziare, e vorrei anche aggiungere che, a mio parere, non dobbiamo dimenticare che la mancanza, come qualcuno l'ha definita, di un cartellino giallo da parte dell'Unione europea sulla manovra è anche legata al fatto che noi abbiamo garantito una rapidità nelle riforme, a partire dalla riforma del lavoro.
Tutto si tiene: da una parte, la delega lavoro, con le sue connessioni con la legge di stabilità, dall'altra parte, gli indirizzi fondamentali della legge di stabilità. Il carattere espansivo non è assoluto, però si sta andando in una direzione diversa. Spero – lo dico al Governo – che l'effetto cumulo con le decisioni che sta prendendo l'Europa possa dare una risposta importante per il sostegno degli investimenti, e quindi dell'occupazione (penso al piano Juncker).
Per quanto riguarda il merito, non sfuggirò, come è mia abitudine, a dire ciò che, a mio avviso, è molto positivo e quello che è molto negativo. È molto positivo l'intervento che si fa sul lavoro: quando si decide di scorporare il costo del lavoro dall'IRAP, questo vuole dire agire sulla competitività del costo del lavoro di sei milioni e mezzo di lavoratori attualmente occupati a tempo indeterminato, che si sentiranno più rassicurati e competitivi. Penso, ad esempio, al confronto con la Germania.
Vi è un altro incentivo, quello per le nuove assunzioni per il solo 2015. Qui non nascondo la mia contrarietà al meccanismo e vorrei dire al Viceministro Morando di pensare al fatto che un incentivo, che dura per tre anni, potrebbe generare una sorta di comportamento opportunistico da parte di quelle aziende, quelle poco vocate alla trasparenza, che prendono i soldi e scappano, e lasciano per strada l'occupazione. Non vorremmo che un incentivo di tre anni, senza contropartite certe sulla continuità delle imprese e dell'occupazione, sia una sorta di «metadone di Stato» a vantaggio dell'occupazione.
È positivo il fatto degli 80 euro: avere agito per migliorare il potere di acquisto del cosiddetto ceto medio del lavoro è un fatto importante. Io lo posso dire: 80 euro netti mensili sono più che il rinnovo di un contratto di lavoro di una categoria importante come quella dei metalmeccanici, o una anche più ricca come quella dei chimici. Così come è molto importante che il trattamento di fine rapporto in busta paga diventi una scelta volontaria, che il Patto di stabilità delle regioni sia superato – questo darà aiuto agli investimenti – e sia ridimensionato il vincolo per quanto riguarda gli altri enti locali.
Sui patronati abbiamo agito, ed io ringrazio tutti i parlamentari che hanno condotto una battaglia, però direi che qui siamo alla riduzione del danno: abbiamo ridotto del 50 per cento il taglio. Anche qui, non confondiamo l'iniziativa nei confronti dei patronati come un'iniziativa contro il sindacato: non stiamo andando contro quella burocrazia, supposto che il sindacato sia una burocrazia, io questo non lo credo e difendo, ovviamente, l'azione autonoma delle organizzazioni sindacali. Qui andiamo contro la parte più debole del Paese, perché a nessuno sfugge che, attraverso i patronati, si rivolge in modo gratuito a quella rete delocalizzata di interventi, che lo Stato non è in grado di assolvere, una moltitudine di persone, gli ultimi, i deboli, quelli che non possono permettersi per le loro consulenze i cosiddetti avvocati di grido.
  Sul tema delle pensioni c’è un fatto positivo, grazie agli interventi degli onorevoli Giacobbe e Tullo, per quanto riguarda il tema dell'amianto. Finalmente, abbiamo risolto la questione di 700 lavoratori dell'ILVA di Genova che erano intrappolati da sentenze non ancora passate in giudicato.
  C’è stato, invece, un intervento, secondo me, un po’ contraddittorio sulle cosiddette pensioni d'oro. Io consiglierei al Governo di non prendere spunto dai fondi dei giornali, da quelli che scrivono gli articoli di fondo, perché c’è il rischio, come si è corso in questa circostanza, di confondere la giusta propensione di impedire che si ottengano pensioni d'oro, quelle dei magistrati, dei primari ospedalieri o quelli dei docenti, con quelle dei semplici operai che maturano la pensione di anzianità con 42 anni e sei mesi di lavoro, obbligati a farlo, non per scelta. Quindi, io credo che a queste persone vada, ovviamente, garantita la rivalutazione delle pensioni. Mentre è buono, anche se parziale, il fatto che abbiamo cancellato le penalizzazioni per le pensioni di anzianità introdotte dal Ministro Fornero: saranno cancellate dal 2015, non è più richiesto quel requisito, che era difficile di calcolare, della prestazione effettiva; abbiamo sgombrato il campo da un altro problema. Ci sono questioni rilevanti ancora, sicuramente, io ne vorrei citare una, quella degli ammortizzatori sociali, Viceministro Morando. Lo dico perché molti miei colleghi che hanno votato negativamente, non presentandosi al voto, ad esempio, sul Jobs Act, hanno fondato il loro giudizio sul fatto della mancanza di risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali. Io vorrei fare due conti, perché ho sentito delle cifre anche un po’ spropositate, 1 miliardo, 1,5 miliardi. Io faccio questo conto: ci sono 2 miliardi, grazie all'azione positiva della Commissione bilancio siamo passati a 2,2 miliardi. Ieri il Ministro Poletti ha detto giustamente che ci sono altri 700 milioni del Fondo, già stanziato dal Ministro Fornero, andiamo a 2,9 miliardi di euro a disposizione. Se noi vogliamo rendere davvero, come diceva Renzi, aggiuntive le risorse degli ammortizzatori sociali pari a 1,6 miliardi di euro, considerando che quest'anno si spenderanno per ammortizzatori in deroga alla cassa integrazione 1,7 miliardi, il totale fa 3,3 miliardi di euro. Io spero che i 400 milioni di euro mancanti, questa distanza, venga colmata al Senato. Se fosse colmata, noi ci troveremmo di fronte ad una risorsa davvero aggiuntiva per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali che aiuterebbe a dare, ovviamente, un giudizio più sereno per quanto riguarda l'altra parte, la delega al lavoro, che, naturalmente, si nutre della prospettiva annunciata da Renzi circa la possibilità di rendere davvero universali le protezioni sociali. Universali, perché ? Perché le protezioni sociali, attualmente a disposizione di determinate categorie di lavoratori, dovrebbero essere protezioni sociali che vanno anche a vantaggio di altre categorie più deboli, ad esempio, i lavoratori parasubordinati, i lavoratori precari, i lavoratori che vogliamo davvero proteggere, e che hanno bisogno di risorse per essere certi che, di fronte a momenti di disoccupazione, dopo aver subito ovviamente la precarietà del lavoro, possano anche essi avere delle coperture sociali adeguate, attraverso un'appropriata indennità di disoccupazione.
  A me pare che questo sia un punto centrale, un punto significativo dell'iniziativa e chiedo, quindi, al Governo di prendere in considerazione la possibilità di compiere un altro significativo passo avanti, quando ci sarà su questo tema la discussione ovviamente al Senato.
  Altre due piccole considerazioni riguardano questioni che, a mio avviso, hanno bisogno di una segnalazione nell'ambito della manovra. La prima riguarda il lavoro autonomo. È vero che c’è una revisione del cosiddetto forfettone dei lavoratori autonomi, ma non è sufficiente e non è compensativa. Com’è possibile che non si comprenda che anche quest'anno – lo abbiamo fatto l'anno scorso e due anni fa – sarebbe necessario fermare l'aumento dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi delle partite IVA ? Sono per lo più giovani, che non hanno scelto il cartellino e la dipendenza o l'orario di lavoro di una fabbrica, ma il lavoro libero professionale. Come possiamo pensare di arrivare, per queste persone, al 33 per cento di contributi previdenziali, come se si trattasse di lavoratori dipendenti della FIAT ? Bisognerebbe portarli al 24 per cento. Io non chiedo tanto, come sapete sono misurato nelle mie richieste e quando si fa un passo avanti lo apprezzo: fermiamoci al 27 per cento. È una misura necessaria. Sarebbe uno sfregio nei confronti di una moltitudine di lavoratori, oggi deboli nel mercato del lavoro. Non sto parlando delle partite IVA finte, quelle vanno cancellate, vanno debellate, se sono falso lavoro dipendente. Sto parlando del vero lavoro autonomo libero professionale, di quei giovani che scelgono di fare quel tipo di professione e che non possono essere sottoposti ad una tassazione, ad esempio l'aumento dei contributi previdenziali, che li condanna a chiudere la loro attività. Lo abbiamo già fatto per due anni, io credo che vada fatto anche in quest'occasione.
  Concludo con quanto segue e mi rivolgo sempre al Viceministro Morando, anche per l'amicizia antica che ci lega e per la sua presenza ovviamente in Aula. Io ho preso come un graffio, per così dire, al sociale due questioni. La prima è la sostanziale eliminazione del fondo per i lavori usuranti. Si tratta di chi lavora in miniera, in torbiera, nel lavoro notturno, nella catena di montaggio o di chi è esposto al caldo della siderurgia, persone che hanno il diritto dopo quarant'anni di fatica – 42 anni di fatica – di andare prima in pensione. Non possiamo azzerare questo fondo.
  Così come una seconda questione è l'azzeramento del fondo che incentiva l'assunzione dei disabili. Sappiamo quanto è difficile inserire questi lavoratori all'interno del ciclo produttivo. Su questo io spero che il Governo intervenga, perché noi vogliamo davvero, a conclusione di questa discussione, andare avanti uniti per una legge di stabilità che guardi al sociale e, ovviamente, all'espansione dell'economia.