Data: 
Lunedì, 10 Dicembre, 2018
Nome: 
Antonella Incerti

A.C. 290-A ed abbinate

Grazie signor Presidente, sottosegretario, colleghi e colleghe, come ha appena ricordato il collega Maglione, che ringrazio anche per la relazione esaustiva e puntuale, oggi giunge all'esame in Aula il testo unico sulla produzione agricola con metodo biologico, che è frutto, come si ricordava, di un lavoro congiunto in Commissione, lavoro che peraltro si è avvalso già di precedenti provvedimenti, nonché dell'ultima legge precedente approvata in questo ramo del Parlamento nella scorsa legislatura, che viene qui ulteriormente arricchita nella versione che andremo oggi ad esaminare. E' un provvedimento, questo, atteso e anche molto utile perché parliamo, come veniva ricordato, di un settore che in questi anni ha dimostrato una grande dinamicità, non è più un fenomeno di nicchia ma piuttosto una modalità precisa nel settore primario, sulla scorta anche di un'attenzione particolare da parte dei cittadini al tema della salute, della sicurezza alimentare, al tema di un'alimentazione più sana. Potremmo definirla in questi anni, come ce lo ricordavano anche i dati, una vera rivoluzione culturale applicata all'alimentazione. Dicevo, come ce lo confermano appunto i dati, un trend grandemente positivo, in cui appunto ci sono presenza e aumenti sia negli operatori certificati, sia nella superficie coltivata, come peraltro appunto riportato dal SINAB nell'ultima relazione del luglio 2018. Ricordo anch'io qualche dato per dare valore alla dinamicità di questo settore. Nel 2010 la superficie è aumentata moltissimo (del 71 per cento), anche con riferimento all'incremento del 59 per cento degli operatori nel settore; 1,9 milioni di ettari sono coltivati in Italia, con una crescita esponenziale di anno in anno; in termini assoluti nell'ultimo anno sono stati coltivati con metodo biologico oltre 110 mila ettari in più rispetto all'anno precedente. Alla crescente espansione delle superfici coltivate è direttamente proporzionale la crescita delle aziende specializzate nel settore: negli ultimi anni, è stato rilevato un incremento degli operatori di circa il 59 per cento in più, tra aziende agricole, preparatori industriali, distributori, importatori così come il numero delle aziende agricole in quota rappresentano oggi il 4,5 per cento delle aziende agricole in totale, così come il consumo interno di prodotto biologico ha un valore oggi rilevantissimo di circa due miliardi e mezzo di euro, con un incremento attuale del 10 per cento. Insomma, tutti dati che dimostrano che il comparto è in grande crescita, che si basa sulla fiducia del consumatore, che sa di trovare un prodotto non trattato chimicamente, e che ricorre a tecniche agricole rispettose dell'ambiente; da qui la necessità ovviamente di normare, con una legge puntuale, anche snella, di riferimento, al fine di dotare gli operatori del settore di strumenti che sono necessari a garantire al consumatore prodotti di qualità, a prezzi competitivi, anche rispetto agli altri prodotti agricoli tradizionali.

Entro nel merito di alcune di queste priorità, a mio avviso e a nostro avviso, di questa legge di particolare interesse, a partire dal fatto che ribadisce, per l'agricoltura biologica, come sia un'attività di interesse nazionale, con una funzione sociale, basata su qualità del prodotto e sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale, sulla tutela dell'ambiente e che concorre appunto, come si diceva, a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra; quindi, un beneficio, del metodo biologico, che ricade su tutte le comunità e che deriva appunto da minori quantità di input chimici utilizzati, riversati nelle matrici naturali, in particolare appunto sole e acqua. Ma anche altri elementi sono di particolare rilievo in questa legge: il fatto che favorisca la riconversione di piccole aziende al biologico, assicurando a queste un mercato e una diffusione del prodotto, attuando anche adeguate campagne di educazione al consumo e, quindi, implementando l'utilizzo del biologico; il fatto che favorisca l'insediamento nelle aree rurali e montane, di cui tra l'altro abbiamo esempi di vere e proprie rigenerazioni di filiere che hanno recuperato, penso al tema dei grani antichi, e che sono motori di sviluppo e creazione di opportunità di lavoro in zone fragili, che rischierebbero lo spopolamento, con le conseguenze che conosciamo anche per la tenuta del territorio; lo stimolo alle istituzioni ancora ribadito per quanto riguarda l'utilizzo di produzione biologica del verde pubblico o di utilizzo nei luoghi di ristorazione collettiva o, come indicato, mense pubbliche o private convenzionali; l'importanza di aver ribadito ancora l'utilità dei distretti biologici dove potranno convivere agricoltura con metodo biologico insieme ad altre attività economiche, purché nel rispetto dell'ambiente; la disciplina delle organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali del biologico; inoltre, l'importanza delle sementi biologiche, con un vero e proprio piano finalizzato ad aumentare la disponibilità di queste sementi alle aziende biologiche e consentire un miglioramento genetico partecipativo, quindi con la collaborazione degli agricoltori, dei tecnici e dei ricercatori per selezionare quelle piante che possano adattarsi meglio ai bisogni degli agricoltori e anche ai vari contesti ambientali e climatici diversi.

