Data: 
Venerdì, 28 Novembre, 2014
Nome: 
Luigi Taranto

A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A

Signor Presidente, signor Viceministro, colleghe e colleghi, il disegno di legge di stabilità per il 2015 si conferma, all'esito del suo esame da parte della Commissione bilancio della Camera, come esercizio di una manovra finanziaria fondata sulla ricerca di un punto di equilibrio – così ha sintetizzato Banca d'Italia in sede di audizione – tra le esigenze del sostegno alla crescita e la disciplina di bilancio. E ciò per contrastare i rischi di avvitamento in una spirale di stagnazione e deflazione, di elevata disoccupazione e di crescita nominale piatta a tutto danno tanto dei recuperi di competitività, quanto della sostenibilità del debito. Il contrasto di una simile spirale rende, allora, urgente una più efficace interazione tra riforme strutturali e politiche di bilancio, tra misure volte al rafforzamento del potenziale dell'economia e misure dedicate al sostegno della domanda aggregata. Urgenza italiana è, insieme, urgenza europea, perché in Europa e, in particolare, nell'Eurozona, – così si apriva qualche giorno fa un editoriale del professor Alberto Quadrio Curzio – quasi nessuno crede più che la crescita e l'occupazione riprenderanno con le politiche economiche fiscali adottate sino ad ora.
  Ma, intanto, dalle disposizioni recate dal disegno di legge di stabilità emerge un disegno, in cui interventi strutturali dedicati alla domanda interna ed interventi strutturali sul versante dell'offerta si integrano con specifiche misure di politica industriale, quali il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo, di cui all'articolo 7, o le misure in materia di ecobonus e ristrutturazione, di cui all'articolo 8.
  Su alcune misure di politica industriale mi soffermerò, dunque, anzitutto per sottolineare quanto sia stato proficuo al riguardo il confronto tra Commissione bilancio e Governo, confronto che, anche in coerenza con alcune delle condizioni segnalate dal parere della Commissione attività produttive, ha consentito di arricchire la dotazione degli strumenti di politica industriale delineata dal disegno di legge di stabilità per il 2015 con il rifinanziamento della «Sabatini-bis», con il primo finanziamento del piano export di cui al recente provvedimento «sblocca Italia» e con gli interventi a sostegno del settore aerospaziale.
  Varato con il «decreto del fare» del giugno 2013 ed operativo soltanto dal marzo 2014, il meccanismo agevolativo della «Sabatini-bis», cioè il contributo in conto interessi per l'acquisto di macchine ed attrezzature a valere su un plafond di 2,5 miliardi di euro presso Cassa depositi e prestiti, ha fatto registrare, in pochi mesi di attività, oltre 7 mila richieste di accesso. È, dunque, davvero importante che con l'approvazione da parte della Commissione bilancio dell'emendamento proposto dal Partito Democratico e riformulato dal relatore ne sia stata rinnovata la dotazione per i contributi in conto interessi ed autorizzato l'incremento del plafond fino a 5 miliardi di euro. Ne trarrà beneficio la componente degli investimenti della domanda interna aggregata e, insieme, ne trarranno beneficio innovazione e specializzazione, produttività e competitività nel nostro tessuto produttivo. Benefici di particolare rilievo, ove si tenga presente che, a partire dal 2009, si è, purtroppo, registrato nel settore manifatturiero un livello degli investimenti fissi che neppure compensa gli ammortamenti e, dunque, neppure ha consentito la semplice sostituzione dei beni capitali già utilizzati nel processo produttivo.
  Quanto al finanziamento del Piano straordinario per la promozione del made in Italy e per l'attrazione degli investimenti in Italia – operato con l'approvazione dell'emendamento del Governo, che ha fatto sintesi degli emendamenti parlamentari in materia, tra cui quello presentato dal Partito Democratico –, la sua necessità e la sua urgenza risultano del tutto evidenti, a fronte di una lettura attenta delle principali tendenze del commercio estero italiano.
  Il saldo corrente è passato in attivo, con un dato positivo di oltre 28 miliardi di euro a settembre 2014. Ciò riflette, è vero, la riduzione delle importazioni di beni e servizi per effetto della recessione, ma anche la dinamicità di un surplus manifatturiero che si approssima alla quota record di 100 miliardi di euro.
  Vi è una ripresa delle nostre esportazioni in valori e per quote in alcuni importanti mercati e si conferma la selezione competitiva delle imprese esportatrici italiane. Colpisce, al riguardo, un dato: nel manifatturiero, le imprese esportatrici, che sono appena il 28 per cento del totale, realizzano ben il 76 per cento del valore aggiunto industriale. In troppi casi, però, la loro partecipazione alle catene globali del valore si configurano nei termini di una subfornitura, seppure di alta qualità e di elevata complessità ingegneristica e tecnologica.
  Infine, com’è noto, resta davvero troppo debole la capacità italiana di attrarre investimenti dall'estero. Sostenere l’export, internazionalizzazione ed attrazione di investimenti esteri è questione che chiama in causa la capacità di agire come sistema Paese e la qualità della cooperazione tra funzione pubblica e d'iniziativa privata.
  Una qualità che sarà fattore decisivo, allora, per il buon esito di un piano che, anche attraverso la leva di Expo 2015, punta all'acquisizione di volumi aggiuntivi di export per circa 50 miliardi di euro entro il 2016. «L’export è centrale», così il Presidente del Consiglio ha commentato il risveglio di settembre delle nostre esportazioni.
  Resta, infatti, indubbio il potenziale di sviluppo del made in Italy, a partire dagli Stati Uniti, e ciò tanto più nella prospettiva dell'area di libero scambio relativamente all'avanzamento del negoziato TTIP. Del resto, più mercato interno ed internazionale, accanto a più intelligenze ed innovazione, sono componenti concrete e rilevanti della politica europea per il perseguimento dell'obiettivo 2020 di innalzamento, dall'attuale 15 per cento al 20 per cento, della quota della PIL proveniente dall'industria.
  Ebbene, proprio nel settore aerospaziale l'Italia esprime eccellenze scientifiche e tecnologiche ed eccellenze produttive nell'ambito di consolidate reti europee ed internazionali di specializzazione. È allora ancora importante richiamare l'approvazione, da parte della Commissione bilancio, secondo la riformulazione del relatore, dell'emendamento proposto dal Partito Democratico con cui si dispone un importante incremento degli stanziamenti destinati al Fondo ordinario per gli enti di ricerca finanziati dal MIUR, e ciò, appunto, per le finalità collegate alla prosecuzione ed allo sviluppo della partecipazione italiana ai programmi strategici spaziali europei. Entro ed oltre il perimetro della legge di stabilità per il 2015, occorrerà comunque tornare ad affrontare le esigenze di una stabile ed adeguata programmazione finanziaria a sostegno del settore, nonché la questione degli stanziamenti urgenti, anche per l'anno 2015.
  Quanto al credito di imposta per l'attività di ricerca e sviluppo e fermo restando il nodo della sua applicabilità soltanto al 25 per cento della spesa incrementale rispetto alla media degli investimenti effettuati nei tre periodi di imposta antecedenti, è poi forte l'auspicio che, nel corso della lettura del provvedimento da parte del Senato, sia comunque possibile proseguire l'approfondimento della proposta emendativa del Partito Democratico circa l'accessibilità di tale agevolazione da parte di imprese che effettuino le attività di ricerca in forma aggregata ed associata, anche avvalendosi dei contratti di rete. Occorre infatti continuità e coerenza sul terreno delle politiche indirizzate al tessuto dell'impresa italiana diffusa e in particolare per le politiche mirate a stimolarne la partecipazione ai processi di ricerca e sviluppo, così come la partecipazione all’export. Vi è, infatti, terreno fertile per politiche robuste e coerenti che si confrontino in modo attivo con il nodo della struttura dimensionale media del nostro sistema produttivo. Lo segnalo con particolare riferimento alla questione del potenziamento della franchigia IRAP per i soggetti che, incisi dal tributo pur non presentando occupati a tempo indeterminato, non ricevono beneficio dalla depurazione di tale tipologia di costo del lavoro dalla base imponibile e risultano invece penalizzati dal ripristino di una maggiore aliquota standard.
  È un universo che fornisce un contributo di assoluto rilievo all'occupazione e da cui è lecito attendersi, anzitutto nell'area dei servizi, un ancora maggiore contributo alla costruzione di nuova occupazione. Innovazione e internazionalizzazione si rafforzano vicendevolmente; «sono due componenti di una medesima strategia di successo», così ha notato il  Governatore Visco. È una strategia urgente per l'Europa e per l'Italia; è una strategia urgentissima per un Mezzogiorno – come ha ricordato quest'anno la Svimez – in cui dopo sei anni di crisi ininterrotta si fa vieppiù palpabile il rischio di desertificazione umana ed industriale e, di converso, vieppiù intollerabile il paradosso delle difficoltà di spesa dei fondi europei. La mole complessiva delle risorse da attivare dice, tra l'altro, del salto di qualità che occorre fare in termini di programmazione e di capacità tecnica ed amministrativa di enti centrali e territoriali di coordinamento della progettazione secondo piani nazionali di settore. In questa giusta direzione vanno sia l'emendamento del Governo sia i riformulati emendamenti parlamentari in materia approvati dalla Commissione bilancio.
  Vigilanza elevata per scongiurare l'impatto dell'eventuale attivazione delle clausole di salvaguardia fiscale sulla dinamica attesa della crescita, e necessità che la decurtazione della local tax sia occasione tanto di affermazione dei principi di stabilità e chiarezza dell'ordinamento tributario, quanto dell'esercizio di una responsabilità impositiva consapevole dei livelli di impatto raggiunti dalla fiscalità a carico degli immobili strumentali all'attività di impresa, integrano infine, e davvero per sommi capi, il quadro delle questioni con cui la legge di stabilità è chiamata a confrontarsi secondo la lettura del sistema delle attività produttive. Senza l'illusione del tutto e subito, certo, ma indicando con chiarezza un percorso in cui impulso alla crescita e disciplina di bilancio si sostengano vicendevolmente, per alimentare il capitale prezioso della fiducia.