Di seguito, l'importanza data alla ricerca che da questo punto di vista ha un ruolo essenziale e in questa proposta di legge, tra l'altro, viene sostenuta anche con l'introduzione di specifici corsi formativi nelle università pubbliche, dai corsi di laurea ai dottorati di ricerca ai corsi di formazione. O ancora, appunto, l'importanza di entrare nelle scuole con formazione.

Questo provvedimento è, quindi, un altro importante tassello che si aggiunge a un'opera di riforma di tutto il sistema agroalimentare che è stata portata avanti specie nella XVII legislatura, e penso a leggi approvate sul tema della biodiversità agraria, penso all'agricoltura sociale, penso alla legge contro gli sprechi alimentari ma anche alla normativa sul vino, al testo unico, perché è sempre più necessario lavorare su azioni congiunte su cui dovrà poggiare tutto il comparto agroalimentare biologico, anche per farlo uscire da un recinto in cui è spesso stato rinchiuso. E aggiungo che è necessario continuare a operare per informare sulla consapevolezza al consumo di cibo sicuro e responsabile.

Concludo aggiungendo un altro punto che, secondo me, è particolarmente importante, cioè che l'agricoltura biologica ha un enorme potenziale per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. Oggi l'agricoltura o, comunque, il settore agricolo non ricopre un ruolo specifico ad esempio nell'applicazione del Protocollo di Kyoto, eppure la possibilità di immagazzinare CO2, la riduzione dell'uso di input esterni e la produzione di energia sostenibile da fonti rinnovabili rappresentano fattori chiave del contributo che questo settore agricolo potrebbe dare alle emissioni e allo sviluppo sostenibile, perché l'agricoltura contribuisce in modo sostanziale ai cambiamenti climatici attraverso l'emissione, ad esempio, di altri elementi come il metano e gli ossidi di azoto. In genere, ci concentriamo sulla CO2 nell'atmosfera ma, in realtà, ci sono altri elementi altrettanto pericolosi, dicevo prima il metano e gli ossidi di azoto, che hanno un forte potenziale di riscaldamento globale, molto maggiore dell'anidride carbonica. Queste emissioni riguardano in particolare l'agricoltura tradizionale.

Nonostante interventi della Comunità europea che ha messo in atto alcune direttive, e penso a quella sulla protezione della risorsa suolo, non abbiamo, però, indicatori precisi dei possibili effetti di politiche che possano cambiare questo stato. Il biologico può quindi avere - e l'agricoltura biologica, in particolare - un ruolo specifico per essere una risposta concreta rispetto alle politiche di mitigazione e di adattamento dell'agricoltura biologica, contribuendo così a una riduzione delle emissioni perché ha una maggiore capacità di trattenere anidride, di sequestro nel suolo, perché si basa sulla fertilità del suolo, si basa sulla produzione di humus e, quindi, minor impiego di energie.

Insomma, l'agricoltura biologica si fonda su un miglioramento della fertilità del suolo e sulla diversità biologica all'interno delle aziende agricole. La capacità innovativa può stare sempre qui e può essere proprio qui, anche nell'esperienza personale di quei coltivatori che adottano ancora conoscenze tradizionali e, quindi, hanno più capacità anche di resilienza rispetto alla carenza di ossigeno e alle risorse idriche. Inoltre, c'è attraverso l'agricoltura biologica una diversa gestione del territorio, un maggior ruolo decisionale dell'agricoltore e, quindi, della comunità locale più in generale, un maggiore controllo delle risorse e, quindi, un modello più capace di indirizzare in senso ecologico il comportamento degli operatori e, di conseguenza, dei consumatori e dei cittadini. Inoltre, è in grado di promuovere quell'attenzione all'alimentazione - e penso alla dieta legata alla stagionalità dei prodotti locali e ai prodotti trasformati - che sono le potenzialità attraverso cui il modello biologico promuove modelli di sviluppo rurali e di riduzione dell'inquinamento che possono essere davvero una risposta concreta ai problemi che riguardano, appunto, l'utilizzo delle risorse e lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta.